Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
6°Appuntamento al Teatro Genovesi per il
Festival Nazionale Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi
in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del
Soroptimist International club di Salerno, con “Le Sedie” di Eugéne Ionesco
presentato dal Teatro Impiria di Verona
Le Sedie, farsa tragica
di Eugéne Ionesco
Con: Gherardo Coltri,
Michele Vigilante, Thomas Zanoni
Regia e Costumi: Gherardo
Coltri
Acting Coach: Laura
Munari
Scenografia: Luca Altamura
e Paola Muccio
Consulenza Musicale:
Giorgio Bagnoli
Ci vuole una buona
propensione per assistere ad un pezzo teatrale di Egene Ionesco ed il pubblico
del teatro Genovesi, al 6° appuntamento del Festival XS non solo l’ha avuta ma
ha ritenuto, le Sedie, uno spettacolo interessante, singolare e stimolante.
La scena si apre su di
una terrazza vista sul mare, sedie accatastate, oggetti sparsi e due persone
anziane, un vecchio ed una vecchia, vestiti con abiti che ricordano da vicino
le maschere del pittore surrealista James Ensor, che vanno e vengono, scrutano
l’orizzonte, aspettano persone, insomma si danno un gran daffare. Il loro
linguaggio, di primo impatto, risulta incomprensibile, poi a mano a mano,
un’ora o poco più di spettacolo, si comprende il pensiero dell’autore e quale
messaggio ci manda la parlata.
Così i due anziani
coniugi sentendosi prossimi ad uscire di scena, per usare il gergo teatrale,
esorcizzano le loro paure, progettando una immaginifica conferenza, tale da
trasmettere al mondo un ipotetico messaggio. Di qui le sedie per accogliere gli
ospiti che, alla spicciolata sbarcano dalle navi per non perdersi nulla di
quella tragica farsa. Tanti i personaggi illustri desiderosi di apprendere il
senso della vita che sono accolti con esagerati e falsi inchini da parte della
vecchia che ogni volta sottovoce ripete a suo marito “Se avessi seguito la tua vocazione saresti stato un capo”. Ed
invece eccoli là con le loro paure, i loro desideri, i loro rimpianti, i loro
sentimenti e la loro follia, in una devastante solitudine esistenziale, non a
caso sono circondati da solo mare piatto ed un orizzonte vuoto e lontano. Tra
di loro, però, c’è una sconfinata ammirazione, una tarda tenerezza che li
sostiene, un altro modo di stare assieme, al di là di ciò che la conferenza
avrebbe rivelato loro.
Tutto
ad iniziare dall’interpretazione dei due magnifici attori: Gherardo Coltri (la
vecchia) e Michele Vigilante (il vecchio), per continuare con i costumi,
bellissimi e funzionali dell’insuperabile Gherardo Coltri, che ha curato anche
la Regia, la scenografia che spinge sulla tolda di una nave (la propria, a
traghettare la vita), alla musica, l’eccelsa del Ballo in Machera di Giuseppe
Verdi (Amelia), al Notturno di Chopin, ha reso importante lo spettacolo.
Infine, alcune
considerazioni che ci fanno entrare nel pensiero creativo di Ionesco e nello
spirito della corrente dell’assurdo, chiamata così perché i personaggi si
trovano in situazioni assurde, incomprensibili ed esprimono, nel
secondo dopoguerra, l’alienazione dell’uomo contemporaneo e la totale
impossibilità di ogni comunicazione. Ionesco, nelle “Sedie” fa uso delle
metafore e riserva archetipi piccoli- borghesi, sulla capacità di anticipare l’importanza
del ruolo della comunicazione, nella società di allora, come in quella di oggi.
Inoltre considera l’importanza del messaggio salvifico, che ognuno crede di
dover e poter mandare agli altri. Sul tipo di società, invece, scaglia i suoi
strali malefici, facendo ricorso all’ arte pittorica e musicale (Picasso, Ensor, Chopin) per dare forza
espressiva alle sue metafore, su quanto sia moderno, emozionalmente parlando,
pur se molto datato, siamo nel 1952, sui mancati accenni alle conoscenze
scientifiche già avanzate del tempo, a connotare, indubbiamente, una cultura prettamente
umanistica ma avrebbe dato un valore più universale alla stessa.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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