Su il sipario e la scena
di Kraken, con bianchi tendaggi distesi, ci spinge, da subito, verso un
paesaggio marino e ad una deriva irreversibile. Due i personaggi, ad
impossessarsi del palco fino alla fine, per la durata di quasi novanta minuti,
con l’aggiunta, poi, di un terzo e sono: il re Isidoro, avvolto da un mantello
che lo avviluppa tutto e la valletta-scudiera Basilia. Isidoro, per imprimere
nello spettatore il senso del potere, sbraita su di una scala, che lo solleva
abbondantemente dalla serva, in sua perenne adorazione. E’ ferito il re ed
molto sofferente, il polpaccio gli sta facendo cancrena, la paura lo assale al
pensiero di una certa amputazione, ciò nonostante sgola rabbia, sputa veleno e
manifesta la sua superiorità regale verso la povera servitorella, un po’
perpetua e un po’ ammaliatrice.
Intanto sulla spiaggia,
inatteso, compare un uomo misterioso, che si conquista la fama, presso gli
abitanti-sudditi del re Isidoro, di capace guaritore. Il suo nome è Kraken
Vale la pena sapere chi
sia stato tra il ‘700 e l’800, nei racconti leggendari dei naviganti: Kraken.
La sua figura viene assimilata ad mostro marino, dalle dimensioni abnormi, una
piovra tentacolare capace di avvolgere una intera nave. Il nome gli deriva dal
dialetto norvegese in cui krake è un albero sradicato a cui il mostro assomiglierebbe
galleggiando.
Basilia, pur trattata
male, ingiuriata e scacciata, per alleviare le sofferenze del suo re, chiama
corte il guaritore venuto dl mare. All’’iniziale rifiuto di abbandonarsi nelle
mani di Kraken, segue una totale dipendenza da lui che gli farà commettere
anche l’uccisione dell’l’unica persone che lo conosce profondamente, sia nelle
sue paure che nelle sue esaltazioni di uomo poco equilibrato.
Chi è realmente Kraken e
che potere ha se non di chiedere alle persone di dire il loro malessere e
prenderselo su di sé. L’uomo, simbolicamente, viene dal mare, dall’ l’acqua che
sta ad intendere il liquido amniotico di cui siamo stati avvolti sicuri e che
non vorremmo mai lasciare, per non cedere alle paure. I dolori di Isidoro non
sono altro che le inadeguatezze del proprio essere, uomo e re, non a caso
Kraken gli ricorda il ripreso pelo della belva, appena si sente al sicuro, per
ritornare, poco dopo nel terrore di essere scoperto dai sudditi, per millantato
credito, per non aver compiuto nessun atto eroico, come credono.
Intanto Kraken, in
un’atmosfera sognante e con manovre avvolgenti che riprendono l’ondulare del
mare, afferra su di sé i dolori del popolo che si affida ciecamente e quelli,
con una certa riluttanza, del suo re.
Sarà
Cristo, la figura di Kraken, ed il suo sacrificio di sangue per salvare
l’umanità?
L’uomo, una figura
ieratica, con una lunga veste nera ed un zucchetto in testa dello stesso colore,
si muove con sicurezza, agguanta il re e sposta il suo corpo con manovre
osteopatiche, lo lava, lo purifica, gli cambia la veste, sicché, in quel
momento non è altro che l’adorazione mistico religiosa della manovra
osteopatica, allargata anche al trattamento dei disturbi psichici che infestano
la nostra esistenza. Isidoro ha gli occhi chiusi, sembra guarito perché
consapevole di ciò che è realmente. In lui albergano forze antinomiche, il
segreto sta nel non far prevalere una sull’altra, da qui l’uccisione della
fedele Basilia che lo spingeva verso una sola direzione, non avendo compreso
che il bene ed il male, la vita e la morte sono intimamente connessi.
I
Dioscuri di Campagna hanno interpretato con assoluta bravura il pezzo di Patrick Quintal, scrittore canadese,
tradotto e adattato dall’ecclettica Eva Franchi.
Sono vincitori del 74 esimo Festival di
Pesaro e per la loro interpretazione intensa, hanno ben figurato al Festival Teatro XS 2022 città di Salerno.
Gran voce, buona
raffigurazione del dolore e dell’essere sfrontato, perché detentore di potere: Emiliano Piemonte
Brava nel dialogare in velocità
e sovrapponendosi, a volte, con disinvoltura al re: Azzurra Liliano
Recitazione essenziale,
scarna, sommessa, con movimenti ondulanti e capacità evocativa: Antonio Caponigro. A lui è affidata
anche la regia
Un trio perfetto per
tecnica recitativa e sincronia gestuale, tanto dar valore essenziale ad un
testo non certo accattivante per l’intrinseca tematica.
Infine le scene, la musica e le luci, un corpo
unico atte a creare atmosfere surreali ed oniriche.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento