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mercoledì 13 aprile 2011

Rischio analfabetismo per due italiani su tre. La ricerca è del 2000, che sarà cambiato nel 2011?


VIVA LA SCUOLA

MI PIACE RIPORTARE UNA RICERCA DEL 2000 SULLA CONDIZIONE CULTURALE DEGLI STUDENTI ITALIANI. SIAMO NEL 2011 E PER RAGIONI CHE NON STO QUI A RIPETRE, LA SITUAZIONE VA PEGGIORANDO......NON E'CATASTROFISMO...MAGARI LO FOSSE...

Fonte:"Corriere della Sera", 17 maggio 2000
Giulio Benedetti

L’8% dei laureati non sa utilizzare la scrittura.

Due italiani su tre, tra i 16 e i 65 anni, incontrano difficoltà più o meno grandi quando leggono e soprattutto quando scrivono. Di questa parte della popolazione adulta, un 34,6 per cento si colloca ai limiti dell' analfabetismo. Un altro 30,9 per cento possiede un patrimonio alfabetico limitato, tuttavia per mancanza di esercizio e di stimoli rischia di scivolare lentamente nell’analfabetismo. Ma quel che più stupisce è che del primo gruppo e in misura maggiore del secondo fanno parte anche dei laureati. L’allarme rosso sul «rischio alfabetico» è stato lanciato dal Cede (Centro Europeo dell’Educazione) che ha divulgato i dati italiani della seconda ricerca internazionale IALS-SIALS sulle competenze alfabetiche degli adulti, condotta nei Paesi dell' Ocse.
Va chiarito subito che l’oggetto principale di questa ricerca, condotta per la prima volta nel nostro Paese, non sono i titoli di studio ma il rapporto tra il livello di istruzione del cittadino e la sua competenza alfabetica, vale a dire la capacità di raccogliere, comprendere e utilizzare informazioni contenuti in libri, tabelle o grafici. In altre parole si è indagato, come ha spiegato il direttore del Cede, Benedetto Vertecchi, su un complesso fenomeno sociale: ci sono persone che pur avendo avuto un'istruzione, sono poi incapaci di mettere in pratica quanto dovrebbero aver imparato. Il quadro allarmante è appena attenuato dal fatto che i giovani, come ha fatto notare il ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro, grazie al quotidiano lavoro con gli insegnanti sono riusciti a riscattarsi dal pesante fardello che grava sulle precedenti generazioni. L'ampiezza della popolazione adulta con difficoltà di lettura e scrittura infatti non può restare senza conseguenze, ha osservato De Mauro, sulla carriera scolastica di tanti ragazzi.
La ricerca, oltre ad aver evidenziato un rischio di analfabetismo per due italiani su tre, ha individuato anche altri elementi negativi: un’esigua percentuale, appena il dieci per cento, di popolazione con un livello di istruzione post-secondaria. L'Italia, secondo un altro rapporto Ocse, presentato avant’ieri a Parigi, si conferma in fondo alle classifiche sia per durata della scolarizzazione che per i tassi di abbandono degli studi universitari. La ricerca mette anche in luce la povertà del contesto socio-culturale in cui ancora oggi vivono quote consistenti di cittadini.
Analfabetismo e calo delle competenze alfabetiche crescono con l’età. I due milioni di analfabeti totali hanno tutti più di 45 anni. Sono cittadini che non hanno fatto in tempo a frequentare la scuola di base dopo la riforma della media inferiore avvenuta nei primi anni '60. I risultati più clamorosi della ricerca sono però quelli che riguardano i rapporti tra competenze e titoli di studio. L'8,35 per cento dei laureati italiani non è in grado di utilizzare la scrittura, mentre il 25,25 ha capacità un poco più elevate ma corre il rischio di arretrare al livello inferiore. Il 48,15 per cento se la cava e soltanto il 17,85 dispone di una competenza alta o molto alta in questo campo. Il dieci per cento dei diplomati incontra difficoltà nell'interpretare o nello stendere un testo scritto mentre il 33,5 è in bilico, nel senso che potrebbe retrocedere nella fascia precedente. Infine il 41,2 ha una competenza media e solo il 15 si colloca nella fascia alta o molto alta. «Non mi stupisco affatto — è stato il commento del professor Raffaele Simone, linguista, professore all’università Roma Tre — dal momento che i libri sono sempre meno utilizzati dai giovani».


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