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lunedì 4 aprile 2011

I ragazzi del Grande Fratello dei mentecatti? Qualcuno vuole che appaiano così


VIVA LA SCUOLA


FONTE:TISCALI NOTIZIE.IT
DI MARCO LODOLI

A volte uno dice: è domenica e piove, maledizione. Di chi è la colpa, del cielo, degli dei, del governo ladro? Probabilmente di nessuno, è domenica, piove e nessuno è responsabile, le cose vanno così, vorremmo una bella giornata ma non possiamo trovare un colpevole per quest’acquazzone. Allo stesso modo diciamo: i ragazzi del Grande Fratello sembrano dei mentecatti, ci comunicano tutta la loro insulsaggine, e di chi è la colpa? Loro, diciamo, di questi poveri giovani che non sanno niente, che girano in mutande, che si amano e si odiano senza alcun motivo. Come la pioggia è naturalmente responsabile di piovere, così questi grulli sono naturalmente responsabili della loro grulleria. Non c’è da aggiungere molto altro, pensiamo.Non si può sgridare lo zoppo perché non corre, il cieco perché non vede, i ragazzi del GF perché non ragionano. Magari ci domandiamo con un certo stupore come mai sono tutti così coerentemente inutili, perché nella vita di tutti giorni, nella vita vera, ci sono decine di migliaia di ragazzi svegli e consapevoli. E ci secca un poco che queste nullità divengano dei modelli di comportamento, dei maestri di demenza collettiva. Ma è così, piove, questi tipetti e queste bellone sono così, che ci vuoi fare, piove. Ma poi accade una cosa strana, la vita fa di questi regali, scopre gratis carte coperte. Pochi giorni fa incontro un laureato in scienze della comunicazione, un trentenne sveglio che si occupa di documentari socialmente impegnati e mi racconta il suo recente passato: masticato dalla miseria, ha accettato di scrivere per tre anni il copione di alcuni ragazzi del Grande Fratello.Come il copione? Il copione, la sceneggiatura, o per lo meno un dettagliato canovaccio – mi dice. – Non lo sai che ogni abitante della casa ha uno sceneggiatore alle spalle che gli scrive la parte? Gli spiega cosa deve dire, come, quando, che idiozie ripetere, chi corteggiare, a chi gridare quattro parolacce. E io, mi dice il laureato in scienze della comunicazione, io muovevo un paio di marionette ogni anno. Loro forse avrebbero voluto dire e fare altre cose, magari avevano un passato interessante da raccontare, storie di lavoro, letture, viaggi, crisi, riflessioni politiche, vicende interiori, ma noi sceneggiatori dovevamo dare a ogni partecipante il suo copione: amorazzi, antipatie, ignoranza crassa, risate sguaiate, passeggiate in mutande, scherzi idioti, un nulla appena agitato dal niente.Per me è stata una sorpresa. Ma ora tutto mi è più chiaro. Non si può dire: piove. No, c’è qualcuno che fa piovere, c’è una volontà precisa che forma questo programma, che dà una penosa personalità a questi ragazzi, che li plasma come creta sputazzata dall’idiozia. C’è qualcuno - sceneggiatori, ma più su un regista, un demiurgo, un fetentone – che vuole che la gioventù italiana sia rappresentata in questo modo, come una vagonata di cerebrolesi. Qualcuno ha preparato la scena, le parti, gli attori, e a casa tanti guardano e dicono: come vorrei stare lì dentro.

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