Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
“Libere clausure” di Marina Pizzi con la compagnia teatrale “La Cricca”
di Taranto, una new entry, per l’XS,
alla sua 12° Edizione, con un programma che, iniziato il 2 Febbraio, terminerà
il 10 maggio. Una carrellata di pezzi teatrali scelti da una competente giuria
selezionatrice, per offrire, ogni anno, il meglio all’affezionato pubblico. Il
pezzo proposto “Libere clausure”, di un’ora circa, senza intervallo, affronta
il tema dei temi e cioè quello del libero arbitrio. Come? Facendo incontrare
prima, scontrare dopo e rincontrare poi una rampante architetta in carriera,
alle prese con sue problematiche irrisolte e una madre badessa benedettina di
clausura. L’incontro avviene, all’interno del convento della priora, nel
tentativo, ognuno a suo modo, di vedere rispettate le proprie priorità ed
ambizioni. Un argomento di non semplice soluzione, per chi prova ad affrontarlo,
sia per la profondità analitica che richiede, sia per l’osticità dello stesso.
La prospettiva teatrale della Pizzi nasce da una frequenza continua di più
conventi, per motivi non bene precisati, sicché questa base di partenza
condiziona molto lo spessore dei dialoghi, privi della necessaria introspezione
analitica. Due personalità, apparentemente ben strutturate mentalmente, ma che
ancora risentono di pregiudizi e luoghi comuni tanto da ridimensionare
fortemente le due donne, facendo, intanto, apparire tutta la modernità
superficiale. Quasi come se non potesse esserci una religiosità decisamente
laica, capace di vivere una sua vita autonoma dalle istituzioni di fede. Una
visione troppo religiosa, quale quella contemplata dalla badessa, è messa in
contrasto con una visione troppo superficiale apparentemente moderna dell’architetto,
poco abituata a guardarsi bene dentro, per cui scambia il benessere interiore,
il riuscire a stare sempre sul pezzo, dimenticandosi della sua interiorità.
Troppo facile per la badessa metterla sulla presunta retta via ed assistere
così a quella sorta di redenzione che tutti le augurano e che le consentirà, in
uno slancio di amore per se stessa, di mandare all’aria i suoi amati progetti
professionali. E’ la morte della badessa a dare l’input scatenante
all’architetta di strappare il compromesso, riducendolo a carta straccia,
quello stesso ottenutolo prima del suo ricovero, quando ha mostrato alla
badessa- amica la sua fragilità.
La scena si presenta come una sorta di anticamera
di un convento di clausura, con tanto di ruota girevole e grate verticali a
stabilire i limiti di invalicabilità, più volte abbattuti. I canti religiosi
dei i vespri serali, si diffondono misticamente nel convento, scandendo i tempi
monacali, al contrario delle musiche pop e rock emanate dal cellulare dell’architetta
ad ogni chiamata esterna, stanno ad indicare tutta la lontananza esistente tra
le due realtà. Tra battute facete e comportamenti non sempre riguardosi nei
confronti del contesto, da parte della nevrotica e irrequieta professionista,
assistiamo ai vari tentativi della stessa di abbindolare, senza mai riuscirci
peraltro, la serena benevolenza della badessa, che fino alla fine proverà ad
indicare alla sua interlocutrice un più salutare lavorio sulla propria serenità
mentale. Risultato? La professionista vedrà realizzato il suo obiettivo di una
firma della badessa sul compromesso e la badessa può morire tranquilla perché l’architetta
ha seguito alla lettera i suoi suggerimenti, avvicinandosi alla fede e
acquisendo alla fine il coraggio di dire basta alle vessazione che i tempi
moderni scaricano su di lei, strappando il compromesso firmato nel momento
stesso che il suo capo è insensibile alla notizia del triste evento.
Splendide le principali protagoniste
per aver interpretato due personaggi creati su misura per loro (badessa ed
architetto), senza, però, trascurare la personalità sicura e forte della
postulante: Anna Cofano, Angela De
Bellis, Vanessa Camponio. Autorevole e senza sbavature la regia di Aldo L’Imperio e adatte le musiche.
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