Pagine

martedì 20 marzo 2012

La gioventu' salernitana degli anni '60


FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO CURATO DA MASSIMO VECCHIO
DI MARIA SERRITIELLO

La gioventù salernitana, degli anni ’60, si divideva, soprattutto, in quella del 'Ridotto' e in quella della 'Scacchiera', dal nome dei due circoli rivali, tra quelli esistenti in città. Il bonario contrasto tra i giovani, senza nulla di eccessivamente astioso, nel panorama cittadino di allora, diede vita ad una intensa stagione culturale, mai più ripetuta in seguito. Cominciava a quel tempo a manifestarsi, anche a Salerno, un certo fermento giovanile, quello che in seguito, altrove, si sarebbe connotato come il movimento studentesco del ’68 ed ecco che il modello limitato al perimetro studio/lungomare/famiglia, sino ad allora consumato, si rivelò improvvisamente stagnante, per una certa gioventù della città. L’idea, allora, di considerare un’alternativa valida al tran tran che non fosse solo una sorta di anticamera giovanile al circolo sociale ma un percorso alla ricerca della propria identità, si fece strada tra un gruppo di giovani universitari. E così prima in Via Arce, il 1° giugno del 1963 e poi in Via Cannonieri 3 (angolo Via Roma), il 4 ottobre del 1964, quel gruppo contrariato da una certa leziosità di stile che cominciava a contrassegnare “La Scacchiera” abbandonò le pigre serate, che pur rappresentavano una novità nell’inerte scenario salernitano e diede inizio ad un nuovo circolo il “Ridotto”. Il nome semplice e rassicurante fu scelto dai fondatori quasi per evocare un ambiente nel quale vivere una familiare complicità ed un confronto con gli altri senza rigori formali, finalmente un luogo dove ritrovarsi, non finanziato dai familiari o da terzi, interessati a ingerenze e a strumentalizzazione. Il Ridotto, al suo nascere, fu subito una specie di “zona franca” nel quale fu possibile trasgredire quel tanto di conveniente per l’epoca e sotto l’occhio vigile dei genitori che, molto spesso, si aggirarono nelle stanze, rimesse a nuovo dai volenterosi soci, per accertarsi in quale ambiente i loro figli, ma soprattutto le figlie, si sarebbero mossi. I tempi erano diversi, migliori ed anche i giovani lo erano, sicché abbandonata la facile goliardia si provvide a stilare un programma sociale che contemplasse in modo equo il tempo culturale, il tempo ricreativo e quello sportivo. Fu facile per i giovani fondatori, oggi tutti affermati professionisti, Mario Colucci, Rodolfo De Spelladi, Sergio Barela, Italico Santoro, Enzo Barone, Lucio Mascia e Lucia Annunziata, proprio lei che in seguito sarà la giornalista tutto di un pezzo della Rai e di certa stampa colta, proporre le dotte conferenze, preparate nella cessata libreria Macchiaroli e considerate di buon livello dagli intellettuali emergenti: Rino Mele, Pino Cantillo, Aldo Schiamone, Lucio Avagliano, Massimo Panebianco, Angelo Trimarco, di tanto in tanto di passaggio al Ridotto. Nei dibattiti che avevano per tema “Il nuovo ruolo della donna nella società”, “Il Matrimonio”, “Il Divorzio”, “Fidanzamento: flirt o impegno?”, “Il controllo della vita sessuale del singolo” sfilava l’ingenua vita di una cittadina di provincia di un’Italia appena uscita dalla civiltà agricola e che credeva possibile il sincretismo tra la cultura laica e marxista con quella cattolica. La vocazione giuridica dei tanti soci produsse la partecipazione erudita di docenti disposti a discettare, tra l’altro, su “L’Italia di fronte alle regioni”, “I nuovi temi della questione meridionale”, “Libertà ed autonomia costituzionale nello stato contemporaneo”, presupposti per una comune alfabetizzazione politica. E poi “Il Ridotto” si occupò di musica jazz, di poesie di Brecht, di film di Antonioni e Bergman, di diapositive sulla guerra del Vietnam, di feste danzanti, di teatro e di cabaret, del “papiello” (una sorta di battesimo laico) per le matricole, dei travestimenti a carnevale, dei tornei di ping pong, della squadra di calcio, di gite sulla neve, di mostre del libro e quelle collettive dei pittori, di cacce al tesoro per la città, di sfilate di moda, presentate invariabilmente da ragazze e ragazzi ed infine il mare, con le sue giornate distese al sole, sulla spiaggia dell’Arcobaleno al porto. Un libro del 1995 “Le stagioni di Via Cannonieri”, di Enzo Barone, uno dei protagonisti della gioventù del “Ridotto”, descrive tutto ciò con esatta meticolosità, lascando un'utile testimonianza di quegli anni ai giovani di questa città. Indimenticabili, dunque, quei giorni in Via Cannonieri, per l’ intensità, la varietà e la capacità formativa, tutto alla modica cifra fissata prima in lire 1000 e poi in 1500 al mese, con pagamento di 300 lire di mora, quasi sempre abbuonate, se ritardatari. Ecco, gli anni ’60 salernitani si descrissero attraverso le ingenuità di una certa gioventù che proprio in quegli anni s’incontrava su al “Ridotto, spensierata e stupefatta, inconsapevole e pur già nella storia che preparava il ’68. Per i giovani del mitico circolo quegli anni furono gli ultimi vissuti in un clima semplice, piacevolmente pigro, scandito dalle canzonette dei primi 45 giri, rigirati nei juke-box e una su tutte “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stone” cantata da Gianni Morandi. Fu solo l’inizio, in seguito tutto non sarebbe stato come prima, tant’è vero che il “Ridotto” si chiuse.
MARIA SERRITIELLO
IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO

Nessun commento:

Posta un commento