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giovedì 15 marzo 2012

Ferdinando” in concorso al “ Teatro XS”- Città di Salerno



FONTE:LAPILLI/SALERNO
DI MARIA SERRITIELLO

Prosegue con successo il Festival Nazionale “ Teatro XS”- Città di Salerno, al teatro Genovesi, con il secondo lavoro in concorso “Ferdinando” di Annibale Ruccello, portato in scena, domenica 4 marzo 2012, dalla Compagnia Stabile “Teatro Mio” di Vico Equense. La commedia fu scritta nel 1985 dal commediografo, attore e regista di Castellammare di Stabia, scomparso prematuramente, per un incidente stradale. A 25 anni dalla sua morte, la compagnia “Teatro Mio”, ha così voluto testimoniare, con il lavoro prescelto, il ricordo di Annibale Ruccello, contribuendo a far conoscere al vasto pubblico, il capolavoro teatrale italiano, degli ultimi trent’anni.

Trama

La baronessa Clotilde Lucanigro, alla morte del marito, si rintana in una villa della campagna napoletana. E’assistita, per i suoi malanni immaginari, da Gesualda, una sua cugina povera e nubile. Tra le due donne, non certo di carattere facile, s’insinua Don Catellino, prete di famiglia, che ogni giorno, alla stessa ora, si porta al capezzale della baronessa, offrendole il conforto religioso. In effetti il prete frequenta la casa per un suo utile, che si rivela essere l’acida Clotilde. A sconvolgere la piatta esistenza e gli equilibri stratificati dei tre, ci pensa, un giorno, all’improvviso, Ferdinando, un giovane efebico, lontano parente di Clotilde, rimasto orfano. Nulla, in quella casa, in seguito, alla sua sconvolgente presenza, sarà come prima.

Commento

Tutto l’allestimento dell’interessante lavoro, da parte della Compagnia “Teatro Mio” è fedele alla versione teatrale di anni addietro, con protagonista Isa Daniele, nota attrice napoletana. Nessuna innovazione scenografica, alcun guizzo nella regia, anzi si ha la piacevole continuità tra le due rappresentazioni. La regia è stata puntuale ed attenta, mettendosi a disposizione della drammaturgia per cui il risultato ottenuto è soddisfacente. Il pubblico, non distratto da orpelli in più, se non quelli usati ad apertura di sipario, ha avuto la possibilità di seguire il testo attentamente e goderne tutta la sua bellezza. Sfilano, così, parole, usanze, battute, proverbi, densi di napoletanità perduta e mai volgare. Due tempi di dialetto frizzante, vivace, preferito all’italiano, perché come dice Clotilde, è lingua straniera. Il più delle parole che compongono il testo di Ruccello, sono quelle che fanno parte del patrimonio culturale nostrano, comune e passato e che riecheggiano piacevolmente tra il pubblico, risvegliandone il ricordo: A rote ro tiempe, ieteca, cu licenza parlando, mamme re sette muntagne, a lechhe a mecche e a ciceregnola, o spirete e vaville, uno ricette chille ca ceaie l’uocchie a mugliera, freve terzegne, te manchene e parole a rinte o battesime, tuosseche e tanto altro. Il dialogo, così, tra i quattro protagonisti è serrato ed inframmezzato dalle voci arcaiche, con citazioni latine e i rimandi culturali come Posilicheata di Masilio Reppone, pseudonimo di Monsignore Pompeo Sarnelli, tanto per citarne una, erudita finezza culturale, servita. E colto è il testo, anche se appare popolare, ma ciò è solo per attirare l’attenzione completa del pubblico. I temi evidenziati, dall’omosessualità al desiderio della carne a tutte le età, dall’inganno alla corruzione, sono contenuti di grosso spessore. La scena è sempre la stessa per tutti e due gli atti, cupa, oscura, presagio di ciò che dovrà succedere, ma cambiano i personaggi e la loro veste morale, lungo il percorso rappresentativo. Più volte per evidenziare i passaggi successivi del dramma, la rappresentazione si blocca, formando “tableaux vivants” messi in risalto da musica melodrammatica, un effetto che sottolinea ed avvia alla tragicità del finale.

Interpreti

Bravi i quattro attori: Luisa Russo, Tina Novello, Peppe Coppola e Bruno Alvino a caratterizzare i personaggi dell’opera, in particolare è da apprezzare la recitazione scandita e puntuta di Luisa Russo, la baronessa Clotilde, che rappresenta la donna forte, sagace e furba, una matriarca, di sì, nobili origini, ma con la praticità spiccata della popolana. Gesualda, Tina Novello, ha interpretato con agilità il personaggio della parente povera e vessata, raggiungendo punte di drammaticità e suscitando finanche compassione. Il prete, Peppe Coppola, ha reso una recitazione spontanea, la sua figura non alimenta, certo, simpatia per la rozzezza delle maniere spicce e poco spirituali. Il suo ministero lo dispensa con la ritualità giornaliera, privata di alcun sentimento di misericordia. A due cose, soprattutto, tiene Don Catellino: i denari e le donne, ma nel finale si scoprirà anche una terza. Quanto al giovane Ferdnando, Bruno Alvino, attore in crescita, s’impossessa della scena con lievità e anche quando improvvisamente appare con la sue nudità, lo fa con grazia, privo di compiaciuta malizia, che nel testo c’è.

La regia

Salvatore Gravagnuolo, aveva una sola scelta nel rappresentare Ferdinando e cioè quella di non alterare la versione passata di Isa Danieli. L’ha fatto ed il pezzo è risultato piacevole e soddisfacente e grazie alla bravura dei 4 attori si è conquistato anche la sua autonomia, il rischio di una copia poteva essere molto forte.

Autore

Annibale Ruccello Castellmmare di Stabia, 7 febbraio 1956 - Roma,12 settembre 1986) è stato un commediografo attore e regista italiano. Si laureò con il massimo dei voti in filosofia a Napoli nel1977, con una tesi in antropologia culturale sulla Cantata dei pastori di Andrea Perucci. Il suo interesse fu subito rivolto alla cultura popolare della Campania e di conseguenza al lavoro di ricerca che da anni Roberto De Simone stava realizzando con la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Iniziò a recitare a Torre del Greco, presso la fondazione del Teatro del Garage di Gennaro Vitiello. Nel 1978 fondò la cooperativa Il carro e, in collaborazione con Lello Guida, cominciò a scrivere e a mettere in scena i suoi primi lavori teatrali, ispirati in gran parte a materiali della cultura popolare. La sua prima opera è Il Rione, una commedia in due tempi scritta nel 1973. Il suo primo lavoro autonomo è del 1980: Le cinque rose di Jennifer. Nel 1983 scrive e mette in scena Weekend e Notturno di donna con ospiti. Il suo capolavoro arriva nel 1985 con la commedia Ferdinando, con la quale vince due premi.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



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