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giovedì 13 ottobre 2011

Le donne del sesto piano




FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO


Parigi anni ’60, Jean Louis Joubert, ingessato agente di cambio e disciplinato capo famiglia, trascorre una vita tranquilla, d’impronta borghese, dividendosi tra gli affetti familiari ed il lavoro. Abita fin dall’infanzia nello stesso edificio, senza averlo quasi mai abbandonato. Un giorno, però, la routine casa-lavoro, lavoro- casa, viene interrotta per aver assunto Maria, una nuova persona di servizio, di origine spagnola, al posto dell’anziana tata francese. La ragazza, finito il servizio, si ritira al sesto piano del palazzo, dove, nei miseri abbaini, oltre a lei vivono altre 5 inservienti, sue connazionali. Jan Louis, giorno dopo giorno, con timore ed innocenza, sviluppa una segreta passione per la giovane volitiva che gira per la casa. Senza allontanarsi dal palazzo in cui è nato, ma arrampicandosi fino al sesto piano, segue la sua passione, scopre una realtà del tutto diversa dalla sua, attraverso la conoscenza più approfondita delle sei donne, si libera degli stereotipi, che per più di mezzo secolo gli hanno segnato il passo e cambia vita.



Commento



L’impianto del film è semplice e lineare e i personaggi, che si muovono all’interno, seguono in maniera precisa una partitura scritta. Ogni gesto ripetitivo o noiosa mania concorrono a delineare con precisione i personaggi, ad esempio: l’uovo alla coque a colazione del signore che se la cottura è quella giusta, gli spiana la giornata in maniera positiva, negativa nel caso contrario, oppure gli impegni inconsistenti e vuoti della scialba padrona di casa, o anche l’alloggio arredato rigorosamente in stile e tenuto esasperatamente in ordine ed infine, Maria, la cameriera tenace e determinata e le sei donne, di diversa età, detentrici di folklore non invasivo. Il periodo storico sullo sfondo, quello della Spagna di Franco, che ha costretto a molte donne iberiche ad abbandonare la patria, per cercare lavoro in Francia, è tratteggiato con discrezione ed incoraggia la riflessione su come eravamo diversi, negli anni, non tantissimi, trascorsi. Proiettato fuori concorso al 61° Festival di Berlino “Le donne del sesto piano”, è un film garbato, esente da volgarità, che non si dilunga in estenuanti analisi sociologiche, ma srotola una piacevole commedia, a tratti perfino esilarante. Di stile made in France, il film, sicuramente, non avrà la strada spianata in Italia, per la proverbiale diffidenza nei confronti della cinematografia francese. A surclassare un solo uomo, il docile Jean, solo in apparenza, come riferimento, si riconosce l’inconfondibile stile di Pedro Almodovar e la presenza di tante donne, (Maria, Suzanne, Concepcion, Carmen, Teresa, Pilar, Colette), perfino la portiera è donna(! ) non fanno altro che aggiungere valore a ciò che si vedrà.



Gli Interpreti



Eppure Fabrice Luchini, il Jean Louis Joubert del film, dal portamento discreto di uomo qualunque di sessant’anni, uno che difficilmente cattura l’attenzione, dà un’impareggiabile prova di arte recitativa. Non è bello, non ha fascino, ha perfino piccole manie che lo connotano sia come persona che come agente di cambio, pur tuttavia ha un cuore, un muscolo che da tempo batte con svogliatezza. La metamorfosi a cui va incontro privo di riserve, ma piano, piano per covare il suo sentimento senza far prevalere l’istinto, è tutta sul suo viso, illuminato da sfaccettature espressive. Eccellenti quelle con cui sbircia “la bonne” nel bagno sotto la doccia, oppure quella con la quale, abbandonata l’austerità del suo ambiente, accennerà a passi di flamenco, contagiato dalle sei vivaci signore, o anche quella che gli resterà stampata sul viso, mentre mangerà, con qualche perplessità iniziale, “la paella” Bravo Luchini nel far emergere la simpatia e l’umanità del personaggio, ma tutti gli attori hanno caratterizzato bene, per cui il film risulta estremamente piacevole, da Sandrine Kiberlain, la scialba moglie di Jean Louis Joubert, a Natalia Verbeke (Maria), a Carmen Maura (Concepcion), a Lola Duenas (Carmen), a Berta Ojea(Dolores), a Nauria Solè (Teresa), a Concha Galan (Pilar) e a Marie-Armelle Deguy (Coletta de Bergeret)

Il Regista: Philippe Le Guay è nato a Parigi il 22 octobre 1956. Ha diretto il suo primo lungometraggio nel 1989 : Les Deux Fragonard. Altro suo film di buona fattura è il : Il costo della vita

Curiosità

Il regista Philippe Le Guay ha trasferito nel film i suoi ricordi infantili. Di famiglia agiata e nobile ha memoria delle abitudini delle bonnes che affollavano la sua dimora.

Il vero nome di Fabrice Luchini è Robert, nato a Parigi nel ’51, è figlio di un immigrato italiano, di nome Adelmo, originario di Assisi, che aveva un negozio di frutta e verdura, proprio in un quartiere popolare di Parigi. A 14 anni è assunto come apprendista da un coiffer pur dames ed è là che adotta il nome d’arte Fabrice che utilizzerà in seguito.





Spunti di riflessioni. Quale cambiamento nel rapporto tra padroni e domestici nella società attuale ?



Cast: Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Natalia Verbeke, Carmen Maura, Lola Dueñas, Berta Ojea, Nuria Solé, Concha Galán, Muriel Solvay, Marie-Armelle Deguy, Annie Mercier, Michele Gleizer



Regia : Philippe Le Guay



Giudizio

Distinto

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



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