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martedì 16 aprile 2013

A "Camera Chiara" Galleria Sala Posa di Salerno Massimiliano Smeriglio

                        Massimiliano Smeriglio ospite a Scritti di Luce a Salerno

Venerdì 19 aprile 2013
alle ore 21
presso lo spazio della Galleria Sala Posa "Camera Chiara" di Armando Cerzosimo Salerno 
sarà ospite il vice-presidente della Regione Lazio

                   Massimiliano Smeriglio

Evento curato da Brunella Caputo



Massimiliano Smeriglio (Roma8 maggio 1966) è un politico italiano.
Ex assessore al Lavoro e alla Formazione della Provincia di Roma, oggi vicepresidente e assessore alla Formazione, università, scuola e ricerca della Regione Lazio, nonché coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Giornalista, collabora con la rivista di cultura politica LOOP. Da maggio 2008 al 2012 è assessore alla formazione e al lavoro della Provincia di Roma.
Dal 2006 al 2008 è stato deputato e segretario della federazione di Roma del Partito della Rifondazione comunista e membro della Presidenza nazionale del partito. Dal 2001al 2006 è stato presidente del Municipio Roma XI (GarbatellaOstienseAppia Antica), un municipio di circa 140mila abitanti dove si è sperimentato, tra i pochi casi in Italia, ilBilancio partecipativo. A settembre 2010 pubblica il primo romanzo "Garbatella Combat Zone" (edizioni Voland). A giugno 2012 pubblica il secondo romanzo, "Suk Ovest banditi a Roma", Fazi Editore. È docente a contratto presso la Facoltà di Scienze della Formazione Università degli studi Roma Tre[1]. Si è occupato di cooperazione sociale,welfare community e neomunicipalismo. Ha scritto diversi testi, tra cui Città comune autogoverno e partecipazione nell'era globale con la post fazione del Presidente della Camera Fausto Bertinotti. È stato vice presidente dell'associazione Rete del nuovo municipio

“Garbatella combat zone” di Massimiliano Smeriglio, edito da Voland

1 novembre 2010
di Stefania Nardini 
Roma, città “non luogo”. Oppure quella dei lucchetti a ponte Milvio dell’azienda editoriale Moccia. Volendo estremizzare è questa l’immagine di un grande vuoto. L’assenza di una letteratura capace di raccontare la città di oggi con i suoi conflitti e le sue contraddizioni. A spezzare questo silenzio alcuni scrittori come Fabio Ciriachi, l’esordiente Simone Caltabellota, l’algerino Amara Lakhous. Segnali positivi che ci aiutano a sperare che la città, prima o poi, si libererà dai “lucchetti”. Un ottimismo che ho avvertito leggendo un libro che in questo momento rappresenta il passo decisivo:
“Garbatella combat zone” di Massimiliano Smeriglio edito da “Voland”. Un romanzo ambientato in un quartiere dove la storia ha attraversato le coscienze di intere generazioni, dove i segni dell’era fascista si sono mescolati ai fermenti ideologici come pure ai codici della malavita. Protagonista è un giovane di oggi, Valerio Natali, cresciuto con i racconti di suo nonno ex partigiano e la nuova realtà che scorre sotto i suoi occhi.  Un personaggio complesso, forte e fragile.
Smeriglio, dopo Pasolini sulla realtà romana è calato per troppo tempo il silenzio.  “Garbatella combat zone” lo considera un atto d’amore o di coraggio?
« Il mio è un tentativo, un’ap-prossimazione amorosa. Provare a far parlare i luoghi e i personaggi così come sono, senza pormi il problema di vestirli di abiti candidi o demoniaci. Una descrizione ruvida, spigolosa delle dinamiche metropolitane.  Volevo fotografare in corsa ciò che muta velocemente e ciò che si estingue per sempre, come ad esempio la civiltà cittadina del novecento. I protagonisti del libro subiscono questo stravolgimento di paradigma senza riuscire ad interpretarlo. È un corto circuito emotivo tra vecchi e nuovi codici che regolano le relazioni tra gli individui».
Si può parlare di romanità nel senso più nobile del termine?  «Ne sarei lusingato. Certo c’è molta romanità nel testo, sia quella di un popolo resistente capace di stupire per tigna e volontà di combattimento, sia quella ignobile della plebe alla costante ricerca della svolta, del guadagno facile e della sopravvivenza come unico orizzonte possibile. Anche se è una Roma pretesto, capace di offrire un setting magico e velenoso per una storia che potrebbe essere ambientata anche in altri quartieri popolari di altre città».
Garbatella. Un quartiere. Di quelli che sembrano paesotti inglobati nella grande metropoli.  Ci si conosce tutti, ogni luogo ha una storia. Un pezzo di Roma dentro Roma.  È ancora così?
«Sì è ancora così, non so per quanto, ma è ancora così. Garbatella è un luogo dell’anima, una comunità resistente e una storia lunga quasi un secolo.  Garbatella resiste ma le contraddizioni della globalizzazione che atterrano sul territorio la mettono a dura prova».  Chi è Valerio?
«Giovane trentenne precario affranto da un’incapacità di appartenere fino in fondo a qual-cosa. Portatore superficiale di valori. Ammalato di solitudine.  Gran attraversatore di situazioni senza riuscire a fermarsi, a stare, a viversi fino in fondo le cose che la vita gli pone dinanzi.  Valerio Natali non è un simpatico anti eroe da fiction, è la somma di una serie di contraddizioni dove ciò che è bene e ciò che è male si mischiano senza alcun principio ordinatore».
Roma è un linguaggio, un dialetto, che si mescola con il gergo della malavita. Che fine ha fatto quella parlata?  «Il dialetto non esiste più, esiste un gergo. A volte geniale, veloce ed efficace. A volte di una volgarità senza fine. I dialetti, le lingue regionali sono un patrimonio culturale inestimabile, dovremmo capirlo prima che sia troppo tardi».
Che cos’è per lei il vuoto che oggi si respira, e quanto influisce sulle coscienze?
«Il vuoto è un rumore di fondo, la volgarità, la mancanza di cura per la propria dignità e per i propri luoghi. Il vuoto è la violenza gratuita che accompagna il traffico, il divertimentificio, le droghe sintetiche, l’incoattimento di gran parte della popolazione urbana, persino al di là delle appartenenze sociali. Il vuoto è la precarietà affettiva che rende difficile anche un gesto d’amore. Le coscienze in questo contesto diventano vuoti a perdere. Noi speriamo di non perderci nel vuoto. Come spesso capita a Valerio Natali».
Un libro da leggere.
(Dal “Corriere Nazionale”)






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