Pagine

martedì 24 dicembre 2013

Al Teatro del Giullare di Salerno si fa “Buio” con Maurizio de Giovanni


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

 Ciò che piace, ma proprio tanto, di Maurizio de Giovanni, ad ogni suo incontro e quello del Giullare non fa eccezione, è l’aria scanzonata con la quale approccia il pubblico, battuta pronta, dialogo vivace e rispetto per chi gli sta di fronte. Un anti personaggio, senza le fisse e le manie convulse di chi ha raggiunto il successo. Bravo.

 Maurizio ha avuto l’ incontro fatale con la scrittura da un tiro burlone dei suoi amici, i  quali, come dice spesso raccontandosi e  quasi a scusarsi, lo iscrissero ad un concorso per scrittori di gialli, considerata anche la sua passione per tale genere. Se oggi, però, dopo il successo, Maurizio ha esigenza di comporre, per vizio attaccatosi addosso, lo vuole fare nel modo più naturale possibile, mantenendo intatta la sua vita, la sua passione per la squadra del Napoli, il suo amore per la città, il suo modo di essere padre, marito, uomo del quartiere e compagno dei suoi amici. Non due vite parallele, quella di scrittore e di uomo, ma una sola, in cui ogni volta travasa un po’ dell’una nell’altra. Le sue trame, infatti, non sono mai cronaca secca di uccisioni ma lo spunto per scrivere della sua anima, delle sue passioni, racconti filtrati dai suoi occhi, dalla sua psiche.

Con questa premessa, all’appuntamento del venerdì “Incontro con la scrittura”, che da quest’anno il Teatro del Giullare porta avanti con successo, si è presentato Maurizio de Giovanni, per proporre la sua nuova creatura, “Buio”. Il clima è di assoluta familiarità con  il piccolo teatro trasformato in un salotto, un po’ più allargato, nel quale, lo si capisce subito, circola amicizia benevola. Si assiste e con vero piacere all’informale, bene così, ma sostanziale presentazione del simpatico toscano, suo amico, Luca Badiale e si ascolta rapiti la lettura di  alcune pagine interpretate con trasporto da Brunella Caputo, Davide Curzio, Cinzia Ugatti, Amelia Imparato, Caterina Micoloni, Augusto Landi e Rocco Giannattasio.

“Batman, Batman”, irrompe la voce inconfondibile di Davide Curzio per trasferirci nel buio pesto di  Dado, il bambino rapito della trama.

(I Bastardi di Pizzofalcone, guidati dal commissario Palma, vengono chiamati per indagare su un nuovo caso difficile. La situazione è estremamente delicata, perché riguarda il rapimento di un bambino. Lui ha otto anni ed è il figlio di un imprenditore che gode di grande fama. Gli agenti Romano ed Aragona iniziano ad indagare sulla vicenda, cercando di individuare elementi utili che possano ricondurre all’autore del rapimento e alla conseguente liberazione del bambino.)

E così il “Buio”, sottolineato dall’ottima scelta musicale di Virna Prescenzo , s’impossessa del teatro, un tutt ‘uno di respiri, di  silenzio, di attenzione e desiderio di penetrare fino in fondo i personaggi della trama. Maurizio ascolta sorpreso, meravigliato egli  stesso delle sue parole scritte, gli attori, ebbene sì, hanno  trasformato, anche per lui, in magia, ciò che ha elaborato in solitudine.

E quando le parole pregnanti di presentazione dell’ottimo  Luca Badiali portano Maurizio e la nuova avventura dei Bastardi di Pizzofalcone, i sei poliziotti che operano a Napoli, al centro della scena, si capisce subito che la serata avrà una svolta confidenziale, perché Maurizio ha esigenza di trasferire se stesso in persone che vede là di fronte. “La nuova trama dei Bastardi di Pizzofalcone vede la sua genesi” dice “ perché ho sempre avuto nel cuore di ripercorrere le orme di Ed McBain, famoso giallista e sceneggiatore americano, di origine italiana, infatti era figlio di immigrati italiani originari di Ruvo del Monte, Potenza. “Ed McBain”, continua, “scrisse le storie dell’ottantasettesimo distretto, capovolgendo la mappa di New York, per cui nelle storie entrarono i ceti sociali meno abbienti, con la loro vita quotidiana. Un posto dove si può fare la stessa operazione è Napoli, ed io l’unico, o altri giallisti napoletani, a poterlo fare”. Ed ancora “io scrivo per immedesimazione non sono distaccato come gli scrittori veri, per cui stare dietro alla storia del bambino rapito mi ha comportato atroci sofferenze.” Con semplicità passa a parlare  di sport che ha un solo nome, “Napoli” e di come ha sistemato e con signorilità, tutta partenopea, il ruvido Matteo Salvini, a proposito dei cori di sfottò. Luca Badiali lo riporta a parlare delle sue trame e lui lo fa con piacere, ma non per autocelebrarsi ma perché parlare gli piace come quando va dal barbiere o a passeggiare nel quartiere.

Scrivere di Napoli, l’ambientazione dei suoi racconti, senza che la sua aria dolce ti soffi sul viso, non è concepibile ed ecco la lettura di “Maggio” spargersi intorno attraverso le dolcissime voci di Brunella Caputo, Cinzia Ugatti, Amelia Imparato e Caterina Micoloni, unite a quelle più ruvide di Augusto Landi e Rocco Giannattasio, mescolate al “Buio” e alla possente voce di Davide Curzio. Prima che la serata abbia termine, Maurizio de Giovanni regala, quale prezioso dono, la lettura di un toccante racconto. Due personaggi, l’amore infinito e il distacco impossibile.

Grande Maurizio, con le tue storie intense ed intimiste, scrivi anche per noi che non sappiamo farlo, torna presto e raccontaci ancora.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu







Nessun commento:

Posta un commento