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martedì 28 maggio 2013

Ottimisti e pessimisti, felici e scontenti in una bella favola di Gianni Rodari



Fonte:Tiscali Social News
di Marco Lodoli

L’ottimismo aiuta davvero a vivere meglio o è una forma di superficialità irresponsabile? Il positive think all’americana, quella forma mentale che cerca di minimizzare gli urti della realtà in nome di un possibile cambiamento, ci porta a un tempo migliore, rende le nostre giornate più lievi e più azzurre? O invece vivono meglio i pessimisti moderati, coloro i quali comprendono da subito che la vita è un trappolone, che la condizione umana è comunque segnata da un difetto di fabbrica e che non c’è quasi niente da fare, dobbiamo abitare in questa bicocca sgangherata, farcene una ragione e cercare, magari, di dare una mano di vernice alla facciata e aggiustare la caldaia per l’inverno. Gli ottimisti spesso restano delusi, perché si aspettavano molto dal mondo, dalla vita, dagli altri e da se stessi, e rimangono con un pugno di mosche e la sensazione di aver subito un torto, perché lo spettacolo promesso doveva essere più divertente, più ricco.

I pessimisti invece raramente cadono nella delusione, protestano meno, perché dal mondo e dagli altri e dalla vita si aspettavano poco o niente, e se anzi arriva qualcosa, una giornata di sole, un sorriso, un piccolo premio per la partecipazione, sono contenti. E’ una questione di indole, non c’è dubbio. Io sono un pessimista gioviale, e ogni giorno mi rallegro per i doni imprevisti. Certo, potrei fare di più per trasformare la società, per edificare un mondo perfetto, ma la precoce lettura dell’Ecclesiaste, di Leopardi, dei saggi buddisti, mi ha inoculato nelle cellule la sensazione che nulla di nuovo accade sotto il sole: nulla di essenziale. Eppure è bello partecipare al gioco, anche se è un gioco piuttosto scorretto.

Vi trascrivo una favoletta raccolta da Gianni Rodari: come spesso accade in queste narrazioni popolari, c’è una bella verità, e anche qualcosa che scricchiola.



C’era una volta una vecchia che andava nel suo campo a raccogliere i cavoli. Strada facendo passò davanti a una caverna, e vide in essa dodici uomini. Erano i dodici mesi dell’anno.

Essi si rivolsero alla donna e domandarono:  “Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?”

   “Tutti sono belli – fece la vecchia. – In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo c’è il vento…”

E andò avanti lodando i meriti di ciascun mese,

Allora i mesi le dissero: “Nonna, dal momento che ci hai lodati tutti, vogliamo farti un regalo. Dacci il fazzoletto.”

E riempirono quel fazzoletto in maniera tale che a stento la donna riuscì a legare insieme i quattro angoli. “Grazie tante!” esclamò la donna e se ne tornò a casa.

A casa disse ai suoi figli: “Ora finalmente avremo abbastanza da mangiare, guardate un po’ cosa vi ho portato. Così dicendo aprì il fazzoletto da cui uscirono tanti ducati,

Tutto andò bene per un po’ di tempo. Ma un giorno una vicina venne a trovare la vecchia e in curiosità le domandò dove avesse trovato tutto quel denaro.

“Me l’hanno regalato i dodici mesi dell’anno”.

“Voglio andare a trovarli anch’io”, disse la vicina. E così fece.

“Buon giorno a voi tutti”, fece la donna quando li vide.

“Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?”

“Qual è il più bello?” rifletté la donna. “Nessuno è un gran che. In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo tira il vento… davvero non c’è tanto da scegliere.

“Bene bene”, fecero i mesi. “Dacci il tuo fazzoletto così ti ricompenseremo per quello che ci hai detto.

La donna consegnò il suo fazzoletto e quelli glielo riempirono tanto che a stento si potevano legare i quattro angoli.

“Grazie tante”, disse la donna e se ne tornò a casa.

A casa disse ai suoi quattro figli: “Ora vivremo altrettanto bene dei nostri vicini. Guardate cosa vi ho portato.”

Slegò il fazzoletto e da esso non uscì fuori altro che immondizia. La vecchia andò su tutte le furie, corse dalla vicina e la accusò di averla mal consigliata.

“Ma che cosa avete risposto ai mesi, quando vi hanno chiesto quale fosse tra loro il più bello?” domandò la vicina.

“Ho risposto che nessuno valeva molto.”

“Vedete, essi vi hanno ricompensata proprio come meritavate.”





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