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venerdì 10 maggio 2013

Dell' Orrore... Fin dove può l'aberrazione umana

                                         cleveland ap 367

Fonte: Virgilio notizie


Cleveland, Michelle e le 5 gravidanze: la faceva abortire a calci

L'aguzzino aveva una stanza per le torture. Ogni anno comprava una torta nel giorno del sequestro. Particolari choc dalle tre ragazze rapite per 10 anni


Ariel Castro, l'orco di Cleveland, ha creato a casa sua "una camera della tortura che per dieci anni è stata una prigione privata nel cuore della città". Così la polizia sintetizza i dettagli che l'uomo sta fornendo negli interrogatori delle ultime ore. "La raccapricciante brutalità delle torture che queste ragazze hanno subito lungo questi dieci anni - spiega un portavoce degli investigatori - sono al di là di ogni umana comprensione". Castro inoltre ha sempre cercato di limitare il più possibile i rapporti fra le tre ragazza, facendole vivere in stanze diverse. Spesso inoltre Castro le monitorava, anche mettendo alla prova la loro "disciplina": spesso infatti, racconta una fonte vicina alle indagini, fingeva di allontanarsi da casa, per poi farvi ritorno e controllare se una delle ragazze aveva provato a scappare.
La polizia, all'interno dell'abitazione, ha trovato lacci simili a lunghi guinzagli, catene, una piscina gonfiabile per far nascere i bambini, lucchetti alle porte. Per 10 anni le tre donne (ma se ne cerca una quarta) hanno subito torture e prove fisiche di ogni tipo, chiuse nella villetta di Seymour Avenue. Il capo degli agenti di Cleveland, Michael McGrath, fa sapere che "le catene pendenti dal soffitto" erano il maggiore strumento di controllo su cui il sequestratore Ariel Castro contava: Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight potevano muoversi entro uno spazio limitato, ma appena facevano un passo le catene le bloccavano.
LEGATE PER 10 ANNI - Le donne "vivevano costantemente legate e stavano quasi sempre all’interno della casa" precisa il capo della polizia.Castro infatti permetteva solo "rare e improvvise uscite nel giardino sul retro della casa". All’interno della casa, Castro aveva creato un sistema di porte chiuse da lucchetti: consentivano di isolare attico, garage e seminterrato potendo avere più ambienti dove detenere le sequestrate. Alcune di queste porte furono installate nel 2001, l’anno precedente alla scomparsa di Knights, la prima ad essere rapita. Amanda Berry, 27 anni, Gina Dejesus, 23, e Michelle Knight, 32, le tre giovani sequestrate una decina d'anni fa a Cleveland, in Ohio, e la la figlia di una di loro, hanno raccontato gli anni di violenze agli agenti dell'Fbi in un lungo colloquio. Erano tenute in stato di schiavitù. "E' stato confermato che erano legate e abbiamo ritrovato corde e catene in un corridoio", ha detto il capo della Polizia Michael McGrath, intervistato dalla NBC.  Secondo quanto riferito da McGrath, le tre donne vivevano praticamente sempre in casa, e solo raramente erano autorizzate a uscire in giardino. Stando a quanto riferito da fonti di polizia a Newschannel5, una delle donne avrebbe avuto tre aborti per malnutrizione. Nella casa non sono stati trovati resti umani.
LA TORTA - Emergono intanto altri dettagli incredibili sulla doppia vita dell'aguzzino: Castro si era segnato le date di ciascun sequestro sul calendario. E ogni anno festeggiava queste tragiche ricorrenze con una torta, quasi a celebrare quelli che per lui erano i compleanni della nuova vita delle sue schiave, fatta di segregazione, stupri e violenze inumane, fisiche e psichiche. Nel mentre questo ex autista di scuolabus, amato da tutti, si impegnava nella ricerca di Gina DeJesus, suonava il suo basso per raccogliere fondi, andava in giro in città con volantini con la sua foto. Tutto mentre la teneva segregata in casa sua. L'anno scorso, questo Dottor Jekyll e Mister Hyde dell'Ohio, partecipò perfino a una veglia per ricordare la scomparsa della ragazza e cinicamente ebbe lo stomaco di consolare la madre, una vecchia amica di famiglia.
"PREDATORE SESSUALE" - Per 'comprendere' la mente malata dell'aguzzino di Cleveland, potrrebbe rivelarsi molto importante una lettera del 2004 ritrovata ieri dalla polizia in cui Castro annunciava l'intenzione di suicidarsi: 'Veramente non so spiegarmi perché ho continuato a cercare un'altra ragazza, quando ne avevo già due in possesso: sono un predatore sessuale che ha bisogno di aiuto", scriveva l'uomo in quella che oggi appare una tragica confessione
IL MISTERO DEI FIGLI - Le prove raccolte dall’Fbi vengono incrociate con il risultato degli interrogatori di Ariel Castro e dei suoi due fratelli, Pedro e Onil, considerati complici. Poi c'è il mistero dei figli nati durante il sequestro e scomparsi nel nulla: ne mancano all’appello 5, senza contare che le sequestrate avrebbero avuto "molteplici aborti" secondo alcuni parenti delle vittime. Per questo gli uomini dell’unità scientifica dell’Fbi hanno scavato per ore nel giardino della casa, come dentro il seminterrato e nel garage, ma senza trovare nulla. 
L’assenza di resti umani lascia aperta ogni ipotesi: i bambini potrebbero anche essere stati venduti. Non è chiaro quale contributo possano dare le tre donne alle indagini, essendo reduci da un decennio di prigionia vissuto in quasi totale isolamento: Berry e DeJesus sono tornate ieri a casa ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni mentre Knight è quella che, secondo fonti ospedaliere, avrebbe subito maggiori danni psicologici.
MICHELLE, 5 ABORTI. E' ANCORA IN OSPEDALE - Delle tre giovani donne tenute segregate per un decennio da Ariel Castro a Cleveland, una soltanto non e' tornata a casa perche' ricoverata in ospedale: Michelle Knight, la maggiore, quella che fu sequestrata per prima. Da quando e' stata liberata, lunedi' scorso, non ha ancora incontrato la madre ne' la nonna: non le vuole vicino, perche' loro credevano che fosse scappata e lei si e' sentita abbandonata. Appena saputo che era salva, entrambe hanno preso un aereo dalla Florida, dove nel frattempo si sono trasferite, per tornare nell'Ohio a farle visita. Invece "no, non l'abbiamo ancora vista", ha riferito Deborah Knight, la nonna.
"Su sua richiesta", ha precisato. "Non vuole assolutamente farsi vedere dalla famiglia". Unica eccezione uno dei due fratelli, Freddie, che e' stato ammesso nella stanza di Michelle poco tempo dopo il ricovero. "Aveva la pelle bianca come un fantasma", ha raccontato. "Mi ha detto di sentirsi eccitata all'idea di cominciare una nuova vita". Questo e' stato tutto, pero': da allora nemmeno Freddie ha piu' potuto visitarla di nuovo, e ha ammesso che i medici gli hanno intimato di lasciare la sorella tranquilla. Michelle adesso sta relativamente bene, ma ha bisogno di maggiori cure rispetto alle sue due compagne di sventura, in particolare per i cinque aborti cui la costrinse il loro aguzzino, Ariel Castro, che per farle interrompere le gravidanze la lasciava senza praticamente cibo per intere settimane, picchiandola in continuazione sul ventre rigonfio. Ormai 32enne, quando fu catturata da Castro nel 2002 aveva poco piu' di 20 anni ed era gia' una ragazza-madre. Aveva appena perso una causa con i servizi sociali per la custodia del figlioletto, che di anni ne aveva 3 o 4: il fatto che l'eta' del bimbo non sia chiara la dice lunga sull'aria che all'epoca doveva tirare intorno a loro.
LA PICCOLA JOCELYN - L’attenzione dell’America è soprattutto su Jocelyn, la piccola di 6 anni, che venne fatta nascere in prigionia dentro una piscina gonfiabile. La piccola era l’unica che a volte Castro faceva uscire, obbligandola a mettersi una parrucca nera. Quando Amanda l’ha spinta a fuggire, ha esitato ad uscire e d’istinto si è messa la stessa parrucca che però la madre le ha tolto, come primo gesto di liberazione. Ora la piccola è sotto il costante controllo di assistenti sociali e psicologi, soprattutto perché deve abituarsi all’idea di essere figlia dell’uomo che la imprigionava.
ARIEL CASTRO PER LA PRIMA VOLTA IN TRIBUNALE - Castro è comparso ieri per la prima volta in tribunale. Il 52enne non ha fatto alcuna dichiarazione e si e' limitato a restare in piedi mentre la corte stabiliva una cauzione di due milioni di dollari, rendendo cosi' sicura la sua detenzione.
CAUZIONE DI 8 MILIONI DI DOLLARI - Il tribunale, intanto, ha fissato una cauzione alitissima per rilasciare il sequestratore. Si tratta di otto milioni di dollari, oltre sei milioni di euro. Una cauzione che garantira' che Castro non possa uscire dal carcere visto che non possiede una tale somma di denaro, come ha spiegato il legale d'ufficio, Kathleen DeMetz, nel corso dell'udienza in cui l'ex autista di scuolabus e' comparso per la prima volta dalla cattura davanti al magistrato.











                                                         

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