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martedì 31 gennaio 2012

Cogne, 10 anni dopo il delitto


FONTE:VIRGILIO NOTIZIE

Il delitto che fu seguito come un reality

Spaccò l'Italia tra innocentisti e colpevolisti. Ancora oggi turisti in pellegrinaggio a Montroz. Probabile scarcerazione di Annamaria Franzoni nel 2014


Dieci anni fa esplodeva il caso Cogne: il 30 gennaio 2002 a Cogne (Aosta) avvenne l'omicidio del piccolo Samuele, 3 anni. Il 21 maggio 2008 la Corte di Cassazione riconobbe definitivamente come colpevole del delitto la madre del piccolo, Annamaria Franzoni.

Il delitto di Cogne rappresenta uno dei casi di cronaca nera più seguiti e discussi degli ultimi anni. Ad alimentare la risonanza del caso concorsero numerosi elementi, oltre, naturalmente all'atrocità del delitto in sé (l'esame autoptico rivelò come causa del decesso del bambino una serie di colpi - almeno diciassette - sferratigli con un corpo contundente alla testa).
Nei confronti della madre di Samuele, iscritta fin da subito nel registro degli indagati, il pubblico si divise in colpevolisti e innocentisti. La figura di Annamaria Franzoni risulta fin dall'inizio particolarmente controversa: 30 anni all'epoca del delitto, bella, benestante, abita una confortevole villetta insieme al marito e al fratello maggiore di Samuele, Davide (allora aveva 7 anni), in una delle più belle valli del comprensorio aostano. Si è sempre dichiarata innocente.

Ma se l'opinione pubblica è spaccata, i giudici dei tre gradi del processo sono concordi nel ritenere Annamaria Franzoni colpevole di omicidio. Le prime frasi pronunciate al telefono con il 118 ("Il mio bimbo vomita sangue"), il pigiama della donna inzuppato di sangue, le macchie sugli zoccoli, gli otto minuti passati dalla Franzoni fuori casa per accompagnare l'altro figlio allo scuolabus... sono alcuni degli indizi sui quali la procura costruisce l'impianto accusatorio. Nemmeno l'intervento del celebre avvocato Taormina riesce a evitare alla propria cliente la condanna.
Secondo il Giudice delle indagini preliminari Annamaria è colpevole: sono 30 anni di carcere, comminati con la sentenza del 19 luglio 2004.

Il 27 aprile 2007 la Corte d'Assise d'appello conferma l'accusa del primo grado, riducendo la riduzione di pena a 16 anni di reclusione per il rito abbreviato e la concessione delle attenuanti generiche.
Queste le motivazioni della sentenza, rese note il 19 ottobre 2007: "La Corte non può non tenere conto del fatto che Annamaria Franzoni ha sofferto di un reale disturbo, che rientra nel novero delle patologie clinicamente riconosciute (degne anche di trattamento terapeutico), ma che nel sistema giuridico-penale vigente non costituisce di per se stesso infermità che causa vizio di mente".

Il processo si chiude definitivamente il 21 maggio 2008, a sei anni e quattro mesi dalla tragedia, quando la Cassazione rese definitiva la condanna a sedici anni di carcere (ridotti a tredici per l'indulto), che Annamaria Franzoni sta scontando nel carcere bolognese della Dozza.

Intanto a Cogne continua la processione sui luoghi del delitto. Un gusto per il turismo macabro e morboso alimenta un ininterrotto flusso di persone nella casa di Montroz, in forma più contenuta rispetto al passato, ma che continua nonostante siano trascorsi dieci anni dal fatto. La villetta di Annamaria e Stefano Lorenzi è diventata il set di un crimine seguito come un reality show, best seller mediatico di una 'giustizia' parallela, cucinata tra il piccolo schermo e internet.

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