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domenica 30 settembre 2012

San Matteo la festa tutta salernitana, la più celebrata dalla provincia

foto: Maria Serritiello

FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Per tutti gli altri il 21 settembre è l'ingresso dell'autunno, per i salernitani è invece il giorno di San Matteo, ossia la festa del santo Patrono. La giornata sorge particolare e dalle prime ore del giorno, il duomo, il gioiello normanno, voluto da Roberto il Guiscardo, si anima di fedeli che vanno a trovare chi li ha protetti per un altro anno e a rinnovare la fede incondizionata. San Matteo per i salernitani non è solo un santo da onorare ma è un legame di sangue che si tramanda da padre in figlio da sempre, per cui il giorno 21 di settembre, ogni salernitano è più salernitano degli altri giorni. Non è raro sentire nei commenti del popolo devoto e non solo "iamme a truvà a San Matteo"(andiamo a trovare San Matteo) come se fosse un parente da visitare, per mostrargli affetto. Lui per i salernitani ha un debole: li protegge da ogni sciagura, li rassicura, li sostiene perfino quando la salernitana perde e fa in modo che in ogni azione dei suoi fedeli ci sia.
Il rito religioso, alla data, ha avuto inizio con il solenne pontificale celebrato da Mons. re Luigi Moretti, il quale nell'omelia, rivolta alla folla dei fedeli e alle autorità della città, tra cui il primo cittadino e squadra della Salernitana al completo, ha detto " San Matteo ci aiuta a mettere al centro della nostra attenzione l'esperienza della fede." Poi alle 16,30 nella cripta dai marmi policromi, la solenne messa per i portatori delle statue che, alle 18 in punto, hanno condotto i sei busti di Ante, Gaio, Fortunato, San Gregorio VII, San Giuseppe e San Matteo, lungo il percorso che abbraccia tutto il centro storico, allungandosi per buona parte del Corso Vittorio Emanuele e del Corso Garibaldi e sostando al Palazzo di città e alla caserma dei finanzieri, di cui il Santo è protettore. Un tripudio di folla plaudente al passaggio dei santi che, sollevati con una vera prova di forza dei portatori, aiutati anche dalla musica delle bande al seguito, passano alti sulle teste dei fedeli e spettacolarmente ballano ed eseguono volute, per l'abilità delle paranze. Durante il percorso del Santo tanto amato, il popolo prega, chiede grazie, invoca la protezione, affida le proprie pene e dà l'appuntamento al prossimo anno, perché Matteo il santo gabelliere è un salernitano che dalla città non si allontana mai, in quanto dall'altare è a guardia per proteggerla e per difenderla come già con Ariadeno Barbarossa, della marina militare turca, nel 1524.
La festa, è questa la particolarità, si allunga su tutta la città con gli odori particolari di prelibatezze cucinate per il gusto del palato ma è nelle strade strette del centro storico che l'odore della milza, cibo di tradizione in questo giorno, insieme agli spaghetti con le vongole, le triglie fritte e l'uva "sanginella" che si fa intenso. A proposito di questa qualità d'uva, con essa, tempo addietro si aggiustava il "Pennacchio di San Matteo" Trattasi di una composizione artistica fatta di frutta, mirto, canne di bambù e uva sanginella, un vitigno delle colline di Giovi. Un tempo gli agricoltori dell'assolata collina di Salerno ed i fruttivendoli della città offrivano tali cesti di uva sanginella, che maturava proprio nella seconda metà di settembre, al santo Patrono, nei giorni che precedevano la festa. Famosi furono i pennacchi allestiti in passato da "Idarella" alla Dogana Regia di Largo Campo e "Mammela" sulle scale di via Antonio Mazza. La tradizione del Pennacchio di San Matteo, che affonda le sue radici nella tradizione della civiltà contadina, si è persa.
Nessun salernitano conclude la festa se non con il panino imbottito di milza, una prelibatezza di sapori ed aromi, dal gusto forte d'aceto, menta e peperoncino, consumato semplicemente per strada, in attesa dei fuochi d'artificio, per concludere la festa in modo scoppiettante. Ed eccole le fiamme, alle 23 in punto, accendere il cielo nero pece, punteggiato di stelle, eccola la lava buona colare dal cielo senza fare danni, con al seguito lapilli incandescenti, incendiati alti per cadere già spenti nell'acqua. Uno spettacolo per tutti, senza pagare il biglietto, occupando solo un posto sul lungomare più bello che ci sia, almeno per i salernitani, ma apprezzato dall'intera provincia, a contare da quanta gente è assiepata festosa lungo le tre corsie, per non perdere nessuna figura di fuoco. Con l'ultimo botto il giorno di San Matteo e l'identificazione del popolo con Lui si conclude, l'appuntamento è per il prossimo anno "Salerno è mia: io la difendo ", così sul panno del Santo ed i salernitani di ciò sono pienamente sicuri, si che nell'allontanarsi portano con loro la certezza e la serenità di questa affermazione.
Maria Serritiello

Le immagini postate si riferiscono al 2011



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