Pagine

mercoledì 19 settembre 2012

Lettera ad Antonello Caporale del “Fatto Quotidiano” di Maria Serritiello






La lettera si riferisce all'articolo di Antonello Caporale sul "Fatto  Quotidiano" del 19  settembre 2012, dal titolo “ Salerno una crepa (di 500 metri) nel potere del sindaco Vincenzo De Luca”.  


Mi dispiace  che sia Antonello Caporale, l’autore di un pezzo, così pieno di livore, rivolto al sindaco della città di Salerno, apparso sul Fatto Quotidiano del 19  settembre 2012, dal titolo “ Salerno una crepa(di 500 metri) nel potere del sindaco Vincenzo De Luca”. Si, mi dispiace, perché lui stesso  viene da quella provincia addormentata da secoli, comandata da padroni e schiavizzata da boss. Vogliamo parlarne? Un esempio a caso: l’autostrada Salerno- Reggio Calabria, un percorso di guerra, una vergogna per un paese civile, che nei giorni scorsi, con torta e champagne ha festeggiato (sig) i 50 anni di  lavori non finiti.
Antonello è nato a Palomonte ( Sa), a Salerno ha studiato, in questa città si è laureato brillantemente  e ne ha fatta di strada. Bene sia, quando è un figlio di questa terra ad andare avanti, male, però, se a questa terra si getta fango. Il suo articolo, per carità, scritto in maniera ineccepibile, è troppo fazioso, per rispondere alla realtà. Certo, ci mancherebbe, ognuno può dire ciò che vuole, ma un minimo di correttezza e non formale, sia pure verso il più infame nemico ci vuole. Diamine, Antonello, è una regola basilare di comportamento, la polemica sì, ma non altrimenti, per non scadere nell’informazione poco corretta, non supportata dalla veridicità dei fatti. Ai salernitani, Antonè, non toccare San Matteo, non lo digeriscono proprio e tu sotto, sotto li ridicolizzi, perché dispensano applausi ugualmente al Santo e a De Luca, tramutandoli in un nugolo popolare e folcloristico al seguito di feste tribali, mentre tu appari l’osservatore esterno, colto, giustiziere  di una fede così primordiale. Mi dispiace dirlo, per essere lo studioso serio, non sei Ernesto De Martino, antropologo e né Salerno, oggetto di riti anni ’50.  Mi rammarico, ancor più che sia il “Fatto Quotidiano”, un giornale di spicco nel panorama italiano, a prestarsi  ad un modo tendenzioso di fare giornalismo, come è stato da lui criticato. Caporale, nella sua catilinaria, va giù duro e a senso unico. E’ a lui che  De Luca non piace e non, come ha lasciato intendere, ai salernitani che l’hanno votato al 76 per cento. Secondo Caporale, privando i cittadini di dignità pensante, i salernitani sono prigionieri del Minotauro, inermi e indifesi, in attesa di un  Teseo di turno che li liberi. Falso, il consenso ottenuto in città, dal Sindaco del fare è dovuto proprio perché fa, progetta e realizza, senza che la città debba assistere nel suo rinnovamento a tempi biblici e Dio solo sa, la burocrazia in Italia! La città dormiva dall’ultima trasformazione operata al tempo di Arechi, pensa tu, caro Antonello Caporale! La trasformazione urbanistica della città è sotto gli occhi di ognuno, dalle grandi opere a quelle che rendono più vivibile i quartieri, basta fare un percorso ragionato per accorgersene, ma tant’è Caporale vive a Roma. Il futuro di questa città, piaccia o meno al Fatto Quotidiano è affidato  al fronte mare e al suo impiego turistico che nessuno ciecamente ha messo in opera fino a questo momento. Nell’articolo si legge solo della crepa in piazza della libertà, che secondo Caporale è “un sintomo di una crisi profonda all’interno del rapporto tra l’amministratore sceriffo e i cittadini salernitani”non si trova una sola parola per il Porto Marina d’Arechi, per esempio, firmato Calatrava, un gioiello riconosciuto, tanto per citare una delle opere di rilievo che contribuiscono alla trasformazione del  volto della città, in un centro dinamico e proficuo per le giovani generazioni. Ma di che dovrebbe vivere questa mia città è la domanda a Caporale ? Di terziario? Non ce n’è per tutti. Di chiuso commercio, ah si, quello che osserva orari da piccolo paese, al tocco del mezzogiorno e al tocco del “sereno”? Caporale capisce il termine usato che è quello del tramonto, quando la laboriosa massaia ritirava i panni stesi per non fargli cadere l’umido sopra. Di agricoltura? Non se ne parla, gli anni del boom industrializzato ha colpito  anche la  mia città, per cui tanta gente ha lasciato la campagna per venire a vivere a Salerno tra Torrione, Pastena, Via Irno (una volta detta “E ceveze rosse”, (trad: gelsi rossi) per via di tante piante di gelsi che l’ombreggiavano e Mercatello, cementificazione  selvaggia senza un piano regolatore ma ciò non è imputabile a De Luca e Caporale dovrebbe saperlo. Caro Antonello, tu manchi da un po’ da Salerno, o forse no, da maggio, al punto Einaudi, locato proprio nel centro e ti sarà sfuggito tutto il miglioramento operato nei quartieri. La riqualificazione della città non è solo Piazza della Libertà, così invisa da pochi, in verità, ma anche della lungo Irno che ha sbloccato il traffico a Fratte, oppure della variante di Matierno, che elimina gli ingorghi e le imprecazioni dei residenti. L’elenco  potrebbe continuare ma chi vive a Salerno lo conosce. Allora perché tanta ostilità, te compreso, nei riguardi  del Sindaco De Luca? Certo è una persona diretta e non lo manda a dire  ed io, a te, in dialetto, che comprenderai ancora e  con una citazione rurale, recito “Troppe galle a cantà nun fa mai iurne” trad “Se troppi galli  cantano il giorno non rischiara”. Ecco magari De Luca ha il cipiglio del gallo-capo, nel pollaio ma almeno con lui fa giorno, poi tutte le polemiche e tutti i giochi di potere mi sono sconosciuti, né mi appartengono. Sono troppo salernitana e ciò che vedo trasformato nella mia città mi rende partecipe e contributiva di un progresso globale, che mi fa dimenticare lo stiracchiato mio  vivere al sud. Senza nessuna ostilità tra noi, ma da salernitana ho sentito il bisogno di esternare il mio pensiero, come hai fatto tu del resto. Se non è uguale al tuo, al Fatto Quotidiano, ai  figli delle chiancarelle, a tutti gli oppositori di De Luca e a tutti coloro che consapevolmente non preferiscono la città di Salerno, bene e sempre per il signor Voltaire, ho detto.

Maria Serritiello





Nessun commento:

Posta un commento