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martedì 28 dicembre 2010

Benevento "La città delle streghe"


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

Una città, Benevento, da scoprire in un weekend. Le sue bellezze storiche, di grande pregio, sono racchiuse in un pugno. Vivace quanto basta, ordinata nell'aspetto ed accogliente nelle persone che s'incontrano,Benevento è ingiustamente considerta la cenerentola della Regione Campania.Un invito a scoprirla,allora, ne vale la pena, lo scrigno dei suoi monumenti è un tesoro troppo prezioso per essere ignorato, non tralasciando, però, il saporoso liquore strega ed i torroncini di ogni specie, famosi quanto i monumenti della bellissima città.(Maria Serritiello)


BENEVENTO

Benevento (Ben-viént in dialetto beneventano, Beneventum in Latino) è un comune italiano di 62.131 abitanti[1] distribuiti tra il capoluogo comunale e numerose frazioni, capoluogo dell'omonima provincia in Campania. Considerando l'area metropolitana contigua la città arriva a circa 100.000 abitanti.

Città sannitica, romana, longobarda e poi pontificia, Benevento vanta un cospicuo patrimonio storico-artistico e un interessante patrimonio archeologico

Il centro storico di Benevento si trova su un'altura fra il corso dei fiumi Calore e Sabato, digradante verso la loro confluenza, ad ovest. È attraversato da un asse viario principale costituito dal Corso Dante e dallo spazioso Corso Garibaldi, sul quale si aprono alcune piazze (Cardinal Pacca, Duomo, Orsini, Roma, Matteotti). Nel punto più alto si trova il castello, la Rocca dei Rettori.

Nei due corsi confluisce un'irregolare rete di vicoli, nella quale sono distinguibili alcuni rioni storici, fra cui i medievali Trescene e Triggio, situati rispettivamente all'estremo nordorientale e sudoccidentale. I longobardi eressero una cinta muraria che includeva tutta la zona, della quale oggi rimangono oggi solo alcuni tratti. L'acropoli di Benevento conserva una cospicua quantità di monumenti, di cui i principali sono posti su Corso Garibaldi.

La via Lungocalore Manfredi di Svevia prende il nome dal luogo in cui venne sepolto re Manfredi di Svevia morto a Benevento nel corso dell'omonima battaglia. Le ossa del re vennero poi profanate dal vescovo di Cosenza, come ricorda Dante Alighieri nella Divina Commedia:

« [...] Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
...
Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,
dov'e' le trasmutò a lume spento.
...
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperatrice [...] »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purg. c. III, v. 103-145)

La "città delle streghe"

« Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto a noce e Beneviento »

Benevento è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro De nuce maga beneventana del protomedico Pietro Piperno, è dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti, oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba stregoneschi.

Altri fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori, si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.

Più tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in voto.

Ma nei secoli successivi la credenza non si sopì, anzi si arricchì di nuovi elementi. Streghe provenienti da ogni dove, volando come il vento, si sarebbero riunite sotto un noce, ovvero l'albero dei longobardi inspiegabilmente risorto. Qui si sarebbero tenuti banchetti e orge con la partecipazione del demonio, dopo i quali le streghe avrebbero attuato sortilegi contro la popolazione. Numerose furono le donne processate per stregoneria che riferirono dei sabba sotto il noce di Benevento. Ancora oggi la credenza sopravvive come superstizione popolare.

Canti popolari

Canto della luna
Luna, Luna nova Luna, Luna nuova
mèname quatt' ove buttami quattro uova
menammellè nzino, buttamele in braccio,
che te faccio i tagliulini; che ti faccio i tagliolini;
e t'e faccia c'a ricotta, e te li faccio con la ricotta,
trasettènne ca è fatto notte. rientra che è fatto notte.

Alle Lucciole
Cucciola ova anna cca Lucciola vieni qua
ca te voglie mmaretà che ti voglio maritare
e te mette dinto la cito e ti voglio mettere nell'aceto
e te trove nu bello marito. così ti trovo un bel marito








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