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mercoledì 8 dicembre 2010

I 90 anni del Presidente Ciampi




COMPLEANNO ECCELLENTE

FONTE:ANSA.IT
DI ALBERTO SPAMPINATO

"Vedo un paese che ha indebolito i riferimenti ai valori fondamentali e all'etica personale, e anche i rapporti con le istituzioni. Mi duole vedere il disagio di tanti cittadini e soprattutto dei giovani. Al momento, non ho elementi positivi da citare, ma sono convinto che, come altre volte, il paese troverà il modo di reagire, e ce la farà. Bisogna credere nella possibilità di cambiare le cose". Questa, dice all'ANSA Carlo Azeglio Ciampi, è l'Italia che appare ai suoi occhi quattro anni dopo aver lasciato il Quirinale e a due giorni dal suo novantesimo compleanno. Ciampi, il decimo presidente della Repubblica italiano, probabilmente sarebbe ancor al Quirinale se nel 2006 non avesse opposto un secco "gran rifiuto" alla richiesta corale di candidarsi per un Settennato-bis, un secondo mandato alla presidenza della Repubblica che non ha precedenti e che, disse Ciampi, sarebbe sbagliato. Ha preferito tornarsene a casa, come Cincinnato, dopo aver servito il suo paese. Il paese di cui parla con tanta amarezza alla vigilia dei suoi novant'anni, un compleanno importante che festeggerà giovedì in famiglia, con la moglie Franca, i figli ed i nipoti, nell'appartamento romano di via Anapo, dov'è tornato a vivere il 15 maggio del 2006 dopo la parentesi nell'appartamento di servizio al Quirinale. In questi giorni in casa Ciampi il telefono squilla continuamente, nonostante le telefonate siano filtrate. L'ex presidente della Repubblica non ha voglia di parlare con tutti. Da sempre schiva giornali e interviste sui temi di attualità. Preferisce scrivere articoli e commenti di suo pugno, affidare lunghe riflessioni ai libri. Ma al traguardo di questo compleanno a cifra tonda il presidente ci arriva facendo grandi eccezioni concedendo interviste in cui rivela il suo umore: la delusione di un uomo che segue con continuità la cronaca politica e i temi economici, suo pane quotidiano nei 45 anni trascorsi alla Banca d'Italia, nei due da premier (1993-1994) e nei tre da ministro dell'Economia (1996-1999).

Negli ultimi tempi le molte conquiste per cui Ciampi si è battuto per tutta la vita, con passione e competenza, sembrano vacillare (la continuità dell'impegno per la riduzione del debito pubblico e per il contenimento della spesa, per il consolidamento dell'avanzo primario, per la credibilità e l'affidabilità internazionale, per affiancare all'euro una politica economica comune dell'Unione Europea). Tutto vacilla e Ciampi tiene a dire quel che pensa. "Francamente - dice - mi aspettavo un Paese migliore, con più dignità. Io ho sempre attribuito molta importanza all'etica della persona e delle istituzioni. So bene che sono due cose distinte, ma si congiungono nell'uomo. Etica delle persone, per me, vuol dire dignità propria e anche nei confronti del prossimo, quindi rispetto delle persone umane: un sentimento che oggi vedo molto debole. E ancor più debole mi sembra che sia il rispetto per le istituzioni. Sentiamo poco il senso delle istituzioni. Invece ci vuole più del rispetto. Ci vuole culto delle istituzioni, per interpretarle, rispettarle ed accrescerne la dignità". Lei, che è stato un presidente molto amato perché ha sempre trovato una parola di speranza, anche nei momenti difficili, non vede più elementi per sperare? "Penso tuttora che bisogna nutrire speranza. Ne sono convinto. Perciò, in tutti i miei discorsi, in tutti i miei scritti, ho sempre invitato a non disperare. Ed anche i miei ultimi articoli si chiudono con queste due parole: futuro e speranza, e con l'invito a volgere lo sguardo verso l'alto, com'è nella natura umana. A questo proposito cito spesso alcuni versi delle Metamorfosi di Ovidio, quelli in cui si dice che il Creatore ha fatto gli animali con il muso prono, rivolto verso il basso. Ma ha voluto gli uomini con il viso che guarda verso l'alto, e ha ordinato loro di scrutare il cielo e le stelle. E' importante avere ideali civili che mirano in alto". In questo ultimo periodo sono sorti tanti problemi, tante polemiche, tante divisioni, e si avverte anche un senso di smarrimento... "Duole vedere il disagio di tanti cittadini e soprattutto dei giovani.

Ma non bisogna scoraggiarsi. Bisogna credere nella possibilità di cambiare le cose, di migliorarle con i nostri sforzi. Ho ricordato più volte quale Italia prostrata trovarono i giovani della mia generazione alla fine della seconda guerra mondiale. Un'Italia distrutta. Nel '44, quando tornai nella mia citta', trovai Livorno in macerie. Non c'era acqua né luce né gas. Ma nessuno si scoraggiò. Eravamo pieni di speranze. Ogni mattina ci mettevamo all'opera convinti che la sera avremmo fatto un passo avanti. Eravamo convinti che il paese poteva risorgere, e l'Italia è risorta". L'Italia di oggi, in particolare, è alle prese con i pesanti riflessi della crisi economica e finanziaria. Questo passaggio richiederebbe uno spirito unitario che nel nostro paese spesso si invoca, ma difficilmente si concretizza". Pensa che stavolta riusciremo a trovare quello spirito e una buona via d'uscita? "Io credo che lo spirito unitario sia essenziale per affrontare i problemi comuni, per risolvere i problemi essenziali. L'Ho predicato per anni. Credo che anche stavolta l'Italia ce la farà".

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