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martedì 14 dicembre 2010

'Ospedale' per bambole e giocattoli rotti


GIOCATTOLI ROTTI

FONTE:ANSA.IT

In laboratorio S.Biagio dei Librai a Napoli i vecchi amici tornano nuovi

La lista d'attesa è regolata dal giorno di arrivo in 'ospedale'. Si aspetta il proprio turno ma c'é anche una corsia d'urgenza: quella riservata ai turisti che non possono rimanere troppo tempo e debbono ritornare alle loro destinazioni. E' organizzato come un ospedale vero, con 'medici' in camice bianco impegnati in minuziosi interventi di ricostruzione ma qui, in via San Biagio dei Librai, nel cuore pulsante di Napoli non si curano ammalati. Qui, dalla fine del 1800 gli artigiani si preoccupano della salute delle bambole, di quelle rotte, e degli altri giocattoli. Nel laboratorio voluto da Luigi Grassi anche in questi giorni di fervore natalizio, nella folla che si reca a pochi metri da qui a San Gregorio Armeno, la strada più famosa nel mondo per i presepi, si riparano bambole che hanno più di cento anni ma anche giocattoli moderni, tra cui le Barbie di plastica alle quali le bambine sono affezionatissime e che chiedono di riparare. E poi, orsacchiotti e cagnolini di pezza.

"I giocattoli cambiano ma le persone no. Tanti bambini vogliono riavere quel giocattolo cui erano affezionati - spiega Tiziana Grassi nella bottega laboratorio nel centro storico partenopeo - e per loro è più importante rientrarne in possesso piuttosto che acquistarne uno nuovo". Nel mondo fantastico che si apre ci sono bambole in porcellana e cartapesta, decorate a mano, i cui lavori di aggiusto sono particolarmente delicati e richiedono i tempi che sono necessari. Vestiti, pizzi, merletti, ombrellini riportano i visitatori indietro nel tempo a giochi ormai dimenticati. Ma, nell'era degli aggeggi ipertecnologici, c'é chi continua a manifestare le sue preferenze per i cavallucci a dondolo. Testa, gambe e braccia rotte non sono un problema, bisogna aspettare il proprio turno e dall'ospedale gli artigiani della famiglia Grassi fanno uscire il giocattolo come se fosse tornato al suo perduto vigore. Nel retrobottega la sala operatoria dove si effettuano gli interventi. Non bisturi ma una macchina per cucire, aghi e forbici. E poi c'é chi rimette a nuovo i vecchi abiti. Affianco al lavoro di restauro dei giocattoli antichi anche la produzione di pastori e di Pulcinella del '700, simbolo della citta' di Napoli. "Da soli, nonostante tutte le difficoltà e il fatto che non abbiamo mai cercato appoggi di nessun tipo - dice la Grassi - riusciamo ad andare avanti e a mantenere viva questa tradizione". Oggi, come nel 1899, quando don Luigino Grassi, scenografo del San Carlo, ebbe l'intuizione di creare una struttura nella quale i giocattoli potessero ritornare a nuova vita.

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