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sabato 9 aprile 2016

“Under” della Compagnia Grandi Manovre di Forlì, il penultimo spettacolo del Festival Teatro XS.

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
70 minuti di autentica ferocia teatrale, il penultimo spettacolo del Festival Teatro XS, città di Salerno, il 3 aprile scorso. “Under” questo è il titolo della rappresentazione, originalmente elaborata da Loretta Giovanetti, sua anche la regia, ed interpretata dalla Compagnia Grandi Manovre di Forlì. Il pezzo, fuori dalle righe solite, richiama in sé il filone teatrale della crudeltà, una forma di teatro ideata da Antonin Artaud, nei primi trent'anni del Novecento, dove la spietatezza non era intesa come sadismo o causa di dolore, ma era il testo stesso ad esercitare una tirannia sullo spettacolo, per cui si metteva sullo stesso piano linguaggio, gesto, movimento, luce e parola, tutto ciò che succede in Under.
L’inizio, con i due personaggi in scena, al buio, lei a terra priva di sensi e lui che dispone in ordine le suppellettili di quell’oscuro rifugio, ha un avvio tranquillo e quando lei rinviene dalla momentanea perdita di conoscenza, si saprà in seguito, causato da uno scoppio, lui le è dolcemente accanto. Di Mike si capisce subito che patisce di una personalità disturbata, parla a scatti, balbetta le parole, le ripete più volte, si rosicchia le unghie e ha il corpo convertito su se stesso. Dal canto suo Amy, boccoli biondi, faccino tondo e bel personale, sembra più meravigliata di quello che c’è fuori, a detta di lui, perché non ricorda nulla, uno scoppio con conseguenti radiazioni, che il ritrovarsi relegata in quel posto oscuro, sola con lui. Loro, in effetti, sono amici di vecchia data, Mike è palesemente innamorato ma Amy, leggera, prepotente, come solo una donna sa fare quando intuisce la debolezza amorosa dell’altro, non se ne cura e a tratti lo stuzzica, ben sapendo della sua forza. Sono stati al Pub, una serata tra amici, c’era anche Francis, lo spasimante di lei di cui lui è geloso, ora si raccontano i particolari e ne rivivono le inezie, fino a che lo scoppio non li ha lanciati fuori e condotti al bunker che Mike, tempo addietro, aveva comprato e che agli occhi degli amici era sembrata una stramberia.
Mano a mano che la rappresentazione va avanti si capisce che qualche preoccupazione possa esserci nella strana situazione in cui si trovano. Il cibo messo da parte dal giovane, per lo più scatolette, comincia a scarseggiare e frequenti sono gli scoppi d’ira tra loro. La vita nel sotterraneo s’inselvatichisce, la mancanza di acqua e conseguentemente d’igiene smonta la piacevolezza femminea di Amy, la fame e la sete li rende entrambi brutali. Quanto tempo dovranno restare di sotto non è dato sapere ma si possono ormai intuire le intenzioni che hanno animato Mike. Passano i giorni e per quell’assurda prigionia il dramma si manifesta per quello che è, Mike è un pericoloso psicopatico e lei è stata selvaggiamente sequestrata. Ora che la situazione è chiara, in un vorticoso crescendo, vittima ed aguzzino si scontrano e si brutalizzano a vicenda. Compaiono, così, catene, coltelli ed aggressioni fisiche, sempre più violenti, sempre più avvilenti. Nella lotta, a volte vince lei, umiliandolo di brutto (la calata dei pantaloni), successivamente lui e lo fa in modo infamante con l’arma del turpe stupro.
Nel finale poco importa se lei, uscita mal concia dall’atto brutale, sguardo assente, voce metallica e manie, essa stessa, omicide, per fortuna solo di un gatto innocente, va a trovarlo in galera e lo incita ad uccidersi, quell’invito malvagio e carico di lucido odio è condiviso da tutta la platea a mo’ di liberazione.
“Under”, la pièce elaborata in modo originale da Loretta Giovannetti e scaturita da uno stage tematico su "Il corpo della parola", è risultato un lavoro di forte impatto, nel quale la forza fisica degli attori si è misurata con l’immensa bravura degli stessi. Il testo, un po’ forzato in alcune parti, ha avuto la sua consacrazione dalla recitazione dura e bestiale di due giganti Massimo Biondi (Mike) e Francesca Fantini (Amy), così dannati e così inevitabilmente persi.
 
Maria Serritiello
 
 
 
 


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