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venerdì 15 aprile 2016

Giovanni Damiano medico- poeta dice la sua sull''aricolo del Mattino di ieri, con una lettera al Dierettore




Fonte.: La Rete

A seguito dell’articolo di “Addio Iandolo”, a firma di Ugo Cundari, su Il Mattino del 12 aprile 2016, ho ritenuto opportuno e necessario avanzare al Direttore del giornale una richiesta di rettifica su l’affermazione secondo la quale lo studioso ritenesse “il napoletano una lingua e non un dialetto”, affermazione che travisa e lede la memoria scientifica del prof. Carlo Iandolo. Rendo pubblico il testo inviato, il cui contenuto è a conoscenza e condiviso dalla Famiglia Iandolo, attraverso il figlio prof. Antonio.Ed ecco il testo, inviato a  
sdirpol@il mattino.it

Chiar.mo Direttore de Il Mattino,
sul n° del suo giornale di martedì 12 aprile 2016, nell’articolo “ Addio Iandolo – il professore che difendeva il napoletano” a firma di Ugo Cundari,  dopo i preliminari che evidenziano il costante impegno del prof. Carlo Iandolo nello studio del napoletano (numerose Grammatiche, il Dizionario Etimologico Napoletano, l’ultima fatica : Il Dialetto di Napoli, marzo 2016; volumi tutti editi da Cuzzolin), afferma che, alla domanda se il napoletano è una lingua o un dialetto: “Era una lingua, ovviamente, per Iandolo, il quale però non poteva non constatare che, per come era trattata dagli stessi napoletani, si era ridotta a una sorta di dialetto popolare. Così, lo scopo dei suoi libri era comunicare una ricchezza e una complessità di  una lingua che sarebbe dovuta essere studiata e assimilata come i liceali fanno con il greco o il latini.”
E’ una falsità scientifica che offende la ricerca e le conclusioni propugnate e strenuamennte difese dallo studioso Carlo Iandolo. Il quale ecco come si esprime: “Anche l’idioma “napoletano” strutturalmente è una lingua… anche se funzionalmente e scientificamente dev’essere  considerato un dialetto. (pag. 11- Il Dialetto di Napoli). E se l’Unesco ereticamente e con blandimento gratuito, quasi con spirito un po’ municipalistico, è giunto a dichiarare “lingua” anche il ristretto dialetto di Napoli e delle altre regioni nostrane.” E ancora: “….un solo dialetto ha perso la sua  autonomia locale e si è imposto in tutto il territoro nazionale, divenendo “lingua” per struttura e funzionalità: il fiorentino.” In ciò  Iandolo condivide a pieno il  pensiero dell’accademico Nicola De Blasi (Storia Linguistica di Napoli, pag. 153): “In questa prospettiva, anzi, va chiarito che tutti (ma proprio tutti) i dialetti  sono lingue, in quanto sistemi linguistici…Ma sul piano delle funzioni comunicative, infatti, il napoletano e gli altri dialetti restano dialetti.”
Chiar.mo Direttore, credo che come me anche lei sia d’accordo sulla necessità di  ristabilire la  verità della memoria scientifica del prof. Iandolo, illustre studioso, accogliendo di  pubblicare, con pari evidenza sul suo giornale, la rettifica che le invio.
Cordiali saluti, con stima.
14/04/ 16

Giovanni D’Amiano.

 

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