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sabato 9 aprile 2016

Gambrinus 1900 al Teatro Delle Arti di Salerno a conclusione della rassegna Napul’ è mille culure

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Uno spettacolo lieve, equilibrato “Gambrinus 1900-Omaggio a Salvatore Di Giacomo, con melodie dolcissime ed evocative per ogni generazione a cui hanno cullato i sogni, gli amori, la vita. Al centro la figura di Salvatore Di Giacomo che del Gambrinus, lo storico caffè napoletano, ne aveva fatto la seconda casa. Ed è proprio dinanzi al mitico luogo che s’incontrano personaggi di rilievo: Ferdinando Russo, Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci, Libero Bovio, Salvatore Gambardella, Giovanni Capurro, Mario Costa, Lina Cavalieri, personalità che hanno fatto la storia della canzone e della cultura napoletana. Un tempo a Napoli si componevano belle melodie, poeti e musicisti s’ispiravano facili, come lo fu per D’annunzio che scrisse ’A vucchella, versi di incomparabile bellezza, proprio dinanzi al Gambrinus, su di una salviettina bianca di carta, per una scommessa fatta con il poeta Ferdinando Russo. Un teatro esso stesso il Caffè, dove, tutto il giorno, si alternano famosi avventori, per assistere, alle loro vicende umane, come la lite, per la bellezza di una fanciulla, tra Ferdinando Russo, poeta fuori le regole, ed il sommo Giosuè Carducci, cui la ragazza si accompagnava. Intanto, Salvatore Di Giacomo che staziona, tutto i giorno, senza mai prendere un caffè, perché, come lui stesso dice, il liquido nero gli procura il bruciore di stomaco, consuma la sua depressione, l’amore infelice per Elisa ed il suo desiderio di essere riconosciuto per ciò che andava producendo, con un applauso. Di tanto in tanto si avvicendano per fargli compagnia, il dottore Antonio Cardarelli, il sommo clinico e benefattore, il poeta Giovanni Capurro, l’impareggiabile autore di ‘O sole mio, brano il più conosciuto nel mondo, suonato alle Olimpiadi di Anversa del 1920, al posto dell’inno di Mameli.
Uno spettacolo, il Gambrinus ‘900, che oltre alla bella composizione scenica, ci restituisce informazioni, ai più sconosciute, sulla genesi di tante belle canzoni che sono andate di bocca in bocca, senza altro sapere. Le   coreografie di Pina Testa, montate leggiadre, hanno accompagnato il bel canto della Compagnia TeatroNovanta che non ha spezzato il ritmo del racconto, anzi l’ha vivacizzato, allertando l’ascolto: La luna nova, Totonno ‘e Quagliarella, ‘A vucchella, Uocchie c’arragiunate, Frutte e granate, Oilì Oilà, Era de maggio, Marechiaro, Marzo, per citarne alcune. Un collettivo che ha funzionato alla perfezione sia come gruppo: Chiara De Vita, Antonnello Cianciulli, Alessandro Caizza, Tommaso Fichele, Manuel Mascolo, Antonello Ronga, Annarita Vitolo ed Antonio Izzo, sia come singole ed eccezionali professionalità: Matteo Salsano. Un elogio particolare spetta alla famiglia Stella, a Serena, giovane, brillante, spigliata e sicura del palcoscenico, ad Elena Parmense, dosata, accorata, ma anche volitiva, semplicemente Elisa, la donna amata da Salvatore Di Giacomo e poi a lui, a Gaetano Stella, un angosciato poeta pieno di paure e di vita inespressa, un’interpretazione la più veritiera possibile.
 Gambrinus 1900, l’ultimo appuntamento della rassegna Napul’ è mille culure, rappresentato il 1 aprile scorso, è stato un pensiero fisso, rincorso da  Gaetano fin dalla sua giovinezza, a dircelo è lui stesso a fine spettacolo, e che solo sotto la spinta di sua moglie, Elena Parmense, ha visto la luce. Al testo, vivace e dai tempi giusti, ha collaborato Ciro Villani, la regia è di Gaetano Stella.
Ciò che si porta dentro, dopo aver assistito al Gambrinus ‘900, oltre al riecheggiare delle splendide melodie, è lo sguardo tenero di Gaetano, verso la propria figlia Serena, nel vederla crescere in bravura e restarne soddisfatto ed anche, quando in scena abbraccia sua moglie Elena, ma Elisa da copione, non è finzione scenica e lo slancio si vede.
Conservatevi così, attori umani. Siete splendidi!
 
Maria Serritiello
 
 

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