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sabato 14 aprile 2012

Padre Lombardi: su Emanuela Orlandi il Vaticano non ha nascosto nulla



FONTE: AVVENIRE.IT


Non risulta" che da parte delle autorità vaticane "sia stato nascosto nulla" sul sequestro di Emanuela Orlandi, "né che vi siano in Vaticano segreti da rivelare". Lo afferma oggi il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, secondo cui "continuare ad affermarlo è del tutto ingiustificato".

"Se le Autorità inquirenti italiane - nel quadro dell'inchiesta tuttora in corso - crederanno utile o necessario presentare nuove rogatorie alle Autorità vaticane, possono farlo, in qualunque momento, secondo la prassi abituale e troveranno, come sempre, la collaborazione appropriata". Così sempre padre Lombardi.

DAL BLOG VITA LIQUIDA DI IGOR PATRUNO

NINO L'ACCATTONE, RENATINO ED EMANUELA ORLANDI

Antonio Mancini, componente del nucleo storico della banda della Magliana, soprannominato Nino l’Accattone ("Ricotta" in "Romanzo Criminale"), ha rilasciato una intervista a Giacomo Galeazzi, vaticanista de La Stampa. Parla di "Renatino", di Emanuela Orlandi e di altre cose

Il giudice Rosario Priore sostiene che la Orlandi sia stata rapita dalla Banda della Magliana per un ricatto al Vaticano per rientrare in possesso di 20 miliardi di lire consegnati allo Ior. È così?
«Ciò che afferma il giudice Priore a proposito del rapimento della Orlandi è l’assoluta verità, quello che mi lascia perplesso è la cifra di 20 miliardi. Conoscendo la massa di denaro che entrava all’interno della Banda e in modo particolare nel gruppo dei testaccini, ritengo che 20 miliardi sia una somma sottostimata».

Quale fine ha fatto la Orlandi?

«A lei sembra possibile che dopo 28 anni senza dare nessuna notizia di sé sia ancora viva?»

Il boss dei «testaccini» della Banda, Enrico De Pedis è sepolto nella basilica romana di Sant’Appollinare. Perché?

«Il motivo per cui De Pedis è sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare è che fu lui a far cessare gli attacchi da parte della banda (e non solo) nei confronti del Vaticano. Queste pressioni della Banda erano dovute al mancato rientro dei soldi prestati, attraverso il Banco Ambrosiano di Calvi, al Vaticano. Dopo il fatto della Orlandi, nonostante i soldi non fossero rientrati tutti, De Pedis, che stava costruendo per sé un futuro nell’alta borghesia, si impegnò, attraverso i prelati di riferimento, a far cessare le azioni violente. Tra le cose che chiese in cambio di questa mediazione, c’era anche la garanzia di poter essere seppellito lì a Sant’Apollinare».

(...)
Il pentito Maurizio Abbatino sostiene che voi della Magliana conoscevate il segretario di Stato, cardinale Casaroli. Le risulta?

«Io personalmente ho conosciuto Agostino Casaroli da ragazzino nel periodo del riformatorio in quanto il Segretario di Stato si prendeva cura della devianza minorile. So però che uomini della banda in seguito hanno avuto rapporti con lui, quindi mi sento di avvalorare le dichiarazioni di Abbatino».

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I costruttori che ruotavano attorno alla Banda avevano rapporti d’affari con lo Ior di Marcinkus e altre istituzioni finanziarie vaticane?

«Sì e in modo cospicuo. Oggi la Banda esiste ancora, ha solo cambiato modo di operare. All’inizio per farci strada, dovevamo lasciare i morti per strada. Adesso la Banda ha vinto e come la mafia ogni tanto ammazza qualcuno per far capire che c’è ancora. Basta vedere i recenti nomi di omicidi e vicende giudiziarie. Un anno fa Gennaro Mokbel, con il senatore Nicola Di Girolamo, è finito nello scandalo Fastweb. Mokbel era mio guardaspalle armato e ben pagato. Garantiva la mia incolumità con Antonio D’Inzillo, lo stesso che guidava la moto quando fu ucciso De Pedis».

Perché non ha parlato prima del caso Orlandi?


«Non faccio il giudice. Nessun magistrato mi ha mai chiesto niente sulla scomparsa malgrado il vigile Sambuco abbia visto vicino al Senato la ragazza con un uomo il cui identikit somiglia moltissimo a De Pedis. Alti funzionari di polizia hanno detto di essersi indirizzati subito sulla pista-Magliana ma di aver trovato bastoni tra le ruote».
Questa la versione di Antonio Mancini.
Adesso il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, torna per la quarta volta in una settimana sulla vicenda, in una lettera inviata a Walter Veltroni. E annuncia di aver informato la magistratura «delle evidenze emerse» in seguito ai nuovi accertamenti disposti. A 22 anni dai fatti, il 'giallò, collegato alla sparizione di Emanuela Orlandi, si arricchisce così di un nuovo capitolo che potrebbe avere anche risvolti giudiziari. Fu una telefonata anonima alla trasmissione 'Chi l'ha vistò nel 2005 ad invitare a vedere chi era sepolto a Sant'Apollinare per trovare la soluzione del caso Orlandi. Ma la tomba nella cripta della basilica non è mai stata riaperta, nonostante le richieste della famiglia della ragazza scomparsa nel 1983. E dopo l'interrogazione di Veltroni, anche il ministro Cancellieri ora ha portato il suo contributo chiarendo alcune circostanze. La titolare del Viminale ha ribadito che, contrariamente a quanto da lei affermato in un primo momento, Sant'Apollinare non è territorio vaticano e non gode dunque dell'extraterritorialità. Ha riferito quindi i nuovi elementi acquisiti «solo ieri pomeriggio»: Poletti ha rilasciato il nulla osta il 10 marzo alla tumulazione della salma nella basilica; il 20 marzo il rettore di Sant'Apollinare, mons. Pietro Vergari - che definì De Pedis un benefattore - ha attestato che la chiesa è soggetta ad uno speciale regime giuridico; lo stesso giorno la famiglia del defunto ha chiesto assistenza sanitaria per la traslazione della salma dal cimitero del Verano nella basilica, diventata ora, nei documenti, «Stato Città del Vaticano»; il 24 aprile 1990 la famiglia ha ottenuto «dall'autorità comunale l'autorizzazione al trasporto della salma da Roma a Città del Vaticano». E, ha concluso Cancellieri, «visto che sono ancora in corso indagini sulla vicenda, ritengo di informare l'autorità giudiziaria delle evidenze emerse». Veltroni definisce «molto importante» la lettera del ministro. Perchè, sostiene, chiarisce innanzitutto che la basilica non è in una condizione di extraterritorialità e, dunque, la salma del boss «non poteva essere trasferita lì senza l'ottemperanza alle leggi italiane». Cancellieri, continua l'esponente del Pd, ha anche confermato «che nessuna delle autorizzazioni previste dalla legge è stata rilasciata, mai» e questo è «il primo profilo di evidente irregolarità della anomala procedura che ha portato all'incredibile decisione di seppellire il capo di una banda criminale in una delle basiliche di maggiore importanza di Roma». Inoltre, prosegue Veltroni, secondo i nuovi documenti citati dal ministro, «viene realizzata una clamorosa procedura»: la famiglia De Pedis ottiene infatti all'inizio il permesso del Comune per il trasporto del cadavere a Sant'Apollinare, che poi diventa Stato del Vaticano. E il Comune, sottolinea, «fa trasferire un cittadino romano, che non ne aveva diritto, in un luogo diverso da quello indicato nella prima autorizzazione. È evidente che si sono aggirate leggi nazionali e alterate le procedure di autorizzazione locale. Perchè? Chi lo ha fatto?». Infine, l'ex sindaco del Capitale elogia la decisione del ministro di informare l'autorità giudiziaria delle novità. «Chi, come me, ha fiducia nella magistratura - conclude - sa che non sarà inutile».

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