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lunedì 2 aprile 2012

Il maestro è stato desacralizzato: oggi l'adolescente può insultare chi ne sa più di lui



FONTE:TISCALI OPINIONI.IT
DI MARCO LODOLI

Marco Lodoli (Roma, 22 ottobre 1956) è uno scrittore e giornalista italiano. Laureato in Lettere, è insegnante di Italiano in un istituto professionale della periferia di Roma. Dapprima scrittore di poesie, approda alla prosa con il suo primo romanzo, Diario di un millennio che fugge, che ha vinto il Premio Mondello opera prima, giudicato dalla critica il suo romanzo migliore. I temi ricorrenti nell'opera di Lodoli sono il viaggio e la morte, ma soprattutto il rapporto tra l'io e l'altro (il "diverso"). Collabora con il quotidiano La Repubblica, dove, nella Cronaca di Roma, firma una rubrica che si chiama Isole e, nell'edizione nazionale, è editorialista su temi che riguardano i giovani e la scuola


Oggi l'adolescente può insultare chi ne sa più di lui


"Non sono d’accordo, professore. Secondo me il tema di Marchetti era almeno da sette, sette e mezzo.” Sono situazioni ormai molto comuni: le valutazioni dell’insegnante non vengono ritenute esatte, addirittura si dubita che quel signore dietro la cattedra abbia i mezzi, le qualità, le capacità per esprimere un giudizio equilibrato. A nulla valgono gli anni di studio universitario, i mille libri letti, la partecipazione a congressi, e in fondo anche una certa maturità dovuta agli anni, ai viaggi, agli amori fortunati e sfortunati, ai pensieri inseguiti e perduti, alle occasioni. Nessun ragazzo è più disposto a riconoscergli autorità e autorevolezza, nemmeno sulla materia che quell’uomo ama e insegna da trent’anni. Purtroppo situazioni simili si presentano anche a casa.



L’uomo torna con un vecchio film da mostrare al figlio di dieci o dodici anni, un capolavoro di Chaplin o di Buster Keaton, ma il ragazzino non ne vuole sapere, non vuole nemmeno provare a guardare quel film. “Non mi interessa, lo so già che non mi interessa, è inutile che insisti papà, queste sono cose dei tempi tuoi.” Per il padre è quasi impossibile spiegare al dodicenne recalcitrante che questo o quel film è stato girato molti anni prima che lui nascesse, che si tratta di fidarsi proprio come lui si è fidato quando gliel’hanno fatto vedere, quando l’amico più grande gli fece ascoltare “A love Supreme” di Coltrane o quando lo zio ammiratissimo gli mise tra le mani “Delitto e castigo”. Si cresceva perché qualcuno che riconoscevano come “superiore” ci apriva una finestra e ci invitava a guardare. Ora siamo in un altro tempo, e nessuno pensa che ci sia qualcuno che possa aiutarlo a crescere con un consiglio o una proposta.



Quando è cominciato il fenomeno della desacralizzazione del maestro? Forse nei lunghi talk-show degli anni Ottanta, quando un pensatore o un bravo scrittore si trovava fianco a fianco alla belloccia o al caso umano, al comico o al calciatore e tutti potevano parlare di tutto, senza remore e senza vergogna? E’ cresciuto forse nell’epoca di Internet, quando ogni adolescente può esprimere il proprio parere, irridere o insultare chi ne sa mille volte più di lui? E’ finito il tempo in cui prima di poter solo immaginare di prendere la parola bisognava ascoltare per anni i più grandi, imparare, penetrare in ragionamenti complessi, articolati, difficili. Bisognava rinforzare la mente, accrescere le conoscenze prima di muovere una critica, prima di dire al professore di filosofia: “Non sono d’accordo”, prima di contrapporre alle idee del padre le proprie.



Se Dante o Leopardi oggi avessero un blog dove riportare le loro riflessioni e i loro versi, in breve sarebbero sommersi dagli sputi irriverenti di centinaia di menti adolescenziali, “perché io la penso proprio al contrario, perché secondo me le cose non stanno così, e non ti credere vecchio nasone o povero gobbo di saperne più di me solo perché ti hanno pubblicato quattro paginette!” Se un ragazzino non impara ad ascoltare, se crede di avere il diritto di esprimere qualsiasi sciocchezza solo perché ne ha la possibilità, allora ogni sviluppo intellettuale è destinato a morire in culla, nella superbia gracile di chi si illude di poter fare a meno di qualsiasi maestro.

02 aprile 2012






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