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domenica 26 marzo 2017

Presentata al Caffè dell’artista di Salerno dal Dott.re Geppino Lauriello “La Notte di San Bartolomeo”



Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Presso la Sala Moka di Salerno, sita in Via Diaz, il 20 marzo scorso, alle ore 18, l’associazione culturale il “Caffè” dell’Artista che, ogni lunedì, propone un tema di ascolto ai soci, ha presentato un interessante studio del dott.re Giuseppe Lauriello, Primario Emerito di Bronco- pneumologia al Da Procida di Salerno, scrittore e studioso del mondo antico. Il tema scelto per la dotta conferenza, illustrata da una serie di diapositive e filmati, è stato “La notte di San Bartolomeo”, passata alla storia con la riassuntiva espressione “Parigi val bene una messa”, pronunciata da Enrico di Navarra e risalente alla fine del '500, periodo in cui la Francia era devastata da una terribile guerra civile, conosciuta come la “Guerra dei tre Enrichi": Enrico di Guisa, Enrico III e appunto Enrico di Navarra. Nel trattare l’argomento il relatore non soltanto ha esposto la sanguinosa vicenda con l’efficacia delle immagini e la crudezza dei filmati, ma ha magistralmente narrato gli antefatti del massacro e l’inquietante contesto storico in cui è maturato, sottolineando come l’orrenda carneficina sia nata da quelle truculente e fanatiche guerre di religione che imperversarono e insanguinarono l’epoca. Con pochi, suggestivi tocchi sono state inquadrate le figure dei protagonisti: Caterina de’ Medici, Carlo IX, Enrico di Navarra, Enrico di Guisa, la Margot e le angosciose ‘nozze di sangue’ tra Enrico di Navarra e Margherita di Valois. L’accattivante conferenziere, che ha un seguito di ascolto notevole, accostando vicende di ieri e vicende di oggi, ha voluto, soprattutto, porre in risalto alcune analogie con gli attuali misfatti terroristici, che hanno seminato di tanti morti innocenti, i vari luoghi d’Europa. Un appuntamento, quello del Dott.re Geppino Lauriello, al Caffè dell’Artista, tradizionalmente seguito, le sue performance piacciono per il dotto contenuto e l’affabulane modo di porgerle.
Maria Serritiello
 

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