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sabato 11 marzo 2017

Al Teatro Genovesi di Salerno “Questa immensa notte” con Gli Amici di Jachy, di Genova


questa immensa notte

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

“Questa immensa notte”, il secondo pezzo teatrale in concorso al nono Festival Nazionale del Teatro XS Città di Salerno, è stato rappresentato, il 5 Marzo 2017, presso il Teatro Genovesi, dalla compagnia “Gli Amici di Jachy” di Genova, per la regia di Paolo Pignero. L’Autrice Chloe Moss, di Liverpool, classe 1976, è una giornalista e blogger che con l’opera “Questa immensa notte”, portata in scena per la prima volta nel 2008 al Soho Theatre, ha vinto a Londra l’importante premio “Susan Smith Blackburn Prize”, conferito ogni anno ad un testo di nuova drammaturgia inglese.

Da subito, il testo si preannuncia duro, spietato e disperato, né l’aiuta la scenografia, un monolocale ridotto all’essenziale, con un arredamento del tutto arrangiato. Piove a dirotto e per tutta la durata, circa un’ora e venti, non smetterà.  In questo angusto spazio si muoveranno due donne, vomitando tutto ciò che non va in loro, come l’amara esperienza del carcere, le vite perse, l’affetto mai sicuro e nulla di concreto a cui aggrapparsi, se non la confortante amicizia che ne è nata tra di loro.  Mary, la padrona di casa, vive da sola, si veste in maniera trasandata, capelli tirati malamente su da una pinza e dalla quale sfilano molte ciocche alla presa, trucco sfatto e giubbottino di pelle nera, che indossa per andare a lavorare. Quando torna a casa, scende dai tacchi e calza ciabatte infradito con tutti i calzini. Sciatta, tatuata da ogni parte ed ondulante si trascina dal divano alla sedia, mangiando poco ma in compenso bevendo tanto, guarda la tv priva di sonoro, tanto non le interessa alcun programma. Nella casa predomina il silenzio e se non fosse per la pioggia che scroscia sui vetri, si direbbe disabitata. In una di queste sere, prive di senso, bussa, alla porta di Mary, Loredana, appena uscita dal carcere, intabarrata in una tuta grigia ed un informe impermeabile beige, almeno di una taglia in più, con una borsa da palestra sotto braccio, contenente i suoi miseri effetti personali. Si abbracciano contente di essere entrambe libere dai legacci del carcere. Loredana non sa dove andare e a Mary risulta ovvio invitarla a restare. Dopo il primo entusiasmo, che le induce a pensare di poter uscire dal baratro in cui sono precipitate, usando ogni mezzo, l’alcol, la musica, il ricordo di una qualche felicità, cominciano i problemi per andare avanti e il gluone che dovrebbe garantire la vicinanza e l'affetto tra le sue protagoniste sembra frantumarsi e decadere, per mancanza di prospettive e motivazioni. L'esile fiammella amicale battuta dai venti malefici delle droghe, delle sconfitte, della depressione e della infeconda e pregiudizievole ignoranza a stento resiste. Nel loro legame si combinano complesse dinamiche, esse sono amiche, sì, ma anche madre (Loredana) e figlia (Mary), c’è un rapporto sentimentale tra loro, ma anche conflitti molto forti, dettati dall’egoismo di una convivenza forzata. E poi tante bugie imbarazzanti, Mary, per esempio, non lavora in un bar ma fa la vita in strada, che mettono a nudo le loro anime e finiscono per farle scoppiare. Eccole, in una discussione accesa vengono a galla tutte le laceranti ferite che si portano dentro, l’abbandono della madre, lo sfruttamento di vari scioperati, l’alcol, per Mary, le pillole antidepressive, l’uccisione, il carcere, il rifiuto del figlio Benny, per Loredana.  La notte fa da testimone alle due anime derelitte, avviluppate dalla paura di ogni male del mondo di fuori, ben rappresentato dalla pioggia, mai catartica, ma sempre a far da ostacolo insormontabile con l'esterno, con l'insostenibile pesantezza dell'oscillare tra l'essere e il non essere. Storia apparentemente senza storie, che tuttavia consente all'autrice di imbastire un dialogo forte e struggente, duro e commovente, lucido e onirico, costruttivo e lacerante. E la notte, questa infinita notte, è lo spartito entro il quale si dipana la vita delle due, vita che per certi versi ricapitola le fasi della notte con una sorta di preludio dolce, che cede il passo al sonno Rem, seguito dai picchi ormonali preannuncianti il risveglio. Riviviscenza che al giorno dà speranze e alle due donne la certezza che da sole possono farcela. Ottima la resa delle due interpreti: Manuela Mazzola e Ornella Sansalone, recitazione spontanea, senza forzature ma naturale nel dialogo “Che hai provato ad uccidere? Chiede Mary “E’ stato facile” risponde Loredana. Commovente il ballo tra di loro ascoltando la musica dei ricordi e del loro incontro, come è struggente il pianto gridato da Mary “Voglio la mamma”, nel quale si ravvisa tutta la sua fragilità. Faccio mia (ndr) una battuta del recitato “Non tutti possono essere fortunati”. Il tempo del dialogo ha avuto la durata giusta e le battute fluide, anche se con qualche accento genovese di troppo. Bifasica la scelta delle musiche, a brani decisi e freddi si sono accostati pezzi  dolci e nostalgici. Buona la scelta e la direzione di Paolo Pignero.

Maria Serritiello
 
 

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