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martedì 1 novembre 2016

La Compagnia In-Stabile e La Cantatrice Calva inaugurano “Il Nostro Teatro” di Fratte



Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


“La Cantatrice Calva” di Eugéne Ionesco, un pezzo di non facile presa sul pubblico, è stato rappresentato dalla Compagnia In-Stabile, all’interno della rassegna “Teatri…Amo Salerno”, prima edizione, presso “Il Nostro Teatro” dell’I.C. San Tommaso D’Aquino del rione Fratte. Un’interessante iniziativa resa possibile grazie alla ristrutturazione di un’area della scuola e dalla collaborazione della Dirigente scolastica, prof.ssa Annalisa Frigenti e Roberto Finamore, presidente del teatro In- Stabile. La rassegna è nata al fine di utilizzare costruttivamente il nuovo spazio ed ha avuto inizio sabato 29 ottobre, per concludersi l’11 dicembre prossimo. Sette appuntamenti nei quali il teatro diventa polo culturale e traghettatore di un quartiere a vocazione operaia, cresciuto attorno alle Fonderie e alle Cotoniere Manifatture Meridionali. La pièce prediletta per il debutto la dice lunga sulle intenzioni di questo gruppo di giovani attori, che vuole far cultura e diffonderla, perché crede in essa come unico strumento di elevazione. La scelta, poi, di utilizzare la scuola, a contenitore di performance è degna di lode. Tutti gli istituti scolastici dovrebbero, nei vari quartieri, essere capofila e attrattori formativi, una sorta di suonatori di flauto magico, per attirare e avviare, nelle spire dell’etica e dell’estetica quanta più umanità possibile, e rendere reale, presso le giovani generazioni, “la buona scuola” Lode, allora, all’iniziativa, per chi l’ha proposta e per chi l’ha favorita.

La Cantatrice Calva è la parodia di una commedia, definita dallo stesso autore “anti commedia” ed è il primo esempio di un genere teatrale chiamato “teatro dell’assurdo”, dove si utilizzano frasi fatte, dialoghi contrastanti, luoghi comuni e strisciante razzismo. I personaggi sono sei e ad inizio di rappresentazione, in scena seduti in un ideale salotto inglese, ci sono i coniugi Smith, lui legge il giornale, lei rammenda una calza. Non parlano tra di loro, il silenzio, di ben 15 minuti, cala dal palcoscenico sul pubblico, che interdetto non sa che cosa pensare. A rompere la fissità della situazione è la Signora Smith, che prende a ripetere più volte il menu della loro cena, mentre il marito senza alzare gli occhi dalle notizie, esprime commenti sui medici, sullo stato britannico e sull’esercito. Appare la cameriera Mary per annunciare la visita dei coniugi Martin, mentre i padroni di casa vanno a vestirsi. Questi si accomodano ed iniziano a comportarsi come dei perfetti sconosciuti. Le due coppie, alfine, si ricongiungono ed iniziano a parlare in modo sconnesso e senza un filo logico, quando bussano alla porta più volte. Al di là di essa, però, non c’è persona, sicché la Sig.ra Smith si convince che al suono del campanello non vi debba essere mai nessuno. Alla porta, intanto, compare il capitano dei pompieri, alla ricerca spasmodica di un fuoco da spegnere. I sei personaggi cominciano a parlare, a raccontare barzellette, episodi ed a sbraitare, emettendo suoni senza senso. Si spengono le luci ed in scena, ora, si sistemano i signori Martin al posto degli Smith e tutto ricomincia daccapo. Nel salotto inglese rappresentato, una grande importanza è riservata agli orologi, atti a scandire il tempo sempre uguale, con rintocchi che cambiano ogni volta. Un’assenza eccellente, poi, brilla ed è quella della Cantatrice Calva, la quale pur dando il titolo alla pièce non compare mai se non nella domanda del pompiere “A proposito e la Cantatrice Calva? “Si pettina sempre allo stesso modo” è la risposta data.

Tutti e sei gli attori sono stati molto bravi ed attenti nelle singole caratterizzazioni, come disinvolti nel mantenere la scena. La fedeltà del testo, poi, sia pure con un tratto personale, è stato l’elemento di distinzione della regia praticata da una talentuosa Emanuela Tondini, nella duplice veste di regista e di attrice, a lei, infatti, si deve la modellata Sig.ra Smith. Perfetto nella parte del borghese inglese, è Roberto Finamore, non una sbavatura nella recitazione, anzi fin troppo preciso nel mimare gesti, dallo sfoglio del giornale al fumare della pipa. Vincenzo Triggiano e Francesca Canale, rispettivamente il signore e la signora Martin, hanno fatto il paio con i signori Smith, brillanti, ciarlieri e con i toni giusti. Molto espressiva è, Lucia Finamore, nel ritagliarsi in maniera completa il personaggio della cameriera. Infine il capo dei pompieri, Antonello Cianciulli è stato il tassello che ha completato in modo equilibrato il puzzle della recitazione. Il momento clou della bravura di tutti e sei è da ritenersi quando tutti insieme, ma ognuno per proprio conto, attaccano a parlare forsennatamente sovrapponendosi l’uno sull’altro e rendendo incomprensibile, ancor più, il discorso.  In tutti è stata visibile la sana passione per l’arte e ciò li ha resi belli e bravi. Un debutto migliore, per la Compagnia Teatro In-Satbile, non poteva esserci, essendosi testati con un’opera che alla sua prima apparizione, nel 1950, fu stroncata dalla critica e dal pubblico. La via difficile di un testo non popolare li rende meritevoli e ci spinge ad incoraggiarli a continuare, proprio in un quartiere, quello di Fratte, che a saperlo leggere meglio ha potenzialità non indifferenti, non fosse altro per la bellissima chiesa, proprio adiacente al teatro, della “Sacra famiglia”, costruita nel 1974 da Paolo Portoghesi, l’ottantaquattrenne architetto romano. E non è tutto, altra firma eccellente di fama mondiale, l’archistar Massimiliano Fuksas, ha lavorato per la riqualificazione del territorio, con due interventi: Eden Park ed il Centro Commerciale, in via di ultimazione laddove un tempo le Cotoniere. Infine Fratte ha un patrimonio archeologico unico al mondo “La Necropoli Etrusca” con la quale convive senza darle importanza, ecco bisogna cominciare di là per un discorso culturale serio ed il teatro e questi giovani di talento possono.

Maria Serritiello
 
 

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