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giovedì 8 settembre 2016

"Quelle storie trasportate dal vento" di Brunella Caputo




Fonte :La  "Città di Salerno"
del 4 settembre 2016

Quelle storie trasportate dal vento
di Brunella Caputo

Bambini al mare, donne bellissime, mogli stanche: tutte le voci che arrivano dal mercato

Sono stati giorni di vento, soprattutto nella seconda parte di agosto, un vento che ha costretto a chiudere le finestre. Io le ho lasciate aperte. Non è stato un vento freddo, solo forte. Ha portato tanti rumori, tanti odori, ha raccontato tante storie. Succede di sentire storie, la mattina presto, nei giorni di vento. È stato un vento con il calore lieve di fine estate, dentro. Ha portato dolci ricordi nelle notti passate a leggere libri e a respirare i racconti che affollano le pareti e i cuscini della casa di mia madre, ubicata nel quartiere della mia adolescenza, dove siamo ritornate da qualche anno. Anche un libro porta sempre un ricordo, ritrovi quelli letti anni prima e hai voglia di rileggerli. In un libro letto trovi sempre qualcosa del tuo passato, ti appartiene. Il mese di agosto lo passo a casa di mia madre, sola con lei. Mi trasferisco in un altro quartiere della stessa città: Salerno. Vado a stare a Torrione, vicino al mercato. Ed è lì che li sento, nelle mattine di vento. Mi succede di sentirli arrivare, alle sei più o meno. Inizialmente sento solo un rumore di ferraglia. Poi, piano, si aggiungono rumori sordi, come di legno che batte su altro legno, e voci. Prima una voce, poi un’altra, poi un’altra ancora. Non si mischiano, si aggiungono una sul finire dell’altra. Si mettono in fila a seguire, le voci, e le posso quasi distinguere. Se presto attenzione posso capire discorsi. Non urlano, parlano, i proprietari dei banchetti del mercato e le loro voci arrivano amplificate, portate dal vento. Parlano a voce un po’ più alta, narrano cose, qualche volta fatti del giorno prima, raccontano. Non riesco sempre a comprendere tutta la storia, se il vento non è a favore, ma, ognuna di queste mattine, il mettersi in fila delle loro voci è stata una nuova storia da sentire. Stamattina il vento è diminuito tanto, quasi non si sente più, nessuna voce distinta arriva dal mercato.
Mi mancano, le voci, mi manca il vento che le trasporta, mi mancano tutti i loro suoni e colori. Mi affaccio alla finestra, niente. Non si sente niente. Senza vento non è possibile, rifletto su questo. I dolci suoni di storie raccontate sono portati solo dal vento e dal mare. All’improvviso, senza pensare, mi vesto. Decido di andare a prenderle da vicino, le voci. Decido di andare a sentire altre storie. Lungo la strada penso che forse non sarà la stessa cosa, il vento magari le rende più belle. Mi avvicino alla grande piazza sede del mercato, mi basta fare pochi metri per arrivarci. Li vedo, i proprietari dei banchetti. Li vedo intenti al montaggio degli ombrelloni, oggi il vento non li porta via. Li vedo mentre sistemano le loro merci con cura meticolosa, come se fossero gioielli. E lo sono. Li osservo, incantata, e ascolto. Non mi avvicino troppo, però, mi fermo lungo lo strettissimo marciapiede che costeggia la piazza, sotto un albero. Chissà che albero è, non conosco il suo nome. Osservo e ascolto. Aspetto le storie. Le sento, con un suono diverso, non portato dal vento. Storie di famiglie, di bambini al mare, di donne bellissime, di mogli stanche, di madri malate, di adolescenti ribelli, di padri andati via, di piatti da cucinare… Suoni che diventano immagini. Hanno un colore e un odore diverso. Sono storie che non volano, ma ugualmente storie particolari. E ogni storia va ascoltata, non si sa mai. Può diventare una favola e portarti in un paese incantato, può risolverti dubbi e aiutarti nei tuoi problemi. Tutto è possibile. Resto lì a spiare e ad ascoltare. Una storia in particolare mi lascia senza fiato, arriva dai banchetti del pesce. È la storia di un uomo che nuota, ogni mattina d’estate, partendo dalla spiaggia poco distante da lì. Un uomo solo, anziano, uno straordinario nuotatore. Nuota per un po’, poi si siede sulla riva e guarda il mare. Nessuna parola, solo lui, la spiaggia, il mare e il sole che sorge. Sono sicura che ci va per prendere le storie portate dal mare, perché sono belle come quelle portate dal vento. Non resto più ad ascoltare, corro verso il mare. Magari riesco a vederlo, l’uomo. Arrivo sulla riva. Il mare è calmo, c’è stato vento di terra. L’uomo non c’è. Davanti ai miei piedi solo un’impronta. Si sarà sicuramente seduto qui, penso. Chissà. È andato già via, forse, con la storia che anche oggi il mare gli ha raccontato. Resto qui, ad ascoltare. E il mare mi parla di quell’uomo, continua la storia cominciata al banchetto del pesce. Racconta, il mare. Racconta di lui e delle sue nuotate la mattina presto e delle telline che prende con le mani. È una storia bellissima. La rubo, la fisso nelle orecchie e vado via. Tornando verso casa decido che più tardi, col sole alto, e il caldo d’agosto senza più vento, tornerò alle voci del mercato. Ci tornerò dopo, sì, a cercare, tra quei suoni, melanzane, basilico e pomodori freschi: prodotti della terra che danno gioia al cuore, quelli del banchetto di Sabino anche gioia al palato. Colori, voci, suoni, odori. Storie, di vita, di cibo, d’amore, che il vento porta alla mia finestra, qualche volta. Ma se decide di non esserci, il vento, io so dove andarle a cercare, le storie: nelle voci del mercato, alle sei del mattino, spiando, ferma, sotto un albero di cui non conosco il nome.

Brunella Caputo



 

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