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martedì 1 aprile 2014

Se 7000 cittadini salernitani a piedi non sono un problema per la Regione Campania








di Maria Serritiello

Ciò che più m’indigna in questa annosa faccenda della Metropolitana di Salerno è la totale assenza della cosiddetta Regione a tutelare i propri corregionali. Io non voglio sapere; tu, io, noi e loro, non m’interessa “Voglio” solo sapere il cittadino, nella regione più “sciammarrata” d’Italia chi lo deve tutelare. Se 7000 cittadini salernitani a piedi non sono un problema per la Regione Campania, quali sono i problemi?  E’ vero ce ne sono un’infinità, si risponderà, vuoi che si dia importanza ad una “sciocchezzuola, quisquiglia” del genere (alla Totò)? Si, ma quando “mettimme mane” (trad: quando prendiamo a principiare per risolverne qualcuno)? Anni e anni si trascinano, nel fantomatico palazzo, “uguali e insulsi, da tiramme a campà, a spremere il limone, da che ce ne fotte (slogan apprezzato alla Made in Sud), a tira oggi che viene domani, oppure cambiamo tutto (per carità solo a parole) per non cambiare nulla, di gattopardiana memoria. E danni ingenti si accumulano come la “monnezza”, imballata e messa a percolare nella terra della povera gente, che ogni mattina si alza e deve fare i conti prima con la vita e poi con la giornata che le si para. Quando finirà questo minuetto politico, quando? Il popolo non è solo una scheda per assorbire voti, dietro di lei c’è la vita, la famiglia, i figli, la casa, la vivibilità, i mezzi di trasporto, l’illuminazione, la sicurezza, il traffico…insomma tutti servizi che, tra l’altro, paghiamo, le tasse a questo servono. Eppure ogni volta che si smuovono le acque, perché trovi un idealista e realista meridionale, io direi un pazzo, nel significato positivo della parola, che vuole sradicare l’atavica lentezza, l’inconcludente apatia del gruppo regionale e ridisegnare questa terra baciata da Dio, o semplicemente far funzionare la città di cui è il primo cittadino, si trovano ostacoli inimmaginabili. Un buon padre di famiglia se all’ interno di essa si trova di fronte un problema cerca di risolverlo, o no? Mica si gira dall’altra parte e se ne va a fare una partita a bocce…sicché applicando il ragionamento alla Regione Campania, se ne deduce quanto segue: ci sono i problemi, nella fatti specie la metropolitana di Salerno? Bene io “te porta pe  i vicarielli” (trad: latita) con difese assurda e lascia 7000 suoi cittadini a piedi. Domanda, se 7000 cittadini salernitani a piedi non sono un problema per la Regione Campania, quali sono i problemi di cui si occupa? Ce ne  dia una mappatura, così ci accertiamo e non le diamo più fastidio, “l’avessema scetà ro suonne” (trad:non vogliamo svegliare la bella addormentata). Ho ancora l’immagine dell’inaugurazione del Metrò, appena sei mesi fa, tutti in prima fila per il merito del via. Vergogna…sì, vergogna e ancora vergogna,  per il tempo che c’è voluto a farla partire, i soldi spesi, una “vagonata”, sia per costruirla in tempi così allungati (stop, via, stop via…e così di seguito), sia perché, pur essendo finita da tre anni, giaceva, “mò ce vò”, su di un binario morto. Così  per metterla di nuovo in funzione altri costi, perché nel frattempo si sono dovuti fare i conti con il vandalismo, fenomeno sempre sulla cresta dell’onda, il barbarico che in noi ritorna, non c’è nulla da fare. Ho l’impressione che la Regione Campania non sia di respiro regionale, le province: Salerno, Avellino, Caserta e Benevento, tanto per rinfrescare la memoria, non siano cosa sua, ma almeno, a parte fumo e fumosità negli occhi, risolvesse qualche problema della città più bella del mondo, una vera capitale, stuprata con noncuranza ripugnante ogni volta da chi  si siede su quelle poltrone. Amiamola questa nostra terra e non distruggiamo quel che resta della  “Campaina felix”, come la chiamavano i latini, per tutto ciò che aveva ricevuto in dono da un Dio generoso, cerchiamo di conservarle la qualità della vita, integra e scevra da scopi oscuri, non fosse altro per quelli che ci seguiranno. Non aggiungiamo altro a ciò che già stiamo consegnando loro e cioè nessuna fiducia  per dire “ Quant’è bello vivere dove sono nato”.

Maria Serritiello








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