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martedì 15 aprile 2014

“Caro Dio” di Giovanna Castellano e la regia di Angelo Ruocco, è di scena, fino al 20 aprile, al Giullare di Salerno




Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Caro Dio” di Giovanna Castellano, la cui prima è andata in scena il 5 aprile scorso, alla presenza dell’autrice e di Angela luce, la famosa cantante partenopea, sarà in cartellone al teatro del Giullare di Salerno fino al 20 aprile prossimo. Il pezzo si avvale della stupenda recitazione di Cinzia Ugatti, colei che si pone le domande sulla fede, di quella perfetta del prete, Matteo Amaturo, delle luci di Virna Prescenzo, della scenografia, di Olga Marciano e Giuseppe Gorga e della Regia del giovane Angelo Ruocco. Un team di eccellenza, unitosi intorno ad una pièce che affronta con asprezza ma anche ironia, i tanti perché del nostro credere, scaturiti dalla lettura della Sacra Bibbia. Il libro “Caro Dio”, è già alla sua terza edizione ed ha vinto il premio “Ente Teatro Miseno 2004” per il miglior testo come spettacolo teatrale. Da sottolineare che la scenografia dello spettacolo è stata interamente realizzata con dei rifiuti. Olga Marciano e Geppino Gorga, gli scenografi artisti, da anni sono impegnati nell’arte del riciclo e per la rappresentazione del Giullare hanno firmato l’ecoscenografia per la prima volta. 
Lo spettacolo prende inizio, in scena tra luci ed ombre, un grande libro della Bibbia fa mostra di sé, con altri oggetti che hanno a che fare con la religione, come una marmorea acquasantiera, un viscido serpente, quello del peccato originale ed una cassetta per le offerte. Un corpo disteso a terra dinanzi ad una raffigurazione del mondo sta in silenziosa meditazione, mentre un prete sgattaiola furtivo a prendere posto su di un piccolo trono dorato, metafora evidente, per recitare il santo ufficio. Quando il corpo prende movimento e si sposta raggiungendo il librone delle sacre scritture per sfogliarlo, ecco che cominciano tutte le domande ad affollarsi nella mente della protagonista. Con voce ferma ed occhi alti, lei si rivolge all’Ente Supremo, dicendo “Caro Dio”, come per dire solo tu mi puoi illuminare, solo tu puoi darmi spiegazioni e risposte ai miei dubbi, perché sei l’essere superiore all’umano pensiero. E le domande, in verità, sono molte, in un’ora e più di spettacolo, tra le tante: “Perché si ha fede?” “Come fa a pregare chi non ne ha?” “Le guerre sono giuste?” “Perché un Dio infinitamente buono ha creato la sofferenza” “In principio Dio creò il cielo e la terra, ma prima che cosa faceva?” E poi l’implacabile ira di Dio alla disubbidienza di Adamo ed Eva, corrotti dal serpente, senza nessuna misericordia, per uno fatto come Lui, producendo reazioni terribili quali l’inferno, il purgatorio, il lavoro con il sudore della fronte per gli uomini, e il partorire con dolore per la donna. Ma anche le storie di Sara, Abramo, Agar, Isacco, la strage degli innocenti e quella dei primogeniti, non sono poi tanto comprensibili con un minimo di ragionamento illuminato, se poi si aggiunge anche il pensiero sulla verginità della Madonna che è solo del secolo scorso. Il libero arbitrio e il mistero della sua volontà giungono ogni volta quando non si sa dare risposta alcuna, come fa il prete, chiamato in causa dall’angolo della sua preghiera. Le domande sono poste con sommo rispetto e senza blasfemia, ma solo per poter credere con raziocinio oltre che per dogma da chi il dono della fede non l’ha ricevuto, ma ha un bisogno assoluto di poterne fare conto. 
Immensa Cinzia Ugatti, un‘ora e cinque minuti di grande interpretazione, un gigante in scena che ininterrottamente parla, chiede ed interroga l’invisibile Dio, con solo qualche respiro, offertole da Matteo Amaturo, caratterizzazione perfetta del prete e con il quale lei interagisce in cerca di risposte immediate. Con la sua recitazione ineccepibile, dosata ed elegante, Cinzia Ugatti ha riconfermato il suo talento e tratteggiato un personaggio femminile che resterà quale icona nel teatro. L’impiego fisico è enorme, il monologo, se si escludono le risposte del misurato Matteo Amaturo, difficile da sostenere.

Note di Regia

La Sacra Bibbia è sicuramente la più grande storia mai raccontata. Colpisce tutti, credenti e non, chi per un motivo, chi per un altro. Ma per chi vive la situazione “borderline”, diventa addirittura affascinante. Partendo dal presupposto che questo sacro testo sia stato scritto da uomini (certo, ci dicono “ispirati” nel trascrivere ciò che Dio voleva far sapere agli esseri umani), viene spontaneo chiedersi se, in alcuni momenti, l’essere umano non abbia avuto la meglio sul sovrannaturale lasciandosi andare ad un “pizzico” di favolistico. L’uomo è di per sé fallace, e quindi, qualche piccolo errore, potrebbe averlo fatto, soprattutto partendo dal presupposto che difficilmente la bozza sarà stata inviata alla fonte d’ispirazione per i dovuti correttivi. Inoltre gli altri esseri umani, non quelli ispirati, ma la massa, sono dotati di ragione, e spesso la ragione genera dubbi. Esporli è sinonimo di intelligenza: chiedere perché, andare a fondo alle cose senza accettarle tacitamente come dogmi acquisiti non svilisce l’uomo, anzi, lo rafforza. E sfogliando la Sacra Bibbia, quante domande sono comparse nella mente della gente? Pochi hanno avuto il coraggio di esporle, e spesso questo gettito di sincerità non è stato apprezzato. Per questo c’è molta ammirazione nei confronti dell’autrice del testo “Caro Dio”, Giovanna Castellano, che ha con grande capacità dialettica messo in fila la serie di domande che in tanti si pongono senza avere il coraggio di uscire allo scoperto. Nell’allestimento teatrale tanti di questi “perché?” saranno affrontati: a volte con ironia, a volte con crudezza, ma mai in maniera dissacrante o blasfema. Un piccolo viaggio attraverso la Sacra Bibbia che, però, come è giusto che sia, apre le porte alla speranza”.

Backstage
Angelo Ruocco, 22 anni appena, è il giovane regista dello spettacolo ed è alla sua seconda conduzione. Con la prima, “La stanza al buio” di Giuseppe Manfridi, andata in scena dal 14 al 29 dicembre 3013, al Teatro del Giullare di Salerno, ha diretto sua madre Cinzia Ugatti, attrice notissima e di grande sensibilità artistica, affiancata dal duttile Matteo Amaturo. Anche questa volta, come l’altra, in “Caro Dio”, si troverà a dirigerà i due consumati attori. Non è il legame familiare a fargli scegliere Cinzia Ugatti, quale interprete per le sue regie, ma perché, malgrado la giovane età, sa sceglie il meglio.
Come ti senti a dirigere tua madre? 
E’ una grande emozione, e dà anche un po’ di soddisfazione potersi mettere dalla parte di chi comanda. A parte gli scherzi, c’è un grande senso di responsabilità, perché lei è un’attrice affermata, ha interpretato ruoli meravigliosi con grande intensità e bravura, ma è anche disciplinata: nelle vesti di regista mi ha sempre ascoltata e seguito le mie direttive.

Che cosa vorrai fare da grande? 
La mia massima aspirazione è entrare nel mondo del cinema. Quel tipo di regia mi affascina anche perché con le attuali tecniche si può veramente fare di tutto. Ma anche la regia teatrale è interessante, forse proprio per il rapporto umano che si crea nella produzione.
La passione per il teatro, colpa della mamma?
Sono cresciuto a pane e teatro. Sin da piccolo seguivo mamma nelle prove e ciò che mi incantava maggiormente era vedere il regista Andrea Carraro che riusciva a far comprendere all’attore l’idea dello spettacolo che aveva in mente. Mi sedevo spesso accanto a lui e lo ascoltavo rapito. Devo indubbiamente a mamma e a lui la mia grande passione per il teatro.

Attore preferito 
Su tutti sicuramente Robbie Williams: quando ho visto per la prima volta L’Attimo Fuggente sono rimasto incantato dall’umanità e dalla dolcezza che è riuscito a trasmettere. Quel film l’ho rivisto decine di volte e riesce sempre ad emozionarmi. Williams è sicuramente un attore che sa trasmettere le emozioni. Un altro attore che trovo fantastico è Geoffrey Rush: Il discorso del re, La migliore offerta…ne vogliamo parlare? Semplicemente splendido! 
Quali registi? 
Uno su tutti: Tim Burton! E’ incredibile come riesca ad immaginare una varietà infinita di mondi e a crearli per renderne partecipe lo spettatore. I suoi film, che riesce a porgere con leggerezza favolistica, racchiudono verità indiscusse. Un vero mito!
La musica? 
Ascolto di tutto: spazio dalla musica rapper a quella d’autore, dal rock alla classica. Mi piace ascoltare bene i testi, comprenderli, ma anche riuscire a comprendere le sonorità e le melodie. Nelle compilation che porto in macchina si trova, per esempio, una canzone rap e, dopo, una lirica da Madame Butterfly.
Come passi il tempo libero? 
Tra università e teatro non c’è tantissimi tempo libero. Mi piace molto stare con gli amici e rimanere fino a tardi a parlare sotto un portone con loro. Ma ciò che maggiormente amo fare è andare a cinema. Guardo di tutto, vado almeno due volte la settimana a cinema e non faccio mai caso alla critica e alle opinioni generali perché anzitutto mi piace formare una mia opinione senza condizionamenti, e poi perchè qualcuno un giorno mi disse: osserva tutto, sempre, perché se non vedi il brutto non potrai, poi, apprezzare il bello!

Maria Serritiello
www.lapilli.eu





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