Il 3 maggio scorso a
Pompei, una serata di musica lirica, ad ingresso libero, di
gran fascino e di magica suggestione, nel rappresentare “Tosca”, musica
di Giacomo Puccini, libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma
di Victorien Sardou. Il teatro,Di Costanzo-Mattiello,
fu realizzato negli anni Venti, secondo lo stile liberty in voga in quel
periodo, ha una capienza di 394 posti, di cui 387 in platea e 107 in galleria, tutti
occupati per la gran soirée. In effetti la Tosca richiama sempre il grande
pubblico per la tragica storia d’amore rappresentata e che si consuma con
soavità tra la musica che l’accompagna. L’ampia selezione in forma scenica ha
dato modo di muovere sul palcoscenico, di 120 metri quadrati, la coreografica
processione del Te Deum, espressa compitamente da tutto il coro filarmonico
Jubilato Deo, diretto magistralmente dal Maestro Giuseppe Polese. La
produzione e la direzione artistica di questo capolavoro della serata è opera di
Eugenio Paolantonio, con il Patrocinio ed il sostegno della città di Pompei
e dell’associazione culturale Temistocle Marzano. L’orchestra
“Temistocle Marzano” diretta dal giovane e talentuoso Maestro Nicola
Polese, come nelle migliori tradizioni musicali ha preso posto nella parte
sottostante del palco e forse non è stata una buona idea per l’esiguità dello
spazio e per la mancanza della buca d’orchestra, utile ad inglobare la musica equilibrando
perfettamente le note ed il canto. Una sottigliezza superata abbondantemente
dalla bravura di tutti i componenti musicali e canori
Ed iniziamo a seguire
l’opera introdotta gentilmente dalla chiara sintesi della narratrice, tale da
seguire in modo partecipativo all’opera in tre atti, di cui il primo ha luogo a
Roma di martedì del 17 giugno 1800 e si svolge nella basilica di Sant'Andrea
della Valle, il secondo a Palazzo Farnese e il terzo su una terrazza di Castel
Sant'Angelo.
La cantante Floria Tosca,
amante del pittore liberale Mario Cavaradossi, è corteggiata dal
ministro della polizia pontificia Scarpia. Questi imprigiona il pittore e
ricatta Tosca: se la donna non si concederà a lui, Cavaradossi sarà fucilato.
Tosca si fa dare il salvacondotto da Scarpia, non sapendo che il suo amore è
stato realmente fucilato e poi lo uccide. Tosca capito che, alla fine, non ha
scampo, si getta giù da Castel Sant’Angelo.
Recondita Armonia, E
lucean le stelle, Vissi d’arte le romanze più belle di
tutta l’opera, che i cantanti: il tenore Davide Battiniello a turno con
la soprano: Martina Sannino, hanno interpretato con sublime trasporto,
creando emozioni nel pubblico rapito dall’ascolto.
Voce possente, i do di
petto si sprecano e l’interpretazione sicura fanno del tenore Davide
Battiniello un jolly sicuro, un professionista serio, un interprete eccezionale.
Così si dica anche del soprano Martina Sannino, la sua voce uno
scoppiettio di trilli eccezionali, note espresse per restare nel cuore, per un
po’. Accanto ai due principali interpreti, con sicurezza e bravura nei loro
rispettivi ruoli, Maurizio Esposito, Davide Sabatino, Luciano Lualdi,
Vicenzo Mazza a completare la riuscita del prodotto musicale.
Gli applausi a profusione
e continuativi sono stati la dimostrazione che ognuno, nel proprio ruolo, ha
interpretato con diligenza e massima professionalità l’opera romantica del Maestro
Puccini. Il bel canto italiano è stato, sì ben rappresentato nel massino
cittadino di Pompei.
Il nome, Temistocle
Marzano, è stato dato all’ orchestra, in onore del compositore nativo di
Procida (2 gennaio 1821), ma salernitano di adozione, sconosciuto ai più
Eugenio Paolantonio,
Presidente dell’Associazione Culturale “Temistocle Marzano”, a
fine serata, visibilmente commosso nel ringraziare tutti della viva
partecipazione, ha affermato che allestire uno spettacolo del genere, per altro
gratis, è stato un vero miracolo. Poteva essere diversamente Presidente,
trovandoci a Pompei?
Fino al 16 maggio c.a.
è possibile visitare la mostra “Là dove Il sentiero si perde” dell’artista
Maria Elisabetta Novello presso la Galleria di Paola Verrengia di
Salerno, curata da Renata Caragliano e Stella Cervasio. Una
bella unione di donne, 4 di numero, volte a creare bellezza ed efficienza
espositiva. Nella lucida e trasparente galleria, per il vetro che l’avvolge, il
luogo è il sicuro porto per i quadri materici, dell’artista vicentina che
assembla con cura certosina e che vive e lavora a Gonars, in provincia di
Udine. Cenere, carbone, polvere sono i
materiali che l’artista manipola, conservando tracce del reale e trasformandosi
in teche di plexiglass, nelle quali stipa la polvere del Vesuvio, mescolata a
petali di ginestra, il fiore caro a Giacomo Leopardi per la sua umiltà, coraggio
e resistenza al contesto arido e deserto.
Le opere di Elisabetta
Novello, presenti in galleria, perciò, danno nuova vita alla natura arida
del Vesuvio, dove in perlustrazioni performative ha raccolto terra e cenere,
quest’ultima come simbolo di memoria e trasformazione e come ultimo residuo
della combustione del legno che rappresenta sia la fine che l’inizio di nuove
forme e significati. Aver usato la cenere del Vesuvio, poi, offre alle sue
opere un significato più intenso e locale.
Una gigantografia in
bianco e nero, nel fondo della galleria, con l’immagine della ginestra, irta
tra i cigli del Vesuvio chiude quest’esposizione a palcoscenico, dove il
visitatore è fruitore, è protagonista, è in simbiosi con l’artista.
La mostra è accompagnata,
inoltre, dallo scritto di Renata Caragliano e Stella Cervasio dal titolo
“Là dove il sentiero si perde” che richiama l’idea di un percorso discosto,
nell’ignoto ma anche nella dimensione della propria anima.
La Galleria Verrengia
La galleria Paola
Verrengia in Via Fieravecchia, 34- Salerno è stata fondata nel
1993. Fin dal principio si è focalizzata sull’arte contemporanea,
promuovendo opere di artisti giovani ed affermati in vari campi come pittura,
scultura, fotografia e video. Hanno presentato mostre di artisti celebri come Alighiero
Boetti e Gianni Asdrubali e nel tempo hanno collaborato anche con
importanti istituzioni e musei.
Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio è, dal 13 marzo 2013, il 266º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 8º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice.
Roberto Lombardi
è “Il poeta un po' Beta”, nell’ultimo spettacolo che ha chiuso il 13
aprile, il 16esimo Festival teatro XS, e lo fa in maniera originale, usando le
parole in un gioco creativo senza fine. L’originalissimo spettacolo prende la
sua origine dal lavoro con scolaresche, insegnanti e aspiranti scrittori, con i
quali ha improntato laboratori linguistici. Innamorato della parola, la
scompone e la ricompone a suo piacimento, trovando significati ed uso diverso.
Ha un possesso della lingua da “numero primo” e in maniera semplice lo porge,
un esercizio continuo che fa con se stesso senza nessuna fatica, è un modo di
pensare alla lingua italiana assolutamente originale, una moltiplicazione
all’infinito di vocaboli di uso comune o di forma letteraria. Crea all’impronta
poesie, pensieri, altro di senso compiuto, accettando la sfida dal pubblico di
farsi suggerire lemmi, i più strani e senza un nesso logico, per elaborarli
velocemente in modo da creare pezzi linguistici d’ingegno.
“Forma e contenuto,
metafore, definizioni, sinonimi e contrari, retorica e persuasione nel
linguaggio, rapporti fra codici linguistici, il tutto visto dalla particolare
angolazione della ludolinguistica: giocare con le parole per svelarne i corto circuiti
attraverso repentini capovolgimenti di senso”, tutto questo ha fatto parte
del suo divertissement spettacolare che ha convinto, non senza invidia, i tanti
presenti, che con la parola qualche volta hanno provato e provano a giocare. Ma
tant’è Roberto Lombardi è irraggiungibile, vola alto per adagiarsi su
composizioni di grande pregio, di fornire, perfino, un vocabolario povero della
lingua italiana “Il Piccolo Zingarello”, un manuale giocoso di fraintendimento del
linguaggio.
“Sonetto= cento Grammi;
tu ed io= tedio; convento= abitazione da tormenta; cucina=involtini primavera,
spaghetti di soia, pollo con mandorle, gelato fritto e sakè; Circoscrivere= la
corrispondenza di Liana Orfei; collasso=malessere del giocatore di poker;
decadente=chi ha già perso ventidue denti; diabete= di legno…
E così via, per più di
1000 voci, per l’esattezza 1194 di parole vere, non inventate, ma finemente
studiate, le cui definizioni, a volte, necessitano di maggiore attenzione,
altre d’immediata comprensione, tutte, però, di significato originale e
divertente.
Roberto Lombardi
vanta al suo attivo una lunga e importante esperienza come autore di testi
teatrali e narrativi, sceneggiatore, regista, attore, curatore di laboratori.
Con lo pseudonimo di Donqi si dedica da anni anche alle arti figurative
e plastiche: sue sono le opere in terracotta, legno, ferro e altri materiali,
appositamente realizzate per le premiazioni del Festival di Teatro XS.
Ha più volta esposto le sue creazioni artistiche in mostre personali.
Con la consueta dolcezza
nel porgere, unitamente alla compita professionalità, Concita De Luca,
giornalista, introduce la serata conclusiva del 16 esimo Festival XS, Città di
Salerno, il 13 aprile 2025, annunciando le varie fasi, in sequenza
Spettacolo: Un Poeta
un po' beta. Divertissement in rima sciolta di e con Roberto Lombardi
Ringraziamenti: Ai membri
delle due giurie, quella dei giovani e quella tecnica. Quest’ultima è stata
formata da: Pina Russo e Lissie Tarantino in rappresentanza del Soroptimist
Club di Salerno, Pina Masturzo (in rappresentanza dell’Istituto “Genovesi-da
Vinci); Rocco Di Riso, Marcello Andria e Gianfranco Casaburi per la Compagnia
dell’Eclissi.
Intervento: Enzo Tota,
presidente della Compagnia dell’Eclissi, organizzatore della manifestazione,
ringrazia tutti per l’ottima riuscita del Festival e per la buona qualità degli
spettacoli.
Sono assegnati i seguenti
riconoscimenti:
di competenza della Giuria tecnica
Premio per il migliore spettacolo (vincitore del XVI Festival
XS)
Premio per la migliore regia
Premio per la migliore attrice
Premio per il migliore attore
di competenza del pubblico in sala
Premi agli spettacoli primi tre classificati per indice di
gradimento degli spettatori
di competenza della Giuria dei Giovani
Premio per il migliore spettacolo
conferito dalla Compagnia dell’Eclissi, organizzatrice della
manifestazione
Premio U.I.L.T. (Unione Italiana Libero Teatro)
La Premiazione
Premio della Giuria dei
Giovani allo spettacolo
INVIOLATA
drammaturgia e regia di
David Marzi e Teresa Cecere
messo in scena dalla
Compagnia SenzaConfine di Fasano (BA)
Premio per la migliore
attrice a
MARIA BARNABA, SANDRA DI
GENNARO E ILENIA SIBILIO
interpreti di inVIOLATA,
messo in scena dalla
Compagnia SenzaConfine di
Fasano (BA)
E, ex aequo, a
ARIELE MANFRINI
interprete del ruolo di
Isabella in Come due angeli sul cornicione. C’eravamo troppo amati
di Roberto Marafante
messo in scena dalla Compagnia “Paolo
Manfrini” di Lizzana, Rovereto
Premio per il miglior
attore a
FABRIZIO PERRONE
interprete di Novecento
da Alessandro Baricco
messo in scena dalla
Compagnia Filodrammatica Orenese di Vimercate (MB)
Premio U.I.L.T. allo
spettacolo
ROMANZO BREVE,
OVVERO UNA PREVEDIBILISSIMA COMMEDIA IN
PANTOMIMA MUSICALE
di Cristina Ranzato,
Christian Corò e Cristina Maffia
rappresentato dalla
Compagnia Ophelia and Corò Nuts di Padova
Premio per la migliore
regia a
ALESSANDRO IACOVELLO
per lo spettacolo
Che pasticcio, Mrs.
Peach! Il musical
di Alessandro Iacovello
messo in scena dalla Compagnia
della Lira di Casamassima (BA)
e, ex aequo,
Premio per la migliore
regia a
PINUCCIO BELLONE
per lo spettacolo
2.24 dueeventiquattro
di Carbonell e Cornelles
messo in scena dalla
Corte dei Folli di Fossano e da Primoatto di Saluzzo (CN)
A partire dall’edizione
2015, il Festival XS ha istituito anche un Premio del
pubblico, che ha potuto esprimere un voto da 6 a 10 al termine delle
rappresentazioni a cui ha assistito. Da quest’anno il Festival premia anche il secondo
e il terzo classificato
Spettacolo terzo
classificato
COME DUE ANGELI SUL CORNICIONE.
C’ERAVAMO TROPPO AMATI
Compagnia “Paolo
Manfrini” di Lizzana, Rovereto
Spettacolo secondo
classificato
INVIOLATA
Compagnia SenzaConfine di
Fasano (BA)
Ritira il premio Michele
Conversano
Spettacolo primo
classificato
Premio per il maggior
gradimento del pubblico a
NOVECENTO
Premio per lo spettacolo
vincitore del XVI Festival XS
Città di Salerno allo
spettacolo
NOVECENTO
da Alessandro Baricco
messo in scena dalla
Compagnia Filodrammatica Orenese di Vimercate
***Nell’atrio
dell’istituto, davanti all’Aula Magna, si aprirà il buffet, a cui sono invitati
tutti gli spettatori.
ARRRIVEDERCI ALL’EDIZIONE
XVI BIS, E’MEGLIO EVITARE La XVII…
70 minuti di gradevole
spettacolo, ultimo dei sette presentati in concorso alla16esima edizione dell’XS
città Salerno. Una commedia brillante, di quelle concertate per far sorridere e
divertire il pubblico presente in sala, con battute a raffica, intrecci
divertenti e situazioni paradossali. La scena è semplicemente addobbata: due
sedie ricoperte da un lenzuolo bianco, sotto cui sono amorevolmente sistemati i
due protagonisti, come in un letto- alcova: Isabella e Martino. Si amano alla
follia, si giurano amore eterno ed a vederli così uniti, sembra proprio di sì.
Sono sposati da sei anni e nessuna nube li ha turbati. Il divenire della storia
amorosa è presentato per quadri e da stacchetti musicali “C’eravamo tanto amati”,
canta il coro, il che lascia presagire che qualcosa tra i due cambierà. Ed
infatti, nel secondo quadro troviamo l’amorosa coppia intenta a dividersi i
beni materiali del loro appartamento ed anche l’abitazione, è nel conto, perché
sono in odore di divorzio. Le gag rappresentate tra i due, sono ricordevoli di
quei divertenti film americani degli anni ’70, dove una strepitosa Doris
Day ed un fascinoso Gary Grant, nel “Visone sulla pelle” giocano
con l’amore nell’intento di prendersi e lasciare, ma poi prendersi per sempre,
come faranno i nostri Martino ed Isabella. I due attori: Ariele Manfrini e
Aronne Noriller sono stati davvero molto bravi a caratterizzare la coppia e
sue sfaccettature. Settanta minuti o poco più a sostenere il ritmo della
rappresentazione, con strilletti, sorrisini, e cambiamenti d’umore, lei,
abbondante ironia, sarcasmo e affezione lui. Sicché tutto inutile per Isabella
e Martino agganciare altre storie, i nuovi partners non sono altro che copie
sbiadite di loro due a confronto. Divertenti e perfettamente caratterizzati
sono i quadri dove s’incontrano con i rispettivi e nuovi amori ed il Natale a
casa dei genitori di Isabella, allo scuro del loro divorzio. Così, resosi conto
che stanno ancora bene insieme, s’incontrano di nascosto per un rendez-vous
amoroso, naturalmente come nelle migliori pochade, i partener fiatano sul collo
dei due amanti e li scovano, per cui sono costretti a cercare stratagemmi, coinvolgendo,
perfino, l’ignara Maria, la colf di servizio, in un innamoramento salva
situazione. Ultimo quadro, i due sono in fuga con la macchina di Isabella, che
guida malissimo come sempre e di più, data la situazione e poco ci vuole a
ritrovarsi all’altro mondo. Staranno insieme per sempre, dopo aver sistemato le
cose con il Signore Iddio e forse era proprio questo il loro più ardente
desiderio.
La commedia, una
commistura brillante, regala uno sguardo leggero ma profondamente umano sulla
difficoltà dei sentimenti e le dinamiche che la vita di coppia affronta, giorno
dopo giorno. Momenti comici, dialoghi vivaci, personaggi che si moltiplicano,
situazioni surreali hanno dato una piacevole effervescenza alla
rappresentazione. La vita di coppia è stata rappresentata con varie
sfaccettature tra l’amorevole e il disincanto, un divertissement che ci è
proprio tanto piaciuto.
Maria Serritiello
Compagnia di Lizzana
Paolo Manfrini
Testo e Regia di Roberto
Marafante
Personaggi e Interpreti:
Isabella- Ariele Manfrini. Martino-Aronne Noriller
Due spettacoli in
compagnia di Santino Caravella, “Ridiamoci su” il 22 ed il 23 Marzo, al
Teatro Ridotto di Salerno, alla ripresa delle esibizioni, che hanno subito una
battuta d’arresto, nel mese scorso, per giustificati motivi di alcuni dei
comici partecipanti. Da adesso e fino a fine aprile, ogni fine settimana ci saranno
in scena, cambiando teatro, com’è consuetudine: Sergio Rubini, Barbara
Foria, Anna Mazzamauro e Peppe Iodice, al Delle Arti.
Ho conosciuto Santino
Caravella al Teatro Ridotto, per la prima volta (N.D.R.) nell’anno 2012,
lo stesso della sua partecipazione al PremioCharlot e della sua
vittoria all’ambito premio. Averlo ritrovato dopo tutti questi anni è stata un
felice rincontrarsi soddisfatti entrambi che nessuno dei due aveva dimenticato
l’altro.
Ed eccolo in scena, poca
la differenza dei 13 anni trascorsi, con il suo completo nero, nera anche la t-shirt
che gli dà aria seriosa, un po' emozionato ma anche desideroso di entrare
velocemente in sintonia con il pubblico e per quasi due ore prova a divertire,
con semplicità e l’onestà del mestiere. La sua, e si capisce subito, è una
comicità familiare, sia perché diverte usando la sua di famiglia con difetti e
virtù, sia per l’aria confidenziale con la quale approccia il pubblico. Così
entrano nel suo monologo le differenze abissali tra uomini e donne, dove il
maschio è sempre indietro, nella comprensione di ogni cosa, alla donna e questa
diversità naturale viene esaltata, non per piaggeria, ma perché è un dato di
fatto accertato. Un esempio per tutti: Se va a fare la spesa l’uomo, diciamo
pure Santino, si confonde, non ricorda ciò che deve comprare, chiama disperato
la moglie, anche perché ha sbagliato negozio e ha bisogno di una dritta per
tornare a casa. Non c’è niente da fare l’uomo è fatto così, evapora le azioni
da compiere, ma non lo fa per cattiveria, è la sua natura. Quando ha deciso,
veramente l’iniziativa è della fidanzata, di sposarsi è stato uno dei momenti
più faticosi della sua vita. Scegliere il luogo della cerimonia, il menù, il
vestito da sposa, l’abito dello sposo, i fiori, gli inviti, le bomboniere, il
viaggio, non è stato uno scherzo se a seguito c’era la suocera, l’amica, la
madre e la sposa, un turbinio di parole senza che lui, escluso da ogni
discorso, potesse dire una benché minima parola. E una volta sposati, le cose
non vanno meglio, il ménage familiare, con l’aggiunta dei figli è sempre più
impegnativo e costoso e rimpiangere “mammà” diventa automatico.
Così la vita quotidiana
di Santino è raccontata con un umorismo vivace e capacità di coinvolgere il
pubblico, la sua comicità è caratterizzata da un mix d’ironia e sarcasmo. Il
monologo semplice è spesso caratterizzato da battute dirette, situazioni
quotidiane e riflessioni considerevoli che possono far ridere senza
complicazioni e senza riferimenti culturali complicati. Il suo mantra del
passato diceva “Sto messo male, ma proprio male, male” e lo ripeteva con
paurosa insistenza, preoccupato del futuro; dopo 13 anni al Ridotto può
sollevarsi da questa visione negativa, ha casa propria, una bella moglie, due
figli intelligenti e sani, il pubblico che non l’ha dimenticato e l’apprezza e
un ristorante che se ci si ritrova in quel di San Giovanni Rotondo, dopo una
sentita e riverente preghiera per San Padre Pio, è possibile anche incontrarsi.
Ciò che non è dispiaciuto,
in questa tornata di spettacoli, concentrati per la maggior parte nel mese di marzo,
è che si è fatta la conoscenza di nuove compagnie, nuovi volti, nuove forme di
spettacolo (musical e pantomima) per esempio. Le scelte, presentate all’attento
pubblico, sono state molto apprezzate, dando colore e calore all’XS, una
manifestazione la più nota in Italia per quel che riguarda il teatro
amatoriale.
Romanzo Breve di R.
Ranzato, C. Corò e C. Maffia è l’incontro tra Felice, scrittore taciturno e
sistematico e Dalila una donna l’opposto contrario. Sfrattata dalla sua casa,
perché troppo rumorosa, Dalila si catapulta, letteralmente, nell’appartamento
del povero Felice, senza che lui riesca a difendersi dall’invasione della
donna.Tra i due è poco più di una
guerra nel dividersi gli spazi, nell’imporre il silenzio, nel disegnare a terra
i confini del movimento, nel dare l’orario della sveglia mattutina. Tutte
azioni impensabili per l’esuberanza mal contenuta di Dalila, ma Felice oppone
una strenua resistenza, che col passar dei giorni, però, si fa sempre più
debole, fino a diventare assurdamente piacevole la condivisione della vita a
due. E così lui scrive, lei rassetta, lui aggiusta, lei lava, lui asciuga e lei
esce per la spesa, una coppia affiatata, due persone che hanno voglia di stare
insieme. Sparite le schermaglie iniziali, ora sono amorevoli, affettuosi e
teneri, fissano le stelle, nelle notti schiarate, si guardano negli occhi e
fanno l’amore. E’ la semplicità della vita quotidiana, quella che per essere
felici trasforma l’usuale in straordinario.
Le relazioni amorose,
però, nella routine giornaliera possono trasformarsi, assumendo un mesto andare
avanti ed è quello che succede alla nostra coppia, fino a quando lei, non
potendone più della scialba vita, se ne va. Felice cerca di riprendere in mano
la sua vita, di ripristinare l’ordine sistematico di prima, quando le giornate giravano
tutte intorno a se stesso, perfino il silenzio, tanto auspicato, gli sembra
inutile e superfluo il bagno tutto per sé, unitamente alla cucina vuota, come
del resto tutta la casa. Le giornate scorrono lente e la scrittura è ferma al
giorno in cui Dalila se n’è andata. Il finale ci darà soddisfazione torneranno
insieme, la crisi viene superata nel costatare che ogni bene col tempo si
trasforma, diventando altro, perché altro si diventa nell’affettività e non è
un male, se si ha cura di conservare ciò che si è costruito insieme.
La storia di per sé
semplice è resa eccezionale dal modo di rappresentarla. In scena troviamo due
giganti, la loro bravura è tanta che lascia ammirati. Si muovono in maniera
concitata con una successione di gesti e di atteggiamenti caricaturali, dove la
parola viene messa all’angolo per privilegiare i movimenti del corpo e
dall’espressione del volto. La scena è scarna ed è fatta di squadre sottili, di
scatole, di due sedie, tutto materiale di legno che prende forma man mano che
la storia va avanti in 80 minuti circa. Sicché i vari pezzi congiunti, a volta
sono porte divisorie, nel momento della prima conoscenza, poi sono unite,
quando è l’amore a vincere. Una scena spoglia sì, ma affollata dai loro gesti,
dai loro larghi movimenti, da espressività convinta. Felice più di Dalila, un
vero acrobata, nel muoversi molleggiando sulle gambe e nel districarsi tra le
cassette di legno sparse, inciampa scenicamente molte volte, senza mai cadere
rovinosamente. Rimane impresso il rumore del suo tastare sulla macchina da
scrivere, anch’essa un pezzo di legno, che è dato dal suo schioccare la lingua
tra le labbra, un ticchettio perfetto, unico, ricordevole.
E poi c’è Dalila
paffutella in volto, un concentrato di mossette graziose, di bronci, una
raccolta di felicità e di dispiacere, di movimenti appropriati e di passi
ballati su musica allegra come il Charleston. I suoi gesti sono espressività
armonica, mai un fuori posto, mai un’eccedenza, tutto rientra nel voler
rappresentare il quotidiano di una coppia, una delle tante, senza la
straordinarietà e la rarità, ma solo in modo diverso e dunque, l’uno corollario
dell’altro, bravi artisti entrambi.
Infine il loro teatro in
movimento, per questo più difficile, affidato quasi esclusivamente alla mimica,
senza che il fascino delle parole faccia il resto, ci ha riportato alle comiche
in bianco e nero, a miti come Charlot, Stanlio e Ollio, con tutta la loro
trascinante allegria.
“Romanzo Breve” ci regala
una storia poetica e delicata nella pur semplice quotidianità, lasciando spazio
all’imprevisto e alla capacità di rompere la monotonia. Nessuno vuole starsene
da solo meno che mai Felice e Dalila
Maria Serritiello
“Romanzo Breve”
Commedia romantica in
pantomima musicale
di Romina Ranzato,
Cristian Corò e Cristina Maffia
Ci saluta e per sempre Pietro Genuardi, per tutti dal 2019 "Armando" del "Il Paradiso delle Signore", personaggio il più stabile, il più equilibrato, il più sensibile, il più disponibile verso tutti, insomma niente a che fare con gli intrighi, le gelosie, e le cattiverie di alcuni protagonisti della soap, che pur la fanno andare avanti, ogni giorno dal lunedì al venerdì con un milione e 347.000 milaspettatori e con il 17,3% di share di preferenze.Un successo inimmaginabile, nella fascia pomeridiana, dove su tutti mille canal, (sig!!!) si trovano vendite di poltrone con rotelle, di piatti, di pentole e di corredi per le giovani in odore di matrimonio, il tutto spinto nelle nostre orecchie da una voce sgraziata di un vecchio imbonitore, come si usava nei mercati dei paesi. Un successo, dunque, per la rete ammiraglia che non si è saputa regolare alla scomparsa di un attore, che ha ben tirata la carretta per il successo di Rai 1. Bastava che sospendesse la puntata di venerdì in segno di lutto e la bella figura la faceva a buon prezzo...ma poi la pubblicità!!!!
E manco mi sta bene la commozione di Caterina Balivo nel ricordarlo nel suo programma "La volta Buona" che già nel titolo ha un che di blasfemo, o no?
Insomma come si dice da noi "i morti con i morti e i vivi con i vivi" CHE TRISTEZZA
HO SENTITO IL BISOGNO DI RICORDARLO NEL MIO BLOG
CIAO ARMANDO
Maria Serritiello
Pietro Antonio Genuardi (Milano, 26 maggio 1962 – Roma, 14 marzo 2025) è stato un attore italiano, conseguì il diploma presso la scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 1987. La sua carriera ebbe inizio accanto a registi italiani tra i quali Massimo Castri e Beppe Navello; nel 1995 interpretò il ruolo di Giulio Ricordi nella miniserie televisiva La famiglia Ricordi, diretta da Mauro Bolognini. Si dedicò anche al teatro, non solo come attore, ma anche come autore e regista di numerose opere. Numerosi furono i suoi ruoli cinematografici, tra cui quelli nei film Crack (1991), Dellamorte Dellamore (1994), Bastardi (2007) e il più recente Brave ragazze (2019). Anche sul piccolo schermo si distinse con numerose interpretazioni. Il pubblico italiano lo ricorda in particolare per il ruolo di Michele Nanni nella soap Vivere, ma soprattutto per quello di Ivan Bettini in CentoVetrine, personaggio che interpretò per tredici anni, dal 2001 al 2014. Nel 2019 entrò nel cast della soap di Rai1Il paradiso delle signore, dove vestì i panni del capo-magazziniere Armando Ferraris. L'anno successivo iniziò le riprese del film Viaggio a sorpresa (Surprise Trip), per il quale, oltre a recitare, curò il soggetto e la sceneggiatura insieme a Ronn Moss. Partecipò inoltre alla serie italiana di Netflix, Baby (serie televisiva).