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lunedì 4 febbraio 2013

La maggior parte dei giovani non punta più nemmeno una fiche sulla politica

                                         


Fonte: Tiscali Socialnews
di Marco Lodoli


Quando ho letto i dati riguardanti gli ascolti del confronto televisivo tra Berlusconi e Santoro, mi è subito venuto da domandarmi: ma quanti ragazzi c’erano tra quei nove milioni di spettatori? Credo pochissimi, e non lo dico seguendo chissà quale discorso astratto, ma per esperienza diretta. Quasi nessuno degli studenti dell’ultimo anno, quelli che dovrebbero prepararsi al primo voto della loro vita, nutre il benché minimo interesse per lo spettacolino della politica italiana. Sono cresciuti nell’Italia di Berlusconi e ormai non credono più a quel sogno smaltato e crepato, ma d’altra parte non li appassiona nemmeno il rigore severo di Monti o l’alternativa di Bersani. Semplicemente hanno assorbito in pieno il messaggio che tutti noi, ancora un po’ imbevuti di vecchia politica, non accettiamo: ciò che conta sono i soldi, punto e basta.

Il mondo gira grazie al denaro che scorre misteriosamente da qua a là, chi stringe le leve del tempo non ha altri pensieri che quelli inerenti all’economia, non c’è più spazio per i sogni, le visioni nobili, gli ideali, le trasformazioni profonde dell’esistenza. La vita pulsa se c’è denaro, punto e basta. Il resto sono chiacchiere da bar o da televisione, stanche recite per un pubblico di abbonati sempre più vecchi e affaticati. I giovani hanno recepito in pieno che ci si salva solo su una barchetta fatta con una superbanconota, non con i generici e illusori manifesti della politica. E’ triste, ma è la verità. Una volta appurato che sono lo spread, il Pil, il debito pubblico a formare la realtà, indietro non si torna. La conseguenza è che, tramontato ogni sogno di giustizia sociale e di riscatto umano, ognuno pensa per sé. Per questo ogni ragazzo si prepara come meglio può per affrontare il mercato, unica divinità.

Lo si può bestemmiare, ma bisogna affrontarlo. E allora partono i curriculum, si compra una giacca per una selezione lavorativa, si cerca su Internet qualche possibilità di studio o occupazione all’estero. Magari ci si confronta, ci si lamenta insieme, ma la corsa è diventata singolare, ognuno cerca di salvare la propria pelle. Certo, esistono ancora i centri sociali o i gruppi di estrema destra anticapitalisti, ma sono frequentati da mosche bianche, da eredi di un tempo finito. La maggior parte dei nostri ragazzi non punta più nemmeno una fiche sulla politica. Per questo la mia previsione è che le prossime elezioni politiche saranno disertate dai ventenni e dai trentenni.

Forse qualcuno voterà per Grillo, ma solo per farsi una risata alle spalle dei vecchi. E’ un peccato, ma è così. La politica ha dimostrato di essere solo uno sbuffo di cipria sulla faccia feroce dell’economia, i ragazzi se ne sono accorti e non credono più alle promesse e ai proclami. Credono ancora in se stessi, nella possibilità di cavarsela nell’universo della selezione naturale. Purtroppo gli ultimi decenni hanno fiaccato la capacità di resistere, sacrificarsi, lottare: ora che la vita dichiara apertamente la sua legge, ossia il puro scontro, può darsi che i nostri figli siano troppo deboli  per ringhiare e azzannare. Può darsi che nella giungla siano pecorelle smarrite.    



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