Pagine

mercoledì 2 gennaio 2013

Archiviando le festività natalizie 2012 alcune poesie sul periodo più bello dell'anno


fonte: tiscali socialnews
di Marco Lodoli

Le poesie scritte dai grandi autori della letteratura italiana e straniera per augurare a tutti Buon Natale

Per il giorno di Natale, ecco alcune poesie scritte da grandi autori della letteratura italiana e straniera. E’ bello leggere queste parole a volte un po’ retoriche, ma d’altronde il Natale prevede una spruzzata di buoni sentimenti e di zucchero a velo. Cominciamo con “Preghiera natalizia” di Robert Louis Stevenson, che ha almeno un paio di versi indimenticabili:

"Padre amorevole,
aiutaci a ricordare la nascita di Gesù,
per unirci alla canzone degli angeli,
e alla gioia dei pastori,
e all’adorazione dei Magi.

Chiudi la porta dell’odio
E in tutto il mondo apri quella dell’amore.
Fa’ che ogni dono porti gentilezza
e ogni augurio buona volontà.
Liberaci dal male con la benedizione
che reca Cristo,
e insegnaci a essere lieti con un cuore terso.

Che il mattino di Natale
ci renda felici di essere tuoi figli,
che la sera di Natale ci affidi ai nostri letti
con pensieri grati,
perdonati e perdonanti,
per grazia di Gesù.
Amen"

Anche "Natale" di Salvatore Quasimodo ha una musica antica, forse perduta nella lontananza degli endecasillabi e del tempo che fu, ma di sicuro ha alcuni passaggi commoventi:

"Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno; ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.

Pace nel cuore di Cristo in eterno:
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristoe sono venti secoli
Il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
Che morirà poi in croce tra due ladri?”

Se invece nel Natale cerchiamo conferme della miseria umana, della nostra infinita imperfezione, l’unica cosa che ci riguardi veramente, ecco allora questa poesia di Carlo Batocchi, di lancinante bellezza:

“Io non mi sento più, non più, di vivere
accanto a questo lungo stuol dei giorni
trascorsi, se non vieni e mi consoli,
Bambino, col Tuo nascermi nel cuore.

E come allora, quando non avevi
altro che nuda stalla e non compagni,
vuoi Tu dormire, Bambino, o vegliarmi,
accanto a me che non son più nessuno?

Come allora e poi sempre desterai
pianto d’armenti ed il pianto dell’uomo,
Tu desterai per sempre al loro volo
le stelle, o mio Gesù, e non dormirai,
Gesù non dormirai, Tu, ma la neve
largamente cadrà e saranno i mali
invocati, Gesù, saranno i mali,
dammi i miei mali ch’io sia ancora un uomo".

E per concludere, pochi versi di mistico nichilismo di Pessoa, la negazione del Dio ma l’affermazione smarrita del mistero perenne e inspiegabile della vita.

“Nasce un dio. Altri muoiono. La verità
non è venuta né fuggita: è cambiato l’Errore.
Abbiamo ora un’altra eternità,
e quello che è passato era sempre migliore.

Cieca, la scienza ara la gleba inutile.
Folle, la Fede vive il sogno del suo culto.
Un nuovo dio è solo una parola.
Non cercare e non credere: tutto è occulto".

E intanto a tutti quanti voi che leggete questa rubrichetta settimanale, tanti auguri di un buon Natale poetico e generoso: sia un giorno d’amore, il primo giorno di un tempo nuovo.


Nessun commento:

Posta un commento