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lunedì 26 novembre 2012

A proposito della gente a cui non va bene mai niente




Fonte: L'Arcinapoletano di  Pietro Treccagnoli

Questa parabola è dedicata a tutti i detrattori della mia città, Salerno, a cui non va bene mai niente per partito preso, seduti come sono sul frascone. A tutti costoro vorrei invitare a ridisegnare la "Città ideale " di artista anonimo***, prodursi in uno straccio di proposta anzicchè in una critica vuota. Pensare al "particulare" o ad arare l'orticello (di pullanchelle) era uno stile praticato dai monaci certosini, non mi pare che lo siano, se sono sempre in giro per la città, a rilevare ciò che non gli  garba.

Per sfuggire alla strage degli innocenti di Erode, san Giuseppe, la Madonna e il Bambino si erano incamminati sulla via per l'Egitto. Maria, con il piccolo Gesù, viaggiava seduta su un asino, guidato a piedi da san Giuseppe. La gente che li vede passare non esita a criticarli. «Ma guardate quella donna, lei sta comodamente seduta sull'asino e fa andare a piedi il suo anziano marito». I tre profughi, sentiti i commenti, decidono di fare a cambio. San Giuseppe a dorso dell'asino e la Madonna a piedi. Il nuovo gruppo di persone che incrociano non esita a commentare duramente: «Che uomo snaturato, lui, come un padrone, sull'asino e la povera moglie con il figlioletto a piedi, che crudeltà». San Giuseppe e la Madonna allora decidono di salire tutt'e tre a dorso dell'animale. «Ma che famiglia insensibile» commenta la gente. «Tutt'e tre su quella povera bestia. La uccideranno». Al che la Sacra Famiglia decide di scendere dall'asino e di proseguire a piedi. Non gliela fanno buona: «Ma che avari, non salgono sull'asino per paura di consumarlo».

La morale della favola è molto semplice. Qualunque cosa si faccia si è sempre criticati da chi, come si dice a Napoli, se ne sta comodamente seduto sul frascone. Non succede solo a Napoli, ci mancherebbe. Ma da queste parti il vizio di sparlare produce da tempo effetti distorti, perché la vox populi è sempre e comunque considerata la vox Dei, anche se si tratta di una vox insulsa, spesso ignorante più del ciuccio della parabola.

* P.s Naturalmente ciò che viene attribuito al modo di fare di Napoli è da leggersi Salerno

***Per saperne di più

La Città ideale è un dipinto tempera su tavola (67,5x239,5 cm) di autore ignoto, databile tra il 1480 e il 1490 e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. L'opera, una delle immagini simbolo del Rinascimento italiano, vide la luce alla raffinata corte urbinate di Federico da Montefeltro ed è stata alternamente attribuita a molti degli artisti che vi gravitarono attorno: tra i nomi proposti ci sono Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini. Altri studiosi sono propensi ad attribuire l'opera all'ambiente della Firenze laurenziana ed alla riflessione in corso intorno all’opera di Vitruvio, individuando l'autore in Giuliano da Sangallo e nella sua scuola, arrivando a ipotizzare una collaborazione di Botticelli. Non mancano attribuzioni anche a Leon Battista Alberti, del quale sarebbe l'unica prova pittorica.






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