Come continuare a dare da mangiare al proprio quattro zampe, quando si sta fuori di casa per diverso tempo, magari perché troppo impegnati con il lavoro? La soluzione è stata trovata da un consulente informatico di trenta anni, Nat Morris, residente a Milford Haven, nel Galles sud-occidentale: basta utilizzare una macchina comandata da remoto tramite Twitter. Si tratta di un sistema elettronico, collegato a un mini-computer, capace di erogare cibo al proprio cane semplicemente inviando un messaggio Twitter. Basta un tweet e il meccanismo si mette in moto con tanto di segnale acustico, facendo rotolare un biscotto direttamente nella ciotola di Fido. Un sistema hi-tech di ultima generazione, che può tornare utile a chi, come l’informatico gallese, è costretto per lavoro a passare molto tempo fuori di casa e non gli è possibile preparare personalmente i pasti per il proprio cane. Grazie a questa invenzione, Nat Morris è riuscito a non dire addio al proprio amico a quattro zampe Toby, per quanto abbastanza impegnato con il lavoro. Come funziona precisamente? Un alimentatore riempito con cibo per cani è collegato a un computer che, all'arrivo di un tweet sull'account @FeedToby, invia un segnale acustico per il cane. L’animale corre subito a gustarsi la sua leccornia nel piatto dopo che il motore ricavato da una vecchia stampante, anch’essa collegata al mini-computer, apre il tubo da cui le crocchette scivolano direttamente nella ciotola del cane. L’inventore di questo strano marchingegno ha pensato bene, inoltre, di collegare alla macchina un sistema di monitoraggio, così da controllare che il suo Toby mangi. Si tratta di una fotocamera digitale, che scatta immagini del cane mentre si gusta il suo piatto, inviandole poi su Twitter. Adesso Nat Morris sta pensando di brevettare il suo sistema di alimentazione per animali. Prima, però, vuole studiare una seconda versione del progetto che prevede, tra le altre cose, l'integrazione di una bilancia. In questa maniera ci si può assicurare, anche se a distanza, che il proprio cane si mantenga in forma e non metta su troppi chili. Un’invenzione senz’altro utile, fermo restando che occuparsi personalmente del proprio caro quattro zampe rimane sicuramente la cosa migliore. Una macchina, infatti, non può sostituirsi con tutto il resto di cui un cane ha bisogno: passeggiate, coccole e tanto affetto. Un amore che ovviamente un freddo calcolatore non è capace di erogare, come invece è in grado di fare, ricevendo un tweet, con qualche biscotto.
Genitori in libertà è l’interessante iniziativa messa appunto dal Comune di Salerno, con l’apertura degli asili nido, in aggiunta all’orario previsto, anche in ore insolite e cioè dalle 19 alle 24, nei giorni del venerdì ed il sabato, per consentire alle giovani coppie della città, di prendersi una serata di spensieratezza, lasciando i propri bambini in mani sicure.
Il babysetting sarà attivato con un bando, volto alla creazione di un albo comunale di babysitter, le quali, oltre ai titoli specifici, dovranno partecipare a corsi di formazione organizzati dallo stesso Comune. Inoltre per il mese di luglio e per le festività natalizie, una novità assoluta, saranno aperti gli asili in quelle date e per 5 asili nido: Vernieri, Birillo, Sorriso, Fusandola e Buonocore, l’orario si prolunga fino alle 18, con l’apertura il sabato mattina. Sono 7 gli asili nido comunali in funzione a cui si aggiungerà entro il 2012 quello di Pastorano e si prevede un’ulteriore crescita al 27% che vede la città seguire Bologna (30%) e Parma ( 27,5 %.)ma essere primi in Campania dove la crescita è al 2%.
DIC”, Donne in Campus, dal 6 marzo 2012 a Villa Carrara di Salerno.Un progetto ideato dalla Holiday Net, realizzato dall’Osservatorio Turistico Permanente e patrocinato dal Comune di Salerno, in collaborazione con Villa Ferrara ed il centro Artistico Salernitano.
3, 4, 5 aprile ed il 9 e il 10 maggio, le date dei prossimi eventi. Tutta la manifestazione è volta a favorire la nascita e la crescita di attività artigianali e a recuperare antichi mestieri femminili, per avviare nuove attività imprenditoriali.
Donne in campus 2012 ha in serbo delle novità come una mostra realizzata in collaborazione con artigiane e artiste locali, Show Case pomeridiani ed un concorso a premi. Tenuti dagli artisti, i laboratori didattici artigianali, che si terranno, sono rivolti agli alunni delle scuole elementari e medie, favorendo le tecniche di pittura, esercitazioni di disegno su pietra, pittura su cartoncino, creazione di monili e tante altre attività. L’idea di tutto il progetto è anche di incentivare l’impresa in rosa ed è rivolta a tutti ma con particolare attenzione alle scuole, un intuito pedagogico che è piaciuto molto alla Vice Sindaco Eva Avossa, presente al via della manifestazione, che della scuola si occupa prioritariamente, all’interno delle sue funzioni.
Prosegue con successo il Festival Nazionale “ Teatro XS”- Città di Salerno, al teatro Genovesi, con il secondo lavoro in concorso “Ferdinando” di Annibale Ruccello, portato in scena, domenica 4 marzo 2012, dalla Compagnia Stabile “Teatro Mio” di Vico Equense. La commedia fu scritta nel 1985 dal commediografo, attore e regista di Castellammare di Stabia, scomparso prematuramente, per un incidente stradale. A 25 anni dalla sua morte, la compagnia “Teatro Mio”, ha così voluto testimoniare, con il lavoro prescelto, il ricordo di Annibale Ruccello, contribuendo a far conoscere al vasto pubblico, il capolavoro teatrale italiano, degli ultimi trent’anni.
Trama
La baronessa Clotilde Lucanigro, alla morte del marito, si rintana in una villa della campagna napoletana. E’assistita, per i suoi malanni immaginari, da Gesualda, una sua cugina povera e nubile. Tra le due donne, non certo di carattere facile, s’insinua Don Catellino, prete di famiglia, che ogni giorno, alla stessa ora, si porta al capezzale della baronessa, offrendole il conforto religioso. In effetti il prete frequenta la casa per un suo utile, che si rivela essere l’acida Clotilde. A sconvolgere la piatta esistenza e gli equilibri stratificati dei tre, ci pensa, un giorno, all’improvviso, Ferdinando, un giovane efebico, lontano parente di Clotilde, rimasto orfano. Nulla, in quella casa, in seguito, alla sua sconvolgente presenza, sarà come prima.
Commento
Tutto l’allestimento dell’interessante lavoro, da parte della Compagnia “Teatro Mio” è fedele alla versione teatrale di anni addietro, con protagonista Isa Daniele, nota attrice napoletana. Nessuna innovazione scenografica, alcun guizzo nella regia, anzi si ha la piacevole continuità tra le due rappresentazioni. La regia è stata puntuale ed attenta, mettendosi a disposizione della drammaturgia per cui il risultato ottenuto è soddisfacente. Il pubblico, non distratto da orpelli in più, se non quelli usati ad apertura di sipario, ha avuto la possibilità di seguire il testo attentamente e goderne tutta la sua bellezza. Sfilano, così, parole, usanze, battute, proverbi, densi di napoletanità perduta e mai volgare. Due tempi di dialetto frizzante, vivace, preferito all’italiano, perché come dice Clotilde, è lingua straniera. Il più delle parole che compongono il testo di Ruccello, sono quelle che fanno parte del patrimonio culturale nostrano, comune e passato e che riecheggiano piacevolmente tra il pubblico, risvegliandone il ricordo: A rote ro tiempe, ieteca, cu licenza parlando, mamme re sette muntagne, a lechhe a mecche e a ciceregnola, o spirete e vaville, uno ricette chille ca ceaie l’uocchie a mugliera, freve terzegne, te manchene e parole a rinte o battesime, tuosseche e tanto altro. Il dialogo, così, tra i quattro protagonisti è serrato ed inframmezzato dalle voci arcaiche, con citazioni latine e i rimandi culturali come Posilicheata di Masilio Reppone, pseudonimo di Monsignore Pompeo Sarnelli, tanto per citarne una, erudita finezza culturale, servita. E colto è il testo, anche se appare popolare, ma ciò è solo per attirare l’attenzione completa del pubblico. I temi evidenziati, dall’omosessualità al desiderio della carne a tutte le età, dall’inganno alla corruzione, sono contenuti di grosso spessore. La scena è sempre la stessa per tutti e due gli atti, cupa, oscura, presagio di ciò che dovrà succedere, ma cambiano i personaggi e la loro veste morale, lungo il percorso rappresentativo. Più volte per evidenziare i passaggi successivi del dramma, la rappresentazione si blocca, formando “tableaux vivants” messi in risalto da musica melodrammatica, un effetto che sottolinea ed avvia alla tragicità del finale.
Interpreti
Bravi i quattro attori: Luisa Russo, Tina Novello, Peppe Coppola e Bruno Alvino a caratterizzare i personaggi dell’opera, in particolare è da apprezzare la recitazione scandita e puntuta di Luisa Russo, la baronessa Clotilde, che rappresenta la donna forte, sagace e furba, una matriarca, di sì, nobili origini, ma con la praticità spiccata della popolana. Gesualda, Tina Novello, ha interpretato con agilità il personaggio della parente povera e vessata, raggiungendo punte di drammaticità e suscitando finanche compassione. Il prete, Peppe Coppola, ha reso una recitazione spontanea, la sua figura non alimenta, certo, simpatia per la rozzezza delle maniere spicce e poco spirituali. Il suo ministero lo dispensa con la ritualità giornaliera, privata di alcun sentimento di misericordia. A due cose, soprattutto, tiene Don Catellino: i denari e le donne, ma nel finale si scoprirà anche una terza. Quanto al giovane Ferdnando, Bruno Alvino, attore in crescita, s’impossessa della scena con lievità e anche quando improvvisamente appare con la sue nudità, lo fa con grazia, privo di compiaciuta malizia, che nel testo c’è.
La regia
Salvatore Gravagnuolo, aveva una sola scelta nel rappresentare Ferdinando e cioè quella di non alterare la versione passata di Isa Danieli. L’ha fatto ed il pezzo è risultato piacevole e soddisfacente e grazie alla bravura dei 4 attori si è conquistato anche la sua autonomia, il rischio di una copia poteva essere molto forte.
Autore
Annibale Ruccello Castellmmare di Stabia, 7 febbraio 1956 - Roma,12 settembre 1986) è stato un commediografo attore e regista italiano. Si laureò con il massimo dei voti in filosofia a Napoli nel1977, con una tesi in antropologia culturale sulla Cantata dei pastori di Andrea Perucci. Il suo interesse fu subito rivolto alla cultura popolare della Campania e di conseguenza al lavoro di ricerca che da anni Roberto De Simone stava realizzando con la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Iniziò a recitare a Torre del Greco, presso la fondazione del Teatro del Garage di Gennaro Vitiello. Nel 1978 fondò la cooperativa Il carro e, in collaborazione con Lello Guida, cominciò a scrivere e a mettere in scena i suoi primi lavori teatrali, ispirati in gran parte a materiali della cultura popolare. La sua prima opera è Il Rione, una commedia in due tempi scritta nel 1973. Il suo primo lavoro autonomo è del 1980: Le cinque rose di Jennifer. Nel 1983 scrive e mette in scena Weekend e Notturno di donna con ospiti. Il suo capolavoro arriva nel 1985 con la commedia Ferdinando, con la quale vince due premi.
Dante antisemita e islamofobo L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu
La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.
ANTISEMITISMO - «La Divina Commedia - spiega all'Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 - pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega l'organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: «Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell'apostolo che tradì Gesù)»; «giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore» (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell'antisemitismo. «Studiando la Divina Commedia - sostiene Gherush92 - i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». E ancora, prosegue l'organizzazione, «nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti».
MAOMETTO - Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche accenti islamofobici. «Nel canto XXVIII dell'Inferno - spiega ancora Sereni - Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l'Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. L'offesa - aggiunge - è resa più evidente perchè il corpo "rotto" e "storpiato" di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un'offesa».
OMOSESSUALI - Anche gli omosessuali, nel linguaggio dantesco i sodomiti, sarebbero messi all'indice nel poema dell'Alighieri. Coloro che ebbero rapporti «contro natura», sono infatti puniti nell'Inferno: i sodomiti, i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali. «Non invochiamo nè censure nè roghi - precisa Sereni - ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L'arte è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non rimuovono».
CRIMINI - «Oggi - conclude Sereni - il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall'odio o dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti». Certo c'è da chiederci cosa succederebbe se il criterio proposto da «Gherush92» venisse applicato ai grandi autori della letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato «Il mercante di Venezia» di Shakespeare? O alcuni dei racconti di Chaucer? Certo è che il tema del politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla politica vera e propria. Così il Corriere in un articolo del 1996 racconta come, al momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote dell'euro , Shakespeare fu scartato perchè potenzialmente antisemita Mozart perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.
Redazione Online 12 marzo 2012 (modifica il 13 marzo 2012)
L'Antico Caffè Greco di Via Condotti a Roma, in collaborazione con la casa editrice Lietocolle e con il patrocinio della comunicazione e ricerca sociale dell'Università La Sapienza di Roma, grazie alla direzione e alla organizzazione del poeta Angelo Sagnelli, ha voluto promuovere un evento letterario che vedrà la partecipazione dei più rappresentativi poeti contemporanei insieme alla grande poesia dei Paesi arabi e la lettura di poesie cinesi.
Per celebrare la grande poesia contemporanea l'Antico Caffè Greco avrà l'onore di ospitare:
Maria Luisa Spaziani
Biancamaria Frabotta
Corrado Calabrò
Elio Pecora
Franco Ferrarotti
Mario Morcellini
Michelangelo Camelliti
Sandrino Aquilani
Neria De Giovanni
e con la partecipazione di:
Semir Al Qaryouti, giornalista della stampa estera, leggerà in originale e poi tradurrà testi della grande
poesia araba del passato fino alla recente poesia contemporanea di noti poeti Libanesi, Iraniani, Palestinesi ed Egiziani. Bai Yun:
soprano, leggerà e tradurrà in lingua italiana alcuni testi cinesi
Silvia ed Edoardo Siravo attori, reciteranno i testi in italiano
« Ricordatevi, giovanotto, che noi napoletani non siamo dei lazzari scostumati ma uomini di carattere. Così è stato vostro nonno, così è vostro padre, così siate voi! » (Enrico De Nicola a Gianalfonso D'Avossa)
Enrico de Nicola (Napoli, 9 novembre 1877 – Torre del Greco, 1º ottobre 1959) è stato un politico e avvocato italiano, primo Presidente della Repubblica Italiana. Fu eletto Capo provvisorio dello Stato dall'Assemblea Costituente e dal 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, assunse titolo ed attribuzioni del Presidente della Repubblica. Precedentemente era stato Presidente della Camera dei deputati dal 26 giugno 1920 al 25 gennaio 1924.
De Nicola, inoltre, è l'unico ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei deputati. Nella sua vita ricoprì anche la carica di Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad esser stato a capo di quattro delle cinque maggiori cariche dello Stato.
Lo stile Era particolarmente stimato per l'onestà, l'umiltà e l'austerità dei costumi. Enrico De Nicola, giunto discretamente a bordo della sua auto privata a Roma dalla sua Torre del Greco, per assumere la carica (ponendo in subbuglio il mondo della politica e la polizia fino al suo arrivo), rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello stato (12 milioni di lire) ed anzi spese preferibilmente sempre di tasca propria. Divenne famoso il suo cappotto rivoltato, dignitosissimo co-protagonista di numerosissime occasioni ufficiali; fu riparato gratuitamente da un sarto napoletano, anche contro la volontà dell'ex-presidente.
Considerando la provvisorietà della sua carica, ritenne improprio stabilirsi al Quirinale, optando per Palazzo Giustiniani; durante la sua presidenza, ostentava un'agendina nella quale, asseriva, andava prendendo appunti sul corretto modo di esercitare la funzione presidenziale, quasi una sorta di codice deontologico per capi di stato. Il suo successore, Luigi Einaudi, fra le prime cose che fece da presidente volle dunque ricercare quest'agendina ma, sostiene Andreotti, la trovò incredibilmente vuota, senza che De Nicola vi avesse scritto alcunché.
Nel video registrato a Torre del Greco nel 1958, che allego a questa nota, si vede il primo presidente della Repubblica Italiana, avv. Enrico De Nicola, passeggiare lungo il viale della sua villa "Inveni Portum" sita in via Tironi alle falde del Vesuvio. Il presidente siede all'ombra della lussureggiante pineta della sua residenza privata e più volte nel video si fa cenno alla volontà del De Nicola di lasciarla in eredità ai piccoli cittadini di Torre del Greco. Il cronista legge infatti quanto segue: "La pineta è un rifugio destinato un giorno ai giochi ed alle piccole gioie puerili dei bambini di Torre del Greco. Il presidente lascerà questa sua sola eredità ai piccoli amici della città che lo ospita." Ma mentre la villa del presidente, dopo anni di incuria, è stata salvata dall'associazione forense che ne ha fatto la sua sede, diverso è stato il destino della pineta. Infatti quest'ultima, nel recente passato sede del comitato "Torre Nord" ha in effetti ospitato per anni i giochi dei bambini e tante altre attività di pubblica utilità organizzate da cittadini associati in quel comitato di quartiere, almeno per i dieci anni di presidenza di Francesco Fontanarosa. Ma finita la presidenza di quest ultimo e dopo anni in cui il comitato "non operava più come prima", la Provincia ha avocato a se il suolo e lo ha destinato ad uso deposito degli automezzi della protezione civile, impedendo nei fatti l'utilizzo della struttura ai bambini, secondo quella che era l'originaria destinazione del luogo. Ma il vero scempio si sta consumando in questi giorni. Dopo aver rimosso una siepe ed altre piante e tutti i giochi che erano stati comprati a spese degli associati del comitato "Torre Nord" per i bambini del quartiere (parliamo di migliaia di euro), si sta procedendo alla creazione di un massetto di cemento di vaste dimensioni che occupa metà del suolo ancora libero, in quanto la pineta di De Nicola, una volta distrutta dalla colata di calcestruzzo, diventerà un'isola ecologica. Il presidente si starà rivoltando nella tomba in quanto mai avrebbe immaginato che la sua splendida pineta si sarebbe trasformata da dono ai fanciulli in luogo di raccolta della monnezza dei torresi!!! Non si poteva creare l'isola altrove? Non si poteva utilizzare l'ex area terremotati di via Montedoro ad esempio? L'amministrazione ha dimostrato ancora una volta di non conoscere la storia di Torre del Greco e di continuare a SFREGIARE il nostro territorio senza dimostrare neanche rispetto per le ultime volontà di un morto, neanche se si tratta del PRIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA