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domenica 7 aprile 2013

Il Teatro Impiria di Verona con" America"dà il via alla V Edizione Teatro XS Salerno


TEATRO XS

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Al via dal 24 marzo, per terminare il 5 maggio, serata conclusiva, presso il Teatro Genovesi di Salerno, la V edizione "Teatro XS", la kermesse annuale, unica in Italia, organizzata dalla Compagnia dell'Eclissi con l'apporto della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere (Corso di Laurea in Discipline delle Arti Visive della Musica e dello Spettacolo D.A.Vi.Mu.S.) dell'Università di Salerno, della U.I.L.T. (Unione Italiana Libero Teatro) e delle Soroptimist di Salerno. Con "Teatro XS" si indicano pezzi teatrali di contenuto, rappresentati in uno spazio piccolo, quale quello  del  Teatro Genovesi.  "Teatro XS", esclusivo nel Mezzogiorno, ha avuto con "America" di Raffaello Cantieri, unico interprete Guido Ruzzenenti del Teatro Empiria di Verona, accompagnato da un duo musicale di eccezionale bravura
La trama
Giovanni, all'inizio del secolo scorso, dalla Lessinia, zona delle Prealpi della provincia di Verona, emigra in America,  come ha fatto tanta parte degli italiani, cercando fortuna. La trova in California, in una zona desolata di Hollywood con il duro lavoro di cowboy e con un "si" per procura, anche la moglie. Dal matrimonio nascono sei figli, la vita scorre serena, il lavoro è faticoso e la nostalgia per la patria lontano, di tanto in tanto si fa sentire, gli mancano la neve ed il silenzio. Ha una bella casa, una moglie affettuosa e gentile, potrebbe guardare con sicurezza l'avvenire per sé e per i suoi cari, quando la peste delle vacche lo getta nella disperazione ma non gli vieta di ricominciare e continuare imperturbabile la sua storia. A raccogliere il testimone è  il figlio Lindo che  diversamente dal padre non ha alcuna intenzione di fare il cowboy, anzi gli è insopportabile il cattivo odore delle vacche. Si sente americano al cento per cento e non  conoscendo la terra di suo padre, le sue origini hanno radice profonda nella terra in cui vive, tanto da combattere mafia e delinquenza, con la divisa da poliziotto. La saga continua ed il figlio di Lindo e nipote di Jaco sul finire degli anni '60, dopo aver condiviso le agitazioni di un'epoca dalle grandi trasformazioni, realizzerà una fortuna con il riciclo dei rifiuti urbani. John, poi,verrà in Italia, per conoscere le sue radici, viaggio che suo nonno aveva sempre sognato ed intenderà il silenzio e guarderà ammaliato la neve.
Commento
"America" per la regia accorta ed originale di Andrea Castelletti del Teatro Impiria di Verona, si é subito imposto e  direttamente, nell'unico tempo teatrale, con il pubblico che ha molto gradito la performance . Ognuno dei presenti ha trovato, nell'equilibrato spettacolo, un pezzo attinente alla sua storia personale, vuoi per come si è svolta la propria vita, l'emigrazione, infatti, è un tema che agli italiani non è sconosciuto e vuoi per l'intrinseca poesia che aleggia discreta su tutta la rappresentazione. La scena rimane sempre la stessa ed in ombra, ma ben visibile è la catasta di sedie che, composta e scomposta, raffigura, in modo originale, personaggi e scenari. Tre generazioni con le proprie peculiarità storiche, di costume e di desideri si alternano nel racconto, trovando frammenti di memoria collettiva. La semplicità delle parole "un vestito nuovo e qualche piccola donna da tenere tra le braccia" dice il capostipite Jaco, fa in modo che il pezzo scritto da Raffaello Canteri, il bravo autore presente in sala, sia compreso facilmente, anzi sia condiviso anche  per le strepitose  musiche che hanno accompagnato le azioni svolte in scena. Bravissimi i cantori, Acustic Duo, nelle persone di Stefano Bersan e Antonio Canteri. Ottima anche la selezione country e i brani proposti tratti dall'anthology  of American Folk Music . Su tutto Lui, Guido Ruzzenenti, un gigante, per come ha saputo mantenere la scena, interpretando con invariata bravura i tre personaggi- simbolo delle tre generazioni, prese in esame dall'autore. America, con il suo viaggio verso la terra promessa , in cerca di una vita possibile,  ci appartiene e Guido Ruzzenenti con la sua intensa interpretazione  ci ha regalato un'emozione forte e così insieme a lui siamo entrati nel racconto, per essere di volta in volta, ora il volitivo Jaco, ora l'onesto  Lindo ed ora  il realistico John.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu







Ettore Cerrato, l'artista dei fiori, in esposizione al Fai di Salerno


FIORI SECCHI

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Una singolarissima mostra, in cui i fiori della natura si trasferiscono con grazia nelle cornici, per mostrarsi secondo le composizioni dell'artista, è presente dal 3 aprile e per tutto il mese, al Fai di Salerno, in Via Porta Catena. Di per sé, i fiori, in natura, sono già il dono variopinto del creato e se con essi si riesce a fare dei capolavori  d'arte, nessuna meraviglia.
Ettore Cerrato, l'artista dall'acuta  sensibilità e dal gusto raffinato, nel quotidiano, fino a qualche anno fa, ora in quiescenza, è stato un distinto bancario, addetto all'ufficio estero. Ora, nel tempo libero si dedica con passione ad un hobby di antica e nobile tradizione, cosicché riesce a conservare intatta, se non addirittura ad esaltare, la bellezza dei fiori, proprio quando questi perdono vigoria offrendosi alla vista secchi ed alterati.
Una passione, la sua, nata in Inghilterra, negli anni '70, quando si trovò, per caso, nel famoso negozio di epoca vittoriana "Liberty", dove c'erano quadri di fiori pressati di raffinata bellezza.
Una moda, questa, nata nel regno unito, sotto la regina Vittoria, ma che nel tempo ha conservato, in ogni dove, il gusto decadente e romantico. Non c'è stato innamorato, ora forse non più ed è un vero peccato, che non ha conservato un fiore tra  i libri, per ritrovare nei petali stirati, un ricordo giovanile d'amore.
Vittorio De Sica negli anni trenta , cantando con voce tremula "Signorinella," ne ha dettato  una moda, imitata senza fatica, perché allora i libri di latino, con tracce di passato, si conservavano come sacrari.
Cerrato, nella sua casa elegante, arredata  in stile english, appunto, l'Inghilterra e i quadri che richiamano le vecchie miniature o manufatti di grande pregio, sono così  presenti in ogni angolo del suo vissuto, da apparire un luogo d'esposizione permanente.
 I fiori usati per le magnifiche composizioni, sono prevalentemente primule, pansé e  tutta la gamma cromatica primaverile, dal colore blu, al giallo, e all'arancione, evitando accuratamente il bianco.
La tecnica usata, è invariata nel tempo, sotto la  pressa di corposi libri, per un mese  sono messi i fiori, avendo cura di scegliere quei libri dalla carta porosa o trovare, in mancanza di essi, in qualche negozio fornito di cartolaio, la vecchia carta assorbente che serviva per asciugare lo scritto ad inchiostro.
La stretta dei libri ed in casa Cerrato, ce ne sono tanti, quasi tutti  zeppi di petali e corolle,  può essere sostituita anche da una vera e propria piccola pressa, due tavolette di legno chiuse da una vite che naturalmente l'accorto artista ha portato con sé dall'Inghilterra.
Trascorso il tempo necessario per togliere l'humus, i fiori sono trasferiti con delicatezza dai libri a  cartoncini molto rigidi ed incollati ad uno ad uno, con una colla speciale per tessuti, inventando la forma ed accostando i colori.
Le composizioni di Ettore Cerrato e l'esposizione, nella sede del Fai, ne è una dimostrazione, mostrano, in rifinite cornici,  veri capolavori miniati, merletti colorati, di assoluta bellezza, ma una in particolare è splendida, per la tenuità del colore e per la natura del fiore lavorato, il piccolo "non ti scordar di me"
Ai margini  del quadro dalla forma ovale, si legge:"Forget me not" ed è forse proprio questo il senso del lavoro solitario, dello schivo autore che non ama staccarsi dalle sue composizioni e che ringraziamo calorosamente, per averci regalato la visione bella della natura.
 Cerrato, con il suo paziente ed artistico lavoro tende a non dimenticare mai la bellezza dei fiori, che in realtà ha breve durata. Così fiore dopo fiore, sul cartoncino poroso, l'artista, nel  comporre il lavoro miniato, raffigura e trasferisce anche se stesso, il suo animo gentile, il suo desiderio di bellezza assoluta.
E quando la natura viene meno, imponendo i suoi tempi fugaci, ecco che interviene Lui e la bellezza rivive di nuovo. Quotidianità, la sua, vissuta nel modo più semplice e naturale possibile ma così intensa, così carica, così decisa, tanto da produrre simili capolavori.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu







sabato 6 aprile 2013

Alba di Primavera



Alba di primavera,
di Maria Serritiello

Alba di primavera,
che più non sorgi a tempo,
ma lenta e
trascurata.
I colori,
affondi,
l'amore lo neghi
e la vita la precipiti
da sola.
Il rosa
di un fondo pescheto,
lieve accarezzato,
è ormai reciso. 
Nel vaso di vetro,
al centro della tavola,
nella casa che più non c’è,
amaro ventola il ricordo.

Maria Serritiello
6-4-2013










giovedì 4 aprile 2013

30 Studenti americani, creativi per un giorno al Museo Città Creativa di Ogliara (Sa)

museo 2



































di Maria Serritiello

Un  gruppo di 30 studenti americani, accompagnato da 4 insegnanti,  si trasferirà  per un giorno, precisamente il 2 aprile, da Los Alamitos, California, del distretto scolastico Los Alamitos High School, ad Ogliara,  presso il Museo Città Creativa di Salerno, direttrice Gabriella Taddeo. Marco Vecchio, artista salernitano, li dirigerà in un singolare laboratorio di creatività e manipolazione, proprio nella zona  di Salerno, famosa per le Fornaci De Martino e per le sue estese cave di creta. Si susseguono con intensità  le iniziative al Museo Città Creativa che, apre le porte , ogni volta, ad eventi di grande qualità e di utilità per la formazione dei giovani grazie all'impegno costante e  alla sensibilità della direttrice Gabriella Taddeo.

Maria Serritiello



martedì 2 aprile 2013

Secondo appuntamento di Scritti di luce, a Camera Chiara di Salerno, con Massimiliano Smeriglio

Immagine di copertina

    
Secondo appuntamento di:
                                              SCRITTI DI LUCE

                                          "Autori in immagini e parole"

La Galleria Camera Chiara, in collaborazione con Brunella Caputo, ospita lo scrittore
                                                Massimiliano Smeriglio.
venerdì 19 aprile 2013
alle ore 21:00
presso la sede della Galleria in via Giovanni da Procida n°9
centro storico di Salerno.
... Un evento in cui scrittura, fotografia, recitazione e video si fondono insieme, creando una simbiosi originale.

Progetto ideato da Brunella Caputo


Voci narranti:
Brunella Caputo
Davide Curzio
E la gentile partecipazione di Massimiliano Smeriglio
Fotografia: Armando Cerzosimo
Video: Nicola Cerzosimo
Selezione testi dell'autore a cura di Brunella Caputo
I libri dell'autore sono messi a disposizione per la vendita da Feltrinelli Salerno, occasione speciale per farsi dedicare i romanzi dall'autore.

Massimiliano Smeriglio è giornalista e scrittore. Ha pubblicato diversi saggi e si dedica da tempo anche alla narrativa. Nel 2010 è uscito "Garbatella Combat Zone" (Edizioni Voland), nel 2012 Suk Ovest - Banditi a Roma (Fazi Editore). Insegna nella facoltà di Scienze della Formazione a Roma Tre. Impegnato da sempre in politica, attualmente è vicepresidente e assessore alla Formazione, università, scuola e ricerca della regione Lazio.



 


Il 2 aprile giornata mondiale dell'autismo

La fontana di piazza De Ferrari a Genova colorata di blu.

Fonte: Oggi.it

Il blu è il colore che dipinge monumenti e luoghi simbolo di mezzo pianeta, in occasione della giornata mondiale dell’autismo (World Autism Awareness Day), proclamata per il 2 aprile e istituita dall’Onu nel 2007. Dall’Empire State Building a New York all’Arco di Costantino a Roma, passando per il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, sono tanti i luoghi illuminati di azzurro per accendere i riflettori sull’autismo. A Genova, dalla fontana di piazza De Ferrari sgorga acqua blu.
In Italia, secondo gli ultimi dati, sono circa 400mila le famiglie alle prese con un caso di autismo, ma le cifre potrebbero non raccontare a pieno la realtà: l’autismo, infatti, è una malattia di cui si sa ancora poco e che si rischia di non riconoscere (o, al contrario, di attribuirle qualsiasi comportamento strano in un bambino«Ci portiamo dietro vecchi retaggi», spiega Carlo Hanau dell’Angsa (Associazione nazionale genitori soggetto autistici). «Una volta di questo problema non ne sapeva niente nessuno, i neurologi ne affidavano la gestione agli psicoanalisti, dal momento che veniva considerato un disturbo di tipo psicologico. I risultati sono stati tutt’altro che soddisfacenti e per quarant’anni analisi e studi sull’autismo sono rimasti bloccati».




 

E dopo Antonello Caporale anche a Carlo Tecce la mia letterina sotto il piatto

                               

Carlo Tecce, del "Fatto quotidiano",  si allena a diventare Antonello Caporale...sperando di compiere il prodigio che fu di Giotto con Cimabue. Tranquillo, Tecce, ce la puoi fare e senza neanche sforzarti tanto, se il risultato del tuo impegno, non è un capolavoro di ars giornalistica, ma solo acredine mirata. I riflettori accesi “quotidianamente” sul Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, eh, si, che fai parte di un giornale, che del quotidiano si nutre,  è riduttivo per te, che della provincia addormentata ti autoalimenti. Del resto, un blog, quello che animosamente compili, potevi scriverlo, come faccio io, comodamente da casa, senza vivere le difficoltà ambientali e di adattamento della capitale. Ma tant’è sei giovane e le mete da raggiungere sono molte ed irte di difficoltà. Il nome prestigioso di una testata giornalistica fa sempre gola e tu ne sei stato affascinato, lo posso capire, ma se la tua carriera e io ti auguro di proseguirla con successo, dovrai spenderla sul chiacchiericcio malsano, non producendo articoli di contenuto, è un’ occasione sprecata.

 Chi si sceglie “un nemico” giornalistico, deve augurarsi che sia sempre in auge, altrimenti così come si accendono i riflettori, si spengono su entrambi. E tu non vorrai  smorzare una carriera iniziata da un decennio o poco più. Colui che si dedica alla comunicazione e tu dovresti saperlo meglio di me, per aver compiuto studi mirati nella facoltà, da te, mi è parso di capire, vituperata, dovrebbe comunicare, consentimi il vocabolo ripetitivo, un ventaglio vasto di notizie, in modo da fornire all’ignaro lettore strumenti in più di conoscenza. Il pettegolezzo cittadino, sparuto e di chi è sempre contro, a prescindere, lascialo a quelle persone  che non hanno  altro da fare…eppure ci sarebbe tanto a cui dedicarsi, non togliere loro l’impiego.

Ho trovato esagerato paragonare il linguaggio di Vincenzo De Luca con il frasario sboccato di Grillo. Certo, delle simpatie si possono avere, le tue non si devono cercare neanche le tra le pieghe, ma tu sei un comunicatore e non l’uomo della strada che sputa  fuori come gli pare il suo pensiero, a te la deontologia professionale avrà insegnato, mi auguro qualcosa, o no?

Come il tuo collega e tu comprendi a chi mi riferisco, non vivi a Salerno, anzi suppongo non la conosca bene per essere nato altrove, non ti sei mai calato nella realtà della città, in streaming guardi Lira tv e sommariamente credi di essere in sintonia con la pancia della mia città. Salerno, mio caro giovanotto, non è un riassunto da ripassare o consultare su “Bignami”

 ( trascrivo da Wikipedia : La Editrice Bignami è una casa editrice italiana. Il professore di lettere Ernesto Bignami ebbe, nel 1931, l'idea di comporre dei libriccini in formato tascabile contenenti una sintesi degli argomenti trattati nel programma ministeriale e fondò la Casa Editrice Bignami. Tali libriccini sono entrati a far parte della cultura italiana con il nome di bignamini o bignami. Nella parlata quotidiana "un bignami di [argomento]" è diventato sinonimo di un compendio sintetico sulla materia trattata).

Mi sono permessa l’annotazione, giusto per un’amarcord nostalgica, perché per la mia generazione Bignami è stato il santo protettore della notte prima degli esami, un sussidio insostituibile per ricordare tutti i programmi, di tutte le materie, di tutti gli anni trascorsi tra i banchi. Felice, se le giovani generazioni non hanno incontrato sul cammino degli studi, l’esame-Torquemada, ma è forse  a questa esperienza che, noi della precedente,  dobbiamo la prudenza nell’emettere giudizi.

E facciamo l’analisi testuale dell’articolo.

“Salierno” non è mai usato da un salernitano che si esprime in pubblico. Il salernitano ha un sorta di rispetto ancestrale per il luogo natio, vuoi per la sua gloriosa storia del passato, vuoi perché  tiene a far bella figura con il forestiero. Viceversa “Salierno” è usato in modo dispregiativo da tutti coloro che, forestieri, hanno invisa la città, se si vuole un prolungamento del retaggio provinciale delle antiche lotte comunali a cui i salernitani non fanno caso come quando sono appellati “pisciaioli”. Ebbene si, siamo gente di mare, ci affacciamo sul mediterraneo, dovremmo vergognarci per questo?

“Esc” ma perché vuoi dare all’articolo per forza assonanze dialettali? Forse, più malignamente, l’intento è di  far passare in second’ordine l’impegno del sindaco per la sua città. Il controllare non è una brutta parola, non è un’azione sporca, anzi l’opposto e cioè “mi giro dall’altra parte, tanto il mese va e viene”che deve essere deprecato. A te non pare? E dimmi, come mai se la stessa e giusta severità viene usata da Tosi a Verona è osannato dai mass-media e se è De Luca a Salerno, per voi, invece, è lo “Sceriffo”? Forse perché usa un linguaggio diretto, senza orpelli o inutili fraseggi, comprensibile a tutti a dare fastidio, mentre vi piace tanto il  veneto cantilenante? Ma anche ciò è catalogabile, per essere un retaggio d’inspiegabile subalternità  del sud verso il nord, di cui devo immaginare non vi siete inconsciamente ancora liberati né tu né gli altri.
Dagli anni ‘50 in poi, prima che la tv e internet non avesse massificato il linguaggio, chiunque del nord cianciava, anche a sproposito, rispetto a quello del sud, non contando le scorrettezze grammaticali e sintattiche, lo  sapeva fare. Dovremmo aprire, qui, una parentesi sulla Questione Meridionale, ma la risparmio a me e a te.

“Io smonto i campi rom e me ne frego di quella gente dove va a finire” Falso, nella città ci sono varie comunità, per esempio quella senegalese, produttiva e rispettosa delle regole che da anni è bene inserita nel tessuto operativo della città. Per gli ambulanti ci sono spazi propri, si da  evitare di trasformare la città in uno scomposto bazar. C’è un decoro urbano che va mantenuto e sarebbe meglio, per chi fa cronaca cittadina, puntare l’attenzione sugli escrementi dei cani, che, nel centro storico in particolare, si trovano ad ogni passo. Uno slalom da ginnasta tra lo sterco, non una rasserenante passeggiata, in un giorno di festa, che mi ha portato, ieri, verso i Giardini della Minerva. Questa pessima immagine offerta a me e ai turisti, si ai turisti, che, che se ne dica, i quali  hanno preferito la nostra città per Pasqua,  non è certo imputabile al Sindaco o si vuole che sia lì pronto a raccogliere ciò che l’ “inciviltà” e la “cafonaggine” fa oggetto?

 “Inciviltà” e  “cafonaggine” due parole  che il Sindaco usa ripetere non certo per offendere indiscriminatamente tutti ma per correggere i costumi disinvolti  di alcuni, cui le regole danno fastidio. A nessuno piace vedere bivacchi e accozzaglie, i campi Rom sono un problema anche nelle zone di origine, figurarsi in Italia, un tegola in più caduta sulle nostre teste, data la loro cittadinanza europea, ma bisogna pur trovare una formula di convivenza per dare sicurezza, senza violare le regole di umanità. Tutti gli automobilisti, per esempio, grazie alla severità adottata sono stati liberati dalle schiere di ambulanti appostati  ai semafori e questa non mi pare sia stata un’azione deprecabile, del resto in tutte le città si è proceduto così, trasformando finanche i punti viari con semafori, in rotatorie. Ogni anno, poi, a  Salerno, nella bella stagione, sull’incantevole lungomare, si celebra il festival delle culture diverse,  la musica e la danza, come linguaggio universale,  un bel collante per l’integrazione, non certo facile in ogni punto della penisola che non si professava razzista.

“Pipì e sfessati” due colorite espressioni che di tanto in tanto De Luca usa nei riguardi di qualcuno, nelle sue apparizioni televisive, ebbene, ti sembrano, caro Tecce, aggettivi paragonabili a quelli usati da Grillo? La rabbia cattiva del volto del comico è la stessa ferma e pacata di De Luca? E quando si è rivolto al leader 5 Stelle dicendo “Wè giovanò, torniamo con i piedi per terra”, che tu puntualmente hai citato, più che un’offesa mi è sembrato il riecheggiare della parlata di Alberto Sordi nel film “Ladro lui, ladra lei” di Luigi Zampa “Giovanò ve ne dovete annà, se vi dico che ve ne dovete annà, ve ne dovete annà” con un crescendo di tono, fino ad arrivare all’imprecazione finale.

Ah si, la Lombardi del movimento 5Stelle, mandata semplicisticamente a morire ammazzata, ma dai, puoi immaginare che ci possa essere effettivamente desiderio nefasto nei suoi confronti? Ma l’hai guardata bene? E’ la classica secchiona irritante che in classe nessuno se la filava. Odiosa fino all’impossibile e nel suo caso impreparata e inadatta ad un ruolo cadutole nel piatto per via di una classe politica   che negli ultimi 30 anni si è mangiata l’Italia, ma “chi era” e  rafforzo il concetto “chi è” questa Lombardi.

Per quanto riguarda “ i pipì, gli sfessati e i teatranti a Salerno ce ne sono parecchi, pontificano da sempre e continuano a farlo riuscendo solo a tediare, senza dare un apporto intellettualistico valido a nessuno, meno che mai alle masse giovanili, a cui sanno solo dire “andate via da Salerno”. Non trasmettono loro la sapienza, né la scienza infusa di cui sono pieni, si auto referenziano, alimentando polemiche senza un costrutto. Sarebbe opportuno trasformarsi in “Magister”, in validi modelli culturali, data la loro visibilità, per i giovani in cerca di figure carismatiche, che in assenza vanno dietro a questo o a quel comico di turno.

 Gianroberto Casaleggio: “Uno di quei cani di razza a pelo lungo”. Tutti in Italia o  almeno per quella terza parte di persone dell’ultima tornata elettorale, così la pensa su Casaleggio. De Luca ha avuto il pregio di averlo detto apertamente in televisione, su  Lira tv, emittenza cittadina libera che ospita il sindaco, settimanalmente, senza onere economico per il comune, che così  mantiene il filo diretto con i suoi elettori. Possono non  piacerti le sue apparizioni, capisco, sei costretto a guardarle per poi criticarle, ma non tuona da un blog, come quello del populistico  compagno(?) Grillo, blog che gli fa guadagnare miliardi, con un  “vafanculo”, sempre pronto da dispensare a tutto e  a tutti. 

Sono giunta al termine dell’epistola e come scrivevano nel finale i latini: Cura ut valeas

p.s.
Dispensati da qualsivoglia commento o da inutili improperi, non confermare che chi va con lo zoppo, ecc ecc…Ricordati di Voltaire è meglio

Maria Serritiello


                                           Carlo Tecce



Fonte :Il Fatto Quotidiano
di Carlo Tecce
30 marzo 2013


Salerno, il vocabolario De Luca che se la batte con Grillo

Il blog di Carlo Tecce
30 marzo 2013


Vi dimostriamo come il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, contribuisce all’evoluzione linguistica italiana con un dizionario di sua proprietà intellettuale. Quando a Salierno fa giorno, il primo cittadino dice “esc” e va a controllare i vigili urbani e, se non fanno bene il proprio lavoro, arringa: “Io smonto i campi rom e me ne frego di quella gente dove va a finire. Li prendo a calci nei denti, il cielo stellato ce lo godiamo noi”.

E se nemmeno gli attori recitano come si deve, s’infervora: “Ho detto ai teatranti di Salerno, voi siete delle pippe con chi vi confrontate”. Anche De Luca riflette: “Ma veramente questa è una città di imbecilli e la principale testimonianza di imbecillità e di cafoneria è nelle redazioni dei giornali locali che sono piene di imbecilli. Io lancerò nei prossimi giorni la lotta di liberazione dai cafoni, apro una nuova stagione di impegno politico in questa città. Dobbiamo aprire una lotta di liberazione, una lotta armata, dobbiamo fare un appello”.

Quasi una grazia per i cronisti che, secondo i sinonimi del sindaco, possono chiamarsi anche “pipì” o “sfessati”, cioè stanchi e stancanti. Sensibile alle contaminazioni culturali, durante il solito monologo a LiraTv, l’emittente ufficiale, De Luca si è misurato con l’arroganza di Roberta Lombardi (M5S): “Fossi stato in Bersani, le avrei detto ma va a morì ammazzata”. Fu più coreografico con Gianroberto Casaleggio: “Uno di quei cani di razza a pelo lungo”. Su Beppe Grillo fu saggio: “Wè giovanò, torniamo con i piedi per terra”. Però il sindaco, ogni natale, fa felici i bambini con le luminarie, anche dette luci d’artista.


Per conoscere Carlo Tecce

Per cominciare, mi dissero: "Recensisci un libro di filosofia campana". E così, anche se tentarono di farmi disamorare, undici anni fa iniziai a scrivere per il Corriere dell’Irpinia. Avevo 16 anni nel 2001. Poi qualche pezzo s’è perso per strada e , a fatica, facevo qualche passo per quel labirinto di adolescenza.
Tanto calcio: tre anni con il Roma, un’estate con il Corriere dello Sport, uno con la Gazzetta dello Sport, il Mattino e l’Unità, due con il Guerin Sportivo. 
Ho collaborato a due libri di Antonello Caporale, Mediocri e Peccatori e ne ho scritti due con Marco Morello, Io ti fotto e Contro i notai
Mi sono laureato nella sciagurata Scienze della Comunicazione. Ho lasciato il mio paesello in provincia di Avellino. Oggi vivo a Roma e lavoro al Fatto sin dal primo numero