Pagine

giovedì 15 giugno 2023

Al Teatro Ghirelli è stato rappresentato per due settimane, Sabato e Domenica, “Dita” Regia di Andrea Carraro.

                        



Fonte :www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Da subito si è introdotti all’interno di questo, che sarà un rapimento vero e proprio. In piedi in uno spazio anonimo, che si rivela essere l’aeroporto, assistiamo impotenti al sequestro dell’attivista umanitaria Mariella e della sua guida Johanna. I movimenti sono precisi ed improvvisi, le due sagome ricoperte da capo a piedi, assaltano e riescono a prendere prigioniere le due ragazze. Con ancora le urla delle sequestrate nelle orecchie, con i gesti rudi nell’ammanettarle negli occhi, siamo trasferiti, per assistere all’interrogatorio, in uno spazio anonimo e dismesso. Tanti oggetti alla rinfusa, sgabelli, carrelli, un tavolo, su cui è posta una scacchiera, drappi, paraventi, insomma un posto squallido, come squallido è tutto il resto. Le due ragazze narcotizzate ed a capo coperto, sono ammanettate di spalle su due sedie, il silenzio le avvolge. Passa del tempo, nessuna voce, nessun rumore, in effetti sono piantonate da due arabi, poi Johanna si risveglia e chiama a gran voce Marirella. Comincia un dialogo spezzettato e misto a paura, si chiedono dove siano e in quali mani cadute. Le successive azioni sono veloci, il viso viene scoperto, sono incalzate dalle domande senza che possano capire che cosa vogliono da loro e chi siano. Un colpo di rivoltella alla guida, uccidendola è la risposta. La paura s’impossessa di Mariella, di fronte ha due donne, coperte da capo a piedi, abiti arabi, che maneggiano la pistola con molta disinvoltura, dato l’omicidio precedente. Alla domanda chi fosse e che cosa l’abbia spinta fin lì, lei dice di essere italiana e ha l'intenzione di introdurre un nuovo programma alimentare che possa aiutare i bambini del loro paese a sfuggire alla crudeltà della fame. Viaggia da sola, in compagnia della guida conosciuta in internet ed incontrata all’aeroporto. Non le credono ed ha inizio un brutale interrogatorio da parte delle due donne mussulmane, mirato a scoprire il disegno che nasconde, ma le uniche cose che riescono a sapere e che Mariella è una pianista jazz ed è fidanzata con Luca. Tutto il resto e cioè che Mariella è un terrorista senza scrupoli con l'unico scopo di comprare da un biochimico Kaled una tossina con cui infettare il cibo di centinaia di fast food, per poter così uccidere migliaia di persone, si saprà sotto tortura, dito dopo dito trapanato, fino a giungere alla inconfessabile verità.

E così “Dita”, è uno spettacolo diretto, unghiate di orrore e sangue elargito a piene mani da donne spregiudicate nel raggiungere il loro sordido scopo, alle prese con uno scricciolo di donna, italiana per amor di patria, ma di razza, di quelle che non cedono di fronte a niente, a tinte nere, senza alcuna concessione ai buoni sentimenti, con scene truci e con effetti sonori brutali e sadicamente crudi. Le dita della ragazza saltano una dopo l’altra non senza orrore da parte dello spettatore, il sangue che zampilla il trapano che trancia, un ronzio insopportabile.

Così abbiamo creduto che la giovane Mariella fosse l’eroina della storia, che le aguzzine non avessero sentimenti umani, le dita fasciate con la garza imbevute di sangue, non creavano dubbi. Mariella sebbene sofferente resiste ad ogni possibile tortura, alla sete, al getto di acqua sul corpo e lo spettatore sempre più intriso delle sue torture, quasi non resiste più e desidera che quell’orribile interrogatorio abbia fine. E fine c’è: la sua uccisione

Esaurito il compito, le due donne predispongono una nuova trappola on-line per catturare altri terroristi.

Teatro di tanta ferocia è difficile ad assistere, “Dita” non lascia respirare, trasmette angoscia, paura, dolore, ribellione, repulsione, con l’unico desiderio che tutto sia compiuto nel più breve tempo possibile. L’attesa è infernale, grazie alla recitazione scarna, essenziale, immediata ed incisiva di Amelia Imparato, Maria Rosaria Milito, Paola Senatore, Cinzia Ugatti

La Regia è di Andrea Carraro

 Tratto dal film thriller Five Fingers del 2006, diretto Laurence Malkin, Andrea Carraro ne ha saputo trarre un eccellente lavoro teatrale

Maria Serritiello




 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento