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sabato 25 ottobre 2014

L’ Alluvione di Saerno 60 anni dopo



Fonte:CGMagazine.eu
di Nadia Farina

Alle ore 1.52 della notte del 26 ottobre del 1954, l’orologio del campanile della chiesa dell’Annunziata, si ferma. L’alluvione ha travolto la parte est della città di Salerno.
Un giovanissimo Padre Candido,  dei padri cappuccini e oggi cappellano dell’ospedale S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, più conosciuto come Ospedale San Leonardo, a Salerno da appena un anno, comincia la sua missione ed il suo apostolato proprio quando l'alluvione la stravolge, benedicendo salme e asciugando lacrime. Ha visto cose orrende che hanno messo a dura prova il suo cuore non ancora fortificato dalla vita, ed ha assistito a straordinari momenti di amore e di solidarietà che invece hanno confermato la sua fede.  Ha raccontato tutto in un libro, ormai  quasi introvabile, se pure dopo cinque edizioni.
Un libro che è stato il primo e l’unico che racconta l’alluvione attraverso  le piccole storie della gente che fanno grande un popolo e  che dopo 60 anni rimane una testimonianza sul campo di una persona che l'alluvione l'ha vissuta con le mani nel fango.
Padre Candido non ha raccolto come in altri libri scritti successivamente, la rassegna stampa degli avvenimenti che si susseguivano, ha scritto  ciò che ha visto, sentito, toccato.  Ha visto corpi straziati , irriconoscibili per la furia delle acque, ha sentito urla strazianti e pietosi lamenti, invocazioni e preghiere, ha toccato [….grovigli di radici d’alberi .. nei detriti e nel fango, povere forme umane, scomposte e convulse..]
Ha narrato episodi  di eroismo e di solidarietà. Uno di questi è la storia di Raffaella La Crociera, una bambina destinata al cielo troppo presto, che avendo ascoltato i terribili avvenimenti, chiese di poter mettere all’asta per radio,  una sua poesia  - “Er zinale”  - per gli alluvionati di Salerno.  L’asta si concluse con l’acquisizione della poesia, da parte della baronessa Cenci Bolognetti, che dalla Svizzera versò cinquecentomila lire. Una cifra enorme per l’epoca, con la quale furono fondate due scuole intitolate a Raffaella, una a Roma e l’altra a Cava dei Tirreni. Quaranta anni dopo, nel corso di una trasmissione di Telediocesi sulla rievocazione di quei tristi eventi, vissi un incredibile momento nel  conoscere le sorelle di quella bambina che tanto aveva commosso l’Italia e che aveva vinto il premio della bontà Livio Tempesta, un premio ormai fuori moda.
Sull’onda delle emozioni di quei terribili giorni,  il giornalista Vittorio Veltroni, padre del più noto Walter, istituì  “La catena della fraternità”, in una seguitissima  trasmissione  radiofonica.  Una trasmissione che cominciava sulle note della sinfonia della Cavalleria Rusticana in cui la solidarietà del popolo italiano si fece sentire come non mai. La prima a dare il via alla raccolta dei fondi, fu la città di Trieste, a cui Salerno dedica il suo lungomare. L’alluvione di Salerno si inserisce infatti come spina dolorosa nella gioia di una Trieste liberata proprio il 26 ottobre 1954. Una Trieste restituita finalmente all’Italia.  E le bandiere tricolori diventarono simbolo in quel frangente anche di lutto nazionale  [.. Le truppe che entrarono in Trieste rinunziarono ai doni e a tutte le manifestazioni preparate in loro onore, il denaro risparmiato fu devoluto a soccorso degli alluvionati del Sud.]
Le alluvioni come tanti eventi nel bene e nel male, erano rare e riuscivano oltre che a commuovere, a muovere l’intera nazione. Oggi ci stiamo purtroppo abituando ad ogni tipo di catastrofe ma sarebbe ingiusto non ricordare che tanti giovani anche adesso, si tirano su le maniche e offrono le loro braccia in aiuto.
Questo libro racconta dei giardini che raccolsero cadaveri e diventarono un cimitero a cielo aperto, del mare che restituì corpi, di camion che trasportarono salme. Un libro che si chiude con i nomi delle vittime e dei luoghi : SALERNO – VIETRI SUL MARE – MAIORI – MINORI – TRAMONTI - CAVA DE TIRRENI
 «Ho scritto questo libro perché si legga più col cuore che con l’intelligenza. Ho scritto questo libro perché non si dimentichi» Queste le parole di padre Candido. Testimone sul campo.
 
 
 

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