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lunedì 25 giugno 2012

Lina Olivieri, la "Signora"del mare di Salerno

FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO

Lina Olivieri, la "Signora"del mare di Salerno
di Maria Serritiello

Il cancello di ferro, ritinteggiato di fresco, è lo stesso da più di mezzo secolo ai bagni del 'Lido di Mercatello'. Fino a 4 anni fa era condotto da Lina Olivieri, di quella famiglia Olivieri, che della conduzione balneare, per oltre mezzo secolo, ne ha fatto un’arte. La “Signora”, ogni mattina, attraversava la piazza Monsignor Grassi con la sua camminata ferma, l’innata eleganza e i passi decisi per arrivare all’interno del “Lido” ed avviare il comando dello stabilimento. Era lei a dare il via ad ogni estate, col rito d’inizio uguale e fissato inequivocabilmente al 15 giugno, lei che con garbo istintivo e sana energia aveva saputo conservare, nel suo lido, le buone regole dell’educazione, così lontane da ogni dove. Eppure non era portata per la conduzione dello stabilimento che con successo al “porto” le sorelle Anna Maria e Dora portavano avanti da tempo, anzi ne aveva un rifiuto netto, anche perché la sua vita girava altrove e in tutt’altra direzione. Fu solo nel 1970 che rispose con una sorta di “obbedisco” iniziale al richiamo familiare, ma che in seguito si tramutò in orgoglioso e puntiglioso impegno. E comincia bene la giovane “Lina”, nella sua conduzione, infatti, si confermano vecchie regole e se ne affermano di nuove che daranno buon nome, al “Lido”, l’unico, in questa zona, assieme al vicino Miramare, attualmente ristrutturato elegante, ad avere tradizione alle spalle e a sollevarsi in tanta spiaggia libera, affollata e consueta in quegli anni. Così per essere sicura che nelle sue larghe e spaziose cabine non vi fossero più persone di quante dichiarate, non esitava a contare le paia di scarpe, otto, dovevano essere per l’esattezza e se nella conta risultavano in più, prontamente venivano caricate su di una carriola e portate via. Certo un metodo impopolare ma necessario per mantenere il controllo sui presenti. Sabbia sottile e dorata per 350 metri di spiaggia e panorama non ancora del tutto affossato dalle brutte costruzioni intorno, il “Lido” offriva ai bagnanti, un clima da vero soggiorno balneare, da vivere per l’intera giornata a due passi dalla comodità della propria casa, invidiato da chi già cominciava a comprare nella Calabria selvaggia, per via del mare poco pulito. Siamo nel ’73 ed ecco apparire al “Lido” la piscina, una costruzione impensabile per vecchi salernitani che col mare hanno avuto da sempre un rapporto carnale, ma necessaria per sopportare la decadenza del nobile specchio d’acqua e la trascuratezza dei governanti. Così la moderna struttura la si colloca in disparte, in un ristretto recinto di 42 cabine ma accanto ai due quadrati di destra e sinistra, su di un benevolo trono dal quale vigila il piccolo quartiere, divenuto ormai un parentado, tant’é la familiarità con la quale i clienti si ritrovavano ogni anno. Tutte le mattine d’estate Lei era là, disegnata da sobri vestiti, ornata da spille e collane, una più bella dell’altra e mai in eccesso, col sorriso dell’accoglienza stampato sul viso e con l’occhio attento, vigile a chi entrava. Un feudo il “Lido” e come tale aveva una sua struttura che lo connotava e lo distingueva allora. Doveva essere bello un tempo arrivarci e ben lo comprese Attilio Olivieri, padre, spostandosi dal porto in questo luogo, spinti dal profumo immenso, inebriante degli aranceti e dei mandarineti, giunto fino al mare per congiungersi indissolubile all’invasiva e attaccaticcia salsedine, nei giorni di bonaccia. Un profumo ormai perso nella zona ma che i nostalgici ancora trovano, nella fioritura di maggio, rincantucciato nei pochi alberi sfuggiti al macete del “Parco del Mercatello” Sì, doveva essere proprio bello prendere i bagni nel mare discosto di una città che estendeva la sua tranquilla lunghezza da Piazza ferrovia al Teatro Verdi. Arrivare fin qui per i salernitani di allora era come fare un viaggio, così la filovia che sferragliava tra il verde disteso degli ombrosi giardini e l’azzurro inquieto del mare aveva un confine naturale nella ristretta piazza tenuta a cerchio da palazzotti a due piani che non occupavano la vista come adesso ma nei quali ferveva e l’attività commerciale di don Nicola, il salumiere, che tra una “spicciata” e l’altra si godeva il fresco dell’estate sotto il pergolato, cresciuto ombroso dinanzi al comodo esercizio e il fervore industriale della fabbrica. Oggi non si crederebbe ma in una delle due case che ancora conservano la bassa struttura del tempo, sforzandosi di distinguersi dalla cementificazione selvaggia e irriverente dell’habitat, vi era una fabbrica di caramelle, gli “champagnini”, una golosità di cui con rammarico non si ha più la memoria del loro sapore. Vecchio Lido, con i ricordi di guerra sul groppone, gli inglesi lo requisirono per stanziarvi il proprio esercito e lo lasciarono a malincuore solo nel ’46 e ancora fu, il vecchio Lido, a far da mensa agli allievi ufficiali che ebbero il privilegio di gustare gli inimitabili piatti di un cuoco d’eccezione “Carminuccio” della “Rosetta”, per anni storico ristorante della città che ancora si rimpiange, tanto da far intendere ormai la sua rinomata cucina, come sinonimo del mangiare gustoso e raffinato. Vecchio Lido con la buona società imprenditoriale e non del tempo che rispondeva al nome degli Scaramella i D’Amico, i Moscato, i Morese, i De Roberto i Quagliariello e ai tanti altri che nell’ambiente appartato trovavano il riposo ma anche il benessere del mare. Solo più tardi ci fu il ricambio ed ad invaderlo, furono gli intellettuali e la fascia della borghesia. Il tempo al Lido scorreva uguale e se qualche impercettibile cambiamento avveniva era cosa lieve tanto da non essere rilevato, così, la signora Lina e la sorella Anna Maria, malgrado il passar degli anni, erano sempre le stesse ed anche i loro i bagnanti, fissati come in un’elegante immagine di “belle epoque”. Ogni tanto, però, a dispetto dell’immortalità della signorile stazione balneare, qualcuno se ne andava per sempre ed era da tutti accusata la mancanza, perché il Lido era appartenenza e per esserci da così tanto tempo è stata la storia di tutti noi, una storia che è durata per gli Olivieri dal 1936, così come è scritto sul cuneo d’ingresso. L’aristocrazia del mare, senza esagerare e senza piaggeria la si trovava solo qui grazie all’icona “Lina Olivieri” che seppe con garbo naturale trasfondere il suo stile elegante di vita in questa sua creatura marina, alla quale è restata attaccata come ad un giovane amore. Ora Lina Olivieri, giustamente si è ritirata per beneficiare della meritata pensione, ha qualche ruga di troppo e ci sorprende per questo, perché le sirene del mare non hanno età e Lei è stata, per l’appunto, la sirena che per oltre 60 anni con il mito del Lido ebbe a custodire e a governare il lento trascorrere sotto il sole delle ore spensierate dell’estate.'
Maria Serritiello


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