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sabato 26 agosto 2023

Ritorno di Maria Serritiello

 


Ritorno

               di Maria Serritiello

 

Torno alla mia poesia,

alle parole ornate dal sentimento,

al cuore annodato, eppure libero,

ai giorni conosciuti,

a quelli non graditi, ma raccolti a chicchi di grano,

ai giri immensi, confusi e vani,

a strade percorse mai fino in fondo

e poi…

torno a casa, alla mia casa

dove stipati in ricordi,

il canto di mia madre

ed i giochi del piccolo fratello!

 

Miramare di Salerno 12-8-2023

                                             





sabato 5 agosto 2023

Si è inaugurata la XX edizione della rassegna d’arte contemporanea “StellaInArte” a Stella Cilento


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 3 Agosto 2023, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, si è inaugurata la XX edizione della rassegna d’arte contemporanea “StellaInArte”

 

Contaminazioni è il titolo della mostra di quest’anno e 2 gli artisti espositori: il videomaker Licio Esposito e lo scultore Arturo Ianniello.

Il critico d’arte Cristina Tafuri, invitata a stigmatizzare il suo punto di vista, nel suo intervento, così si è espressa.

La ventesima edizione di “Stella in Arte” dimostra come la tenacia, il coraggio, ma anche la pazzia, possano trasformare una “magnifica ossessione”, quella di Franco Massanova, ideatore di tale rassegna a Stella Cilento, suo paese natale, in una realtà artistica consolidata. E quest’anno, a riprova di quanto prima affermato, a Stella Cilento sarà inaugurato il Museo Civico a lui dedicato.

Sono passati vent’anni e se ti volti indietro li trovi tutti, e in questo lungo tempo trascorso molte cose sono avvenute: la perdita dolorosa di Franco Massanova, che troppo presto ci ha lasciati, la pandemia, la guerra in Ucraina, eppure tutti questi eventi funesti non ci hanno mai fermato. Abbiamo vissuto Tempi sospesi durante il covid, abbiamo trovato segni e derive in questo sfacelo dell’umanità, abbiamo cercato con la nostra arte di lasciare Orme. La mostra di quest’anno è intitolata Contaminazioni, per manifestare e contrastare il compiacimento appagato e idolatrante per la cruda banalità della dimensione urbana e, con essa, la feticizzazione degli oggetti che ne testimoniano i modelli di esistenza, determinando un uomo alienato e oppresso dall’universo artificiale e eminentemente sensorio da lui stesso creato. Anche i due artisti invitati alla ventesima edizione di “Stella in Arte”,  Licio Esposito e Arturo Ianniello avvertono queste inquietudini, gli sgomenti, gli urti morali, avvertono una condizione di angoscia in cui l’integrità della coscienza è minacciata da ogni parte, in cui la stessa vita biologica è messa a repentaglio. Naturalmente si rendono conto che con le loro opere non possono né vogliono esprimere i confusi sentimenti delle persone, né vogliono prendere il posto del politico, del giornalista, del demagogo. Compito dell’arte, come afferma Hegel, è quello di portare a livello di coscienza i più alti interessi della mente. Quindi l’arte deve occuparsi delle reali forme esteriori di ciò che esiste e l’artista sia esso un poeta, un pittore o un musicista, dà forma concreta alle sensazioni e percezioni. La contaminazione, quindi, avviene anche nel confronto dei due artisti invitati, Arturo Ianniello, pittore e scultore, si serve di materiale abbandonato per creare le sue opere, Licio Eposito videomaker, da anni, racconta la società contemporanea con le sue contraddizioni usando la “grammatica” del video. Nella storia dell’arte il riuso dei materiali relativi alla produzione artistica è molto più frequente di quanto non si creda. Certamente l’incredibile aumento dei rifiuti nel mondo moderno è un dato di fatto ed è indubbio che l’abbondanza dello spreco nell’attuale civiltà occidentale abbia portato a riflessioni etiche, politiche ed economiche di estrema rilevanza e inevitabilmente, tali considerazioni sono entrate a far parte anche della cultura artistica. Nell’arte contemporanea lo scarto è diventato protagonista, ma il modo di rielaborazione varia: l’assemblaggio, è la sua utilizzazione come elemento materico da comporre secondo schemi astratti, l’inserzione, il suo collegamento ad altri materiali secondo libere scelte dell’artista, il camuffamento e /o trasformazione, il suo uso nascosto per non apparire ciò che è, e infine la riproduzione, la sua stessa rappresentazione come oggetto di una diversa operazione creativa. Queste operazioni sono state sperimentate da Arturo Ianniello rivelando da un lato l’amore privo di pregiudizi per la forma in sé, per cui il bello è anche il detrito, il relitto, dall’altro la riflessione sull’immoralità dello spreco e la sua denuncia, esplicitata dal riciclaggio e dall’esibizione. Ianniello recupera ciò che la società abbandona, soprattutto il ferro, le lamiere, gli scarti industriali per produrre opere che dialogano con lo spazio circostante, come queste realizzate per la mostra di Stella Cilento. Tra le sculture e la natura, si instaura un rapporto univoco, quasi un corpo a corpo con gli alberi, lasciando che le sue installazioni vivano nella terra come totem che indicano la transitorietà della nostra esistenza. I rapporti tra le arti visive, il video, la fotografia e il cinema (già considerato da Carrà nel 1914 (caldissima oscurità cubica) hanno subito fin dai primi anni settanta profondi mutamenti. Vittorio Fagone, che ha seguito attentamente le nuove esperienze in questo settore, scrive che “fotografia, cinema, video non si pongono come elementi esterni di registrazione, accessori alle pratiche artistiche, ma come tecniche che possono portare a una riformulazione dell’opera visiva, a una vera e propria espansione dell’immagine”. Gli strumenti della videoart sono quelli tipici delle trasmissioni televisive: telecamera, monitor, collegamenti in diretta, e l’intervento dell’artista consiste principalmente nel trattamento elettronico delle immagini, con modifiche di forme e colori realizzati al computer. Naturalmente la sensibilità dell’ artista, la conoscenza dei mezzi a sua disposizione fa sì che la sua narrazione si discosta profondamente da ciò che altri mezzi di riproduzione delle immagini trasmettono, per costruire storie con tecniche sempre più perfette, con immagini e suoni  che, come nei lavori  di Licio Esposito, affascinano lo spettatore o lo inchiodano allo schermo, sia quando racconta storie di artisti o registe pioniere dei primi anni del cinema, sia quando entra nel tessuto della nostra società, raccontando come solo lui sa fare l’uccisione di Peppino Impastato e di Angelo Vassallo, senza declinare nell’orrido o nel violento, ma attraverso immagini che recupera nelle pieghe della memoria.  Nel video “Assurdo necessario”, un uomo completamente solo in un paesaggio urbano desolante testimonia l’angoscia dell’uomo moderno, in una società che ha determinato l’atrofia della sensibilità, creando un essere che difficilmente merita di essere chiamato uomo, un automa dall’occhio inespressivo, annoiato e indifferente, il cui solo desiderio è la violenza in una forma o nell’altra. Le sue distrazioni preferite sono gli stadi sportivi, la farsa, il sadismo televisivo, la dedizione alla droga e il gioco d’azzardo. L’assurdo necessario allora. Licio Esposito con maestria e, permettetemi, con grazia, racconta tutto ciò, e con i mezzi della tecnologia, fa sì che stiamo ancora attorno al fuoco ad ascoltare storie.

Testo: Cristina Tafuri

Docente di Storia dell'Arte presso Liceo Artistico "Sabatini - Menna" Salerno

 

La mostra resta aperta fino al 18 agosto ’23

 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





venerdì 4 agosto 2023

Con: “Vi presento Matilde Neruda” per la Regia di Sebastiano Somma, si sono conclusi i Concerti d’estate di Villa Guariglia, 26 esima edizione.

 


Fonte : www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


8 anni per ritornare di nuovo a Villa Guariglia, dove sono nati, senza però dimenticare i luoghi che in questi anni hanno ospitato, ben volentieri, la pregevolezza dei concerti, con la durata dal 4 luglio al 2 agosto. L’ Area Archeologica di Fratte si è più volte animata per diffondere, in egual misura ora musica, ora teatro ed ora canto. Un programma fatto di artisti prestigiosi, che con grande cura, Tonia Wilburger, da 26 anni mette a segno senza mai sbagliare un’edizione. Con grande capacità manageriale unita ad una passione che letteralmente la divora, riesce a superare ostacoli, impedimenti, burocrazia, imprevisti ed avversità. Coadiuvata da Patrocini: Provincia di Salerno, Comune di Salerno, Comune di Vietri sul Mare e sostegni dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci di Salerno, Camera di Commercio, C. L. A, A, I, Imprese, Coldiretti Salerno, Fondazione della Comunità Salernitana, Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, Acli.

Per Sebastiano Somma l’area archeologica è stracolma, già 8 anni fa è stato presente nell’area etrusca con un altro spettacolo: Lucio incontra Lucio ed anche quella volta fu successo. Si giunge nell’area di Fratte, piacevolmente discosta dalla city, riuscendo anche a parcheggiare senza tanti giri, spinti dall’area afosa, di questa estate infuocata e sull’onda del ricordo di Massimo Troisi, che con il suo ultimo e straordinario film ‘Il Postino’ ci ha fatto conoscere o riscoprire la carnalità delle poesie di Pablo Neruda. E ad apertura di spettacolo, è proprio la poesia “Nuda” a richiamare le immagini del film, dove un Troisi, scarno ed affaticato, la recita, emozionandosi. Lo spettacolo prende il via alternando stralci di vita di Neruda, con musica, canto e danza. Sapremo del suo incontro con Matilde Urrutia, una cantante e scrittrice cilena, del loro folle amore, lui un uomo sposato, alla sua terza ed importante storia d’amore. Non è sempre stato facile stare insieme, Neruda, infatti era ancora legato alla seconda moglie, Delia del Carril, quando incrocia Matilde, per cui i loro incontri clandestini furono vissuti tra Berlino, Nyon, Roma e nel paradiso dell’isola di Capri, dove i due amanti si sposarono simbolicamente, uniti dalla luna, ma è solo nel 1966 che si uniranno in matrimonio civilmente, per iniziare a vivere a pieno il loro amore. All’interno della storia, c’è anche il golpe del generale Pinochet e la morte del poeta, seguita di poco e non prima di essersi rammaricato, perché svaniti i sogni di democrazia e di libertà. La musica che ha accompagnato l’atto finale dello spettacolo, segno che Il Postino, è stata l’idea ispiratrice dello spettacolo, è proprio il tema centrale del film, scritto da Luis Bacalov, Oscar 1996.  Mi piace, qui, ricordare, che la musica del film è stata scritta, sì, da Luis Bacalov, ma in collaborazione con i nostri musicisti italiani Sergio Endrigo e Riccardo del Turco, una sentenza del tribunale ne attesta la certezza.

 Lo spettacolo in sé poteva essere eccezionale, per la passione di cui si occupa e cioè del grande amore tra Pablo Neruda e Matilde Urrutia, ma non è andato al di là della sola sufficienza, per non aver dato corpo al tormento amoroso dei due amanti; non si è avvertito il loro pulsare, né hanno fatto sentire il loro sangue scorrere nelle vene, eh sì che Neruda ne ha scritti di versi passionali. Una regia scolastica, dunque, una recitazione disinvolta quella di Sebastiano Somma e Morgana Forcella e senza stravolgere i canoni dell’emozione. Il bravissimo attore, interprete di tante Fiction di successo, beniamino del pubblico, non solo femminile, indubbia è la sua beltade, si è espresso con avarizia e senza convinzione, trascinando con sé anche la moglie Morgana Forcella, ovvero l’appassionata, nella realtà di Pablo Neruda, Matilde Urrutia. Anche gli stacchi dei ballerini, Enzo Pedulano e Francesca Accietto, che dovevano rafforzare la passione del racconto, sono stati troppi, interrompendo più volte il ritmo del recitato, con un’inutile ripetitività. Il canto di Emilia Zamuner, è stato l’unico ad incidere passione.

Maria Serritiello

www.lapili.eu  


          


  


 


domenica 30 luglio 2023

Si è concluso a Salerno il Premio Charlot, 35esima edizione

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Le Serate e gli ospiti

Un’altra serata bellissima, delle 15 di ogni sera, stigmatizzate dal 15 luglio, gratuitamente, nel sotto piazza della Concordia, con Ron che canta Lucio Dalla, l’indimenticabile e poi il sipario si è chiuso sulla 35esima edizione del Premio Charlot 2023. La passerella degli artisti che scendono in campo è sempre di tutto rispetto, grazie, al Patron Claudio Tortora, che con tanta semplicità riesce ad assemblare un programma di 15 serate, una più impegnativa dell’altra e ad invitare a Salerno calibri artistici come: Massimiliano Gallo, Violante Placido, Antonio Milo, Adriano Falivene, Maurizio Vandelli, Stefano Veneruso, Francesco Montinari, Simone Tamaro, Corrado Ardone, Sergio Rubini, Francesco Di Leva,  Ornella Muti, Mogol, Peppe Iodice, Massimo Masiello per citarli, più le celebrazioni dei compleanni di Lucio Dalla e Lucio Battisti ((80 anni) e Massimo Troisi (70). Ed ancora per la sezione Charlot Monello uno spettacolo delizioso “Transylvania” per la regia di Antonello Ronga. Tutti personaggi, protagonisti del mondo dello spettacolo, venuti al Premio Charlot, per ritirare l’ambita statuetta che li premia e li celebra.

Il filmato

Prima di ogni serata, presentate dal garbo e dalla professionalità indiscussa di Cinzia Ugatti, che ha reso amabile anche le interviste di personaggi non di spettacolo, è andato in onda il filmato del talentuoso regista, Antonello Ronga, che celebra l’edizione corrente. Qualche parola in più per Antonello Ronga, oltre a dire che è un bravo regista, bisogna volentieri spenderla, perché ha l’anima di un fanciullo cresciuto, la sensibilità di un uomo buono e la capacità artistica dei grandi protagonisti dello spettacolo, con l’umiltà di chi sa che crescere nell’arte è una ricerca continua. Quest’anno il protagonista delle sue immagini è stato Claudio Tortora, che nella sua mente, fin da piccolo ha avuto il grande Charlie Chaplin. Maglietta rosa un filo di barba in più, lo ritroviamo dinanzi la locandina dell’arena ad accarezzare il bozzetto di Charlot, quasi ad evocare la sua immagine e magia la vede, la rincorre per le vie della città, verso lo storico stadio Vestuti, tra i vicoli del centro storico, lassù in alto all’Arechi, lungo il mare e verso il teatrino dei burattini ed il porto tra le barche e le passerelle, fino ad arrivare a Largo Barbuti, dove sul palco, già pronto per la tradizionale rassegna, c’è lui, il caro Charlot, che a gesti lo invita, sempre, poi, a scomparire al suo avvicinare. Il grazioso omino non va cercato fuori, nelle strade, Egli è nell’animo di Claudio Tortora, legato alla sua persona, che manca poco ad una sua identificazione e non è detto! Il messaggio subliminale di Antonello Ronga, è che 35 anni di questo ambito premio è entrato nel tessuto della città e si colloca ogni metà luglio di ogni anno come “cosa” salernitana. Grazie Antonello e grazie Claudio per questa poesia iniziale ad ogni apertura di serata. In lontananza nel mio immaginario (N.D.R.) sento l’evocatrice musica di “Luci della Ribalta” il film che mi fece conoscere un così grande ed eccelso uomo di spettacolo.

La Gara

Una delle serate più significative di quelle approntate per la kermesse è, senz’altro, quella dedicata ai comici esordienti, che si sono sfidati gareggiando tra loro. Sono stati di numero 6, tre donne e tre uomini ed il pubblico, muniti di penna e foglio predisposto, hanno forato la preferenza. I concorrenti dal nome Rosa Di Sciuva, Davide DDL, Raffaele Nolli, Lunanzio, Madame Vrainage e Serena Tumbarello, invitati a produrre il loro numero da Alessio Tagliento, umorista, autore televisivo e regista milanese, ma una vecchia conoscenza di Salerno per aver condotto laboratori di preparazione alla comicità al Teatro Ridotto di Salerno, si esibiscono dinanzi un pubblico attento, consapevoli dell’importanza del premio. Nell’attesa dello scrupoloso conteggio, per ingannare il tempo, una gradita e piacevole performance di Vicenzo Comunale, Premio Charlot 2016. Lanciatissimo, ormai, si esibisce stabilmente a Zeling, ottenendo successo di pubblico e di critica. Vincenzo è un ragazzo di 27 anni, che a soli 20 anni ha vinto l’ambito premio per la sua capacità di affabulazione, i suoi monologhi, che scrive da solo, sono di elegante fattura, la lingua italiana non gli è sconosciuta e le puntate in dialetto condiscono il tutto. L’intelligenza gli è compagna e le sue osservazioni, ricche di spunti del quotidiano, le riversa con naturalezza e semplicità sul pubblico. Alla base c’è cultura di fondo e si vede.

Il Premio Charlot 2023 è di Raffaele Lolli

Il Premio della Critica è assegnato a Lunazio

A premiarli, sul palco, un emozionato Gianluca Tortora, di padre in figlio e nel segno di Charlot.

 Sipario!!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu








 

 


sabato 15 luglio 2023

Al Teatro Charlot di Pellezzano (SA) gli Arteteca divertono il pubblico

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Che gli “Arteteca” fossero divertenti è cosa risaputa, ma che col tempo siano diventati bravi comici, quelli, per intenderci, che si fanno apprezzare per il tempo giusto, per le battute a raffica, per l’intelligenza del testo che arriva a tutti, senza fare arricciare il naso ai puristi della lingua, è stata una piacevole conferma.

Li seguo da sempre (N.D.R) da quando a Paestum, dove il Premio Charlot era approdato, per quelle strane anomalie che succedono a volte, me li ritrovai sul palco, poco più di due giovanetti, a fare il verso a quelli che si scrivevano su Facebook. Siamo agli inizi di questa malattia collettiva e non c’era neanche WZ a fare da contraltare!

Seduti su due sedie, con le tastiere sulle ginocchia si collegavano con quegli appellativi strani, adatti a mantenere la privacy, all’inizio, sicché la conversazione iniziava così: “Ciao super dotato 68’. “Ciao passera solitaria 80’. “Da dove chatti”, chiede lei. “Dalla cucina” gli risponde lui. Lei incalza “Come ti sei fatto” e lui “Ti sbagli è stanchezza” Imperterrita lei “Che carattere hai?  “New romance 14” è la risposta di lui. Due sprovveduti della tastiera, da usare di nascosto, anche se lei è già più capace, perché sa cosa vuole da quella chattata. Siamo nel 2011 e di cammino ne hanno fatto i due giovani, tanti successi raccolti, tanti spettacoli e partecipazioni a Made in Sud, sulla Rai, che li hanno fatto conoscere al grande pubblico.

Grandi scopritori di talenti la famiglia Tortora, nel caso si cita il patron Claudio Tortora, il capostipite a creare il Premio Charlot, dove tutti dal primo all’ultimo, su quella pedana vincente, sono passati e così anche gli Arteteca.

Da tre anni Gianluca Tortora, degno erede, mette su, quale direttore artistico, una rassegna estiva dal titolo “R. Estate con noi” nell’arena del Teatro Charlot di Pellezzano (SA) in collaborazione con il media partner RADIO BUSSOLA 24. Un programma di tutto rispetto, in una zona discosta dal centro cittadino e che offre vantaggio di qualità: il parcheggio.

Gianluca Tortora assieme al socio Piermarco Fiore hanno scommesso su questo teatro, che era stato abbandonato e senza un progetto attivo che lo facesse risplendere. Grazie alla ferrea volontà e la capacità imprenditoriale dei due giovani, il teatro si è ripresa la scena, per cui si alternano eventi che soddisfano il pubblico. Ieri sera Monica ed Enzo, ovvero il duo che fa coppia anche nella vita, hanno divertito molto, il pubblico accorso. Lei sempre pronta ad esaltare i punti deboli di Enzo, lui vittima sacrificale, che si offre con rassegnazione, per la buona riuscita dello spettacolo. Ed eccoli i vari sketch che puntano sulla loro vita matrimoniale e quella precedente: dove andiamo in vacanza, l’appuntamento al buio, l’invito a cena della suocera allergica al prosciutto, offrendole manicaretti a base di quel prodotto, quando un uomo ha 36,00 di febbre, il primo appuntamento, Sara, lo loro figlioletta, in scena( la bambola), i tamarri, la regina dello shatush, dove passiamo le vacanze di natale, ma la loro bravura sta nell’ improvvisare battute spontanee con il pubblico, pratica molto comica che evidenzia una perfetta sintonia tra loro, un leggersi a memoria, che scampo non ce n’è  per nessuno. Ebbi a dire, tempo addietro, dopo un loro gradevolissimo spettacolo al Teatro Ridotto di Salerno, che come coppia comica richiamavano gli ineguagliabili Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, dopo averli visti, ieri sera, al teatro Charlot di Pellezzano (SA), confermo il mio giudizio. Sono proprio bravi, si comprendono velocemente e cambiano i ruoli con una rapidità sorprendente. Due ore e forse più, trascorse nel sano divertimento, dove a ridere sono stati proprio tutti, grandi e piccini.

Maria Serritiello

 

Un po' della loro storia artistica

Dopo aver seguito dei corsi di formazione ed aver maturato varie esperienze teatrali, nel 2005 nasce un gruppo chiamato “Lazzari felici” formato da Monica Lima, Enzo Iuppariello ed altri due giovanissimi attori: Claudio Greco e Francesco Iacono. Nell’anno 2005 i Lazzari felici vincono il premio nazionale “premio Totò alla comicità” ed entrano nella stagione di alcuni teatri a Napoli, come il “Centro Teatro Spazio”, il “Caffè cabaret” e il teatro “Troisi”. Nell’anno 2006, vengono riconfermati nelle stagioni teatrali del 2005, e rientrano anche in quella del teatro “Palcoscenico” di Napoli. Il 7 Luglio 2007, nasce il duo di cabaret “Gli Artétéca”, formato da Monica Lima ed Enzo Iuppariello. Nello stesso mese il duo vince il premio nazionale “Festival del cabaret di Manciano” – Grosseto. In agosto sono finalisti ai premi: “Ridiamoci su” di Vico Equense – Napoli “Valsugana Ridens” di Levico Terme – Trento “Avanti il prossimo” di San Giovanni Teatino – Chieti. Ad ottobre vincono il premio “Ridi che ti passa” di Afragola – Napoli In questi mesi partecipano a varie trasmissioni televisive, tra le quali “Buona Domenica” e “Seven Show”. A dicembre partecipano al prestigioso premio di cabaret “Bravo Grazie” in onda su Rai due. A seguire Made in Sud, film e tanto altro.

 


lunedì 26 giugno 2023

Diario di un evento: Professione Reporter Memorial Antonio Serritiello 2023, III Edizione

 



di Maria Serritiello

Il 23 di giugno alle ore 19, 30 circa, nello spazio magico della Galleria Armando Cerzosimo di Via D Procida in Salerno, si è dato seguito  alla serata conclusiva del Concorso fotografico Professione Reporter Memorial Antonio Serritiello, indetto dalla sorella Maria, per mantenere viva la sua memoria.

 

“Si muore realmente, quando nessuno più ricorda il suo nome”

Quando si sparisce dalla memoria delle generazioni future,

quando scompare tutto ciò che si è stato,

quando il mondo di affetti e con esso

gli oggetti,  le azioni,  le emozioni,  i turbamenti,

la vita intera scompare  perché non c’è reminiscenza,

e su chi non c’è più, cala definitivamente il drappo del lutto.”

 

La serata ha preso il via con il benvenuto ai presenti da parte della sorella di Antonio, che ha spiegato il perché del tema di quest’anno, concorso alla sua terza edizione.

Il perché del tema di quest’anno “Ti scrivo da…” è da ricercare nel nostalgico desiderio di ritrovarsi tra le mani le cartoline di saluti spedite, un tempo, dai luoghi di vacanza o di necessità lavorativa, che non se ne scrivono più. Eppure per molti di noi, le colorate vedute di paesi lontani che ci facevano scoprire posti nuovi, portavano allegria e sentimenti.

Nel ricevere il rettangolo illustrato si avvertiva l’attenzione affettiva di chi l’aveva spedita; a volte il pensiero scritto era atteso spasmodicamente da riceventi particolari: gli innamorati ad esempio, che per periodi più o meno lunghi (il servizio militare, lavoro o altro) vivevano la separazione.

Le cartoline, inoltre avevano la capacità di promozionare il nostro patrimonio artistico con elementarità e di far fruire con gli occhi, oltre che con l'immaginazione, i luoghi simbolo.

L’hobby della raccolta delle cartoline unitamente a quella dei francobolli, inoltre, era un simpatico passatempo; a volte si intrecciavano gare per avere il possesso di cartoline più esotiche possibile.

Altri tempi, appartenuti alla nostra storia non certo recente, ma pur sempre da considerare, se la fotografia è anche documentazione.

Il tema proposto, nel tentativo di superare il surplus d’immagini dedite alla sola tavola imbandita con dovizia o al cibo che ci si appresta a mangiare, si prefigge di rilanciare la sana e bella abitudine di scegliere ed inviare la "cartolina" che più veicola a il nostro messaggio, con luoghi, paesaggi, immagini, orizzonti, costume e tradizioni.

Di seguito ha preso la parola per dare particolari sull’andamento del concorso, il dott.re Vito Egidio Ungaro, amico carissimo nonché collega d’ufficio di Antonio e cioè che dopo attenta lettura delle immagini, (circa 120), inviate dai 50 partecipanti, la giuria ha selezionato le 12 foto che sono in bella mostra esposte in galleria e che lo saranno per 10 giorni, per quanti volessero visitarle. La commissione giudicatrice, di questa terza edizione, è stata costituita dai fotografi professionisti Armando Cerzosimo e Antonio Rinaldi, coadiuvati da Maria Serritiello e con il supporto organizzativo di Vito Egidio Ungaro dell’Associazione Spazio Up Arte e di quello tecnico di Nicola Cerzosimo.

L’allestimento e la mostra è stata curata da Pietro Cerzosimo / Studio fotografico di Via Roma 210 Bellizzi – Salerno

50 partecipanti, da tutt’Italia, sono una bella cifra per il successo dell’iniziativa che ricorda Antonio e quello che più conta, grazie a loro, ha varcato l’ambito locale, ben augurante per le prossime edizioni.

Successivamente prendono la parola Antonio Rinaldi, che testimonia la scelta operata durante la selezione e la dolcissima, quanto spigliata Vittoria, ultima erede della dinastia fotografi Cerzosimo, che ha letto lo scritto del padre Armando, assente per giusta causa: il lavoro.

Il critico d’arte, Cristina Tafuri ha dato lettura delle immagini esposte in mostra, in maniera encomiabile, riuscendo a far rivivere con le parole le foto, una seconda volta.

Un vero blitz, la presenza del Sindaco della città di Salerno, Architetto Vincenzo Napoli, che saltellando su ogni manifestazione in città è voluto essere presente per testimoniare l’affetto che lo lega ad Antonio, quale cugino e fratello di tante battaglie politiche. Ha avuto commosse parole di rimpianto per la sua insostituibile persona.

Si è passato alla premiazione

 PRIMO PREMIO – VINCITORE CONCORSO

Stampa di 12 foto a sua scelta in formato 30x40 su carta fotografica con bagno chimico all'argento e contenute in un elegante cofanetto. Scultura ceramica del M° Lucio De Simone.

AUTORE CITTA'

Maurizio Anfossi Nichelino

SECONDO PREMIO – PREMIO DELLA CRITICA Coupon di € 25 per la stampa di fotografie. Scultura ceramica del M° Lucio De Simone.

AUTORE CITTA'

Fabrizio De Marco Preturo Irpino

TERZO PREMIO – FOTO PIU' VOTATA SUL SITO Coupon di € 25 per la stampa di fotografie. Scultura ceramica del M° Lucio De Simone. AUTORE CITTA'

Palma Vitiello Scafati

PREMIO SPECIALE – SPAZIO UP ARTE

AUTORE CITTA'

Alberto Bertone Bruino

 

Prima di concludere la cerimonia e passare al buffet, perché questa terza edizione vuole ricordare Antonio con l’affettività serena, consapevole che tutto ciò che si è fatto è stato possibile grazie alla cordata di amicizia di cui Antonio in vita si è sempre circondato e dalla quale in qualche modo Lui non si è mai definitivamente allontanato. A riprova lo scritto, inviato al Memorial, da un suo caro amico, Franco Malinconico, che così lo ricorda

Caro Antonio, come sempre ti parlo col cuore: mi manchi.

Il tuo sorriso...sotto i baffi, la tua voce....calda e calma, la tua amicizia...cara e sincera, le note della tua chitarra....gradita poesia       Tutto questo è in me, sempre presente, non ti cerco, perché so che ci sei, continuo a parlarti col cuore, nei miei intimi pensieri quotidiani, rivolti a tutte le persone a cui voglio bene, che sono entrate nella mia vita e non andranno mai via. ho una montagna di ricordi di vissuto insieme, e piano piano che discendo la montagna, andando a ritroso nel tempo, affiorano tanti episodi che ci legano. quasi la totalità di questi è piacevolmente sereno, tanto da farmi sorridere con gioia.

Ci siamo conosciuti sull'oratorio dei Salesiani e da lì, correndo dietro un pallone, il nostro percorso si è unito in un'amicizia fraternamente indissolubile.

Le prime partite giocate assieme, esultando nella vittoria e rattristandoci nella sconfitta; le prime sigarette, metà ciascuno; le prime scarrozzate in motorino, unendo i soldini per un litro di miscela; le prime conoscenze femminili, confidandoci le preferenze; le prime feste fatte in casa, spesso da te, col consenso e le raccomandazioni di tua sorella; il gruppo dei "maggiori", fondato sui salesiani, con una sala tutta nostra; l'invenzione e la realizzazione del primo spettacolo musicale e di quiz sul palco del teatro salesiano, con il seguito di tanti altri; le tante gite fatte assieme, sempre uniti e sempre complici a difesa di uno per l'altro....non basterebbero i fogli di un libro, per annotare cinquanta anni di amicizia. A parte il bene che ci unisce, c'è un episodio che non dimenticherò mai e che ho il piacere di raccontarlo, perché mi riempie di gioia e mi fa ridere.

Avevamo conosciuto due ragazze, eravamo giovanissimi, e passeggiando con loro, in una tarda ora pomeridiana d'autunno, già buia (all'epoca la ritirata era prima di "carosello"), ci fermammo a lungomare su due panchine diverse, isolate e in penombra.

Siamo sempre stati dei bravi ragazzi, un poco ingenui ma dal cuore d'oro, non facemmo nulla di male, riuscimmo a trovare il coraggio di baciare ognuno la sua partner. dopo una mezz'oretta tutti e quattro ci accorgemmo che era quasi ora di "carosello", ci salutammo con la promessa di rivederci ancora. Mentre rincasavamo, Antonio ed io, ci confidammo le piacevoli sensazioni e la piacevole serata, ed ognuno confessò di averla baciata. Beata ingenuità di altri tempi, chiesi ad Antonio: "e se restano incinte?" Per tutta risposta e con "saggezza" Antonio disse: "non credo, ma penso che siamo troppo giovani perché ciò accada".

Dopo circa un anno, sempre a lungomare, riconoscemmo quelle panchine e ricordammo quell'interrogativo ... ci piegammo in due dal ridere, fino a piangere dalle risate.

Ti voglio tanto bene e voglio ricordarti con gli occhi bagnati dalle risate e col cuore felice della spensierata gioventù.

L’Appuntamento resta fissato per Professione Reporter Memorial Antonio Serritiello 2024.

P.S. l’evento ogni anno vede la luce ad opera dell’amorevole partecipazione di Armando Cerzosimo che mette a disposizione mezzi tecnici e luogo, perché io continui ad avere con me Antonio vicino e di Vito Egidio Ungaro, soccorrevole ad ogni mio problema logistico, che va oltre l’amicizia che lo lega da ragazzino e successivamente come collega d’ufficio. Infinitamente grazie. 

Maria Serritiello




giovedì 22 giugno 2023

Living in the box. Aperiart al civico 23

 


di maria serritiello

Nei giorni scorsi , in occasione della presentazione della Rivista in Scatola n.4, al Civico 23 di Salerno , il critico d'arte Prof.ssa Cristina Tafuri è intervenuta con una lettura interpretativa dotta, chiara ed interessante, che  è piacevolezza  riproporla per intero.




Scatola , s.f. dal vocabolario Treccani, probabilmente metatesi del latino medioevale castula, di origine germanica. Involucro di forma varia, per lo più parallelepipedo, talora cilindrica, generalmente fatta di cartone, ma anche di legno, metallo, plastica etc., sempre munito di coperchio usato per contenere oggetti svariati.

L’idea di conservare in scatola l’opera che l’artista ha prodotto è una costante nel corso della storia dell’arte, con esiti diversi naturalmente.

 L’artista francese Christian Boltanski realizzò 646 scatole di latta arrugginita a rispecchiare la forza corrosiva del tempo che passa. All’interno di queste scatole l’artista stipò più di 1200 referti fotografici e 800 documenti provenienti dal suo studio prima di sgombrarlo. Tuttavia queste scatole non si possono aprire perché sigillate e consegnate all’oblio. Piero Manzoni sigillò 90 barattoli di latta uguali a quelli usati per la carne in scatola, ai quali applicò  un’ etichetta con la scritta “ Merda d’artista”, contenuto netto g.30. Conservata al naturale, prodotta e inscatolata nel maggio 1961. Non è previsto che il contenuto della scatoletta sia conosciuto dal fruitore, che se ne può accertare solo aprendola, dunque distruggendola e annientandone il valore. Sia nel caso di Boltanski che in quello di Manzoni, le loro scatole  non sono state realizzate per essere aperte, ma dettate dal fatto che l’opera d’arte si è trasformata in mezzo di comunicazione, per cui non è l’oggetto in sé, ma la carica eversiva e dissacrante che avvalora l’operazione artistica, ma anche dal fatto che il pensiero di questi artisti, le loro idee sono state accolte dalla critica. Nell’era del consumismo di massa tutto è impacchettato, chiuso, sigillato, a volte conta più il contenitore che il contenuto in uno slittamento significativo di valori. Non a caso Christo pensò di avvolgere monumenti aree di paesaggio con un tessuto che è capace di svelare le caratteristiche di ogni oggetto nascondendole. Tutto è sottovuoto, come i pensieri e le azioni e spesso anche l’arte, ultimamente non libera ma incastrata in un sistema dell’arte. Ma ci sono anche scatole che bisogna aprire per vedere e toccare il contenuto, perché è solo quello che dà valore all’operazione. Ci sono scatole che si aprono per far circolare immagini e idee in un flusso dinamico che estende il suo significato nel circolare liberamente, come cartoline dell’esistente. A scatola aperta puoi tirare fuori il lavoro di artisti che non hanno niente in comune se non accomunati ancora dall’idea che l’arte sia frutto di pensiero e di mani, di abilità e ricerca, di emozioni e fatiche, di ragionamento e di gioco, ma soprattutto di libertà. Apriamole allora queste scatole.

Cristina Tafuri