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domenica 1 ottobre 2023

La curva sud Siberiano vince sugli spalti. La coreografia fa il giro del mondo ed è la migliore

 




Fonte: facebook sul  web

notizia raccolta da Maria Serritiello 

QUESTO IL SUO SIGNIFICATO

PER OGNI FINE C'E UN NUOVO INIZIO.

Nostalgico, delicato e profondo omaggio ai Pink Floyd utilizzato per aprire la breccia nel muro dell'indifferenza verso il mondo ultras.
L' urlo della presenza costante dei tifosi, alla pari del potente coro dei bambini del brano Another Brick in The Wall, riuscirà ad abbattere le rigide regole imposte dal calcio moderno?
È un desiderio di ribellione.
È stato tutto un gioco di luci ed ombre, tra un' eclissi di luna e le sfolgoranti facce di un diamante. Alla pari si è districata la squadra in campo, risultando essere ancora double face, aggressiva rintuzzante e spavalda per un' ora di gara, fragile, impaurita e disunita fino alla fine.
Sousa sembra aver riconquistato la fiducia dei suoi, la società dovrà compiere la restante parte dell'opera di ricucitura ma sappiano tutti che ormai il muro della paura è infranto, saremo anche pazzi ma la Salernitana sarà PER SEMPRE.
Parole e musiche dei Pink Floyd, coreografia di Gigi Pacifico, palcoscenico Stadio Arechi di Salerno.

A Gigi Pacifico, l'ideatore della coreografia va il nostro grazie, dal più profondo del cuore granata





SALERNITANA - INTER COREOGRAFIA SALERNITANA SERIE A 2023/2024 30 settembre


 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


“La forma dell’esistenza”  di Brunella Caputo da un idea di Davide Curzio, presso Apollonia Hub di Salerno, all’interno della rassegna “ La notte dei Barbuti”

Ce ne sono pochi di spettacoli come quello andato in scena, giovedì 28 settembre, presso Apollonia Hub di Salerno, all’interno della Rassegna “La notte dei Barbuti”, direzione artistica di Brunella Caputo, nella chiesa di Sant’Apollonia. “La forma dell’esistenza” è il titolo della particolare pièce, tratta da un’idea di Davide Curzio e resa teatralmente, con testi di pregevole scrittura, da Brunella Caputo, che ne ha curato anche la regia.

La chiesa di Sant’Apollonia è il giusto spazio per accogliere un teatro di nicchia, un teatro che si presenta senza sipario, di fronte allo spettatore con la semplicità della bellezza propria. Lo sguardo, nell’attesa dell’inizio, si volge all’altare, metà coperto dallo schermo nero, unica quinta, al pulpito di legno, sollevato da terra, al pavimento bianco e nero, lustro e di forma particolare, si è già nel bello, introduzione a quello che verrà dopo e perfettamente.

Alle 21:15 in punto, a teatro pieno, l’inizio ed il sogno rientrerà in ciò che assisteremo.

Dadà è un piccolo bambino di 5 anni, forse meno, quando per la prima volta incontra la musica, senza più farne a meno, nel salotto buono della casa dei nonni. Gli oggetti che arredano il luogo, a cui non ha accesso, ma lui ben elude la stretta sorveglianza, sono tutti desiderabili, come la penna stilografica, che sedendosi sopra si schiaccia, permettendo la fuoriuscita dell’inchiostro. Il divano tanto protetto è contaminato dal liquido nero e con esso il divieto sempre più stretto. Il desiderio di entrare in quella stanza proibita, prende ancor più forma, cosi che Dadà scopre la radio ed il grammofono con il piatto di metallo su cui girano, aiutati da un braccetto ed una puntina, quasi invisibile, dischi a 78 giri e dove il suono si ascolta, meraviglia, su tutti e due i lati. Ogni volta che può corre nella stanza, accende la musica e con un maccherone di zito lungo, dirige l’immaginaria orchestra, che suona solo per lui: “Maestro, maestro” immagina di sentirsi chiamare e quell’euforia infantile non lo ha abbandonato più, anche oggi che di anni ne sono passati, la musica, è divenuta compagna di vita, tanto di sentirsela dentro, mentre adulto, lo troviamo di spalle a dirigere sul podio, orchestrali immaginari “l’Adagietto di Gustav Malher. Così l’inizio

Per un’ora e più, all’interno di Sant’Apollonia si ascoltano le note meravigliose di Handel, Mahler, Strauss e la canzone napoletana, frutto di una ricerca di brani e di testi, ossatura dello spettacolo. La felice combinazione di scelta musica e di testo recitato con la melodiosa ed appassionata voce di Brunella Caputo, “ Lascia la spina, cogli la rosa…”, di quella stupendamente narrante di Davide Curzio e di quella cantata dalla splendida soprano Silvia Sammarco, fanno di questo spettacolo una rara preziosità.

E’ un viaggio nella conoscenza musicale indiscussa di Davide Curzio, nella unicità delle parole di Brunella Caputo e nel canto ammaliante della soprano, una sirena per bravura, bellezza ed espressività soave, uno per tutti la cantata dello “Zoccolaro”. La levità di Brunella, avvolta da un abito nero e lunghi capelli sciolti sulle spalle, l’avanzata dal fondo del teatro, di estrema eleganza, la coreografa e non solo , un unicum insostituibile, Virna Prescenzo vi ha messo di suo, unita alla commozione di aver creato un pezzo irripetibile per il suo Dadà, si, perché Davide e Dadà sono la stessa persona e Brunella ne ha voluto raccontare la magica storia, è stato, questo, un momento di grazia per ognuno presente. L’attaccamento, che dono prezioso!

E poi i raccordi di vita   e di amore dei musicisti, con i quali abbiamo saputo di Mahler, di Strauss, accompagnati da canzoni  come “Funiculì, Funiculà’,  ‘A Serenate d’ ‘rose, “Oje rose meje. Si dorme chesta fata, scetátela cu chesta serenata…” un recitato appassionato di Brunella in una rara occasione di dialetto. Tutto ha funzionato in modo completo, uno spettacolo appassionato, elegante, sapiente; si esce dalla chiesa sconsacrata con un pieno di magia, di sogno e di puro amore, tanto da poter dire che è vero, la musica è la forma dell’esistenza e la tua, Dadà, ha questa forma, ora lo sappiamo!

Allora piccolo, grande Dadà ci sei riuscito a dirigere con la bacchetta vera, abbandonando il maccherone, con perfetta espressività rapita, nell’assecondare la tua musica preferita, su di un podio di teatro e nulla ha a che fare con te, se quel podio non è reale, il sogno, che bella invenzione e il tuo sogno, Dadà, è meraviglioso!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu 


 




 





martedì 26 settembre 2023

Claudio Tortora e Giovanni Caputo in "Emozionando", uno spettacolo da non perdere

 


di Maria Serritiello



                   Claudio Tortora e Giovanni Caputo

                                     

                                    saranno in scena


               il 10 Novembre 2023 al Teatro del Giullare

               il 24 Novembre 2023 al Teatro  Arbostella

                  l' 8    Dicembre  2023 al Teatro Ghirelli


                                      con

                              Emozionando

       "un'esperienza di poesia teatrale"

di e con Claudio Tortora e Giovanni Caputo



ingresso gratis

da non perdere assolutamente









lunedì 25 settembre 2023

Alla casa del Volontariato, domenica 24 settembre, l’ultimo concerto d’autunno “Carl Orff APS Culture e Metodologie al Confronto Nel terzo Millennio XXIII Edizione

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Presso Sodalis, ovvero Casa del Volontariato, in Corso Vittorio Emanuele 88, angolo di Via Patella 2 in  Salerno, domenica 24 settembre, alle ore 19,30, ad ingresso gratis, si è tenuto il terzo dei tre concerti d’Autunno in programma “Carl Orff APS Culture e Metodologie al Confronto Nel terzo Millennio XXIII Edizione  A suonare è un terzetto, violino, violoncello e pianoforte, compattatosi all’ultimo momento, così annuncia il maestro Amedeo Aurilio, per la mancanza di altri due strumentisti influenzati. La musica scelta spazia da Shostakovich a Dvorak, da Brams a Midori, un programma di tutto rispetto e di bontà esecutiva. Le note scivolano con sapienza sotto le mani del Maestro Amedeo Aurilio, che con il pianoforte ha un rapporto di vecchia data e che si scoprirà essere il padre dei due giovani esecutori, violino: Vincenzo e violoncello: Saverio. I due musicisti venticinquenni di Battipaglia hanno studiato al conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino e dedicano alla musica non meno di tre ore al giorno di esercizio. La loro bravura esecutiva ha letteralmente rapito i presenti che a fine concerto hanno tributato larghi applausi. L’appuntamento resta fissato per i concerti d’inverno, prossimamente.

 Maria Serritiello

www.lapilli.eu




sabato 9 settembre 2023

Diciamo addio a Domenico De Masi

 


foto dal web

Fonte dal web

raccolte da Maria Serritiello

Domenico De Masi (Rotello1º febbraio 1938 – Roma9 settembre 2023) è stato un sociologo italiano. È stato professore emerito di Sociologia del lavoro presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" di Roma, dove è stato anche preside della facoltà di Scienze della comunicazione.

Come studioso, insegnante, ricercatore e consulente il suo interesse è rivolto alla sociologia del lavoro e delle organizzazioni, alla società postindustriale, allo sviluppo e al sottosviluppo, ai sistemi urbani, alla creatività, al tempo libero, ai metodi e alle tecniche della ricerca sociale con particolare riguardo alle indagini previsional.


Frequenta il liceo classico a Caserta e poi, per gli studi universitari, si trasferisce a Perugia, dove si laurea nel 1960 in Giurisprudenza, con una tesi di Storia del diritto. Si specializza in Sociologia del lavoro a Parigi.

A Napoli inizia la carriera universitaria come assistente di sociologia all’Università Federico II. Contemporaneamente è anche ricercatore presso il centro studi “Nord e Sud” diretto da Giuseppe Galasso, dove svolge una ricerca sui gruppi informali e sui sindacati presso l’Italsider di Bagnoli (Napoli). In questo periodo collabora anche con la rivista “Nord e Sud” diretta da Francesco Compagna.

Si trasferisce a Milano dove lavora fino al 1966 presso la società CMF del gruppo IRI-Finsider, come responsabile della selezione e della formazione e coordina l’avviamento di due nuovi stabilimenti a Dalmine e a Livorno. Per questo la CMF ottenne il premio della Comunità Europea come migliore operazione organizzativa dell’anno. A Milano collabora alla fondazione dell’Associazione Italiana Formatori (AIF) di cui successivamente è stato presidente[2] e ne ha diretto la rivista “FOR”.

Dal 1966 si trasferisce a Roma per lavorare come docente e consulente di Sociologia del lavoro presso l’IFAP, Centro Iri per lo studio delle funzioni direttive aziendali, presieduto prima da Giuseppe Glisenti, poi da Pasquale Saraceno. Dal 1966 al 1979 sarà docente di Sociologia industriale e poi dirigente presso l’IFAP.

Dal 1961 si dedica all'insegnamento: inizialmente come assistente alla Cattedra di Sociologia generale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, poi (1968) quale professore di Sociologia del lavoro presso l'Università di Sassari, quindi professore di Sociologia generale nel periodo 1971-73 presso l’Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", dal 1974 al 1977 come professore di Metodi e tecniche della Ricerca Sociale nuovamente alla Federico II e infine, dal 1977, presso "La Sapienza" di Roma, nella quale ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali Preside della Facoltà di Scienze della comunicazione.

Dal 1978 al 2000 ha fondato e diretto la S3.Studium, scuola triennale di specializzazione post laurea in scienze organizzative, per supplire alla mancanza di master universitari. La Scuola, senza scopi di lucro, si occupa della formazione di post laureati, oltre a partecipare a discussioni sul tema della Sociologia del lavoro e delle relative organizzazioni in Italia per mezzo di seminari, convegni, rassegne, mostre, riviste e libri collettivi.

Quando, nel 2000, l’ordinamento universitario ha istituito i master universitari, ha organizzato presso la Facoltà di Scienze della comunicazione, di cui era Preside, il “Master in Comunicazione e Organizzazione”. In questo impegno, è stato coadiuvato dall’ex-allievo Calogero Catania. Quell'anno la S3.Studium si è trasformata in società di consulenza, ricerca, comunicazione, editoria e formazione, rivolta soprattutto al mondo manageriale.

Nel 1989, insieme alle sociologhe Delia Zingarelli e Giovanna Scarpitti, fonda la società di consulenza S3Acta SrL.

A partire dal 1998 la S3.Studium ha pubblicato la rivista Next. Strumenti per l’innovazione, ideata e diretta dal sociologo e illustrata da Franco Maria Ricci. Accanto alla rivista, la S3 ha pubblicato con l’editore Guerini anche una collana di studi e ricerche.

Nel 1995 ha fondato, per poi diventarne presidente, la SIT, Società Italiana Telelavoro, che per dieci anni si è occupata in Italia di diffusione e regolamentazione del lavoro destrutturato, associando a tale scopo le parti interessate (aziende, sindacati, manager pubblici e privati) in indagini e benchmarking sulla sua adozione, sul suo rifiuto e sui suoi vantaggi e svantaggi. Ogni anno ha organizzato una giornata nazionale del telelavoro in cui si è fatto il punto sulla situazione generale e associativa.

Numerosi suoi libri sono tradotti in portoghese, il suo pensiero[3][4] è molto studiato e diffuso in Brasile. In oltre trenta anni, durante i quali ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Rio de Janeiro, è stato consulente di Sebrae (Servizio brasiliano di supporto alle piccole e medie imprese), per lo Stato di Santa Catarina e per la Rete Globo. Ha svolto ricerche sulla cultura brasiliana per conto proprio, per il Sebrae sull’artigianato, per lo Stato di Santa Catarina sulla moda. Queste esperienze hanno prodotto negli anni 2000 i lavori Cara Brasileira (2002), O futuro da Moda de Santa Catarina (2008) e Caminhos da cultura no Brasil (2015).

Ha tenuto inoltre conferenze e seminari in istituzioni ufficiali (quali il Senado Federal e l’Ambasciata d'Italia a Brasilia), università (a titolo di esempio la Fundação Getúlio Vargas) e aziende (FIAT di Belo Horizonte).

Impegno civile e politico

Parallelamente all'impegno professionale nell'Università e nella S3.Studium, ha portato avanti numerosi impegni no profit:

Diversi i suoi legami con il comune campano: a Ravello è stato assessore alla cultura e al turismo nel periodo 1994-95, vi ha fondato e diretto per quattro anni la Scuola Internazionale di Management Culturale per la professionalizzazione dei neolaureati in organizzazione di eventi e per due mandati, dal 2002 al 2010, è stato presidente della Fondazione Ravello[8], rilanciando il Ravello Festival e spendendosi per la realizzazione dell'Auditorium Oscar Niemeyer, il cui progetto era stato donato dall'omonimo architetto brasiliano.


Due volte sposato, dal primo matrimonio sono nate due figlie.




 



sabato 2 settembre 2023

 








Ieri sera, per puro caso, sono entrata in linkedin, m''iscrissi tanto tempo fa e non me ne servo mai, troppe cose da controllare ogni giorno, finisce che non si ha tempo per se stessi. Bene, mi sono affacciata ed ho trovato questo scritto ripreso da un post di Maria Stimolo, ripreso a sua volta dal diario di un ragazzo dal nome Ugo Giansiracusa. Il pezzo mi è piaciuto, semplice, pulito, senza analisi stravolgenti, ma  riflessivo sulla realtà quotidiana che molti affrontano, nella totale indifferenza di quanti li circondano  Grazie, perciò, a Maria Stimolo e ad Ugo Giansiracusa che non conosco.

(sema)



Mi sono ubriacato diverse volte ma non ho mai corso il rischio di essere violentato. Sono uomo. In vita mia non ho mai sentito di un uomo ubriaco violentato. Allora il problema non è essere ubriachi. Il problema è essere donne. Ho camminato a petto nudo. In pantaloncini. In canotta. Con il costume a mutanda. Ma nessuna mi ha mai violentato. E neppure lanciato apprezzamenti. E allora il problema non è come mi vesto. Non sono i vestiti. Io sono uomo. Io posso. La donna e la ragazza invece se la sono cercata. Mi sono appartato a pomiciare, a fare petting. Ma se non mi andava di fare sesso nessuna donna mi ha mai costretto, magari puntandomi un coltello alla gola. Perché io sono maschio. Io posso dire di no. Posso dire basta. Allora il problema non è la donna che se l'è cercata, appartandosi. Il problema è sempre l'uomo e la sua violenza. Sono uscito con gruppi di due o tre amiche e io unico maschio. Ma non mi sono mai sentito minacciato o a disagio. Non ho mai subito violenza di gruppo. Perché io sono maschio, e non corro questi rischi. Perché non esiste l'idea che l'uomo sia un oggetto di piacere. Che sotto sotto gli piace, anche se forzato. A nessuno piace essere soggetto a violenza. E no, una donna che esce con due o tre uomini non si è cercata nulla. Di certo non una violenza di gruppo. Ho avuto superiori donne. Insegnanti donne. Professoresse di università donne. E non sono mai stato molestato. Mai. Neanche una pacca sul culo. Neanche una palpatina. Perché sono un uomo. Non sono considerato accondiscendente. Perché essere in una posizione subalterna non vuol dire dover accettare anche le molestie. Alla fine non sono stato tanto breve. Quand'è che una donna e un uomo potranno vivere allo stesso modo? Dal diario di Ugo Giansiracusa. Un Uomo.

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