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giovedì 30 maggio 2013

"La finestra sul cortile" penultimo spettacolo della stagione teatrale al Ghirelli di Salerno

            teatro ghirelli foto
Fonte:www.lapilli.eu

"La finestra sul cortile", del Vesuvio Teatro, liberamente ispirato all'omonimo racconto di Cornell Voolrich è stato rappresentato al Teatro Antonio Ghirelli, Fondazione Salerno Contemporanea, con la partecipazione di Claudio De Palma, che ha firmato l'adattamento e la regia, di Andrea de Goyzueta e la partecipazione in video di Sara Missaglia e Fabrizio Botta, Davide Cannata, Maria Rosaria Compagnone, Iole D'Antonio, Walter Del Basso, Adriana Follieri, Rosa Langella, Gennaro Lupone, Massimo Renzetti, Fernando Tancredi, Anastasia Veneziano, Roberta Verdile. 
Il pezzo teatrale, incentrato sulla moderna variante del personal computer, non può non richiamare alla memoria la versione cinematografica del 1954 di Alfred Hitchcock, giustamente considerato uno dei film capolavoro  della storia del cinema mondiale.
Trama
La casa è il luogo in cui  l'uomo da sempre ha  trovato riparo e conforto, ma se in essa si reclude, senza una ragione apparente, il personaggio principale della rappresentazione, finisce per essere stretto da una malsana ragnatela. L'isolamento forzato, dovuto più che altro ad un impedimento psicofisico, suscita in lui una curiosità morbosa, tanto da spiare di nascosto la vita degli inquilini del caseggiato di fronte. Aiutato dalla cibernetica e da una serie di webcam nascoste, puntate sulle finestre dei dirimpettai, entra nei loro computer criptati, per rubare sguardi, fattezze, situazioni, modo di vivere e per scorgere i segreti più intimi. Il PC, per l'uomo, diventa l'unico modo di relazionarsi, sia pure in maniera virtuale e d'innamorarsi finanche.  E così, ossessivamente, lo schermo del suo computer si apre  su di una giovane e bella dirimpettaia, simile ad una reale finestra e ne spia la  vita che intreccia con altri. Capita, però, di vedere troppo e di trovarsi al centro di un delitto.
Commento
Solitudine e frustrazione, tanto da vivere un sentimento amoroso virtuale senza che la partner nulla ne sappia, sono le componenti essenziali del personaggio teatrale de "La finestra sul cortile". Il suo non è bieco voyerismo, ma un discutibile argine alla sconfinata emarginazione in cui  è caduto. Nessuno può farcela da solo in una società, la nostra, fatta di estreme comunicazioni ed affidarsi a quelle ingannevoli del PC è una conseguenza inevitabile. Certo la macchina virtuale può fare compagnia ma è un rapporto imperfetto, solitario, privo di reale conoscenza, di qualsiasi contatto, fatto di pensieri solitari o di immagini rubate, proprio come capita al protagonista de "La Finestra sul cortile". Anche l'ambientazione della  pièce, anonima e geometrica, esaspera ed alimenta il senso d'isolamento del personaggio. Gli oggetti scaldano il cuore, fanno riferimento ad una vita vissuta ma in questa casa non si vive e l'immagine scarna anonima fa da padrona. Il protagonista non ha un nome, del resto a che gli servirebbe se conduce vita da recluso? La sua non è agorafobia ma volontà precisa di estromettersi volontariamente dalla vita, pur entrando nell'esistenza degli altri di soppiatto. Con le web puntate sulla facciata di fronte, il gioco è fatto, non visto e protetto dalla sua casa, priva anche di finestre, può procurare linfa alla sua esistenza, ghermendola ai vicini. Potrebbe continuare all'infinito, ma la  sua strana vita subisce una brusca interruzione, quando assiste, per il congegno tecnologico di cui si serve, al delitto della donna di cui si è innamorato e naturalmente ne conosce l'assassino. E' la fine.
Giudizio
Sufficiente la prova recitativa, dei  due attori in scena, uno è la spalla dell'altro, buono invece l'allestimento teatrale. La macchina da presa che rimanda le immagini dei dirimpettai spiati sono la parte più pregevole dello spettacolo. La prova non scalda il cuore e le emozioni restano in superficie. Buona l'intuizione di servirsi del nuovo linguaggio informatico per imbastire e complicare la trama.
Maria Serritiello 
www.lapilli.eu






61° Raduno Nazionale dei fanti piumati, Salerno "Bersagliera d' Italia"

                          bersaglieri mia
                     Foto: Maria Serritiello

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello



Sarà per la corsa agile, caratteristica del loro corpo, unito allo svolazzo delle piume sul  cappello e sarà che "bersagliere a vent'anni bersagliere per tutta la vita", che al loro passaggio vecchi, giovani, donne e bambini, sono presi dalla frenesia di stargli dietro, impresa non facile se non si è agili ed allenati. Per un'intera settimana e precisamente dal 13 al 19 maggio scorso, ci hanno provato i salernitani, al 61° Raduno Nazionale dei Bersaglieri, che hanno scelto Salerno, quale appropriata sede, per celebrare il loro incontro annuale.
Invasa pacificamente la città dai fanti piumati, questi  i numeri del successo: 20 mila le persone spalmate in tutti gli alberghi della città e della provincia, 75 le fanfare che hanno fatto risuonare il loro coinvolgente suono per la città e nella sfilata finale, 10 i Km percorsi da Piazza M. Grassi a Piazza della Concordia, in una maratona che ha coinvolto militari e civili e circa 100 mila i sostenitori presenti all'evento straordinario.
Tutta Salerno, imbandierata dal tricolore, non si è fatta trovare impreparata, la tenuta è stata ottima e l'organizzazione perfetta. Ormai gestire masse in città è diventato facile, dopo che l'evento di luci d'artista, con il suo richiamo di milioni di turisti, ha fatto scuola.  Ogni cosa ha funzionato a puntino, dal traffico che non ha subito cambiamenti sostanziali, agli autobus raccolti  nella zona orientale, presso lo stadio Arechi, alla chiusura totale della città, per consentire lo spettacolo finale in Piazza della  Concordia, al passaggio delle fanfare per il centro e per la periferia, per il Lungomare e per il Corso, nelle piazze e nei  parchi. L'eco delle note ha risuonato allegro ovunque  "Quando passano per via, gli animosi bersaglieri, sento affetto e simpatia pei gagliardi militari. Vanno rapidi e leggeri quando sfilano in drappello, quando il vento sul cappello fa le piume svolazzar...". il ritornello che è  il più conosciuto di un corpo militare, si è sentito cantare in ogni angolo e in coro anche dai passanti. Imponente è stata la parata di chiusura, dove a sfilare sono stati i bersaglieri dell'Italia tutta, con medaglieri, simboli, divise storiche, biciclette, fanfare e mezzi di assalto. In più momenti della sfilata, sono stati ricordati i marò italiani, bloccati in India, con striscioni su cui c'era scritto: " A casa i nostri marò".
Presenti alla manifestazione, il Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito Generale C. A. Claudio Graziano, il Generale Marcello Cataldo, Presidente Associazione Nazionale Bersaglieri, il Presidente della Regione Stefano Caldoro, il Sindaco di Salerno e Vice Ministro delle Infrastrutture Vincenzo De Luca, il Sindaco di Asti Fabrizio Brigolo. A Lui, il Sindaco di Salerno, ha passato la "Stecca", in quanto l'anno prossimo, il 62° Raduno Nazionale si svolgerà ad Asti.
Per tutta la settimana, oltre all'inevitabile animazione, ma bene così, dei vivacissimi bersaglieri, in città si sono avuti incontri, cerimonie, mercatini,  fanfare itineranti, concerti in varie parti della città e presso il  Massimo Cittadino, corsa podistica Flik e Flok, saggi ginnici, gran ballo risorgimentale e mostra storica sui fanti piumati, i più amati d'Italia. Insomma, una città vivace e dinamica, attivata da un team d'eccezione, al quale ha dato un notevole apporto, Salvatore Aversano, esponente dell'associazione provinciale bersaglieri,  per ospitare al meglio il raduno.
Arrivederci ad Asti, il prossimo anno, Bersaglieri d'Italia.
Maria Serritiello
www.lapill.eu















mercoledì 29 maggio 2013

Addio a Franca Rame, teatro e impegno sociale

Dario Fo e Franca Rame

Fonte :Ansa.it

Aveva 84 anni. Si è spenta stamattina a Milano nella casa in cui viveva con il marito Dario Fo


L'attrice Franca Rame, moglie di Dario Fo è morta a Milano.
Franca Rame, che aveva 84 anni, era malata da tempo.
Secondo quanto si è appreso, è morta nella sua abitazione di Porta Romana a Milano. Stamani alle 8:50 dall'abitazione dove abitava con Dario Fo è stato allertato il 118 che sul posto ha inviato un'ambulanza e un'automedica.
I soccorritori hanno spiegato di aver tentato di rianimare l'attrice ma di non aver potuto far altro che constatarne, poco dopo, la morte. Franca Rame, era stata colpita da un ictus il 19 aprile dello scorso anno sempre nella sua casa. In quella circostanza era stata trasportata al Policlinico dove era rimasta ricoverata per diversi giorni.
CAMERA: AULA IN PIEDI E APPLAUSI PER RICORDARE FRANCA RAME - Un lungo e commosso applauso, con i deputati tutti in piedi, ha sottolineato l'annuncio in Aula della morte di Franca Rame. E' stata Barbara Pollastrini a dare la notizia della morte della senatrice: "Donna coltissima e di altrettanto grandissimo cuore". I deputati in piedi hanno a lungo applaudito.
MINUTO DI SILENZIO IN AULA SENATO - La notizia della morte di Franca Rame é arrivata a Palazzo Madama durante il dibattito sulle riforme costituzionali. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha interrotto i lavori per annunciarne la scomparsa, ricordando il suo impegno come senatrice nella Quindicesima legislatura. L'Aula gremita le ha tributato un minuto di silenzio.
UNA VITA CON DARIO FO TRA TEATRO E POLITICA - Figlia d'arte, Franca Rame, morta oggi a Milano a 84 anni, era nata a Villastanza (Parabiago, Mi) il 18 luglio 1929. Debuttò in fasce nei ruoli appunto di neonata nelle commedie allestite dalla famiglia. Nel '50, in piena epoca di rivista, con la sorella debutto' in Ghe pensi mi di Marcello Marchesi. In quegli anni conosce Dario Fo che sposa nel 1954 (dalla loro unione nascerà nel '55 Jacopo) e da allora sara' la sua interprete preferita e spesso la sua collaboratrice ai testi. Sono gli anni delle commedie paradossali, dai titoli buffi ("Chi ruba un piede è fortunato in amore", "Isabella, tre caravelle e un cacciaballe"). Insieme Dario Fo e Franca Rame (1962) sbattono la porta di una "Canzonissima" di successo, per la censura imposta alle loro scenette dichiaratamente politiche. "L'esilio dalla Rai" durerà fino al 1977, quando Raidue trasmetterà le commedie. Ma nel frattempo l'Italia avrà vissuto tanti drammi e la coppia Fo-Rame, avrà radicalizzato la sua scelta più a sinistra del PCI. Sempre con Dario esce dal circuito dell'Eti per fondare il collettivo teatrale Nuova Scena e poi successivamente La Comune con cui interpreta in fabbriche e scuole occupate spettacoli di satira e di controinformazione politica. Di quel periodo sono Morte accidentale di un anarchico e Non si paga! Durante gli spettacoli del loro collettivo teatrale si raccolgono fondi per i "detenuti politici". Negli anni '70 Franca Rame partecipa al movimento femminista e nel '73 viene sequestrata da un gruppo di estrema destra che la violenta, un'esperienza drammatica che diventerà un capitolo della sua battaglia politico-sociale e nel 1981 anche uno spettacolo, Lo stupro. Nel 1974 i due attori occupano e trasformano in teatro la Palazzina Liberty a Milano, dove Sebastian Matta dipinge murales rivoluzionari. Scritti da Dario Fo sono poi tutta una serie di testi sulla condiziona femminile ("Tutta casa, letto e chiesa", "Storia della tigre"), che lei recita in solitario. Nel '97 e' accanto al marito che riceve il premio Nobel per la letteratura. Nel 2006 è eletta in Piemonte senatrice della Repubblica e Antonio Di Pietro sempre nel 2006 la propone come Presidente della Repubblica. Nel 2008 lascerà l'attività politica in Senato. Nel 2009 ha scritto, inevitabilmente insieme a Dario Fo, la sua autobiografia: Una vita all'improvvisa. Il 19 luglio del 2012 era stata colpita da un ictus. Oggi, nella sua abitazione a Porta Romana, la scomparsa.








martedì 28 maggio 2013

Ottimisti e pessimisti, felici e scontenti in una bella favola di Gianni Rodari



Fonte:Tiscali Social News
di Marco Lodoli

L’ottimismo aiuta davvero a vivere meglio o è una forma di superficialità irresponsabile? Il positive think all’americana, quella forma mentale che cerca di minimizzare gli urti della realtà in nome di un possibile cambiamento, ci porta a un tempo migliore, rende le nostre giornate più lievi e più azzurre? O invece vivono meglio i pessimisti moderati, coloro i quali comprendono da subito che la vita è un trappolone, che la condizione umana è comunque segnata da un difetto di fabbrica e che non c’è quasi niente da fare, dobbiamo abitare in questa bicocca sgangherata, farcene una ragione e cercare, magari, di dare una mano di vernice alla facciata e aggiustare la caldaia per l’inverno. Gli ottimisti spesso restano delusi, perché si aspettavano molto dal mondo, dalla vita, dagli altri e da se stessi, e rimangono con un pugno di mosche e la sensazione di aver subito un torto, perché lo spettacolo promesso doveva essere più divertente, più ricco.

I pessimisti invece raramente cadono nella delusione, protestano meno, perché dal mondo e dagli altri e dalla vita si aspettavano poco o niente, e se anzi arriva qualcosa, una giornata di sole, un sorriso, un piccolo premio per la partecipazione, sono contenti. E’ una questione di indole, non c’è dubbio. Io sono un pessimista gioviale, e ogni giorno mi rallegro per i doni imprevisti. Certo, potrei fare di più per trasformare la società, per edificare un mondo perfetto, ma la precoce lettura dell’Ecclesiaste, di Leopardi, dei saggi buddisti, mi ha inoculato nelle cellule la sensazione che nulla di nuovo accade sotto il sole: nulla di essenziale. Eppure è bello partecipare al gioco, anche se è un gioco piuttosto scorretto.

Vi trascrivo una favoletta raccolta da Gianni Rodari: come spesso accade in queste narrazioni popolari, c’è una bella verità, e anche qualcosa che scricchiola.



C’era una volta una vecchia che andava nel suo campo a raccogliere i cavoli. Strada facendo passò davanti a una caverna, e vide in essa dodici uomini. Erano i dodici mesi dell’anno.

Essi si rivolsero alla donna e domandarono:  “Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?”

   “Tutti sono belli – fece la vecchia. – In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo c’è il vento…”

E andò avanti lodando i meriti di ciascun mese,

Allora i mesi le dissero: “Nonna, dal momento che ci hai lodati tutti, vogliamo farti un regalo. Dacci il fazzoletto.”

E riempirono quel fazzoletto in maniera tale che a stento la donna riuscì a legare insieme i quattro angoli. “Grazie tante!” esclamò la donna e se ne tornò a casa.

A casa disse ai suoi figli: “Ora finalmente avremo abbastanza da mangiare, guardate un po’ cosa vi ho portato. Così dicendo aprì il fazzoletto da cui uscirono tanti ducati,

Tutto andò bene per un po’ di tempo. Ma un giorno una vicina venne a trovare la vecchia e in curiosità le domandò dove avesse trovato tutto quel denaro.

“Me l’hanno regalato i dodici mesi dell’anno”.

“Voglio andare a trovarli anch’io”, disse la vicina. E così fece.

“Buon giorno a voi tutti”, fece la donna quando li vide.

“Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?”

“Qual è il più bello?” rifletté la donna. “Nessuno è un gran che. In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo tira il vento… davvero non c’è tanto da scegliere.

“Bene bene”, fecero i mesi. “Dacci il tuo fazzoletto così ti ricompenseremo per quello che ci hai detto.

La donna consegnò il suo fazzoletto e quelli glielo riempirono tanto che a stento si potevano legare i quattro angoli.

“Grazie tante”, disse la donna e se ne tornò a casa.

A casa disse ai suoi quattro figli: “Ora vivremo altrettanto bene dei nostri vicini. Guardate cosa vi ho portato.”

Slegò il fazzoletto e da esso non uscì fuori altro che immondizia. La vecchia andò su tutte le furie, corse dalla vicina e la accusò di averla mal consigliata.

“Ma che cosa avete risposto ai mesi, quando vi hanno chiesto quale fosse tra loro il più bello?” domandò la vicina.

“Ho risposto che nessuno valeva molto.”

“Vedete, essi vi hanno ricompensata proprio come meritavate.”





Per Fabiana: Un giorno uguale ad altri di Maria Serritiello





Un giorno uguale ad altri
di Maria Serritiello

Un giorno uguale ad altri
cielo  azzurro,
onde tranquille
bosco profumato di primavera, 
zaino in spalla
e domani nei pensieri

Ma ecco
la fiamma 
incendia 
e  prima
ucciso  il cuore
e  morto  l'amore.
Maria Serritiello

28-5-2013              + Per Fabiana 





E' stato proprio matto il tuo cuore, Tony












domenica 26 maggio 2013

Morire a 16 anni









        


NON CI SONO PAROLE ...

ACCENDIAMO TUTTI  UNA CANDELA PER FABIANA PERCHÉ  SAPPIA CHE C'E IL  FUOCO BUONO DELL'AMORE DI TUTTI NOI