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domenica 26 novembre 2017

Finito il Santo, finita la festa...e invece no



Su FB, un'amica, Rossella Ciardi, ha postato questo pezzo di Antonia Storace, mi è piaciuto e voglio condividerlo. Siccome della scrittrice non conoscevo nulla mi sono documentata, per cui a piè di pagina conoscerete la scrittrice e cosa ha dovuto affrontare, per rivendicare come suo lo scritto. Il giorno dopo la giornata internazionale contro le violenze sulle donne si respira la stessa aria dell' 8 marzo, si è fatto il proprio dovere, le abbiamo celebrate, dolci, feste e fiori si sono sprecati, ma già questo giorno doveva bastare ed invece..."Passato il santo, finita la festa". Non saranno mai le feste istituzionalizzate a fermare questo macello nel mondo e nella civilissima(?) Italia, è ora che si pensi, seriamente, ad un progetto educativo che cambi la mentalità maschile e di chi l'educa (madre, padre, famiglia, società).
Maria Serritiello

"Ma lei provocava".
di Antonia Storace


Come a dire, se l'è cercata. Come a dire, te lo meritavi. Come a dire, vestiti da suora e cammina rasentando i muri. Come a dire, sei nata femmina e se non vuoi essere stuprata, se non vuoi essere ammazzata, ti devi coprire. Come a dire, il diritto di fiatare non ce l'hai. Se mi dici di no, se mi dici che è finita, se mi dici che ami un altro, io ti sfregio la faccia, ti sfregio la vita con l'acido. Il tuo no non conta niente, perché sei nata femmina. Io, invece, sono nato maschio. Come a dire, sei una puttana e per le puttane non esiste pietà. Come a dire, sei una donna, cosa pensi di fare? Come a dire, sei una donna, se mi eccito è colpa tua. Come a dire, io sono più forte e te lo dimostro. Come a dire, chiamo i miei amici e ti violentiamo a turno, perché lo devi capire, lo devi capire, che sei solo una donna. Solo una donna. L'hai capito che sei solo una donna? Come a dire, tu non ti appartieni, di te dispongo io. Come a dire, e dai, che sotto sotto ne hai voglia, ti piace, ti fa bagnare in mezzo alle cosce. 
Come a dire, non ti ribellare, altrimenti ti strangolo con un cavo elettrico e stringo forte, fortissimo, intorno al tuo bel collo bianco; altrimenti ti trivello il cuore con venti coltellate, te lo faccio diventare uno scolapasta di carne, vuoi vedere?; altrimenti ti brucio viva, come una candela, come i ciocchi di legno in un camino, come le stelline di Natale; stai zitta, zitta!! Altrimenti ti riempio di botte e se provi a parlare, se provi a denunciarmi, ti ammazzo madre e padre, e tu non vuoi che loro ci vadano di mezzo solo perché hanno una figlia che è una cagna, giusto? Come a dire, ho l'imbarazzo della scelta, ti posso sopprimere in mille modi.

Come a dire, non puoi lasciarmi perché non lavori e senza soldi non si cantano messe. Sei mia, sei roba mia, sei un fatto mio, dirò che sei una pazza, che sei caduta, che ti stai inventando tutto. A chi crederanno, secondo te? Al professionista stimato o a te, che sei solo una donna?

Come a dire, devi avere paura se di sera torni a casa da sola. Come a dire, tieniti la mano sul culo altrimenti ti licenzio.
Come a dire, se ti chiamo cinquanta volte al giorno, devi rispondere cinquantuno; se ti dico di non uscire con le amiche, tu non esci, tu obbedisci; chi è quel collega con cui ti ho vista parlare? Cosa vi dicevate, eh? Stavi facendo la troia pure con lui? Dimmelo. Stavi facendo la troia pure con lui? A lavoro non ci devi più andare, hai capito? Da oggi non ci vai più a lavoro.
Come a dire, sei una stupida, una poveretta, una ritardata. Non sai fare niente, non sei buona a niente, non vali niente. 
Come a dire amore mi dispiace, mi dispiace, perdonami, prometto che non accadrà ancora, non ti sfiorerò nemmeno con un dito, è stato un attimo di debolezza, ho perso la testa, avevo paura che mi lasciassi. Tu sei troppo importante per me, capisci? Troppo importante. Se ti perdo, impazzisco. Se ti perdo muoio. 
E allora è meglio se muori tu, donna. Perché sei solo una donna. Perché ti chiami Jessica, ti chiami Lucia, ti chiami Sara, ti chiami Alessandra, ti chiami Serena, ti chiami Patrizia, ti chiami Antonella, ti chiami Maria, ti chiami Rossella. Ti chiami donna. Sei solo una donna. E mi hai provocato.

"Ma lei provocava" è la morte di ogni umanità.
Antonia Storace



Antonia Storace: una donna che scrive delle donne.

Antonia Storace, una Donna Al Quadrato. MyWhere l’ha incontrata per celebrare ancora di più, oggi, una donna che scrive delle donne.
L’amore, il tradimento, i padri quando diventano padri e i figli che non smettono mai di essere tali. Le donne, il loro coraggio, l’ammirevole forza di chi trova, dentro sé stesso, la voglia di continuare a lottare per un finale migliore. Napoli, il suo lascito di bellezza e ribellione, come un destino che scorre nelle vene e che diventa, insieme, croce e delizia. Donne al quadrato è un omaggio all’amore nella sua interezza: l’amore verso un uomo, verso un figlio, verso un sogno più alto.
Difficile, molto difficile poter raccontare di una donna speciale come Antonia Storace, una scrittrice con la S maiuscola, complicato perchè le mille sfumature che raccoglie il suo essere, in realtà sono mille di noi, donne che esistono vivono e combattono ogni giorno.
Esce oggi su MyWhere la sua intervista per celebrarla in un giorno in cui tutti si ricordano che esistiamo, per farvi conoscere una donna che scrive delle donne e le celebra 365 giorni l’anno. Direttamente dalla sua penna, la presentazione della sua storia e di seguito l’intrvista della quale sono molto toccata e orgogliosa.
Nel 2008 ho aperto un blog – Nel giardino dei ciliegi – e vi ho scritto per molto, molto tempo. Anni dopo, precisamente il 7 Novembre del 2012, su quel blog ho pubblicato un mio testo, “Donne al quadrato”. A distanza di qualche mese, quel brano mi è stato sottratto (ancora oggi non saprei assolutamente dire da chi) e diffuso in rete – sui maggiori social, sui forum, sui siti di scrittura: praticamente ovunque!! – con l’attribuzione, però, alla poetessa Alda Merini. La diffusione è stata esponenziale: parliamo di centinaia di migliaia di visualizzazioni e condivisioni. 
Il 14 Ottobre del 2014, sebbene io ne fossi completamente ignara, Fabio Volo ha letto “Donne al quadrato” durante la trasmissione radiofonica “Il Volo del mattino”. La settimana successiva, precisamente il 22 Ottobre 2014, il testo è stato letto e trasmesso anche durante la trasmissione “Parole Note” di Radio Capital. Entrambe le emittenti, tuttavia, avevano fatto i dovuti controlli del caso, spiegando dunque, nelle note redazionali e durante la stessa messa in onda, che il brano apparteneva a me e che quella ad Alda Merini era solo una falsa attribuzione, come ne girano molte in rete. Nei giorni successivi è intervenuta anche Barbara Carniti – una delle quattro figlie di Alda – la quale ha difeso il mio diritto d’autore, specificando – su siti e social – che il testo in questione era mio e non della madre.
Nel mentre, dopo la diffusione radiofonica, ho ricevuto centinaia di email di persone che avevano letto o ascoltato “Donne al quadrato”. Ho pensato, allora, di raccogliere una piccola parte dei testi del mio blog e sono andata alla ricerca di una casa editrice disposta a pubblicarmi: ho trovato un piccolo editore di Roma che ha pubblicato la mia opera lo scorso Aprile.”
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L’indebita attribuzione della tua poesia “ Donne al quadrato” ad Alda Merini, ti ha più ferito o, all’inizio, ti ha reso felice di aver scritto dei versi di così alto valore da poter essere riconducibili alla grande poetessa? Ovviamente, immagino, che passato così tanto tempo, al momento tu sia anche molto contrariata dell’accaduto e so che stai ancora tribolando per aver giusto merito della tua arte o mi sbaglio? Facendo un giro sul web, mi appare scritto che la poesia è la tua, praticamente ovunque.

L’attribuzione di “Donne al quadrato” ad Alda Merini, in principio, mi ha soprattutto sorpresa. Non capivo chi, esattamente, avesse preso il testo dal mio blog – Nel giardino dei ciliegi – e lo avesse diffuso in Internet con un’eco letteralmente virale. Allo stupore è subentrato l’orgoglio: Alda Merini è un’eccellenza assoluta della letteratura ed essere “confusa”, per così dire, con un nome di questo calibro è sicuramente motivo di grande soddisfazione. Lo stupore, poi, è stato scalzato da un pizzico di rammarico poiché vorrei che il mio lavoro venisse riconosciuto, appunto, come mio. Soprattutto data l’esistenza del mio blog – in cui data ed ora di pubblicazione sono antecedenti a tutte le successive condivisioni in rete con l’attribuzione errata, e dimostrano la mia “maternità” come autrice – della pubblicazione di un libro, con relativo copyright, e delle dichiarazioni delle figlie di Alda, le quali hanno gentilmente chiarito, in più di un’occasione, che il testo è mio.
Immagino la sorpresa quando Fabio Volo ha letto la tua poesia, che peso hanno avuto per il tuo cuore,  le tue parole lette in diretta radiofonica, così alla sprovvista e finalmente con la tua firma?
E’ stato surreale. Non saprei trovare una parola diversa per descrivere quel momento. Ero a casa dei miei genitori, a Napoli. Un amico mi ha inviato un messaggio e mi ha detto di sintonizzarmi immediatamente su Radio Deejay perché Fabio Volo stava leggendo “Donne al quadrato” in diretta, durante la trasmissione “Il Volo del Mattino”, e finalmente con il mio nome!! Le mie parole nell’etere, ascoltate da chi era in auto, magari bloccato nel traffico; o in palestra, ad allenarsi; oppure era a casa e stava asciugandosi i capelli con la radio a tutto volume. Sono entrata nelle case della gente, nelle loro vite, dentro gli spazi bianchi di certi giorni un po’ malconci. Non credo possa esistere nulla di più emozionante per chi, come me, ha il sogno di scrivere.
Nella tua premessa abbiamo letto come è nato il libro e del tuo blog, questo vuol dire che “Donne al quadrato “ era dentro di te da parecchio tempo?
L’ho scritto un giorno di Novembre, tornando a casa dalla palestra e da un incontro emotivo che sembrava uno “scontro” sul ring: di quelli in cui infili i guantoni, schivi i colpi, attacchi con intelligenza e poi esci con la consapevolezza di essere una donna ingombrante. Una di quelle donne che esigono presenze certe o sicure assenze, perché trovano intollerabili parole come: quasi, forse, può darsi, non saprei. Ecco, una Donna al Quadrato è, probabilmente, una Donna ingombrante. Una Donna che, qualche volta, si sarà sentita dire: “Sei troppo difficile da gestire” o “Voglio una persona meno impegnativa, una storia più facile”. E, forse, si sarà anche data la colpa per quelle frasi vuote di senso, pronunciate fuori dai denti che, in verità, servono solo ad alleggerire i cuori vigliacchi di certi mezzi uomini che non sanno stare dentro una storia.
Esistono, secondo te, in una società come la nostra “Donne al quadrato” che non sanno di esserlo o che non possono vivere come vorrebbero, con le passioni e la forza di cui invece potrebbero essere capaci? Non voglio riferirmi a donne nate in luoghi del mondo, dove non hanno nessuna considerazione o peggio, perché sarebbe una domanda persa nel vento, credendo io, che in taluni posti o sei al “quadrato” o non sopravvivi un giorno.
Credo che “al quadrato” lo siano, potenzialmente, tutti. Le ali sono state date in dotazione a ciascuno di noi. La scelta, poi, di volare come un’ aquila o di restare a terra, a beccare il mangime insieme ai polli, è totalmente personale e non sindacabile. Ognuno vive la vita che sente giusta, e lo fa come può, con i mezzi che ha. Il punto, secondo me, è prendere consapevolezza di quei mezzi, del proprio valore, dei propri talenti, di tutte le frecce, veloci e potenti, dentro il proprio arco. Emergere a questo stato di coscienza, sapere esattamente chi si è, fa la differenza tra chi si eleva a potenza e chi no. Tra chi non cerca scuse, non trova alibi, non da ad altri la colpa dei propri fallimenti e si rende responsabile della propria felicità come della propria infelicità, e chi invece la delega sempre a qualcosa fuori di sé, quasi che non fosse roba sua.
Antonia Storace, una donna, bella, sensibile e concreta con la quale parlerei per ore, non credo neppure sia possibile scindere la scrittrice che è in te dalla tua vita quotidiana, ma sono certa che esiste un’Antonia che fuori dalla sua vita pubblica ha un mondo meraviglioso che ci piacerebbe tanto conoscere.
Su una parete bianca della mia vecchia camera, avevo scritto: “I am a writer“, perché non riesco a percepire me stessa come qualcosa di altro, di diverso, dalla scrittura. E’ il punto più alto di ciò che sono, la parte di me che amo di più, quella incontaminata, quella che sente tutto, che sente il doppio, quella dove non arriva il cinismo, non trova terreno fertile il disincanto o lo scoramento. E’ la dimensione di me più ardita, più coraggiosa, più battagliera. Intorno a questa parte – che è il centro, il cuore pulsante – c’è un’Antonia che, spesso, ha paura di non farcela, ha paura che il talento e la forza possano non bastare; un’Antonia che, proprio oggi, è tornata all’università dopo averla abbandonata, qualche anno fa,  a pochi esami dalla fine, perché sentiva arrivato il momento di chiudere questo cerchio, affrontare questa sfida con sé stessa che tante, troppe volte, avvertiva come un grosso fallimento, una mancanza, un buco che non avrebbe dovuto esserci; un’Antonia con una famiglia bellissima, un cane buffo e tenerello, un fidanzato davvero tanto, tanto, tanto paziente.
Hai moltissime persone che ti seguono, non solo donne, che amano leggerti anche nell’effimero di facebook, hai la capacità, di rendere poesia i tuoi pensieri, hai il dono di parlare al cuore delle persone, in profondità. Hai un talento speciale e sono in trepida attesa del tuo prossimo lavoro. Tu metti te stessa in ogni parola che leggiamo e noi ce ne nutriamo volentieri, quale responsabilità ti investe pensando a questo?
In effetti, un po’ di strizza mi viene se ci penso. Quando scrivo, però, lo faccio sempre perché un dettaglio del mondo mi ha colpito, un dettaglio apparentemente insignificante dentro il quale, a ben guardare, si nasconde una storia. Le parole sono gli ami che fanno abboccare quella storia, la portano a galla, così che tutti possano leggerla, possano vederla e trovare un po’ del proprio mondo.
Come ben sai, io vivo di musica e non può assolutamente mancare la domanda sul tema…quanto ne sei influenzata, se ne sei e da chi per la precisione?
“Quando non sai cos’è, allora è Jazzzzzz” scrive Alessandro Baricco nel libro “Novecento“, da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’oceano“. Lo adoro, adoro il jazz, mi innamorano quei suoni al pari di un libro che ti tiene incollata alle sua pagine tutta la notte. Se, invece, dovessi scegliere una canzone, allora direi “My Way” di Sinatra perché: “Ho vissuto una vita piena, ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi. E l’ho fatto a modo mio
Inutile dirti che tutta MyWhere sarebbe felice ed orgogliosa se ogni tanto venissi a portare il tuo dono tra noi poveri autori e ti concedessi ai nostri lettori, abbiamo qualche speranza?



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