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giovedì 14 dicembre 2023

L’associazione APS “Librarsi “di Salerno celebra il centenario della nascita del poeta lucano Rocco Scotellaro



 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Salerno celebra i cent'anni della nascita di Rocco Scotellaro, con un convegno a Palazzo Sant'Agostino della Provincia, sito in Via Roma, organizzato dalla novella Associazione APS “Librarsi”, Presidente Gerardina Gabriele. Tre gli interventi, per delineare la figura del nobilissimo poeta ed indiscusso politico, completamente dimenticato dalle istituzioni civili e scolastiche. Scomparso, infatti, dalle antologie e testi di studio, nulla conoscono gli allievi del suo notevole impegno, eppure la sua breve vita è un esempio di responsabilità civile e partecipativa, come nessuno mai in favore della sua terra: la discosta Lucania.

 "Io sono gli altri" della Prof.ssa Maria Serritiello, è una summa su come si è speso per elevare, alfabetizzare e rendere consapevoli i suoi compaesani dello stato di miseria e prostrazione. La Prof.ssa Adalgisa D'Amato, invece, attraverso la disamina delle poesie, rende il suo pensiero poetico, una scrittura neorealistica, vivo ed ammaliante. Il Pof.re Giuseppe Foscari, inoltre, analizza la poesia come bandiera politica nel contesto storico del dopo guerra.  Coordina l’evento la Preside Prof.ssa Caterina Cimino.

Hanno collaborato: Daniela Caselli, Ornella Caselli, Dina Galdi, Caterina Cimino, Dina Gabriele, Maria Gabriella Di Maio, Cristina Guerra, Francesca Buccino

Contestualmente sarà inaugurata la Grande Mostra, vernissage in tour, direttrice Artistica Luciana Colletta, poetessa pittrice e si ascolterà un reading di poeti lucani, su poesie ispirate al poeta Rocco Scotellaro.

La grande mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, ore 9,00/ 19,00, dal 15 dicembre 2023 al 16 gennaio 2024

 

Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano. 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




mercoledì 13 dicembre 2023

Il convegno alla Provincia di Salerno su Rocco Scotellaro a cent'anni dalla sua nascita ed a 70 dalla sua morte

 


 15 dicembre 2023

ore 16,30/ 19,15

Palazzo Sant' Agostino, Sala Consiliare

Via Roma 104, Salerno

A cura dell'Associazione "Librarsi" A. P:S.






lunedì 11 dicembre 2023

Conferenza in onore del Prof. Cosmo G. Sallustio Salvemini, grande intellettuale scomparso e nipote dello storico, politico e antifascista italiano, Gaetano Salvemini

      



Il Caffè dell’Artista Salerno



 

Noi di nuovo in volo








organizzazione testo e grafica: Maria Serritiello


IL 14 dicembre 2023 ore 16,30, presso la Sala Giunta della Provincia di Salerno 

             Introduce: Prof.ssa Florinda Battiloro

        Presidente dell’Ass.Culturale “Caffè dell’Artista”. 

Relazione: Chiar.mo Prof. Gaetano Pecora dell’Università “Luiss” di Roma, dell’Università del Sannio e Presidente del Centro Studi Salveminiani di Napoli.

“Un socialista irregolare. Gaetano Salvemini e la critica del bolscevismo”

Intervento: Chiar.mo Prof. Francesco D’Episcopo dell’Università“ Federico II” di Napoli.

 “La personalità e i valori di Cosmo Sallustio Salvemini espressi nei suoi Testi”.

Modera il Giornalista Arch. Aniello Palumbo. 

Sarà presente una troupe di Radio Radicale grazie al Direttore Dott.re Alessio Falconio. 

Evento organizzato: dall’Associazione “Caffè dell’Artista”, Presidente Prof.ssa Florirnda Battiloro,

dall’Associazione “Con noi di nuovo in volo”, Presidente Dott.ssa Antonietta Santoro

dall’Accademia Int. Arte, Cultura & Società “Alfonso Grassi” Presidente Prof.ssa Lella Grassi

con il Patrocinio Morale della Provincia di Salerno





mercoledì 29 novembre 2023

Cristina Donadio, al Teatro Ghirelli di Salerno, in “Marguerite”

 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 24 ed il 25 novembre, al Teatro Ghirelli di Salerno, Cristina Donadio è stata di scena con “Marguerite”, un lavoro scritto e da lei interpretato con Giuseppe Alfinito. Ad accompagnarla, la Zurzolo ensemble con: Marco Zurzolo al sax, Marco de Tilla al contrabasso e Pino Tafuto al pianoforte. I costumi sono di Alessio Visone, le luci di Paco Summonte, le foto di Fabio Donato ed il video di Giorgio Pinto.

La Marguerite di Cristina Donadio, sta per la scrittrice francese Marguerite Duras ed il pezzo si rifà a “L’ Amante”, opera autobiografica, pubblicata per la prima volta, nel 1984, anno in cui ottiene, proprio per quest’opera, il premio letterario Goncourt, nonché la nomination al Nobel per la letteratura.

Cristina Donadio, nata a Napoli 63 anni fa, è attiva sulla scena ed in TV da oltre un trentennio, sia come autrice che come regista.  E‘ di gran vanto tra gli attori napoletani; spesso è stata diretta dal regista Pappi Corsicato, in ruoli di donna volitiva. In televisione ha raggiunto notorietà nell’interpretazione di Scianel per la serie Gomorra. Negli anni ’70, a soli 16 anni, rimane incinta, una vicenda umana che le renderà difficile l’adolescenza. Negli anni ’80 si cimenta come regista di un particolarissimo tipo di spettacolo: il teatro di figura, cioè l’arte teatrale che utilizza burattini, marionette, pupazzi, ombre, oggetti, privilegiando, così, un linguaggio visivo e sensoriale. Come autrice indirizza la sua ricerca a personaggi femminili che delinea accuratamente. A soli 27 anni deve affrontare un lutto terribile, la morte del marito, l’attore napoletano Stefano Tosi, 29 anni, travolto da uno spaventoso incidente automobilistico, era alla guida, nel quale perde la vita anche il giovane e promettente drammaturgo, Annibale Ruccello, autore tra l’altro, di un memorabile pezzo “Ferdinando”. Nel 1987/88 Cristina debutta con “Frammenti di donna”, tratto da l’Amante di Margherita Duras, trent’anni dopo ritorna, di nuovo, con uno studio sulla scrittrice francese.

La scena è buia, al centro del palco seduta c’è lei, abito nero e fumo di una sigaretta, aspirata con voluttà. Recita in modo sommesso, la sua voce è un soffio, superata abbondantemente dall’ ensemble di Marco Zurzolo, che da solo varrebbe lo spettacolo. Le parole si susseguono, sono pensieri solitari, frammezzati dalla lettura di brani della scrittrice, mentre dietro di lei, scorrono le immagini di Marguerite sorridente, in compagnia ed a passeggio sulla spiaggia. La scrittrice, tra i 15 e i 17 anni, con la madre ed i fratelli vive in Indocina, per poter sopravvivere alla fame inizia una storia con un ricco e giovane cinese. Con lui si comporta da prostituta, accetta i suoi soldi ad ogni incontro, pensa che così facendo di essere al riparo di una qualche implicazione sentimentale, una sorta di emancipazione e d’iniziazione, ma la sua spregiudicatezza non l’impedisce d’innamorarsi e di restarci male quando la storia viene interrotta dal padre di lui e da sua madre, per ragione di casta. Queste le dolorose pagine che Cristina legge, un mantra, per lei la storia della scrittrice, che ritorna ogni volta negli approfondimenti creativi. La selezione dei brani operati dall’attrice è un po' confusa e non rendono fino in fondo la stesura paratattica della scrittrice che, pure rende viva la narrazione con le sole proposizioni principali (sono qui, mi vedo, ti sento…). In scena, l’artista, appare una donna indifesa, per niente volitiva, sofisticatamente elegante, quando canta in francese India Songh, ma niente di più. Il sapore retrò dello spettacolo è innocentemente dinanzi al pubblico, una Juliette Greco rispolverata, con la pretesa intellettualistica di recitare in lingua, per stupire ancor più il pubblico, che invece ha apprezzato e come poteva essere diversamente, il sax di Marco Zurzolo ed i bravi musicisti al seguito. Tutto lo spettacolo è sembrato volesse stupire forzatamente la platea, con effetti particolari, bastava, invece, essere semplicemente se stessa, con la sua umana storia, senza nascondersi, ancora una volta, dietro Marguerite Duras

Maria Serritiello

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giovedì 23 novembre 2023

Quel mostro di bravura di Giulio Della Monica


È di Salerno, Giulio Della Monica, l'attore che ha interpretato la figura di Danilo Restivo, nella fiction RAI: “Il caso di Elisa Claps”. Un personaggio scomodo, inviso dal pubblico, per ciò che ha rappresentato nella realtà della famiglia Claps, per la povera Elisa e per tutti gli italiani. Viso pulito, sorriso comunicativo, statura non perfettamente longilinea, altezza 1,80, è l’esatto opposto della figura interpretata. Un’impressionante caratterizzazione, la sua, nei gesti pigri, nella voce roca, nello sguardo perso, nel viso inespressivo, nella lentezza della camminata, nell’indolenza di ogni cosa, il perfetto sgusciante assassino! La sua docilità ferina e l’ubbidienza al padre, come sottoposto, Giulio, poi, le ha rese in modo eccezionali, suscitando, a volte, anche un sentimento di umana pietà. Forse è proprio questa la grandezza della sua interpretazione, nonostante sapessimo tutta l’orrenda verità, un qualche pensiero si è avuto, ma ciò è da addebitare, quasi esclusivamente, alla bravura dell’interprete. Il trucco, poi, ha fatto il resto, Giulio, con i capelli radi, ingrassato e ricoperto da vestiti improvvisati, è stato l’informe sacco che si muoveva per ogni dove lo portasse la sua voglia di uccidere. Ancora risuona nelle orecchie dei tanti telespettatori, 3.005.000, la prima serata, il lento parlare di Giulio, nel riproporre quella di Danilo Restivo, insomma, un “mostro” di bravura, per l’appunto.

 

Giulio Della Monica, 33 anni, occhi castano-grigi, colore capelli castano scuro, pettinatura corti lisci, ha studiato presso Scuola del Teatro Stabile di Genova, vive stabilmente a Roma.

Maria Serritiello

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Ruoli interpretati

Romeo e Giulietta: Tebaldo

"la guerra di troia non si farà"

Teatro Stabile di Genova

Ulisse

Co-protagonista 

Detto Gospodin di Lohle

Co-protagonista

Le baccanti" di Euripide

 

 




 




giovedì 16 novembre 2023

Gea Martire, con “Della Storia di G e G”, sua la drammaturgia, al Teatro del Giullare di Salerno

 



Gea Martire

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Due giorni in compagnia dell'inimitabile Gea Martire, al Teatro del Giullare di Salerno, con “Della Storia di G e G”, un pezzo scritto da Maria Grazia Rispoli, con la drammaturgia della stessa attrice e lo spettacolo si fa di alta qualità. La storia di per sé è semplice, la protagonista, nel giorno della morte del padre, ha un colpo di fulmine per il responsabile delle pompe funebri, tal Gennaro Gargiulo di una bellezza esasperante, ma di una parlata e di modi rozzi assai. Tutto sembra capovolgersi in lei, la donna assennata, la professionista impegnata, la compagna devota e la figlia compita cedono al desiderio lascivo di quell’uomo, così improvvisamente forte, che il dolore della perdita del congiunto ed il conseguente funerale passa in second’ordine. Eppure deve contenersi, deve essere incoraggiante rassicurare la vecchia madre, è là per questo, lei che vive altrove ed è tornata per onorare la salma e ricevere le condoglianze del vicinato, dei parenti e degli amici. Nulla è più importante per lei che guardare, le spalle, l’altezza, le braccia, le movenze di Gennaro, tanto da provare fastidio per tutta quella gente, accorsa a rendere omaggio a suo padre. Un dualismo della sua anima si palesa in scena, Gea interpreta, indifferentemente e con una bravura la donna presa dai sensi e la puritana che stenta a resistere. Il funerale ha una sua scadenza, deve immediatamente trovare altre occasioni d’incontro, per soddisfare il desiderio dei suoi sensi, un po' difficoltoso data la materia di cui si occupa il necroforo. A tratti il pezzo, oltre alla frenesia spavalda e la conseguente ritrosia bigotta, di una bene educata, è anche divertente, ci sono battute che suscitano ilarità anche se la funebre circostanza meriterebbe il contrario.  

I cambi di voce, poi, per rappresentare lui, con il suo dialetto infestante, i propri balbettamenti per l’insicurezza della sua condizione, il richiamo non elegante del padre, nel ribadire che non aveva la testa apposto, la voce fastidiosa della madre, non sono altro che la conferma della bravura dell’attrice, che fa delle caratterizzazioni del recitato, i momenti più apprezzati della sua performance. È l’ennesima sua prova d’artista che la fanno tanto amare dal pubblico del Giullare, dal quale era lontana da ben10 anni

La scena, arredata semplice, è al buio, una sedia, con una serie di santini e lumini accesi, funge da catafalco, un’altra, invece, si trasforma in carro funebre, per l’accompagnamento al cimitero e macchina per l’unica passeggiata, che riesce a fare con Gennaro. Con l’abito che indossa, una semplice redingote, di colore grigio scuro, riesce ad essere vertiginosamente sexy, aiutata anche dalla folta capigliatura leonina. Immensa Gea, non far trascorrere tanto tempo, prima di tornare!

Maria Serritiello

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martedì 14 novembre 2023

Al Caffè dell'artista di Salerno nel centenario della nascita di Don Milani "I CARE: la trasversalità del prendersi cura nella relazione educativa"

 

Fonte :www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 2023 si rivelato un anno ricco di centenari da commemorare. Al Caffè dell'artista di Salerno, lunedì 13 Novembre, la Prof. ssa Antonietta D'Episcopo,  ha ricordato  la figura  di Don Lorenzo Milani, a cent'anni dalla sua nascita, con un'interessante,quanto erudita conversazione

In sintesi il suo intervento



                                                    Antonietta D'Episcopo

Sono convinta che il modo migliore per commemorare Don Milani sia quello d’individuare gli elementi di attualità derivanti dall’espressione  I CARE, m’interessa, per te ci sono, sono al tuo fianco, puoi contare su di me, che assunta come bussola di orientamento, implica responsabilità e coerenza nell’azione quotidiana dell’insegnante, caratterizzandone lo stile, l’approccio didattico e comunicativo. Dalla scuola dell’infanzia all’Università la mediazione culturale si basa su una intenzionale azione di cura, sul farsi  carico della totalità della persona, di tutte le sue dimensioni, potenzialità, bisogni materiali e non materiali per fare acquisire un bagaglio di competenze, che si avvicini sempre più al saper fare, al saper pensare con la propria testa, al saper essere.

Fare scuola significa svolgere un compito civile di altissimo valore: insegnare a non obbedire acriticamente, a passare da “curvàti ad alzati” perchè solo insieme, in piedi, si può incominciare a trasformare il mondo trasformando noi stessi.

Ogni realtà scolastica, per evitare di diventare uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile, “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, dovrebbe essere concepita come un laboratorio permanente di ricerca e di creatività animato da una relazione educativa, in cui i saperi vengano utilizzati come strumenti di umanizzazione attraverso l’intreccio tra alfabetizzazione strumentale ed  esistenziale.

Il prendersi cura, di fatto, acquista e trasmette  senso attraverso la coerenza delle modalità operative messe in atto, come dimostra la scrittura collettiva promossa da Don Milani per alimentare il confronto democratico, la condivisione e la corresponsabilità attraverso l’esercizio del pensiero critico ed un costante allenamento al saper discernere.

A Barbiana i ragazzi potevano leggere tutti i giorni  due giornali, uno di destra ed uno di sinistra, per confrontare punti di vista differenti, esercitare il senso critico ed esprimere la loro personale opinione. Ciò che caratterizza l’azione educativa di don Milani è l’autogestione pedagogica degli apprendimenti e la capacità di auto-correggersi. L'insegnante è un regista che favorisce la discussione, lo scambio,  la riflessione individuale e collettiva.

Conoscere e saper utilizzare le parole, il loro significato, e la loro potenzialità comunicativa, è la strada maestra, che conduce alla libertà, permettendo, attraverso il principio costituzionale del diritto alle pari opportunità, e la visione evangelica della vita, il superamento dell’idea imprigionante di destino.

Solo attraverso una significativa esperienza scolastica le tante Barbiane ancora esistenti, gli emarginati, gli oppressi, gli ultimi, avranno la possibilità di emanciparsi, di diventare protagonisti, di esprimere pienamente la propria sovranità con spirito solidale e volontà di partecipazione attiva alla costruzione e difesa del bene comune, restituendo  loro il  futuro, di cui continuano ad essere derubati.

Curriculum Antonietta D’Episcopo 

Docente, formatrice in ambito educativo-didattico, ha sempre considerato la scuola come reale laboratorio d’umanità. Nei suoi diversi articoli, pubblicati su riviste specializzate e testate giornalistiche locali e nazionali, ha indagato il delicato equilibrio tra dimensione personale e comunitaria e la sinergia, autonomia, responsabilità e partecipazione, che s’istaura nella complessa interazione tra scuola, famiglia, cultura e società. È stata referente nazionale per la formazione dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), associazione professionale fondata nel 1945, qualificata dal MIUR per la formazione.

Dal 2000 è componente del Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola costituito dalle associazioni professionali “storiche” e dalle maggiori organizzazioni sindacali.  Dal 2005 al 2008 è stata membro del gruppo dei formatori per la piattaforma BDP INDIRE, gestendo un numero considerevole di forum e di laboratori on line, promossi dal Miur, per la formazione a distanza dei docenti in servizio e dei neo assunti immessi in ruolo, appartenenti a scuole di ogni ordine e grado, garantendo un approccio innovativo, anche attraverso un uso mirato degli spazi informatici, al fine di un’efficace interazione comunicativa.

Attualmente continua a svolgere il ruolo di formatore/coordinatore, a livello nazionale e territoriale, con gruppi di docenti e dirigenti scolastici, istituti comprensivi e reti di scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, sui temi della continuità, della valutazione, dell’autoanalisi d’istituto, della didattica delle discipline e dell’inclusione nell’ottica della unitarietà dell’apprendimento e della trasversalità dei saperi. Segue con particolare attenzione i processi innovativi sollecitati dalla costituzione del Sistema integrato “zerosei” e  dagli aggiornamenti alle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, in termini di miglioramento dell’esistente.

Nella pubblicazione particolarmente significativa A. D'Episcopo e C. Giuntini, Progettare la scuola che cambia, Edizioni Cetem, Milano 28 marzo 2006, ha analizzato e proposto piste di riflessione e di azione ai docenti della scuola primaria alle prese con i processi d’innovazione collegati alla riforma del sistema scolastico.

Nel testo Il bambino che unisce. Scuola e genitori in dialogo,scritto in collaborazione con Silvana De Luca, Edizioni Società Cooperativa Editoriale Cultura e lavoro, Roma, maggio 2015, ha analizzato i presupposti su cui costruire un’alleanza scuola-famiglia basata realmente sul superiore interesse dei bambini.

La sua passione educativa si riflette anche nei  testi poetici il cui linguaggio rappresenta per lei preziosa risorsa a cui attingere per incrementare la conoscenza di sé, la scoperta del mondo, la comprensione degli altri, attraverso un dialogo empatico e universale fra persone: tutte simili, ma ognuna diversa.