Un po' diverso quest'anno il ritorno, Kora, dolorosamente non mi attende più. Jace ha fatto del suo meglio ma non è stata la stessa cosa...cq grazie per l'attesa
Proprie gustose le
“Pennette all’Ogliarese”, che dal 4 al 7 luglio scorso, hanno, con il loro
profumo di cottura, invaso la piazza di Ogliara, zona collinare di Salerno,
sostituendo quello dei petali dell’Infiorata della settimana precedente. L’evento
gastronomico, organizzato dalla Pro loco che quest’ anno è all’ottava edizione,
utilizza, per la preparazione della squisita “golosità”, zucchine, fiorili,
guanciale ed un ingrediente che non è dato sapere, neanche sotto tortura, dalle
tre cuoche che, in questi 4 giorni, hanno compiuto un’autentica maratona per la
quantità di pennette preparate e servite in un’aggraziata scodellina di creta.
Le pennette vengono presentate al pubblico in una maniera più che originale e
cioè in una forma cavata di formaggio che ne esalta il sapore. Sagra di
successo”, può definirsi, ormai, la “Pennetta all’Ogliarese”, per la tanta
folla accorsa, incuriosita dal passaparola e dai tanti manifesti affissi in
tutta la città e non ultimo per beneficiare del panorama e dell’aria pulita che
da qui si gode in semplicità.
Non sono mancate le
buone sfizioserie, come le frittelle ai fiori di zucca, i panini variamente
imbottiti, le patatine, le zeppole calde, le bibite fresche e il vino a
volontà. I più piccini, poi, hanno trovato le bancarelle di giocattoli, mentre
gli adulti sia l’oggettistica che l’animazione ballerina con musica
rigorosamente dal vivo, infine e ciò è degno di lode, lo stand per la celiachia,
una novità in assoluto. Sotto il poderoso tiglio sono stati disposti in
bell’ordine sedie e tavoli, ripuliti ogni volta, dopo l’uso, da una veloce
squadra di ragazzi, un lavoro volontario che li abitua alla socializzazione e
alla progettualità. La chiesa aperta ed illuminata, pronta ad accogliere, sia
pure per un saluto veloce, il Signore sa come ascoltarci e Don Giuseppe, il
nuovo parroco, sul sagrato a parlare e a conoscere i propri fedeli, è stato il
tocco che mancava per sentirsi uniti e vivere la festa con la giusta gioiosità.
La razionalizzazione
degli eventi decisa da quest’anno per le zone collinari di Salerno, si è
rivelata una carta vincente, assolutamente da ripetere per risaldare la
tradizione ed essere convinti, che se non si è costretti a scegliere, ma a
partecipare ad ognuno degli eventi proposti, il vantaggio lo si riscontra.
Da questa settimana tocca
a Rufoli e all’organizzazione Associazione San Michele, che propone, dall’11 al
14 luglio 2014 la “Sagra di Lagane e Ceci”, giunta alla sua 24esima edizione.
Dallo scorso anno lo spazio a disposizione si è triplicato con la bellissima Piazza
San Michele, inaugurata e ricavata dagli spazi, sotto chiave, accanto alla
chiesa. Non ci sono sconti per chi è a dieta, meglio mettersi l’animo in pace, le
tentazioni golose, infatti, dureranno fino alla fine di agosto, la staffetta
mangereccia degli ottimi sapori, passa il testimone, di settimana in settimana,
per tutte le zone collinari.
Giovedì 10 luglio, alle 20,45 presso il “Centro Congressi Polo Nautico” di Salerno, l’Associazione Arechi, M° Sergio Caggiano in collaborazione con il C.C.C Francavilla, M° Giovanni Paracuollo, ha presentato il Recital Pianistico del giovane e talentuoso Maestro Giovanni Alvino, direttore artistico, tra l’altro, dell'AMI Associazione Mozart Italia sede di di Benevento. Nel bellissimo salone di rappresentanza, pavimentato verde mare e con drappeggi di intenso blu alle balconate, si diffonde una pregevole musica dal pianoforte a coda che il Maestro Alvino suona con vera maestria. Il programma è di tutto rispetto sia per gli autori interpretati, Mozart, Beethoven, Chopin, Listz e Grunfeld, sia per la complessità dell’esecuzione.
E’ giovane il Maestro Giovanni Alvino, appena ventinovenne, ma già con un importante curriculum alle spalle. E’ risultato vincitore, infatti, di molti primi premi in concorsi nazionali ed internazionali, si esibisce costantemente in numerosi recital per importanti enti ed associazioni musicali tra cui La società dei concerti di Milano e Ravello Concert Society.” Ha cominciato a suonare all’età di tre anni ed ha debuttato come enfant prodige al Maurizio Costanzo Show nel 1992. L’incipit al pianoforte è stato sotto la guida del M° Carlo Alessandro Lapegna, proseguendo poi col M° Vincenzo Balzani. Si è diplomato con il massimo dei voti, da privatista, al Conservatorio “G. Verdi” di Milano ed ha concluso a maggio il percorso di perfezionamento alla prestigiosa Accademia Internazionale “incontri col Maestro” di Imola, sotto la guida del M° Piero Rattalino. Ha frequentato numerose masterclass e corsi di perfezionamento con importanti nomi del concertismo internazionale. Forma duo con la pianista Elena Piccione e si dedica con molto entusiasmo e da vero mentore all'attività didattica rivolta agli allievi in particolare ai giovanissimi talenti e agli appassionati di musica e di pianoforte. Questo impegno è lodevole perchè mette le sue conoscenze ed il suo talento al servizio di giovanissimi che hanno bisogno di sostegno e di un modello da seguire.
Serio, pacato, con una presenza scenica che dà subito sicurezza e certezza della sua bravura, accarezza i tasti, i bianchi ed i neri, con uguale dolcezza, che per lui sono creature vive, sì che appena le tocca gli rispondono con la magia del suono. A fine programma il bis è d’obbligo, anzi più di uno e lui senza nessuna apparente fatica, eppure ce n’è tanta, si concede con semplicità, per far piacere a chi lo ascolta. Ancora “Chopin”, uno studio tutto su tasti neri e il “Sogno” di Schumann, per lasciare intatto il desiderio della buona musica, se essa così viene eseguita.
Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serrritiello
del 3 luglio 2014
Quanta energia
diffondono le “Baccanti” del Liceo De
Sanctis di Salerno, il 24 giugno, la sera di San Giovanni e quanta foga
emanano i loro corpi, avvolti dal lutto nero per annunciare con le parole e con
il colore della notte, la morte. Dalla loro parte, le “Baccanti” di Euripide, ovvero
le ragazze del classico del liceo De Sanctis, hanno la bellezza, la sinuosità e
sono disegnate agili. Scarmigliate e frenetiche, nella danza di intrecci si
muovono feline e anche quando agitano o sollevano il tirso per aumentare il
pathos della rappresentazione, incutono una pavida reazione che si sospende ma
che ritorna al loro apparire. Recitano all’unisono, senza sbagliare una battuta,
senza che nessuno vada fuori tempo, scandendo le parole, voci quelle del coro,
che non tradiscono emozioni ma ne trasmettono tante. Il largo spiazzo dell’Istituto,
che ogni anno ingloba l’Officina del
dramma Antico, trasformandosi, anche grazie ad una opportuna e composita scenografia
(Marta Genovese, Angela Biccardi e
Benedetta Maresca), in un vetusto anfiteatro, agevolmente contiene le tredici ragazze, nei loro movimenti sincronici
ed alcune pedane su cui salgono, scendono e si sistemano, per poi sparire
quando appaiono i personaggi maschili della tragedia. Intanto la musica di
Ludovico Einaudi, l’inconfondibile sua
suonata al piano, viene diffusa e si sparge discreta per l’aere, pur facendosi
notare, pur sottolineando tutto ciò che avviene in scena.
Dioniso, dio del vino, del
teatro e del piacere, nato da Zeus e Semele è accusato dalle sorelle di lei e dal
proprio cugino Penteo, di essere un mortale e non il figlio del sommo Dio. Nel
prologo, primo a comparire in scena, è proprio lui, che spiega ai tebani la sua
natura divina ma è là, loro increduli, anche per punirli. Così inculca nelle
donne tebane ma anche nelle altre della Grecia, il germe della follia, per
poter celebrare sul monte Citerone, riti orgiastici con le sue seguaci, le
Baccanti. Penteo non convinto, non lo riconosce divino e lo fa arrestare, ma
lui prontamente si libera. Intanto le Baccanti, furiose ed incontenibili,
devastano e distruggono, mettendo in fuga la popolazione. Dioniso, con uno
stratagemma, riesce a convincere Penteo a mascherarsi da donna per spiare le
mosse delle terribili Baccanti, ma queste assetate di sangue, si avventano su
di lui e lo fanno a pezzi. La prima ad infierire sul re di Tebe, tragico orrore,
è proprio sua madre Agave.
La messa in scena delle
Baccanti, grazie alla traduzione e all’adattamento della super Prof. Anna Rotunno e grazie alla sua
stessa regia, congiunta alla prof Amelia
Imparato, è stato uno spettacolo degno di lode per l’eccezionale bravura
degli allievi (Zeus solo sa quanta fatica e quante prove ci sono dietro ad uno
spettacolo risultato così perfetto!). Le Baccanti, per la complessità del testo
che vuole richiamare la trinità cattolica, perciò in scena due Dioniso e una voce
fuori campo, a ricomporre il padre, il figliolo e lo spirito santo, una bella
intuizione della regia, è una tragedia poco rappresentata. Nelle note stilate
per la comprensione di ciò che ha ispirato lo spettacolo, la Prof.ssa Rotunno dice: “…il principio
guida del nostro lavoro, è rappresentato da una sorta di epochè o sospensione
del giudizio…”
Ingegnosa è la doppia immagine del dio che gli
ha permesso di riflettersi come in uno specchio, ma che ha dato anche l’agio d’
impiegare un alunno in più, soddisfacendo le numerose richieste dell’affollato
laboratorio teatrale di quest’anno.
Il coro delle Baccanti,
poi, ha dominato la scena a dispetto dei vari autori greci, così Euripide, che
per lo più assegnano quasi sempre alle donne, ruoli secondari, intruppandole in
affollati cori, fondale umano alle loro tragedie. Francesca Credentini, Adelma Maria Arenare, Andrea Bonfrisco, Maria
Francesca Cascone, Arianna Catino, Angela Cavalloni, Benedetta Crescenzo,
Federica D’Agostino, Rita De Chiara, Bianca Giulia Leprotti, Martina Quagliano,
Gaia Rocco, Chiara Salzano Alice Sorgente.
Due gli interpreti per
il dio del vino: Dioniso 1, Giulio Abbamonte,
sicuro, scenico e rappresentativo. La sua interpretazione, da consumato attore,
ha dato slancio al personaggio. Dioniso 2, Valerio
Elia che gli è stato dietro, come suo doppio, con altrettanta bravura.
Penteo, Fulvio Ragusa, si è trovato disinvoltamente
a suo agio nelle vesti del re di Tebe. Buona la sua recitazione, sempre pronto
ad ogni attacco del personaggio ed infaticabile nel tenere testa a Dioniso.
Cadmo Germano Gorga, Tiresia Nicolò Pio Pinto, Agave Michela Serena D’Urso, hanno ben
caratterizzato i personaggi a loro assegnati
A fine spettacolo il
Dirigente scolastico, Prof.ssa Angela
Elia, ha magnificato il lavoro degli eccellenti alunni e l’ottima
professionalità unita alla precisa competenza delle insegnanti: Rotunno ed
Imparato, promettendo, per l’anno prossimo, un teatro all’altezza degli
spettacoli che si rappresentano al De Sanctis, l’istituto situato là da
cinquant’anni, un po’ in disparte, circondato dal verde che lo rallegra, laddove,
un tempo, si odoravano diffusamente, le zagare di aranci e limoni, un paradiso, il “Paradiso di Pastena”, per
l’appunto.
(Grazie a Giovanbattista Leone per aver scelto la poesia su fb) Non innamorarti di una donna che legge
di Martha Rivera Garrido
Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive…
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l’amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.
Nata a Santo Domingo, il 19 gennaio 1960 Martha Rivera Garrido è pronipote del grande poeta dominicano Fernando Gaston Deligne. Poetessa, narratrice, saggista, ricercatrice e giornalista di opinione, ha tradotto diversi autori di lingua inglese come Anne Sexton e Sylvia Plath.
NON ME NE VOGLIA IL LETTORE DI QUESTA SPLENDIDA POESIA MA SE A RECITARLA CI FOSSE DAVIDE CURZIO SAREBBE TUTTA UN'ALTRA COSA...SCOMMETTIAMO?
Ed ecco che Davide Curzio legge e sentite che musica la sua voce...Ho vinto o no la scommessa?
ma anche la versione in i lingua brasiliana è affascinante. Perché proprio brasiliana la lingua? Ma, perché in questo momento Davide Curzio è là, nel lontano Brasile...
guardando il video della sua conferenza stampa mi rammarico che non sapesse quante statue sfilano in processione...E' confermata la sua 'estraneità all'evento che più compatta i salernitani e nel quale si ritrovano in una identità . unica. Lei non ci conosce e né sente il bisogno di capirci, ciò mi addolora perché la mia religiosità, si è sempre ispirata agli insegnamenti di umiltà e di preghiera di San Francesco d'Assisi. I miei educatori alle parole di Cristo sono stati i frati francescani di Piazza Ferrovia: P. Francesco P. Arcangelo Pergamo , P. Arcangelo Iovieno, P. Accursio, P. Claudio, Fra Leonardo, Fra Vittorio e prima ancora Frate Egidio. I miei ricordi vanno dal Pace e Bene al Vivere in Letizia che San Francesco raccomandava a tutti. Ascoltando il suo editto che non mi appartiene e credo che non appartenga ai salernitani (ma non voglio metterci la mano sul fuoco) mi è sembrato solo puntigliosa imposizione e non il riordino di una processione, che un tempo era seguita dall'intera provincia, con tutti i seminaristi al seguito, quando c'erano le vocazioni, oltre a tutti gli altri che non le garbano. Assemblare le sei statue, per fare un solo gruppo, in quanto pensa che siano troppe a sfilare, non tiene conto della conformazione stretta dei vicoli. Va bene cambi pure la processione, ma la devozione dei salernitani per il Patrono non cambia, come non cambia il motto sul "panno" "Salerno è mia. Io la difendo" . Ci basta saperlo da San Matteo e da nessun altro.
Maria Serritello
L'arcivescovo Moretti detta le regole per la processione di San Matteo 2014
"Si tratta di un momento di gioia religiosa e non un teatro", ha affermato il prelato. Scompare la sosta dinanzi la caserma della Finanza e dinanzi il Comune. Non sono previsti inchini
L'arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti, detta le regole affinché la processione di San Matteo sia un momento di gioia religiosa "e non un teatro". Scompare la sosta dinanzi la caserma della Finanza e dinanzi il Comune. Non sono previsti inchini ("è la gente che deve inchinarsi ai santi non viceversa") e sarebbe buona norma "sostituire gli applausi con le preghiere
Moretti non cita mai De Luca ma il riferimento al sindaco è evidente: "Certe manifestazioni sono accettate entro il regime del buon gusto. Questo è un momento di fede". Di qui l'appello ai commercianti: "Offrire acqua ai portatori è giusto ma allestire banchetti per brindare è fuori luogo".
La processione avrà un'unica banda e farà solo tre soste tra corso Vittorio Emanuele, corso Garibaldi e Largo Campo. La finanza non sfilerà armata e sono previste iniziative anche nelle chiese della zona orientale.