Pagine

martedì 29 maggio 2012

S’è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami

S’è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami

Registro con piacere il successo di un mio alunno








Quaderno a quadretti
rubrica di Maria Serritiello

Qualche giorno fa accendendo la tv di prima mattina mi sono imbattuta in questo video.Il giovane che viene intervistato è Jacopo Mele, un mio alunno.(Scuola Media Statale "R. Nicodemi " Fisciano.SA) Sono felice che questo mio ragazzo, sia un giovane di successo. Auguri carissimo Jacopino, per tutta la tua vita, la Prof




Jacopo Mele - Guedado - nativo digitale e Digital Life Coach ospite a Uno Mattina insieme a Gianni Dominici (Direttore Generale Forum Pubblica Amministrazione) per parlare di digitalizzazione della pubblica amministrazione

martedì 22 maggio 2012

Piazza San Francesco è diventata per tutti Piazza Varsavia"

Fonte: Il blog di Salerno su Virgilio
di Maria Serritiello




(Dedicato a Tania)... Chissà perché piace tanto, Piazza San Francesco, alle donne dell’est, non è spaziosa come Piazza della Concordia, non è verde quanto la Villa Comunale, non è panoramica come il Lungomare, non è centrale come Piazza Portanova e non è nuova come il Parco Mercatello. Eppure sono tutte là a popolare il piccolo quadrato verde del noto rione di Via Carmine. Prima di essere espugnato dalle “Natashe”, lepiazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salernoLude”, le “Tanie” le “Alessie” e le “Lilie”, Piazza San Francesco, al mattino, era l’assoluto terreno degli studenti del liceo “Tasso” e nel pomeriggio il comodo parcheggio dei pensionati. Ora si sa, gli anziani ci vanno lo stesso, ma lo svago è un po’ cambiato e si manifesta senz’altro più attraente della solita partita a carte.
Non si conosce chi per prima abbia iniziato a sostarci, fatto sta, che la piazza dedicata al poverello di Assisi è divenuta il punto d’incontro delle tante donne venute da lontano, per stare vicine ai nostri vecchi, che qui, più che altrove, socializzano facilmente con le loro conterranee e in questo piazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salernoluogo trovano più prontamente il lavoro da rimpiazzare, una volta perso.
Perché in questo posto e non altrove la ragione è forse da ricercare nella vicinanza della piazzetta con il mercato di via Piave, detto una volta “Shanghai” per via della sua confusione, tanto simile ai mercati sovraffollati dell’oriente. E’ consueto, allora, vederle sostare tra le bancarelle con a disposizione le poche parole assimilate, scartare, scegliere e contrattare ilpiazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salerno prezzo. Siano esse ucraine, bulgare, polacche o russe sono quasi tutte uguali, alte, massicce, pelle chiara, ma proprio chiara come il latte, con biondi capelli, un colore che ricorda la paglia e occhi azzurri ma lo sguardo che rimandano è più simile al colore del ghiaccio. Per noi, ormai, i loro singoli nomi non contano più, ne hanno uno che corre sulla bocca di tutti “La badante”, un modo sbrigativo e disinvolto per distinguerle, per non darle altra connotazione che non sia di richiamo al servizio che svolgono. Sono tante, chi le conta più, risucchiate e nascoste come sono dalla città, un vero esercito che invece si riversa per le strade, nelle apparizioni di mattina al mercato, tutti i giovedì pomeriggio e l’intera giornata della domenica. Una risorsa umana, una forza risolutiva presente sul mercato del lavoro, di cui la società del benessere non sa fare più a meno, giunta a noi, appena sono state piazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salernoabbattute quelle barriere che facevano da recinto ai paesi oltre cortina. Non più gli uomini a valicare le colonne d’Ercole in cerca di lavoro ma loro, le solide donne dell’est che disinvoltamente hanno variato le regole dell’emigrazione.
Quando gli emigranti erano i nostri uomini, di storie tristi sulla loro lontananza che durava sempre troppo, sulla difficile integrazione con gentepiazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salerno che aveva altra lingua, altre abitudini, altre tradizioni e sull’affettività che aveva lasciato qua mogli, figli, madri, insomma tutto un mondo d’amore, se ne raccontavano in abbondanza, ora le stesse storie sono le vicende di queste donne, nelle quali, se si è attenti, si scopre la stessa struggente malinconia per la propria terra che già ci è appartenuta. Il periodo di adattamento è quello peggiore, poi, per le badanti le cose vanno meglio e appena arrivano i primi sodi da spedire alle famiglie lontane c’è una qualche traccia di felicità sui loro volti, anche se per il lavoro che svolgono c’è poco da stare allegre.
piazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salernoUn’invenzione di quest’epoca frenetica e produttiva, il lavoro delle badanti, nata per assistere i vecchi, non tutti ammalati, ma abbastanza longevi per non essere più autonomi. In una sua poesia, Raul Foleraux scrive che i poveri non sono più quelli che si vedono agli angoli delle strade chiedere l’elemosina ma sono quelli che tossiscono vecchi e soli nelle case abbandonate e dove il calore familiare non è più manifesto. Un tempo, invece, intorno al letto dell’ammalato anziano si raccoglieva l’intera famiglia,piazza san francesco salerno,piazza varsavia salerno,mercato via piave salerno,parco del mercatello salerno,maria serritiello salerno i consanguinei non propriamente stretti, il vasto vicinato e gli amici tutti; il letto stesso diventava il fulcro intorno al quale ruotavano e continuavano le attività, sì che l’anziano non si sentiva ormai escluso dalla vita produttiva e continuava ad avere il ruolo di guida. Le persone di una certa età, appena mezzo secolo fa, non vivevano da soli, non avevano conversazioni incomprensibili con lingue dai suoni duri, né mangiavano cibi cotti, lontani dalla propria tradizione alimentare; gli anziani di un tempo, avevano le case affollate e intorno alla loro malattia si viveva tutti uniti. Le badanti questo lo sanno perché quotidianamente vivono, in case svuotate, la solitudine propria e quella dei vecchi assistiti. Ecco perché Piazza San Francesco, per le insostituibili donne dell’est, è il vecchio vicinato di un tempo, quel nucleo che veniva in soccorso, scambiava le esperienze, acquisiva le conoscenze, le rimandava in ognuno e sosteneva tutti. Solo là esse trovano sicurezza, Piazza San Francesco, come il piccolo cerchio che si chiude protettivo loro intorno, una piccola “Piazza Rossa” che pullula, si anima e ne vede delle belle!
Maria Serritiello (Dedicato a Tania)

*** 
8 anni fa mi  coadiuvò, per la malattia di mio padre "Tania", una donna russa molto fine e ben educata, si muoveva come un soffio per casa, silenziosa ed efficiente.Una tempra forte e dignitosa, sotto l'apparente fragilità. Ricordo la sua malinconia nel ricordare la sua casa e i gatti lasciati ad Oscarola, la sua città natale. Ci teniamo  in contatto telefonico, ora che non vive più nella mia città, che sia in Italia o in Rusia per le vacanze dal lavoro. Per aver condiviso l'accudimento di un membro della mia famiglia mi è familiare, le sono riconoscente, e  non la dimenticherò mai. ( maria serritiello).


lunedì 21 maggio 2012

MELISSA BASSI

MELISSA BASSI 16 ANNI

+ BRINDISI 19 MAGGIO 2012


Melissa

Appena il giorno
e già la notte
ti raggiunge
e soffio di vita
si spegne.
La nera falce
appare,
nè il sole più riscalda
ed incolore
s'appresta
l'arcobaleno.
Tra barandelli
di sparsa gioventù,
incurante,
il marmo depone.

                Maria Serritiello

21-5-2012


 

Si, anche lui se n'è andato



Robin Gibb dei Bee Gees


Fonte: Ansa .it

Addio a Robin Gibb, mito dei Bee Gees

Con i fratelli firmò la colonna sonora della Febbre del sabato sera

Di Paolo Biamonte


 Robin Gibb se n'é andato lasciandosi dietro un'aura leggendaria. Insieme ai due fratelli, Barry il primogenito e il gemello Maurice, con i Bee Gees con la colonna sonora della Febbre del sabato sera non solo ha firmato uno dei più clamorosi successi discografici di sempre, ma ha lasciato un documento fondamentale degli anni '70 che si stavano abbandonando ai trionfi della disco music. Uno stile inconfondibile con il falsetto armonizzato e quel sound che era dance, ma non era disco e produceva melodie pop dal fascino implacabile. Non e' un caso che i Bee Gees siano da tempo entrati nella Rock'n'Roll Hall of Fame e a tenere il discorso di introduzione è stato Brian Wilson, il genio tormentato dei Beach Boys e di Pet Sound. Nonostante il successo planetario, non si può dire che alla famiglia Gibb sia toccato un destino pienamente felice: Andy, il più giovane che aveva intrapreso una carriera solista in mezzo a tanti problemi personali è morto nel 1988 a 30 anni. Maurice é morto nel 2003 a 53 anni, un evento che ha indotto i fratelli a sciogliere la band.
E anche Robin, che aveva 62 anni, ha avuto in sorte una fine prematura, dovuta alla malattia, un tumore al colon complicato da una polmonite, che lo scorso 10 aprile, gli ha impedito di partecipare alla prima di The Titanic Requiem, una partitura sinfonica scritta insieme al figlio Robin-John e registrata dalla Royal Philarmonic Orchestra in occasione del centenario dell'affondamento dello sfortunato piroscafo. Robin era la voce solista dei Bee Gees, un ruolo che però era coperto anche da Barry, lo specialista del falsetto e questo, negli anni, lo ha portato verso una carriera solista che è stata anche piuttosto intensa e con qualche successo. Ma niente di paragonabile a quanto fatto con i Bee Gees.
E' curiosa la storia dei fratelli Gibbs. Inglesi di nascita, hanno cominciato a farsi conoscere in Australia e hanno conosciuto un clamoroso successo negli anni '60 quando, tornati in Gran Bretagna, grazie alla collaborazione del produttore Robert Stigwood, piazzarono una serie di successi clamorosi come New York Mining Disaster 1941, Massachussetts, World ai quali va aggiunta To Love Somebody, un brano diventato uno standard. Ma tra la fine degli anni '60 e la metà degli anni '70 i Bee Gees si impantanano in rivalita' personali e mancanza di una sicura direzione fino alla svolta che li ha portati nella storia, la già citata colonna sonora della Febbre del sabato sera, le cui vendite a oggi si aggirano attorno ai 40 milioni di copie. Ovviamente un successo del genere può essere anche un'arma a doppia taglio. Come raccontavano i Gibb, "é difficile andare in classifica quando i brani della Febbre del sabato sera sono al primo posto per anni".
E' un po' quello che è successo ai Bee Gees che hanno avuto qualche numero uno come Tragedy, sono andati in crisi, hanno venduto bene con la colonna sonora di Staying Alive, il sequel della Febbre del sabato sera, hanno conosciuto alti e bassi, separazioni e reunion. Nel complesso hanno venduto più di 200 milioni di dischi e restano una delle band pop di maggior successo della storia. Robin Gibb se ne va lasciando l'eredità di un sound inconfondibile, di un modello di stile e un doppio album che da tempo fa parte della storia del costume. Ma anche l'impressione di un artista che, come d'altronde i suoi fratelli, una volta svanito il successo epocale non sia riuscito a trovare una sua strada.