STAMANE SU FB HO LETTO QUESTO POST CHE MI SEMBRA UTILE DIFFONDERE...OGNUNO SI FACCIA, IN SEGUITO, UNA SUA OPINIONE...(MARIA SERRITIELLO)
Vivo a Milano 2, in un quartiere costruito dal Presidente del Consiglio. Lavoro a Milano in un’azienda di cui è principale azionista il Presidente del Consiglio. Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa. Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale di cui è proprietario il Presidente del Consiglio. Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio. Al pomeriggio, quando esco dal lavoro, vado a far la spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio. Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio, e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio: questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio. Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio, con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Seguo molto il calcio, e faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Quando mi stufo navigo un po’ in internet, con provider del Presidente del Consiglio. Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio. Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse, per fortuna! Autore Anonimo
I CANTANTI LASCIANO MOLTO A DESIDERARE MA E' APPRZZABILE IL GUSTO PER LA SATIRA.....
UN BELL'ARTICOLO DA LEGGERE, DA TROVARE ANCHE INTERESSANTE, UN TRAFILETTO CHE PUO' SODDISFARE LA CURIOSITA'SU COME VENIVANO PREPARATI IN CASA, I PRINCIPALI CIBI, AD ESEMPIO IL PANE.... MA LA PRATICA E' TUTT'ALTRA COSA, LO SANNO BENE LE DONNE DI QUESTO SECOLO CHE, DA MANE A SERA, NON HANNO UN ATTIMO DI TREGUA.COMUNQUE HO RITENUTO ISTRUTTIVO SAPERE COME FARE PER TRASFORMARE LA MATERIA PRIMA IN CIBO, SENZA PASSARE PER IL SUPERMERCATO.....NEL CASO CE NE FOSSE BISOGNO..... (NOTA DI MARIA SERRITIELLO)
Lo scrittore Erri De Luca, riguardo all'argomento ha detto: "Noi moderni siamo abituati all’indifferenza per la materia prima e al culto per il prodotto finito".
In meno di cent’anni lo stile di vita è cambiato profondamente e l’alimentazione ne è una prova evidente. I nostri nonni mangiavano ciò che la loro terra forniva, ed erano capaci di preparare praticamente tutto. Sapevano coltivare, allevare gli animali, tagliare la legna, costruire le case, farsi i vestiti, medicarsi con metodi naturali. Quasi non esistevano i negozi di alimentari perché la gente non ne aveva bisogno. I nostri genitori hanno vissuto l’avvento dell’era industriale e del moderno stile di vita. Hanno visto svilupparsi la grande distribuzione con i supermercati e sono rimasti affascinati dalla comodità di comprare il cibo invece che doverlo coltivare. Noi abbiamo fatto un ulteriore passo avanti: non solo non dobbiamo più coltivare, ma nemmeno preparare a casa il cibo, perché oggi esistono i ‘piatti pronti’, il prodotto finito e già pronto all’uso. Basta comprarlo e mangiarlo! Negli Stati Uniti da decenni il reparto più grande del supermercato sono i piatti surgelati già pronti. Con il microonde, in pochi minuti si mangia! Grazie a questo sviluppo tecnologico non dobbiamo più perdere tempo a cucinare e possiamo dedicarlo ad altre attività, come il lavoro, il tempo libero e così via. Ma siamo sicuri che preparare il cibo sia tempo perso? Prendiamo ad esempio il pane, l’alimento simbolo della nostra cultura. Ai vecchi tempi si faceva una volta la settimana. Le donne preparavano a casa l’impasto e andavano al forno del paese per cuocerlo tutte insieme. Mentre aspettavano chiacchieravano e passavano momenti felici. Quel pane durava una settimana perché era fatto con la pasta acida e non con il lievito di birra che, come dice il nome, è adatto alla birra ma non al pane.
Ecco allora una semplice ricetta per il pane in casa: si parte dalla pasta acida (fatevela dare da qualche vostro amico oppure acquistatela secca nei negozi di alimenti biologici), si aggiunge 1kg di farina semi-integrale biologica, acqua, un pizzico di sale. Si impasta per una ventina di minuti e si lascia riposare in una terrina di vetro in un luogo caldo (20-25 gradi) per 12-24 ore, coperto con un panno bagnato. Quando la pagnotta è gonfiata, si stacca un pezzo grosso come un pugno e lo si conserva in frigorifero in un barattolo di vetro. Si cuoce il pane a 180 gradi per 45 minuti – 1 ora. La volta successiva basterà sciogliere in acqua la pasta madre conservata in frigo aggiungendo la farina, e ripetendo il procedimento descritto. Scoprirete un pane completamente diverso come gusto e consistenza, ma soprattutto mangerete un alimento sano perché ricco di enzimi utili per il nostro organismo.
Parlando di enzimi, un altro cibo straordinario è lo yogurt fatto in casa, perché quello industriale - essendo pastorizzato - è quasi completamente privo. Acquistate nei negozi biologici i fermenti per lo yogurt (oppure usate 4-5 cucchiai di yogurt intero biologico), aggiungete 1-2 litri di latte fresco biologico (meglio ancora se appena munto – fatelo bollire se non vi sentite sicuri della sua igienicità) mettendo il tutto in un barattolo di vetro con il tappo. Lasciatelo però aperto, coperto solo con una garza tenuta ferma da un elastico; in questo modo i batteri presenti nell’aria andranno nello yogurt e lo arricchiranno. Tenete il barattolo all’aperto in un luogo caldo (d’estate potete anche metterlo fuori casa sul davanzale) per 12-24 ore. Quando vedrete che il latte è diventato denso come un budino lo yogurt è pronto. Conservatelo in frigorifero. Qual è il vantaggio di uno yogurt di questo tipo? Che è un prodotto vivo, pieno zeppo di fermenti e batteri utili per la nostra flora intestinale.
In modo molto simile si può fare il formaggio. Partendo da 2-3 litri di latte fresco (o appena munto) scaldare a 35 gradi, versare lentamente un limone spremuto mescolando continuamente, e alla fine lasciare riposare per 1 ora. Il latte caglia e forma una massa densa che dovrà essere spezzettata con un mestolo di legno e poi filtrata in una garza o in un colino a maglie molto strette. Ciò che rimarrà sarà appunto formaggio fresco. Salate e mangiate a piacere, oppure fate delle forme e lasciatele stagionare su taglieri di legno in un luogo fresco e areato, avendo cura una volta la settimana di spalmare dell’olio su tutta la superficie della formaggetta per evitare le muffe.
Ecco una ricetta semplice per i crauti: tagliare finissimo un cavolo cappuccio e metterlo in una terrina di vetro insieme a un pugno di sale. Mescolare e spappolare con le mani il cavolo in modo che si impregni bene con il sale e rilasci la sua acqua. Quando questa acqua ricopre completamente il cavolo, lasciare riposare coperto per 1-2 giorni, aggiungendo un po’ di succo di limone. Alla fine, conservare i crauti in un barattolo di vetro in frigo e consumare entro una settimana. Qual è la differenza rispetto al prodotto industriale? Di nuovo, un alimento vivo pieno di batteri positivi che rinforzano il nostro sistema immunitario.
Quali altri cibi si possono preparare facilmente in casa?: biscotti, torte dolci e salate, pasta fresca, marmellate, frutta secca, birra, verdure fermentate, pizza e focacce, gnocchi e ravioli, gelato, caramelle, seitan e tofu, hamburger vegetali, succhi di frutta e molto altro.
Conosciamo l’obiezione che fa la maggior parte delle persone: “ci piacerebbe ma non abbiamo tempo”. In realtà il tempo c’è, solo che è impiegato per altre cose, quindi è una questione di scelta personale.
Un ultimo consiglio da genitori a genitori: coinvolgete i vostri figli in queste attività perché per loro è un sano divertimento, un piacere nello stare insieme e una grande possibilità di conoscere meglio cosa sono i cibi e come si preparano in modo naturale.
FONTE:LA CURIOSITA' DI OGGI LA LEGGO SU DI UN POST, IN FB, DI MARIO MELE. A SUA VOLTA TRATTO DA "IL POST".
Per quanto antichissima, l’usanza di scrivere il proprio nome per convalidare un testo o documento è ancora molto diffusa e non ha ancora trovato un sostituto degno di questo nome (per quanto da tempo si provino firme digitali e cose del genere, funzionanti ma dalla diffusione ancora ridotta).
Per conoscere questa usanza quando è nata e quando si è diffusa, si è dovuto andare molto indietro con gli anni.
Si dice infatti che le comunità ebraiche si servivano di firme scritte nel Secondo secolo dopo Cristo, mentre i musulmani le impiegarono già dai tempi dell’Egira, nel 622 dopo Cristo. In Europa, invece, le prime firme risalgono al sesto secolo ma il loro uso si impose con il diffondersi dell’istruzione, tra il XVI e il XVII secolo. Nel 1677 l’Inghilterra promulgò uno “Statuto contro le frodi”, che stabiliva che i contratti dovevano essere scritti e autenticati con delle firme. La pratica venne adottata anche negli Stati Uniti, all’epoca colonia britannica. Prima di allora, dal VI al XVII secolo in Europa si usarono svariati modi per convalidare i contratti e i documenti ufficiali. In Francia erano molto comuni i timbri di cera con un’immagine impressa o a rilievo. La tradizione venne esportata in Inghilterra dai normanni nel XI secolo ed è tuttora la pratica comune in Cina, Giappone e Corea. Tra i regnanti e le persone più benestanti erano diffusi gli anelli con i sigilli, una pratica di cui si trova traccia nella Bibbia e in vari documenti di epoche antiche. Gli accordi più informali venivano talvolta sanciti scambiandosi una ciocca di capelli. A partire dal XIII secolo i patti vennero stipulati con uno schiaffo: in questo modo entrambe le parti, ricordandosi il dolore dello schiaffo, si sarebbero ricordati anche dell’accordo. Le leggi che riconoscono la validità delle firme si sono evolute adattandosi ai cambiamenti tecnologici avvenuti nel tempo. A fine Ottocento la diffusione della stampa e dei timbri ha portato il Regno Unito e gli Stati Uniti a riconoscere le firme stampate o impresse con un timbro. Nel 1869 il New Hampshire ha stabilito che un accordo preso via telegramma ha lo stesso valore di un contratto firmato. In anni recenti gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno confermato che un nome scritto in fondo a un’email può avere lo stesso valore di una firma e costituire un accordo vincolante. Oggi esiste anche la firma digitale, un sistema di autenticazione informatica basato su codici crittografici. La firma fatta a penna su un foglio di carta, però, è tutt’ora di gran lunga lo strumento di vidimazione più diffuso e utilizzato.
FONTE:CORRIERE DEL MEZZOGIORNO .IT DEL16 FEBBRAIO 2011
L'annuncio del Comune alla Borsa del turismo: da fine marzo anche Salerno nel circuito delle città da «girare»
City Sightseeing, i bus a due piani dal tradizionale colore rosso che guidano i turisti alla scoperta della città, arrivano in città. Anche Salerno difatti, da fine marzo, entrerà a far parte del circuito delle nuove destinazioni turistiche del bus City Sightseeing. A presentare il progetto ci sarà, domani, nel Padiglione 3 della Borsa Internazionale Turismo di Milano, l’assessore al Turismo del Comune di Salerno, Enzo Maraio. Il caratteristico bus rosso scoperto, diffuso in tutte le principali città del nostro Paese, avrà riprodotti, sulla livrea, monumenti ed attrazioni cittadine, permetterà di disporre di un altro importante servizio per scoprire le bellezze del capoluogo.
L'ITINERARIO - Il percorso del «Citysight» salernitano andrà dal Teatro Verdi al Castello di Arechi, dal Centro Storico al Lungomare, dal Duomo al Forte la Carnale con soste nei punti principali per permettere le visite guidate dei gruppi organizzati.
ELIANA PETRIZZI I LUOGHI DELLO SGUARDO A CURA DI MASSIMO BIGNARDI
2/30 APPRILE 2011 GALLERIA IL CATALOGO VIA A.M. DE LUCA ,14-SALERNO
ORARIO :DALLE 10,OO ALLE 12,30-DALLE17,OO ALLE 20,00 CHIUSURA :DOMENICA E LUNEDI'
INAUGURAZIONE IL 2 APRILE 2011,ORE 19,00
ELIANA PETRIZZI - ARTISTA Nata a Avellino in Italia (1972) Vive e lavora a Avellino in Italia
Dal 1995, Eliana Petrizzi è impegnata in numerose rassegne di Arte Contemporanea nazionali ed internazionali, in mostre personali e collettive di rilievo. Sul suo lavoro pittorico, hanno scritto critici e scrittori quali Vittorio Sgarbi, Massimo Bignardi, Rino Mele, Franco Marcoaldi, Paolo Rizzi.
Tra le parole e la realtà a volte c’è un fossato che nessun ponte levatoio riesce a scavalcare: da un lato le enunciazioni, le promesse, le garanzie, dall’altro lo stato delle cose, inerte, brutale, stupido. Maestri in quest’arte sono ovviamente i politici al governo – qualunque sia il governo, intendiamoci, ma certo questo si supera – per i quali tutto va bene, i problemi si risolvono con un’intervista, le montagne si scalano con le funi delle chiacchiere. Seguivo qualche giorno fa il ministro Gemini alla trasmissione di Fabio Fazio. E’ una donna sicura, assertiva, implacabile: per lei tutto il male deriva dal Sessantotto e dai suoi eredi, tutto il bene sta in una visione manageriale della scuola. Bisogna risparmiare per reinvestire, dice il ministro. E allora i tagli sono obbligatori, c’è poco da fare, i soldi non escono dal rubinetto. Dunque è inevitabile, secondo il gelido ministro (o la gelida ministra? La questione è sempre aperta), potare il corpo insegnante, segare un po’ di bidelli, sfoltire gli amministrativi. Centoventimila posti in meno, non so se vi rendete conto.Centoventimila verdi possibilità di vita che ormai sono legna da caminetto. E’ come se tre o quattro Fiat chiudessero spensieratamente. Mi dispiace, questi posti non li possiamo più mantenere, arrivederci e grazie, vi consiglio di andare per strada, mandare curriculum in giro, telefonare, aspettare fiduciosi. Ma in Italia esiste una economia privata che oggi può assorbire centoventimila persone? A me non sembra proprio, quindi si aprono i deserti della disperazione per tanta e tanta gente, la più parte laureata. Giovani che agognavano a un posto da insegnante, che hanno frequentato e pagato anche la famigerata Siss, ora stanno fotocopiando tristemente domande di lavoro che verranno accartocciate senza neppure essere valutate. Ma poi la nostra ministra (passo al genere femminile, mi sembra più onesto) ha affermato che nel reparto della scuola, a differenza di quanto deciso per gli reparti del lavoro pubblico, gli scatti di anzianità non verranno congelati per due o tre anni come prima era stato detto. Meno male, penso.Uno scatto di anzianità vale più o meno cento euro, che moltiplicato per ventiquattro mesi, aggiungendo qualcosa per le tredicesime, produce una cifra attorno ai 2500 euro. Ogni insegnante regalerebbe questi soldi allo Stato, contribuendo nel suo piccolo a risollevare i conti. Ma non è più così, assicura la Gelmini, fiera e baldanzosa. E io le voglio proprio credere, spero tanto che abbia ragione, a me e a tutti gli insegnanti quei 2500 euro fanno comodo. E poi con il congelamento dell’anzianità rischiavo di non raggiungere il tetto massimo di stipendio prima della fine dei miei anni di lavoro, con grave danno per la mia pensione. Bene, la ministra da Fazio è stata chiara: nessun blocco degli scatti. E allora come mai secondo la mia busta paga di dicembre il mio prossimo scatto sarebbe avvenuto nel 2013, mentre secondo la busta paga di gennaio e quella di febbraio dovrò aspettare il 2015? E come mai questi due anni di fermo appaiono sulle buste paga di tutti i miei colleghi? Chi si sbaglia? I ragionieri del ministero o la nostra glaciale ministra? Repondez s’il vous plait! penso. Uno scatto di anzianità vale più o meno cento euro, che moltiplicato per ventiquattro mesi, aggiungendo qualcosa per le tredicesime, produce una cifra attorno ai 2500 euro.Ogni insegnante regalerebbe questi soldi allo Stato, contribuendo nel suo piccolo a risollevare i conti. Ma non è più così, assicura la Gelmini, fiera e baldanzosa. E io le voglio proprio credere, spero tanto che abbia ragione, a me e a tutti gli insegnanti quei 2500 euro fanno comodo. E poi con il congelamento dell’anzianità rischiavo di non raggiungere il tetto massimo di stipendio prima della fine dei miei anni di lavoro, con grave danno per la mia pensione. Bene, la ministra da Fazio è stata chiara: nessun blocco degli scatti. E allora come mai secondo la mia busta paga di dicembre il mio prossimo scatto sarebbe avvenuto nel 2013, mentre secondo la busta paga di gennaio e quella di febbraio dovrò aspettare il 2015? E come mai questi due anni di fermo appaiono sulle buste paga di tutti i miei colleghi? Chi si sbaglia? I ragionieri del ministero o la nostra glaciale ministra? Repondez s’il vous plait!
Dalla parte della rivolta anche il principale capo tribu' - alla quale appartiene anche il presidente Saleh - e decine di ufficiali dell'esercito
Capi tribù, ambasciatori, alti funzionari e soprattutto decine di ufficiali dell'esercito, tra cui alcuni importanti generali, abbandonano nel pieno della tempesta la nave del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, che però afferma: "resisto". E minimizza, sostenendo che "la grande maggioranza del popolo" è con lui. Dopo la carneficina di manifestanti compiuta dai cecchini del regime venerdì scorso a Sanaa (almeno 52 morti e oltre 200 feriti), oggi è il giorno delle defezioni. A catena.
Il segnale lo hanno dato per primi gli ambasciatori, in Libano, Siria, Arabia Saudita e Giappone; ma secondo la Comunità degli arabi in Italia (Comai), sono almeno 20 gli ambasciatori dello Yemen che si sarebbero già dimessi o avrebbero dichiarato il proprio sostegno alla protesta contro il regime. Fra questi, quello al Cairo e presso la Lega Araba, che ha sede nella capitale egiziana. Poi è stata la volta delle tribù, spina dorsale del potere nello Yemen, solitamente divise e bellicose ma questa volta apparentemente unite. Tramite la tv al Jazira, lo sheikh Sadek al-Ahmar, capo della potente confederazione tribale Hashed (di cui fa parte lo stesso Saleh) ha annunciato, "a nome di tutti i membri della mia tribù, la nostra adesione alla rivoluzione". E senza mezzi termini, al Ahmar ha anche minacciosamente invitato Saleh, al potere da 32 anni, a "scegliere una uscita di scena con onore", per "evitare uno spargimento di sangue". Quasi allo stesso tempo, si è dimesso il governatore di Aden, la più grande città nel Sud del Paese, già instabile da anni a causa di spesso violente spinte secessioniste. Ma il colpo più duro per il presidente dello Yemen è giunto dai militari: Il generale Ali Mohsen al-Ahmar, comandante dell' esercito nell'Est del Paese, ha annunciato pubblicamente il suo sostegno "ai giovani che protestano a Piazza dell'Università a Sanaa". A stretto giro, ha seguito il suo esempio il generale Ali Mohsen Saleh, responsabile per il settore Nord-Ovest, secondo cui il Paese è ormai sull'orlo di una guerra civile.
Fonti militari hanno poi fatto sapere che sono 60 gli ufficiali, tra cui altri tre generali, che si sono uniti ai ribelli. A Sanaa, dove intanto sono stati schierati numerosi carri armati, dagli altoparlanti sulla Piazza dell'università decine di ufficiali di tutti i gradi dell'esercito e decine di soldati hanno iniziato quindi ad annunciare la loro decisione di unirsi ai manifestanti, che ormai da settimane sono accampati in un sit-in permanente. Il regime ha reagito riunendo il Consiglio nazionale di difesa che ha poi diffuso un comunicato affermando che "le forze armate non esiteranno a compiere il loro dovere ... e a far fronte ad ogni eventuale complotto contro la legittimità costituzionale. Ma in ogni caso, secondo Ali Abdullah Saleh "la grande maggioranza del popolo è per la sicurezza, la stabilità e la legalità costituzionale", mentre "coloro che auspicano il caos, la violenza, l'odio, il sabotaggio sono solo un'infima minoranza". E pertanto, ha detto: "resistiamo". Grande preoccupazione e condanna delle violenze sono state espresse oggi da Gran Bretagna e Stati Uniti.