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giovedì 19 gennaio 2023

Con i funerali nella Chiesa Degli Aristi in Roma si è chiusa la vita terrena di Gina Lollobrigida



 Fonte:VEB


Luigia Lollobrigida, detta Gina (Subiaco4 luglio 1927 – Roma16 gennaio 2023]), è stata un'attrice italiana.

Annoverata tra le più autorevoli e significative interpreti della storia del cinema, durante la sua carriera è stata diretta da registi italiani di grande spessore artistico come ad esempio Alessandro BlasettiVittorio De SicaPietro GermiAlberto LattuadaCarlo LizzaniMario Monicelli e Mario Soldati.

Sul versante statunitense, è stata diretta, tra gli altri, da Vincent ShermanJohn HustonCarol ReedKing VidorMelvin FrankRobert Z. Leonard affiancando divi di fama mondiale come Rock HudsonTony CurtisYul BrynnerAnthony QuinnSean ConneryRobert AldaBurt LancasterErrol FlynnHumphrey Bogart e David Niven.

Con il rallentamento della sua carriera cinematografica ne iniziò anche una seconda come fotoreporter, che la portò negli anni settanta a intervistare Fidel Castro. Durante la sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali un Golden Globe per il film Torna a settembre, sette David di Donatello, tre Nastri d'argento, una stella sulla Hollywood Walk of Fame, oltre a una candidatura ai BAFTA per Pane, amore e fantasia.


Nacque a Subiaco, in provincia di Roma, il 4 luglio 1927, seconda dei cinque figli di Giovanni Lollobrigida, un facoltoso produttore di mobili che perse le sue proprietà a causa di un bombardamento angloamericano, e di Giuseppina Mercuri. Gina Lollobrigida era nipote di Chelidonia Merosisupercentenaria già decana d'Italia, suo padre era un cugino del nonno del giornalista sportivo Marco Lollobrigida] era nipote del fratello del bisnonno del politico Francesco Lollobrigida  ed era sorella del nonno della pattinatrice Francesca Lollobrigida.

Nel 1944, ancor prima dell'arrivo degli Alleati, la famiglia si trasferì a Roma iscrivendo Gina all'Istituto di belle arti. La famiglia non era più benestante, e quindi per mantenersi agli studi lei vendeva delle caricature disegnate col carboncino e posava per i primi fotoromanzi, con lo pseudonimo di Diana Loris.

Nella primavera del 1947 partecipò al concorso di Miss Roma e si classificò seconda, ottenendo un tale successo di pubblico che venne invitata a Stresa per le finali di Miss Italia, dove arrivò al terzo posto dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale, future stelle del cinema come lei. In quello stesso anno parteciparono alla manifestazione anche Eleonora Rossi Drago, esclusa perché priva dei requisiti (in quanto già sposata), e Silvana Mangano, anche loro in seguito divenute celebri attrici.

I primi anni

Gina Lollobrigida in Moglie per una notte
Gina Lollobrigida in La romana

Nel 1944 Lollobrigida si trovava sfollata insieme alla famiglia nella zona di Todi. Appena diciassettenne con il cognome "Lollo Brigida" interpretò nel settembre di quell'anno il ruolo di Corinna nella commedia Santarellina di Eduardo Scarpetta, in scena venerdì 8 settembre 1944 per la regia di Luigi Tenneroni al Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, il più piccolo teatro all'italiana del mondo. Nel 1947 fu protagonista (ancora con lo pseudonimo di Diana Loris) in uno dei primi due fotoromanzi italiani: Nel fondo del cuore, pubblicato a puntate sulla rivista Sogno.

L'attrice iniziò la carriera cinematografica prima come comparsa e controfigura, e successivamente ebbe piccoli ruoli di contorno nei popolari film operistici dell'immediato dopoguerraSilvana Pampanini ricordava con malizia che fu lei a sceglierla per una particina in una pellicola della quale era protagonista.

Nel 1950, dopo i primi successi, Gina Lollobrigida volò sola verso Hollywood, accettando l'invito del miliardario Howard Hughes, produttore e scopritore di dive come Jane Russell. Quando intuì che stava per essere chiusa in una gabbia dorata tornò precipitosamente a Roma. Il contratto in esclusiva che aveva già firmato le impedì fino al 1959 di lavorare negli Stati Uniti, ma non in produzioni statunitensi girate in Europa, come poi in effetti avvenne.

I primi successi

Tra i suoi primi successi, Campane a martello (1949) di Luigi ZampaAchtung! Banditi! (1951) di Carlo LizzaniPassaporto per l'oriente, diretto da registi vari, e soprattutto Fanfan la Tulipe (1952) di Christian-Jaque (Orso d'argento al Festival di Berlino), che la consacrò star in Francia; nello stesso anno in Italia conquistò una vasta popolarità con Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell'episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che coniò per lei il neologismo maggiorata fisica.

Nel 1953 interpretò, ancora al fianco di Vittorio De Sica, il personaggio della Bersagliera, premiato con il Nastro d'argento e candidato al BAFTA, in Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini (Orso d'argento al Festival di Berlino), entrando definitivamente nell'immaginario collettivo grazie alla gradevole e spontanea caratterizzazione della bella popolana povera dal cuore d'oro ma al contempo risoluta e determinata. Raggiunti i vertici della notorietà, l'anno dopo girò il sequel, altrettanto riuscito, Pane, amore e gelosia sempre di Comencini, ma nel 1955 rifiutò di recitare in Pane, amore e... di Dino Risi, terzo capitolo della serie, e venne rimpiazzata da Sophia Loren, sua storica "rivale" secondo la stampa dell'epoca.

Negli anni seguenti l'attrice affrontò diversi ruoli che rivelarono il tentativo di approfondimento drammatico e più maturo delle sue interpretazioni, come in La provinciale (1953) di Mario SoldatiLa romana (1954) di Luigi Zampa, che le fece vincere la Grolla d'oro a Saint Vincent, Mare matto (1963) di Renato Castellani e Un bellissimo novembre (1968) di Mauro Bolognini, considerate tra le sue prove migliori, almeno come attrice drammatica.

Tra Hollywood e Cinecittà

Gina Lollobrigida in La donna più bella del mondo

Dai primi anni cinquanta La Lollo, così soprannominata dalla stampa, diventò protagonista di produzioni internazionali hollywoodiane come Il tesoro dell'Africa (1953) di John Huston, con Humphrey Bogart e Jennifer JonesIl maestro di Don Giovanni (1954) di Milton Krims, accanto a Errol Flynn, e La donna più bella del mondo (1955) di Robert Z. Leonard, in coppia con Vittorio Gassman, film biografico che romanza la vita del soprano Lina Cavalieri. In questo ruolo Lollobrigida fornì una buona prova anche come cantante lirica e vinse il David di Donatello alla migliore attrice protagonista, premio che l'Accademia del cinema italiano istituì proprio quell'anno.

Nel 1956 recitò nel film drammatico Trapezio di Carol Reed, accanto a Burt Lancaster e Tony Curtis, che ebbe un grande successo, cui seguirono Il gobbo di Notre Dame (1956) di Jean Delannoy, ove interpretò una splendida e sensuale Esmeralda accanto ad Anthony Quinn nel ruolo di QuasimodoSacro e profano (1959) di John Sturges, al fianco di Frank Sinatra e Steve McQueenSalomone e la regina di Saba (1959) di King Vidor, con Yul Brynner (che dovette sostituire Tyrone Power morto durante le riprese) e George Sanders. In questi anni partecipò anche a due film meno fortunati al botteghino, ma apprezzati dalla critica: Anna di Brooklyn (1958) di Vittorio De Sica e Carlo Lastricati e La legge (1959) di Jules Dassin, ove recitò insieme a Marcello MastroianniYves Montand e Melina Merkouri.

Nel 1961 girò Va nuda per il mondo di Ranald MacDougall, accanto a Ernest Borgnine e Anthony Franciosa; nello stesso anno, con Torna a settembre di Robert Mulligan, in cui fu protagonista insieme a Rock HudsonBobby Darin e Sandra Dee, vinse un Golden Globe come miglior attrice del mondo. Presenziò alla cerimonia degli Oscar del 1961, condotta da Bob Hope, consegnando il premio Oscar al miglior regista a Billy Wilder per il film L'appartamento. L'anno seguente recitò con Stephen Boyd nel film in costume Venere imperiale di Jean Delannoy: il ruolo di Paolina Bonaparte le valse un David di Donatello e un Nastro d'argento come migliore attrice protagonista.[8]

Nel 1964 apparve nel drammatico La donna di paglia di Basil Dearden, ove affiancò 

Ralph Richardson e Sean Connery. L'anno successivo recitò in Strani compagni di letto di Melvin Frank, di nuovo in coppia con Rock Hudson. In quegli anni partecipò sia a film italiani di vario genere, come La bellezza di Ippolita (1962) di Giancarlo ZagniIo, io, io... e gli altri (1966) di Alessandro BlasettiLe piacevoli notti (1966) di Armando Crispino e Luciano Lucignani e La morte ha fatto l'uovo (1967) di Giulio Questi, sia a produzioni straniere, quali Hotel Paradiso (1966) di Peter Glenville, ove ebbe come partner Alec GuinnessL'amante italiana (1966) di Jean Delannoy, con Louis Jourdan, e Le avventure e gli amori di Miguel Cervantes (1967) di Vincent Sherman, accanto a Horst BuchholzJosé Ferrer e nuovamente Louis Jourdan. Nel 1969 partecipò agli spettacoli televisivi The Dean Martin Show e, in Italia, Stasera Gina, con la regia di Antonello Falqui.

Nel 1968, grazie alla sua brillante interpretazione in Buonasera, signora Campbell di Melvin Frank, con tra gli altri Telly SavalasPhil SilversLee Grant e Shelley Winters, ottenne una candidatura al Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale e un terzo David di Donatello alla migliore attrice. Sempre nel 1968 apparve come guest star nel satirico Mash, la guerra privata del sergente O'Farrell di Frank Tashlin, con protagonisti Bob Hope e Phyllis Diller. In seguito si cimentò anche con lo spaghetti-western prendendo parte a E continuavano a fregarsi il milione di dollari (1971) di Eugenio Martín, accanto a James Mason e Lee Van Cleef. Nel 1972 recitò con David Niven in Un ospite gradito... per mia moglie di Jerzy Skolimowski. L'anno successivo, dopo una partecipazione in Peccato mortale di Francisco Rovira Beleta, si allontanò dagli schermi cinematografici, cui farà ritorno solo nel 1995 con il film Cento e una notte di Agnès Varda, ove interpretò la moglie di Jean-Paul Belmondo, seguìto da una breve apparizione in XXL (1997) di Ariel Zeitoun, con protagonista Gérard Depardieu.


Tra i film che rifiutò, a volte all'ultimo momento: La signora senza camelie (1953) di Michelangelo AntonioniJovanka e le altre (1960) di Martin Ritt e Lady L, in cui avrebbe dovuto recitare ancora insieme a Tony Curtis e le cui riprese furono interrotte nel 1965 a causa di contrasti con il regista George Cukor. Fu sostituita rispettivamente da Lucia BosèSilvana Mangano e Sophia Loren. L'attrice affermò di avere ricevuto un'offerta per recitare anche in La dolce vita (1960) di Federico Fellini, nel ruolo della fidanzata di Marcello Mastroianni, ma sembra che all'epoca il marito le nascose il copione e così quella parte venne assegnata a Yvonne Furneaux.

In numerose interviste Lollobrigida raccontò vari aneddoti riguardanti i suoi rapporti con alcune delle più grandi star della cinematografia internazionale, e in particolare della sua amicizia con l'attrice Marilyn Monroe, che conobbe nei primi anni della sua carriera negli Stati Uniti d'America.

Televisione, fotografia e scultura

Nel 1972 interpretò la Fata Turchina nel fortunato Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini che costituì l'esordio dell'attrice in una produzione televisiva e che rimane tuttora nella memoria del pubblico di varie generazioni come un'opera di culto. Pur al culmine della popolarità, dall'anno successivo iniziò a diradare le apparizioni sugli schermi per dedicarsi alla fotografia (ritrasse, tra gli altri, Paul NewmanSalvador DalíHenry KissingerDavid CassidyAudrey Hepburn ed Ella Fitzgerald), pubblicando anche alcuni libri di reportage (risale al 1973 l'intervista a Fidel Castro), e soprattutto alla scultura, con esposizioni in tutto il mondo, particolarmente in CinaFranciaSpagnaQatarStati Uniti d'AmericaRussia.

Nel 1984 apparve nel celebre serial statunitense Falcon Crest: a quasi 60 anni, ancora in ottima forma e inguainata di rosso, ballò la tarantella guadagnandosi una candidatura al Golden Globe per la miglior attrice non protagonista in una serie. Nel 1985, sempre per la tv americana, recitò nella miniserie televisiva Deceptions e nel 1986 fu la guest star di due episodi di Love Boat.

Del 1988 è il remake televisivo de La romana diretto da Giuseppe Patroni Griffi, ove Lollobrigida sostenne il ruolo della madre della protagonista, interpretata da Francesca Dellera e con cui litigò apertamente.

Dopodiché si limitò ad apparire saltuariamente in televisione e al cinema, e solo in ruoli cameo, nelle commedie francesi Cento e una notte, diretta da Agnès Varda (1995), e XXL, per la regia di Ariel Zeitoun (1997), e nella fiction Una donna in fuga.

Gli anni duemila

Nel 1996 fu premiata con il David di Donatello alla carriera e nel 2006 ebbe un riconoscimento speciale in occasione del cinquantenario del trofeo di cui era stata la prima vincitrice nel 1956.

Nell'ottobre 2010 fu ospite di Pippo Baudo nella trasmissione Novecento, dove ricostruì la sua lunga e fortunata carriera d'attrice, fotografa e scultrice. Nel 2011, dopo 14 anni di assenza nel cinema, tornò sul grande schermo con una partecipazione straordinaria nel film Box Office 3D - Il film dei film, diretto e interpretato da Ezio Greggio. Alla fine dello stesso anno, per la prima volta insieme sul grande schermo, Gina Lollobrigida e Sophia Loren furono tra le protagoniste del documentario Schuberth - L'atelier della dolce vita di Antonello Sarno.

Nel maggio 2012 fu ospite d'onore alla cerimonia del David di Donatello, ove raccontò alcuni aneddoti della sua lunga e intensa carriera d'attrice. Il 2 febbraio 2018 le venne dedicata una stella sulla celebre Hollywood Walk of Fame, divenendo così la quattordicesima personalità italiana a ricevere tale prestigioso riconoscimento.

Impegno in politica

Alle elezioni europee del 1999 si candidò al Parlamento europeo in una lista di centro-sinistraI Democratici, sia nella circoscrizione dell'Italia centrale sia in quella meridionale, ottenendo in tutto oltre 10 000 preferenze, senza risultare eletta.

Nell'agosto 2022 venne diffusa la notizia che in vista delle imminenti elezioni politiche l'attrice sarebbe stata candidata a Latina al collegio uninominale del Senato, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale come quella della Sicilia Orientale,] per la lista Italia Sovrana e Popolare, raggruppamento che riunisce varie formazioni politiche, compreso il movimento "Azione Civile" guidato dal suo avvocato personale Antonio Ingroia. Non venne eletta a causa del mancato raggiungimento della soglia di sbarramento da parte della lista.

Problemi di salute e morte

Nel settembre 2022 viene ricoverata a causa di una caduta con conseguente rottura del femore, per la quale viene in seguito operata. Viene nuovamente ricoverata in una clinica privata di Roma, dove muore il 16 gennaio 2023, all'età di 95 anni, a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute.

Vita privata

Gina Lollobrigida e il figlio Andrea Milko nel 1962 ai mercatini natalizi di piazza Navona a Roma

Nel gennaio 1949 sposò sul monte Terminillo di Rieti il medico sloveno Milko Škofič] che prestava servizio fra i profughi temporaneamente alloggiati a Cinecittà. Nel luglio 1957 ebbero un figlio, Andrea Milko Škofič, che darà loro un nipote, Dimitri, nato nel 1994. Nel 1971 divorziò dal marito, da cui viveva separata da almeno cinque anni, che aveva già iniziato una relazione con la cantante lirica austriaca Ute de Vargas.

Dagli anni cinquanta la sua dimora fu una grande villa sull'Appia antica a Roma, sebbene da alcuni anni avesse spostato la propria residenza ufficiale nel Principato di Monaco.

Nell'ottobre 2006 dichiarò alla rivista spagnola ¡Hola! l'intenzione di sposarsi, dopo una relazione tenuta segreta per più di vent'anni, con l'imprenditore spagnolo Javier Rigau: lei aveva 79 anni, lui 45. In un'intervista pubblicata il 2 febbraio 2019, Rigau dichiarò che si frequentavano già dal 1976, quando lui era quindicenne; tante persone di Barcellona e Roma sapevano della relazione del ragazzo con la diva, che era inizialmente solo di natura sessuale: anche se non era illegale avere una relazione con un minorenne, Rigau voleva evitare uno scandalo e proteggere Lollobrigida, che aveva paura dei media. Il loro matrimonio però non fu celebrato: l'imprenditore infatti ruppe il fidanzamento con l'attrice attraverso un comunicato del suo avvocato, pur precisando che «la amerà e la rispetterà sempre». Il 26 marzo 2011 il quotidiano spagnolo El Mundo diffuse la notizia che la diva si era segretamente sposata con Rigau a Barcellona nel novembre del 2010, sebbene nel registro civile della città catalana non vi sia riscontro del matrimonio. In seguito, l'attrice dichiarò di essere stata sposata con l'inganno attraverso una falsa procura da lei firmata e la vicenda arrivò fino in tribunale: il processo contro Rigau, poi assolto, fu trasmesso dal programma Un giorno in pretura su Rai 3, puntata poi cancellata dai palinsesti per volere della stessa Lollobrigida; successivamente tale matrimonio fu dichiarato nullo dalla Sacra Rota.

Dal 2007 era cittadina onoraria di Pietrasanta, dove organizzò la sua prima mostra di scultura. Nel luglio del 2013 mise all'asta 22 gioielli della sua collezione, firmati Bulgari, presso Sotheby's a Ginevra; l'asta per beneficenza fruttò 3 800 000 €: il pezzo più prezioso fu un paio di orecchini con perle e diamanti venduto per 1 850 000 euro.

Nel maggio 2018, a quasi novantuno anni di età, l'artista rivelò al giornale Libero che fu vittima di stupro quando era diciottenne e vergine, ossia nel 1945: il colpevole del reato fu un noto calciatore della Società Sportiva Lazio, che l'attrice non volle denunciare né volle nemmeno divulgarne l'identità, ma tale tragico evento segnò inesorabilmente la sua vita poiché la decisione di sposarsi, con un medico sloveno nel 1949, fu presa per quella violenza subìta e non per sentimento di amore







giovedì 15 dicembre 2022

Rappresentata al Teatro delle Arti di Salerno la commedia musicale “Voce e notte” di Guido Cataldo

 



Fonte: www.lapilli.eu
 di Maria Serritiello


Venerdì 9 dicembre al Teatro delle Arti di Salerno è stato rappresentato un lavoro inedito del Maestro Guido Cataldo, dal titolo “Voce e notte” che, sebbene non ci sorprende più per la sua bravura, riesce sempre a suscitare forti emozioni, in qualsiasi campo si cimenti e venerdì scorso è stata la scrittura ad essere privilegiata.

Attingere, ogni volta, al patrimonio creativo del Maestro Cataldo è uno stato di grazia che ad ognuno di noi fa bene, una bella pausa di emotività e un pieno di poesia, per la dolce storia d’amore raccontata.

Naturalmente tutto parte dalla musica e precisamente dalla canzone “Voce e notte”, la più bella serenata mai scritta da un innamorato per la sua bella perduta. Quasi tutti conoscono la melodia ma molti ignorano la vera storia da cui è tratta la canzone e cioè l’infelice vicenda del poeta Eduardo Nicolardi. 

A supplire questa mancanza ci ha pensato il maestro Guido Cataldo, scrivendo una delicata vicenda, scegliendone anche le musiche, poi, con l’ausilio di Gaetano Stella, per la regia e la compagnia teatrale di Serena Stella, sua figlia, ha confezionato una perfetta commedia musicale. Il maestro nella composizione del copione si è lasciato guidare dai versi composti da Nicolardi e che musicati hanno dato luce a canzoni famose, ma anche alle tappe della sua vita

La storia

Nell’ospedale di Loreto Mare a Napoli, nel reparto natalità, succede un fatto inspiegabile, nasce un bambino di colore. L’evento fa scalpore ed è un passaparola per tutta la città. All’anagrafe il neonato verrà registrato col nome di Ciro ed il cognome della madre: Avitabile. Siamo nell’immediato dopoguerra, la povertà è tanta, la fame anche e di questi episodi, purtroppo ce ne saranno tanti. Le “signorine” per sbarcare la condizione miserevole, si danno alla vita con i soldati americani di stanza a Napoli. Nell’ospedale, si dà il caso che il direttore amministrativo sia Eduardo Nicolardi, poeta, scrittore e giornalista ed ecco nascere dai suoi versi e dalla musica di E. A. Mario “Tammuriata nera”, una triste istantanea della Napoli tesa alla sopravvivenza ed è il successo.

Così il maestro Cataldo, canzone dopo canzone, srotola l’esistenza del poeta Nicolardi, intrecciandovi il brano più riuscito: “Voce e notte”, per consegnarci una perfetta commedia musicale. I segni ci sono tutti, la storia, l’amore, il bene contrastato, l’infelicità, la separazione, il matrimonio di lei la serenata di lui, la morte del marito e la felicità finale. Anche il palcoscenico è addobbato per uno spettacolo leggero, il sipario luminescente irradia il pubblico, il corpo di ballo volteggia con grazia, il pianoforte sottolinea gli stacchetti, le canzoni melodiche e le canzoni di giacca, cantate dal vivo

Eduardo ed Anna s’incontrano per caso, lui si ritrova nel palazzo dove lei abita, per recarsi nella sede del giornale “Don Marzio”.  E amore fu !!

Belli, giovani ed innamorati ci sono tutte le componenti per essere felici, ma il padre della figliola, ricco allevatore di cavalli, ha altri progetti per sua figlia, Pompeo Corbera, un uomo danaroso di 75 anni di Casamicciola. Anna si oppone come può, poi l’infelice matrimonio. Eduardo non si rassegna a perderla, da lontano la segue e poi quale poeta le dedica versi i più struggenti e che hanno fatto la storia dell’amore contrastato: Voce e notte

Si 'sta voce te scéta 'int' 'a nuttata

Mentre t'astrigne 'o sposo tujo vicino

Statte scetata, si vuó' stá scetata

Ma fa' vedé ca duorme a suonno chino…

La musica è di Ernesto De Curtis.

 

La vita di Eduardo continua in solitudine, scrive altre canzoni che hanno un buon successo come “O scuitato, Sciultezza bella, versi , posie, lettere:

Fugliette arricamate, ca i’ veco int’’a vetrina

d’’o cartaro â Turretta, quanno passo â matina;

fugliette arricamate, cu na rosa o na fronna,

n’auciello o n’angiulillo, na croce o na madonna;

fugliette arricamate, rosa, janche, celeste,

ca ogne guaglione accatta primma ca piglia ‘e ffeste,

e ‘ o porta ncopp’â scola, si ancora chisto è ll’uso,

o puramente â casa p’’o scrivere annascuso,

che putenza tenite ca me nce so’ fermato

pe ve guardà nu poco, tiennero e appassiunato !

 

Pecché, guardanno a vvuje,me so’ visto criaturo

( quatto, cinco, sei anne,no cchiù ‘e chesto, v’’o giuro….

 

Il destino, però, fu benevolo con Nicolardi, Pompeo Corbera morì poco tempo dopo il matrimonio e lui ed Anna poterono coronare il loro sogno d’amore dal quale nacquero ben otto figli.

Fin qui la storia di Nicolardi, conosciuta attraverso la sua canzone più famosa, come sia diventata commedia musicale lo dobbiamo al Maestro Guido Cataldo ed invero l’impresa gli è riuscita perfettamente. Guido è sì un uomo di spettacolo, per cui si muove facile tra musica, parole, teatro e tutto quanto fa rappresentazione, ma ha dalla sua parte una straordinaria sensibilità, con la quale confeziona, ogni volta, sorprendenti cammei.  La scelta delle canzoni da inserire nella storia, la delicatezza delle parole che si scambiano Anna Rossi ed Eduardo Nicolardi, dare spazio alla voce del cantante, scegliere le macchiette, esaltare lo spettacolo con valenti ballerini, sono tutte sue straordinarie competenze. Affidare la regia a Gaetano Stella, poi, amico più che trentennale e servirsi della compagnia di Serena, sua figlia, con un ventaglio di abilità è stato magistrale, come lo è stato assistere alla staffetta tra Gaetano Stella ed Elena Parmense, marito e moglie nella vita, interpretare Eduardo ed Anna sulla scena, mentre la coppia giovane di dei due innamorati è stata affidata a Serena Stella (una vera Réunion familiare)  e Lucio Bastolla. I dialoghi tra le due coppie si sono differenziati, pieni di vigoria per i due giovani, pronti ad affrontare la vita, colmi di tenerezza per Anna ed Eduardo invecchiati. “Ti ricordi, Nannì io ti venivo a cercare di nascosto, spiavo se eri incinta, sarei stato contento per te, almeno avevi una compagnia, invece niente.” E lei “poi con te ne ho avuto otto”.

Il cuore mai invecchiato di Guido ha dialogato per loro e con loro, nella sua solitudine creativa e noi, in sala, abbiamo seguito quel cuore, quella sensibilità tanto rara e ci siamo emozionati, ci siamo lasciati trasportare all’indietro, tanto da inseguire i ricordi insieme al Maestro,

(N.D.R.)) Le canzoni, ad esempio, mi hanno riportato la voce di mia madre, una donna dolcissima, che mi cantava canzoni e raccontava storie. Mi si è parata, dinanzi un’Italia in bianco e nero, dalle e semplici pretese, si cantava, infatti, “se potessi avere 1000 lire al mese”. I profumi che sfuggivano dalle case, con ancora i segni della guerra, erano quelli del ragù o del caffè che si offriva a tutte le ore. La mia infanzia con il grembiulino e le pantofole di casa, scorticate davanti, ballavo sulle punte, volevo fare la ballerina, che ascoltavo divertita la voce di mio padre, non certo modulata, cantare, “Miezzo o grane”, lui che non lo faceva mai e non so perché la privilegiasse. Seguo il filo dei ricordi, mentre in scena va avanti il musical, quelle canzoni seppellite da tanta altra musica, diversa da quella di Nicolardi, escono fuori e mi ritrovo a ripetere a memoria le parole dei cantanti

Un bel momento, Maestro Cataldo, vissuto nell’oscurità del teatro.

Riprendo a seguire lo spettacolo e colgo il finale. Sulla scena uno stanco Nicolardi, in solitudine, la sua Nannina è già morta, segue il festival della canzone napoletana, dalla radio, come si faceva all’epoca ed attende l’esito della vincitrice, una sua canzone è in gara. Il presentatore annuncia: “la canzone vincitrice del festival della canzone napoletana 1951” è “E zucculille”, un canto onomatopeico tanto da sentire il rumore allegro degli zoccoli sull’asfalto, un ultimo pensiero per Nannina, è il 1954 quando more.

P.S. Caro Guido, la storia di Eduardo Nicolardi non mi era sconosciuta, 5 anni fa, in vacanza con mio marito a Casamicciola, ho conosciuto il nipote del poeta: Umberto Italiano, proprietario dell’Hotel ELMA, un 4 stelle di Casamicciola, dove abbiamo alloggiato. Da lui seppi il legame che lo legava al poeta e cioè suo padre Mario aveva sposato Elena Nicolardi da qui le iniziali dell’Hotel. El sta per Elena e Ma per Mario. Elena, era una delle figlie di Eduardo e Anna Nicolardi. Com’è piccolo il mondo!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu  










 




mercoledì 14 dicembre 2022

“Grazie” di Daniel Pennac è stato rappresentato per i primi due fine settimana di dicembre, al Teatro del Giullare di Salerno

 



Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Non sappiamo perché viene premiata la protagonista del concentrato monologo “Grazie” di Daniel Pennac, quando si apre il sipario, ma la troviamo con le spalle rivolte al pubblico, nell’atto d’inchinarsi per ringraziare. Al lato del palcoscenico, seduta su delle sedie, fa bella mostra di sé, la giuria, severa e quasi immobile fino alla fine

Inizia così l’assolo di Brunella Caputo che con l’originalità di scrittrice e regista stessa del lavoro, modifica lo scritto di Pennac, inserendo un alter ego, Davide Curzio che la guida, la sostiene, la puntella, le suggerisce e la rinforza nei momenti di più acuta timidezza e volontà di scappare via.  Si assiste, per un’ora, tale è il tempo, ad un rimando di battute, dall’uno all’altra, ad un incastro perfetto di toni misurati, di suggerimenti, di gestualità e di pause, che tendono a vivacizzare l’originale e solitario monologo. Su tutto, l’analisi della parola grazie ed il suo vero significato.

Di lei non sappiamo nulla, né chi è, né da dove viene, anzi no, lo sapremo in seguito, da un paesino della Francia ed è lì per il riconoscimento della sua opera omnia, sicché la troviamo a ringraziare con foga e voce alterata a ripetere: “Graziee” “grazieeeeeeeeeee”, sempre più forte in modo da farsi sentire, fino in fondo al teatro

La parola grazie, a pensarci bene, viene usata poco e male e non sempre se utilizzata, apprezzata per ciò che esprime. Daniel Pennac con questo suo scritto di pacata ironia e Brunella e Davide con una notevole prova di teatro ce ne disvelano il significato.

A ritirare il premio, la nostra artista dovrebbe essere una donna sicura, consapevole dei propri mezzi ed invece appare impacciata, sfiduciata, cercando d’imbastire un discorso di ringraziamento, senza riuscirvi. Inutilmente fruga nelle tasche alla ricerca del pezzo di carta dove ha appuntato qualche riga. Ed ancora, sapendo di essere la vincitrice del premio si è premurata di assistere a varie cerimonie per apprendere come ci si debba comportare.

 

Così passa in rassegna a mente, con visibile ironia, a chi dovrebbe rivolgere il suo ringraziamento. Alla giuria, che non conosce, ai parenti che non frequenta, agli amici che non sono sinceri, a chi l’ha ostacolata, od a chi l’ha spronata? Forse a nessuno o anche no, a se stessa, in grado di ricevere con merito, quel grosso trofeo, a stento sostenuto dalle sue braccia.

Si dà così un valore etico al sostantivo, per affermare che non si può dire grazie a cuor leggero, dividendo il ringraziamento in tre cerchi, nei quali comprendere, tra l’altro, il pubblico e lo staff. Di sicuro, la premiata, sa che non vorrebbe mai e poi mai ringraziare il suo maestro delle elementari, un uomo cattivo che le ha rovinato l’infanzia e lo afferma con voce adirata e rabbia non più repressa. Ai bambini, allora, a loro i soli ringraziamenti, conclude.

L’interpretazione di Brunella Caputo, come attrice è stata perfetta, quale regista è stata originale per aver adattato il ruolo maschile sé ed a dialogizzare ciò che dalla penna dell’autore è nato come monologo. Una scelta gradevole, nuova che ha portato sulle scene Davide Curzio e vederli tutti e due insieme è stato tornare indietro nel tempo, Eccezionali come coppia attoriali, un incastro che ha reso piacevole un’ora trascorsa a rivalutare ed a pensare a chi e come dire grazie da oggi in poi

Maria Serritiello

 

Grazie

Di Daniel Pennac

Adattamento e regia  Brunella Caputo

Interpreti: Brunella Caputo e Davide Curzio

Suoni e Luci: Virna Prescenzo

 

 

sabato 10 dicembre 2022

Violata di Maria Serritiello

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Il 5 dicembre scorso, al Teatro Genovesi è stato proposto un evento congiunto della compagnia dell’Eclissi e del Soroptimist club di Salerno, per celebrare il “Day” di dicembre, in prossimità delle feste natalizie, con una riflessione sulla violenza delle donne.

Le Soroptimist, sempre attente alle problematiche femminili, hanno inteso lanciare un segnale forte soprattutto alle coscienze giovanili, coinvolgendo, per l’appunto, le scuole di quasi tutta la città: Liceo Tasso, Liceo De Sanctis, Liceo Da Procida, Istituto Genovesi Da Vinci, Alfano I, Regina Margherita, Liceo Artistico.

Presente alla manifestazione, l’Assessore alle Pari Opportunità Gaetana Meo, oltre a numerosi insegnanti

Il lavoro in scena di grande effetto, dal titolo “Violata” è stato rappresentato dalla Cantine delle Arti di Sala Consilina, per la Regia di Enzo D’Arco e con Antonella Giordano, Marzio D’Arco ed Enzo D’Arco.

La trama a forte impatto è stata sottolineata da musica appropriata e toccante come, tra le altre: “L’amore rubato” di Luca Barbarossa e “Gli uomini” di Mia Martini. I 4 quadri rappresentati sono stati resi veri e dilanianti dalla bravura recitativa ed espressiva degli attori, come l’esile figura femminile e le rudi corporature maschili.

Ed è l’inizio

La scena è scarna e si distende nelle spire della violenza che di lì a poco si mostrerà, preannunciando sofferenza. Avvolta in una veste nera ed i capelli nascosti dalla kefiah, nera anch’essa, c’è, Aima, una giovane donna che si dondola su di una piccola sedia, quasi fosse una bambina, in effetti lo è. Aima, infatti, non conosce il mondo, non sa nulla della realtà che la circonda, padroneggia solo la strada che la porta da casa al pascolo. Lei e sua sorella vivono con pochi elementi di riferimento, il padre le picchia senza una ragione con la cinghia dei pantaloni, le lascia senza cibo ed acqua, così per affermare la sua forza di maschio. Gli incredibili maltrattamenti sono riservati solo alle donne di casa, suo fratello, per esempio, non viene sfiorato. Con lo sguardo incredulo per tutto ciò che le capita, racconta di sua madre, sposa a 15 anni, 19 parti, ma solo 5 figli in vita, gli altri, ovvero le altre le ha soffocate sotto la pelle di capra.

E venne il tempo per Aima di conoscere l’amore, oltre alla fatica ed ai maltrattamenti, ma non fu un giorno lieto se fu violenza e morte la congiunzione d’amore. L’azione di quella colpa doveva essere punita, così ci pensa lo zio e versa sul corpo di Aima, un liquido freddo, dal forte odore. Suo zio con sadica cattiveria e con gesti lenti le sta dando fuoco.

L’urlo che squarcia il teatro penetra nelle nostre carni, sentiamo il calore del fuoco e la pelle bruciare

I quadri, poi, che si susseguono sono sempre storie di donne martoriate, violate con la non curanza di uomini senza scrupolo, assassini, sicché lo spettacolo è un crescendo di brutture, di percorse mimate, di occhi lividi, offese su tutto il corpo e gestualità sguaiata, nel caso dello stupro.  Aumenta, così, la tensione e la ribellione tra gli spettatori, nessuno può assistere alla violenza gratuita senza provare rivolta.

Fatima è stata condannata alla lapidazione per aver avuto una figlia al di fuori del matrimonio, prima della condanna, scrive una lettera- testamento alla piccola perché possa farle conoscere l’orribile realtà che la circonda e la spinga a ribellarsi. Poi si allontana e la flagellazione a cui si assiste   è altro momento di forte emotività tra il pubblico. …

La violenza rappresentata penetra nelle nostre corde più di ogni altra parola ed è ciò che si voleva con questo terribile spettacolo.

Si fa buio in scena e nel silenzio rarefatto della sala si ode il triste elenco delle donne uccise, scandite ad una, ad una per 192 volte, quante sono le uccise: Anna, Vera, Pamela, Jessica, Francesca, Federica, Martina, Alessia, Ernestina, Laura, Nunzia…

L’elenco interminabile è sottolineato dalla percussione della tammorra ed ogni volta che la mano si posa sulla pelle è un colpo al cuore

E’ na guerra” urla l’attore, si una guerra, un’ignobile guerra di sopraffazione!

Soroptimist  International Club di Salerno:

Presidente: Giulia De Marco

Progetto curato da: Maria Tota

 

Il Soroptimist International è un'organizzazione senza fine di lucro di service club che riunisce donne con elevata professionalità, e opera attraverso progetti diretti all'avanzamento della condizione femminile, la promozione dei diritti umani, l'accettazione delle diversità, lo sviluppo e la pace.

Fondazione 3 ottobre 1921

Fondatore: Violet Richardson Ward

Motto: Sorores Optimae

 

Il Club di Salerno è il 17° dell’Unione Italiana. E’ stato fondato il 27 aprile 1958.

 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 

 

 

 

 

 

martedì 6 dicembre 2022

IV Appuntamento di “Che Comico 2022/2023” al Tempio della Comicità: di Salerno: Angelo Belgiovine di Maria Serritiello


 Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello 


Una data, 1992, Premio Charlot, la vittoria è di Angelo Belgiovine, un 34 enne, impiegato comunale che pensa al proprio futuro lontano dal passare le carte fino alla pensione.

Ha bella presenza, sa parlare, sa divertire e cambia rotta al suo destino lavorativo.

Lo ritroviamo al Ridotto, dopo che la prima parte della sua vita è trascorsa, le tappe importanti realizzate, una moglie, due figlie e la notorietà affermata come autore, attore e regista teatrale. Poi anche altro, due lauree, l’insegnamento di economia all’Università ed una malattia seria, fortunatamente superata, il covid neanche tanto leggero e 13 anni lontano dalle scene.

Dopo l’affermazione al Premio Charlot, l’incipit è con il   programma di Renzo Arbore “Caro Totò, ti voglio presentare” ed il successo con la gara tv “La Sai l’Ultima?” vincendola e continuando per 10 anni e più a scrivere testi e barzellette per Mediaset.

Ecco questo, a grandi linee, il suo pregresso, ma c’è molto ancora, tanto che si rischia di redigere un’arida elencazione e lui che è un uomo di cuore, dei suoi successi non ne vuole fare pura ragioneria. Così’ porta sulle scene, per due serate, uno spettacolo che gli rassomiglia, dal titolo “ Eccomi…ma non vi affezionate”  nel quale racchiude il suo  vissuto, i suoi ricordi dalla nascita alla pubertà, dall’adolescenza fino ad arrivare alla famiglia e alla vita di oggi.

Ci si accorge, dalle prima battute, che siamo dinanzi al filologo della risata, che ha scandagliato della stessa, ogni recondito angolo, traducendolo in altrettanti momenti teatrali. La comicità dei monologhi è studiata, non ha niente d’improvvisato, anche se può sembrare il contrario; il contenuto, la recitazione, la mimica, il costume sono frutto di applicazione.  Belgiovine viene dalla vecchia scuola di teatro, diciamo pure dalla gavetta, per cui il manufatto comico ha spessore ed arte. Non è veloce, ha i suoi tempi per vestire i panni di scena, prima con pantaloni neri larghi tenuti su da due vistose bretelle, poi calata sulla fronte una nera parrucca riccioluta e camicia sgargiante ed infine con classico doppio petto a righe di un rosso fuoco che lo rende elegante e signorile, come deve essere un signore della sua età. Si accompagna al maestro Claudio Lardo, serio attore di prosa, prestato alla musica del pianoforte, tra l’altro suonato con maestria, per intervallare con musica i tempi di cambio di costume: “Libertango” di Astor Piazzolla  e con il recitato: La ballata dell’Emigrante di Antonio Ghirelli 

Dotato di una sua specifica capacità scenica ha saputo dare agli altri diversificati spunti teatrali, grazie ad una cultura vasta e profondamente ancorata nella realtà. Lo spettacolo sapientemente dosato in tutte le sue parti, si è concluso con i fuochi pirotecnici delle sue freddure e barzellette che lo hanno visto partecipe prolifico e apprezzato protagonista nel panorama nazionale della comicità, complice il mezzo televisivo.

Plauso, dunque, ad una leggenda dell’umorismo che tanto contributo ha dato e che merita di certo scranni più elevati tra le glorie nazionali, per questo il suo ritorno al teatro, dopo la lunga pausa, ci rende gioiosi e ci fa apprezzare la risata colta che tanto ci mancava.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





 

 

 

venerdì 2 dicembre 2022

Casamicciola vicina al mio cuore di Maria Serritiello

 



di Maria Serritiello

Così vorrò ricordarti, mia cara e sfortunata Casamicciola, ciò che vedo nei filmati televisivi non mi appartiene Per otto anni ho trascorso serenamente l'estate e  condiviso  momenti spensierati ed altri meno.

Nel 2017 il terremoto, per esempio, a farmi ricordare ciò che mi diceva nonna Carmela: <è un'isola ballerina.>

Il monte Pomeo, il passeggio panoramico di chi in vacanza è in cerca di spazialità e bellezza, ha tradito nel sonno, sabato scorso, chi è nato in questa meravigliosa isola ed ama starci.

Un intero costone si è staccato dalla cima ed è precipitato su  tutto ciò che si è parato dinanzi, nel mentre raggiungeva il mare. La pioggia caduta è stata tanta, oltre 140 mm di pioggia in 24 ore

Le vittime sono 12 e lo strazio è tanto, intere famiglie sono state spazzate via come  macigni roteanti, alberi sradicati, mezzi ammaccati e case in frantumo. Il fango fa da padrone in tutto l'isola sicché i bei colori del luogo, una tavolozza  colorata, cede il posto al solo  colore grigio. Il cielo è carico di pioggia e né vuole dar tregua per questo fine settimana. 1000 e più sfollati si accingono a lasciare ciò che resta delle loro case, in  un esodo biblico per trasferirsi in strutture, lasciate da poco, sebbene il terremoto risale al 2017.

Di veloce sull'isola sono solamente i terremoti o le frane e non perché i casamicciolesi, attendono la manna dal cielo, per come stanno spalando il fango, assieme al movimento spontaneo di giovani volontari, studenti e non,  riunitisi con un messaggi su wz, rendono l'idea che vogliono tornare al più presto alla normalità, se normalità si può dire, dopo quest'immane tragedia ed i tristi lutti.

Eppure da poco, gli sfollati del terremoto del 2017 erano ritornati nelle loro case, gli amici che ho frequentato, nel mio soggiorno sull'isola, li ritrovavo felici su fb, nelle loro case, tra fiori e limoni, io che li avevo visti tristi e depressi nel mio stesso albergo,  che gli si  ripropone nuovamente la stessa sciagurata situazione. Non è certo confortevole vivere ammassati in camere d'albergo, privati delle proprie cose, dei propri animali di compagnia, delle calde atmosfere delle loro case. E fra poco è Natale!

Vi ricordo tutti cari amici di quei giorni, Liliana, Rosa, assieme alle maestranze dell'Hotel Elma, Gina, Angelo, Ciro, Maria, Blanca, Roberto, Lucia, Francesca, Giovanni ed altri di cui ricordo i volti ma non i nomi.

Ricordo il corso principale, le strade, sempre piene di verde, il vicolo Morgese, abbellito da quadri, la signora che vendeva specialità locali ed in particolare il rucolino, il bar Calise e la chiesa attigua, per una breve preghiera, che concludeva la mia passeggiata. Dimenticavo, il rito del lunedì, il mercato, io che nella mia città non ne frequento, a Casamicciola mi piaceva tanto fare affari.

Così se fermo il pensiero e le dita che tastano il computer, ecco, sono in mezzo a voi,  perché Casamicciola, per come mi ha accolta, é vicina al mio cuore

Maria Serritiello