giovedì 1 settembre 2022
Il vecchio ed il mare con le foto di Antonio Rinaldi
mercoledì 17 agosto 2022
Il poeta Dante Maffia
È nato in Calabria e vive a Roma. Ha scritto opere in lingua italiana e in vernacolo calabrese tradotte in Numerose lingue.
Esordisce nel 1974 pubblicando la raccolta di versi, Il leone non mangia l'erba, con la prefazione di Aldo Palazzeschi.
Le sue successive prove poetiche gli hanno portato la stima di grandi nomi, come Mario Luzi, Giorgio Caproni, Giacinto Spagnoletti, Natalia Ginzburg e Dario Bellezza (suo intimo amico). A lungo si è dedicato alla ricerca e all'insegnamento nell'ambito della cattedra di letteratura italiana del prof. Luigi Reina, presso l'Università di Salerno.
Ha fondato riviste letterarie di prestigio come "Il Policordo", e diretto "Polimnia". Come critico letterario ha collaborato inoltre col quotidiano "Paese Sera".
Il suo lavoro più importante è Il romanzo di Tommaso Campanella, del 1996 Premio Stresa 1997, Il suo ultimo romanzo si intitola Il poeta e lo spazzino, edito da Mursia e prefato da Walter Veltroni.
Dal 2013 è Presidente del Premio Vittoriano Esposito di Celano (Aq).[2] Presiede anche altri concorsi letterari, come il premio dedicato a Giosuè Carducci e intitolato Dal Tirreno allo Jonio.[3]
Nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito della medaglia d'oro alla cultura della Presidenza della Repubblica.
Lo scrittore è stato candidato al Premio Nobel dalla Regione Calabria.[4][5]
Nel 2021 presso la sala Zuccari del Palazzo Giustiniani di Roma una delle sedi del Senato in qualità di presidente delle giurie del Premio Tulliola Renato Filippelli XXVII edizione e del "Premio per la legalità contro le mafie" VIII edizione ha premiato con Carmen Moscariello con la medaglia concessa dal Presedente della Camera dei Deputati Roberto Fico.
Il ritaglio di giornale, posto sopra, si riferisce al Premio "Dante Maffia", istituito a Kyoto in Giappone e che lo vedrà protagonista nel 2023.
Risveglio d’agosto di Maria Serritiello
Risveglio d'Agosto
di Maria Serritiello
Il silenzio è d’ovatta
nella mia casa,
e l’aria acquosa
mi tiene il corpo unito;
lontano il suono delle campane
m’ invita alla croce.
Forte lo stridio del gabbiano
taglia di traverso
l’orizzonte,
più in là la nonna
sul tavolo
spianata ha già la farina
e sul fuoco lento il sugo.
La prima messa il rintocco e la casa
si svuota di madre e figlio.
Dietro di loro, nel caldo delle stanze,
senza nessuno intoppo,
si distendono
i sogni giovanili delle mie cugine.
Il risveglio, per me, non ha seguito il regolare
sonno.
15-8-2022
Maria Serritiello
lunedì 15 agosto 2022
Un nuovo pezzo di Denny Caputo, il giovane salernitano, appassionato del genere melodico di Maria Serritiello
di Maria Serritiello
Denny Caputo, figlio d'arte, suo padre Giovanni è il
noto artista e poeta salernitano che tutti conoscono.
Fin da piccolo,
in casa ha ascoltato la canzone classica napoletana che suo padre privilegiava,
per rivolgere la sua passione a questo genere particolare. A 19 anni emigra in
Germania e per quattro anni gestisce una cucina in modo eccellente ed incanta
tutti con il suo bel canto.
Al momento è di nuovo in Italia, precisamente a Reggio
Emilia, lavorando sempre nel campo della ristorazione e seguendo la sua grande
passione canora. Il giovane Denny ha avuto anche un passato di attore, seguendo
suo padre. Ha interpretato "Peppeniello" in Miseria e Nobiltà di
Eduardo Scarpetta e la Purga di Bebè una
farsa in 5 atti di G. Feydeau.
Dopo aver inciso vari CD, ci riprova con l'ultimo in
uscita, dal titolo "Na Sbandata", cover di un pezzo di qualche anno
fa, portato al successo da Patrizio, cantante napoletano, morto nel 1984.
E fuie nu colp e fulmine
Io te dicett sienteme
Che faie stasera
Me rispunnist subito
Stasera song libero
Facimme e sei
E te pigliaie cu a macchina
E gliettm a pusilleche
Che paraviso
Cu sta vucchella tennera
Ca me scippaglie a chesta anima
Tutt e segret da felicita'
Ma che sbandata
Ma che sbandata
Pigliaie stu core
Pazzament n'ammurat
Ma che peccat
Ma che peccat
L'ammor over mbracc a te
L'aggio capito
Senza capi ca tutt era furni
Poi fuie nu capriccio
E mo songo io
Ma che sbandat
Ma che sbandat
Io smaledic tutt
E vasi che me dat
E chesta vita
E chesta vita
E' addiventat sul desiderio e te
Na sera ca turnaveme
Fermat abbond o vicolo
Da casa toie
Tu me diciste sienteme
Stracciamml sta pagina
Ca nun è cos
N'abbraccio ca fuie lultimo
Mo t'aggio vist e scennere
Senza parole
E se gelaie sta macchina
E me mettett a chiangere
E u munn me carett attuorn a me
Ma che sbandat
Ma che sbandat
Pigliaie stu core
Pazzamente n'ammurat
Ma che peccat
Ma che peccat
L'ammore overo mbraccio a te
L'aggio capito
Senza capi ca tutt era furni
Poi fuie nu capriccio
E mo songo io
Ma che sbandat
Ma che sbandat
Io smaneric tutt e vas
Che me hai dato
E chesta vita
E chesta vita
E' addiventat sul desiderio e te
Il testo, semplice ma pieno di sentimento giovanile, è cantato dal giovane Denny con sentimento carnale, la nota in più che lo contraddistingue tra tutti quelli che cantano questo genere musicale. Il video accompagna molto bene il canto e rende reale il sentimento del ragazzo. La periferia pulita e senza scempi si offre con il suo vestito buono e ciò rende ancora più gradevole il canto di Denny, che ha dalla sua parte una voce bene impostata.
maria serritiello
Rosario in lingua napoletana che si recita nel pomeriggio del 15 agosto "Ciente Croce e Ciente Ave Maria
Nel giorno dell'Assunta, Nonna Maria, la madre di mio padre, era solita raccogliere intorno a sé figli, nipoti e persone che frequentavano la casa per recitare il rosario in napoletano. Io ero molto piccola, ma ricordo perfettamente questo santo rito comunitario. Ci sistemavamo in tondo, nella cucina abbastanza grande, rigorosamente dopo pranzo, la nonna con la corona dai grani neri, occhi socchiusi, cominciava a recitare:
Fauzo nemico, fatt' allà
tu cu miche nun hai niente a che fa
oggi è la festa della Vergine Maria
me facce ciente croce
e diche ciente Ave Maria
Con queste parole si proseguiva fino ad arrivare a recitare 100 Ave Marie e farsi 100 segni della croce.
Sono trascorsi molti anni ma quest'immagine della nonna raccolta in preghiera mi ritorna sempre in mente nel giorno dell'Assunta.
Non sapevo che l'usanza è di origine bizantina
È alla tradizione bizantina di Terra d’Otranto che va ricondotta l’origine e la propagazione della cosiddetta preghiera delle Cento Croci, diffusa ancora oggi in numerosi centri salentini. Ad affermarlo sulla rivista di pensiero e cultura meridionale Cultura Salentina è Francesco Danieli. “La caratteristica prettamente orientale dalla quale, tra l’altro, trae nome la preghiera stessa sta nel fare il segno di croce ogni qual volta si reciti un tratto nodale della suddetta prece. Ciò rimanda alla memoria l’uso tipicamente orientale di segnarsi ripetutamente, durante i momenti di preghiera come dinanzi alle sacre immagini. Ulteriore motivo per ricondurre tale preghiera alla tradizione bizantina è il riferimento biblico alla Valle di Giòsafat, ad est di Gerusalemme, nella quale secondo il profeta Gioele (Gl 4, 1-2) si raduneranno tutti i popoli, alla fine dei tempi, per il giudizio divino.”
L'aia di Emma di Maria Serritiello
L'aia di Emma
di Maria Serritiello
Emma è una mia cara amica, oltre che compagna di scuola. Abbiamo attraversato un bel pò di anni giovanili ed ora anche quelli più maturi. In inverno ci vediamo poco, restiamo in contatto con lunghe telefonate, ma d'estate trascorriamo tempo assieme in alternanza al mare. La sua casa, una dimora di antico lignaggio, è situata a Giovi Altimari. Sempre accogliente, nell'aia troneggia una spaziosa piscina, refrigerio di quest'estate infuocata, che ho cercato di sentirla e vederla in versi.
. Nell'aia solitaria
il cinguettio insistente
dei nati nuovi,
del gallo ricordevole
del giorno
e delle cicale
laboriose solo al canto.
Il mio pensiero
si perde...
e sotto il pitosforo frondoso
il gatto affettivo
sventaglia la coda,
il ronzio dell'ape
s'acqueta nelle fioriture
e l'acqua limpida,
attende compagnia.
Un tuffo, ecco,
ed il caldo
svapora deciso.
28-7-2022 Maria Serritiello
domenica 7 agosto 2022
Vestale del tuo tempio di Maria Serritiello
Vestale del tuo tempio
di Maria Serritiello
A piangerti, oggi,
sono occhi spenti
mamma!
Lacrime impietrite
quadro fisso,
e scena ripetuta.
Il sole è uguale, estivo,
ed il mare è sempre azzurro
incurante…
Le immagini si ripetono,
assenza è il futuro.
e gli anni ristretti si rincorrono,
chissà dove, chissà quanto.
Vestale del tuo tempio,
nell’angolo in
disparte
stendo la coltre nera, intatta
e macero il lutto
7 Agosto 2022
Maria Serritiello