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martedì 22 febbraio 2022

I pensieri e le poesie di Gennaro Di Donna

 





Ricevo pensieri  e poesie da Gennaro Di Donna, sono felice di ospitarlo nel mio blog. Grazie per quanti vorranno leggerlo

Maria Serritiello



Sono Gennaro Di Donna, nato a Torre del Greco nel 1955.

Diplomato ragioniere, ho lavorato negli uffici giudiziari, in Prefettura, all'Università, al Comune di Torre del Greco. Sono stato giornalista e coautore di alcuni lavori scientifici su riviste nazionali ed internazionali.

A sedici anni, i vulcani sono entrati, con forza, nei miei studi. In particolare il Vesuvio e i Campi Flegrei, hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia conoscenza.

All'Università Federico II ho collaborato con il professore Giuseppe Luongo, già Direttore dell'Osservatorio Vesuviano.

La mia avventura all'Osservatorio Vesuviano è piena di ricordi indimenticabili. Ricordo la crisi bradisismica dei Campi Flegrei negli anni 1982-84 e gli incontri di studio con il professore Luongo, direttore dell'Osservatorio Vesuviano.

Oltre al Vesuvio ed i Campi Flegrei, mi sono interessato del Vulcano Mt. St. Helens, nello Stato di Washington (USA) che nel 1980 è esploso con grande energia.

Con il professore Adriano Mazzarella, meteorologo, ho svolto lavori di ricerca sul clima.

Studiare un vulcano e il clima è un'esperienza straordinaria.

Quello che scrivo è molto lontano dalla poesia, non sono un poeta. Non l'ho mai pensato.

Attraverso momenti di sconforto, di apprensione, di solitudine interiore per le malattie che, da otto anni, mi hanno devastato. Vorrei un mondo che non esiste, un mondo che non so esprimere.

A volte, scrivere dei versi mi ristora, con essi nella mente ricordo il passato, il mio passato.

La mia cara e indimenticabile Rosanna, era appassionata della poesia napoletana.

Per lei ho scritto molti versi. Ricordo i suoi occhi neri e profondi che mi dicevano tutto l'amore che sentiva per me.

Rosanna è rimasta nel mio cuore e, ancora oggi, mi dà la forza di scrivere versi che dedico a lei.


Se solo avessi un'ora

Avevo te e sei andata, quella sera d'estate, lontana.

Un mondo invisibile ti sovrasta e la solitudine, che è in me,

si nasconde nei ricordi del tempo.

Se solo avessi un'ora, un'ora sola,

per vedere i tuoi occhi splendidi, ascoltare la tua voce,

avvertire il tuo sentimento d'amore, sentirei il paradiso.

Il tramonto, con i suoi colori, domina la mia mente,

che aspetta, senza riposo, la notte profonda!

Piove

Le prime gocce, un fulmine e poi la pioggia costante.

I lampi illuminano la notte e il vento trasporta le gocce che diventano più intense.

La meraviglia dei fulmini che cadono con il guizzare veloce verso terra e nell'aria stessa.

La pioggia, ora, è intensa sempre più, e il frusciare si sente dietro la finestra.

Il temporale si è fermato, mi affaccio e avverto l'odore della terra!

Il Vesuvio

Il Vesuvio, montagna di fuoco.

Tra cenere e lapilli sulla roccia di lava,

mostra la bellezza della natura ignea.

Scienza, poesia, musica, versi e passione

fanno del vulcano un luogo dove l'amore vince ogni avversità.

Una domenica d'estate

Una domenica d'estate, il sole, a mezzogiorno, splendeva sulla bella Napoli.

La gente passeggiava per le strade e, come in un sogno, era felice.

I bambini giocavano gioiosi nei vicoli e tutto sembrava un paradiso.

Un paradiso? Sì! Quel giorno il Signore discese dal Paradiso

e camminava tra la folla napoletana.

Dio ascoltava ogni singola persona, ricca o povera, e quando fu nel Cielo esclamò:

Napoli è bella, come la sua gente, ed io la salverò!

Come una danza

Mormora appena il mare stanotte, e nel buio sembra senza vita.

Ecco, l'aria ha un sussulto, e poi un altro, e uno ancora

e le onde seguono il ritmo, come un danzare nel tempo che passa.

Domani, forse, il mare si acquieta e io, solo nei miei pensieri,

ammiro la natura, questa natura che sorprende. Sempre!

2

Vorrei

Vorrei ascoltare un albero quando arriva l'autunno.

Vorrei ascoltare le foglie che cadono col loro colore ingiallito.

Vorrei ascoltare il loro lamento.

Vorrei ascoltare la gioia del domani.

Vorrei, vorrei, vorrei!

Nel mare dei sogni

Nel mare dei sogni, ho visto il passato;

Nel mare dei sogni, il sole era splendente più del solito;

Nel mare dei sogni, le piogge erano leggere;

Nel mare dei sogni, ho assaporato la felicità;

Nel mare dei sogni, l'amore è amore per sempre.

La vita

La vita, lunga che sia, è come la lava di un vulcano.

Nasce dal cratere e si insinua tra le rocce che le fanno strada

o bloccano il suo percorso.

Ma la vita, come la lava,

supera gli ostacoli e riprende il suo cammino.

A volte la lava, esausta,

si ferma perché l'energia si è fermata.

Sì, proprio come la vita.

Non bisogna disperarsi per questa realtà comune a tutti,

senza esclusione alcuna.

La vita gioca il suo ruolo di positività o di negatività del destino.

Ma un fatto è certo: la vita è vita, comunque sia!

La nuvola

Vedo, tra le nuvole, il sole.

Un sole pallido, che si nasconde e riappare

e poi si nasconde e riappare

tra le nuvole d'autunno.

Una nuvola, adesso, fa i capricci.

Pare dubbiosa a coprire la luce del sole

e si lascia, senza opporsi, a disciogliersi nel cielo.

La nuvola non c'è più, lascia il suo posto alle altre,

ed io aspetto il cielo sereno.

Ricordo di te

Ho trovato un vecchio libro,

è un libro che racconta l'amore.

Ho trovato un vecchio anello, mi ricordo del nostro amore.

Ho trovato una vecchia maglietta, che indossavi in estate.

Ho trovato una vecchia borsa, che mi ricorda la nostra gioventù.

Ho trovato una vecchia lettera d'amore, con la carta ingiallita.

Ho trovato un ricordo, il ricordo di te che vivi nel mio cuore.

3

Un nuovo giorno di luce

Vorrei dialogare col Sole che tramonta, con i suoi colori di fuoco.

Tu che scaldi questo mondo.

Tu che, instancabile, sei fermo nel cielo del mattino.

Tu che salvi la natura col tuo calore.

Tu che riscaldi dopo la tempesta.

Tu che salvi la nostra vita.

Il Sole, muto nella sua intimità, scompare con una promessa:

un nuovo giorno di luce!

L’amore in una rosa rossa

Un amore racchiuso in una rosa rossa appena sbocciata.

Un amore che vive in te, che vive in me.

Questo amore che è segreto, un segreto che scopriamo noi. Io e te.

Tu, amore, sei la mia verità, il mio desiderio, la mia vita, il mio tutto.

Il nostro amore, la rosa rossa, il passato, il silenzio.

Vengo da lontano

Sono un migrante e vengo da lontano.

Sono un nero e vengo da lontano.

Sono povero e vengo da lontano.

Sono un semplice uomo e vengo da lontano.

Sono un figlio e vengo da lontano.

Sono un padre e vengo da lontano.

Sono fedele a Dio e vengo da lontano.

Cerco un paesaggio

Cerco un paesaggio dove i fiori della vita esprimono desideri lontani

Cerco un paesaggio illuminato dal sole, quando il sole è lucente

Cerco un paesaggio dove la luna risplende all'amore, questo amore splendente

Cerco un paesaggio dove esiste, oh Dio, soltanto il tuo amore infinito

Giorno d'autunno

Le foglie coprono la terra bagnata

e il vento leggero le porta via.

Agitate dal vento, creano piccoli vortici

e la pioggia sottile le accarezza.

L'autunno si svela con la sua semplicità, tra il cielo sereno,

la tenue pioggia e il cauto vento.

Questa notte la pioggia ha trovato una stasi

e il vento spazza via le nuvole.

Il cielo è sereno.

Domani, sarà

un giorno d'autunno!

4

Meravigliosa Natura

Il cielo, imbiancato dalle nuvole, lascia l'azzurro sperduto

Piove e la luce si oscura.

I fulmini lasciano la loro luce al rumore dei tuoni

Un tuono esplode in un lungo suono.

Sembra deluso, arrabbiato contro la pioggia.

Piove. La pioggia lontano, ora vicina,

ora debole, ora intensa, ora i fulmini, ora i tuoni.

Calma la tua ira, possente e meravigliosa Natura!

Arriverà, presto, il sereno.

Il tempo di un amore

Ho sognato un giorno d'estate,

quell'estate di tanti anni fa

L'incantevole freschezza di un tempo,

il tempo di un amore.

Amore. Amore sereno dei giorni sereni

Insieme, passeggiavamo in strade senza fine

I pensieri, quelli più belli, incrociavano le nostre parole

Erano parole, parole d'amore senza fine

Il mantello di pece

La luce, dei giorni felici,

tramonta in questo mondo martoriato,

deluso, arrabbiato, impotente.

Quale sarà il futuro prossimo e di quello a venire?

La luce ha calato, inesorabilmente, il suo splendore,

e il buio, orrendo delle tenebre, avvolge il suo mantello di pece.

A zio Enzo

Ero piccolo così, mi facesti un regalo: un giocattolo.

Lavoravi fin da ragazzo.

Ti assentavi per mesi e non ti sei mai lamentato un solo giorno.

Ti incontravo per strada o a casa quando hai smesso di lavorare. Era bello incontrarti!

Ogni giorno, venivi a casa e anche quando ero in ospedale.

Per me, che tristezza.

In quel tempo, stavi bene.

Ricordo i bei tempi, quando, per hobby, mi osservavi a lavorare con circuiti elettronici.

Ora, dopo una malattia, non identificata, durata due anni, sei andato via da noi.

Non ti ho salutato, caro zio, per il mio male.

Come avrei voluto farlo, è un tormento, un tormento di pianto che invade il mio cuore.

Addio.

5

Napule

"Vurria essere n'auciello pe' vulà dinte all'aria, chella bella, ca piace a tte.

Che suonne doce, c'alleria, che felicità.

N'auciello che canta 'na canzone d'ammore, 'na melodia doce comme a 'sta città,

staggione pe'

staggione.

Napule, vurria addeventà n'auciello!"

E...cchesta è libertà?

'Na vota, tanto tiempo fa, ce steva nu palazzo sgarrupato.

Chiedevo, 'nnucente, perché?

A guerra, i bombe, a tristezza e a speranza da gente.

Chelle parole erano amare. Amare comme 'o veleno.

Pensaie, tra mme e mme, ca ero fortunato,

nun avevo visto l'orrendo dramma.

'O tiempo è passato, tutto è cambiato, viviamo nella libertà.

Poi ci ho pensato. A libertà nun è libertà: a guerra da povera gente, i popoli senza pace, le funeste

dittature, l'amarezza della fame per milioni di bambini.

E cchesta è libertà?

La natura indefinita

Sei nel mio cuore, come quando ti ho amata e amasti me.

Sono passati anni che sopporto questo dolore

e ho distratto con mille esperimenti la mia delusione della vita.

Il ricordo di te, la tua gioia, sono in me come il mio respiro.

Sai, anch'io sono stato sul punto di morte.

Il destino mi ha lasciato vivere ma, adesso, è come se non esistessi

e mi manchi più della vita.

Credo in Dio

Mi è difficile pregare.

Sono molto confuso e non ho la forza di rivolgere i pensieri all'Altissimo.

Perché mi succede tutto questo?

Non credo che ci sia una risposta che soddisfi tutto il malessere che è in me.

Perché Dio è silenzioso nella mia anima?

Sono colpevole della mia umanità

e dei miei errori nei confronti dell'Universo che mi circonda?

Signore, mi rivolgo a Te, affinché una nuova vita di serenità spirituale

mi avvolga nella Tua immensa misericordia.

Il freddo inverno

La notte gelida dà il benvenuto al freddo del mattino.

Il pallido colore del cielo, la pioggia, il vento furioso

accompagnano, oggi, la vita.

È gennaio, un abbaiare di un cane risveglia il sonno di chi dorme

e chi è sveglio già vive il freddo inverno.

6

A mia figlia

Diletto amore

Figlia, diletto amore,

ricordo quando tu, bambina, mi venivi incontro.

Oggi, ti preoccupi di me e stai, con i tuoi occhi che brillano,

a guardare il mio viso e aspetti un sorriso, quello di sempre.

Figlia, sei nel mio cuore che ti cerca ogni momento di questa vita

che dedico a te, mio amore.

Il coraggio

Che gioia, che tristezza, quanto amore,

che delusione, che speranza, che notte buia,

senza domani.

Mi chiedevano, ogni giorno della mia vita, "fatti coraggio!".

Prendevo il coraggio con le mani,

dimenticavo e ricordavo e poi la tristezza,

tristezza e coraggio, coraggio e tristezza.

Adesso, proprio adesso, no!

Sono diversi anni, più di quattro lustri, tra il dolore,

penso al tuo dolore.

Quella notte d'agosto, dal dolce pensiero, alla fine di tutto.

L'alba del tempo

È passato il tempo delle nuvole bianche e del cielo tinto d'azzurro.

Ammiro, come non mai, l'alba e il tramonto del tempo.

Questo tempo che trascorre nel futuro, bello o triste.

Questo tempo della speranza.

Questo tempo del risveglio.

Questo tempo dell'oblio.

Questo tempo, senza tempo.

L'immensità

Ho sognato di volare nello Spazio, nell'immensità dell'Universo.

Stelle roventi, immobili e lontane e pianeti che le giravano intorno

con lentezza e più veloci.

Ho sognato migliaia di asteroidi

e ho visto enormi meteoriti.

Ho visto creature tra le galassie

ed oggetti del mistero astrale.

Allontanandomi dalla Terra,

il tempo ha rallentato la sua corsa e, in sogno, sono ringiovanito.

Sì, non accusavo le mie sofferenze.

Che bello viaggiare nello Spazio infinito, nell'immensità, senza traguardi.

È solo fantasia, nient'altro.

Il sogno è andato via.

Svegliandomi, tutto è tornato nella realtà della vita!

7

Il seme della mia vita

Ho trovato un seme di una pianta che non conosco.

È appoggiato, tutto solo, indifeso, senza i propri simili.

Un passerotto, attratto, si è fermato nei suoi pressi,

ma sembra ignorare la sua presenza.

L'uccellino si allontana, torna di nuovo,

va via e ritorna sui suoi passi.

Il seme, questa volta, è spostato dal vento.

Mi chiedo: perché il passerotto non ha beccato il seme?

Adesso, solo adesso, tutto è noto in me.

Il seme è la mia vita che, ancora, nel vento dell'esistenza, vive in me.

Risveglio

La mente si risveglia alle tue parole,

perché il pensiero attraversa il percorso del tempo.

Tempo che eri, tempo che sei, tempo che verrà.

Il passare degli anni, dei mesi e dei giorni senza fine,

aspettano la speranza che non verrà.

Il gabbiano

Era quasi buio.

Un gabbiano aveva perso lo stormo e volava nell'oscurità, senza pace.

Che pena mi faceva questo volatile solitario, senza meta.

Finì di volare e si poggiò su un tetto.

Sentivo il suo garrito.

Aspettava il sole che nascesse e riprendere il suo volo, sul mare accanto.

Una rosa rossa

Una rosa rossa per esprimere tutto il mio amore.

Quante volte ho fatto questo gesto,

quante volte ho detto "ti amo".

L'amore che ti fa vivere.

L'amore che ti fa morire di gioia.

L'amore che ispira la bellezza della vita,

la bellezza che è in te, mia adorata.

Sulle vie affollate da tanta gente che incrocia i suoi passi,

io vedo te, soltanto te, prezioso amore.

La vetta dell'amore

Il tuo amore, il mio amore,

il nostro amore che innalza il cuore al di sopra di ogni vetta.

La vetta più alta di ogni montagna,

la vetta che arriva al cielo e nel cielo, ancor più.

Ascolto la tua voce, ascolti la mia voce,

il cielo ascolta la nostra voce.

La nostra voce che grida nell'universo la parola più bella: AMORE.

8

Il cielo intorno a te

Il cielo pieno di stelle, e tu sei accanto a me, mio amore.

Guarda quella stella, è più lucente tra mille stelle,

ma tu sei l'astro del mio cuore.

Passano le ore.

Le prime luci illuminano il tuo volto.

Ti guardo! Apri i tuoi occhi.

Occhi blu, come il cielo intorno a te.

Respiro d'amore

Sei così bella ai miei occhi

che sento nell'anima tutto il respiro di un amore, senza fine.

Quando mi parli, ascolto il vento leggero,

che inonda la ragione della vita che è in me.

La brezza di questo amore che mi travolge,

che scopre i sensi nascosti, che arde in me,

che grida ti amo.

L'amore che entusiasma i tuoi occhi

e risponde, alle mie parole, con una frase che hai nel cuore: amor mio.

Ti adoro, mio amore.

Il tuo sorriso

Sogno te tutte le notti.

Quando mi sveglio, tu dormi ed io guardo il tuo viso e sento la tua voce.

Poi, apri gli occhi, mi sorridi, mi abbracci, mi baci

e mi dici: ti amo.

Ti alzi, prendiamo un caffè e mi guardi con i tuoi occhi illuminati d'amore.

Giù, per strada, osservo te. Tu, ti giri e sorridi.

Ti guardo ancora, te ne accorgi, mi baci

e mi dici: ti amo.

Tutto il mondo è tuo, tutto il mondo è mio.

Quest'amore che è tuo, quest'amore che è mio.

Niente lo distruggerà. Giammai.

La vita e l'amore

Se tu non esistessi, che cosa è una rosa?

Un fiore senza amore.

Delle rose rosse sono un pensiero d'amore, il tuo sorriso.

Ti incontro e parliamo di noi.

Sei stupenda nei tuoi pensieri ed io,

incantato, senza parole, sogno la vita e l'amore.

Mi svegli dal mio incanto, ridi, ti dico ti amo.

Chiudi gli occhi, ma non so perché.

Un angolo di strada, mi abbracci e abbracio




martedì 15 febbraio 2022

L’atteso Festival Teatro XS città di Salerno XIII° Edizione 2022, indetto dalla Compagnia dell‘Eclissi, presso il Teatro Genovesi, domenica 13 febbraio, ha preso il via.


















Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


Su il sipario e la scena di Kraken, con bianchi tendaggi distesi, ci spinge, da subito, verso un paesaggio marino e ad una deriva irreversibile. Due i personaggi, ad impossessarsi del palco fino alla fine, per la durata di quasi novanta minuti, con l’aggiunta, poi, di un terzo e sono: il re Isidoro, avvolto da un mantello che lo avviluppa tutto e la valletta-scudiera Basilia. Isidoro, per imprimere nello spettatore il senso del potere, sbraita su di una scala, che lo solleva abbondantemente dalla serva, in sua perenne adorazione. E’ ferito il re ed molto sofferente, il polpaccio gli sta facendo cancrena, la paura lo assale al pensiero di una certa amputazione, ciò nonostante sgola rabbia, sputa veleno e manifesta la sua superiorità regale verso la povera servitorella, un po’ perpetua e un po’ ammaliatrice.

Intanto sulla spiaggia, inatteso, compare un uomo misterioso, che si conquista la fama, presso gli abitanti-sudditi del re Isidoro, di capace guaritore. Il suo nome è Kraken

Vale la pena sapere chi sia stato tra il ‘700 e l’800, nei racconti leggendari dei naviganti: Kraken. La sua figura viene assimilata ad mostro marino, dalle dimensioni abnormi, una piovra tentacolare capace di avvolgere una intera nave. Il nome gli deriva dal dialetto norvegese in cui krake è un albero sradicato a cui il mostro assomiglierebbe galleggiando.

Basilia, pur trattata male, ingiuriata e scacciata, per alleviare le sofferenze del suo re, chiama corte il guaritore venuto dl mare. All’’iniziale rifiuto di abbandonarsi nelle mani di Kraken, segue una totale dipendenza da lui che gli farà commettere anche l’uccisione dell’l’unica persone che lo conosce profondamente, sia nelle sue paure che nelle sue esaltazioni di uomo poco equilibrato.

Chi è realmente Kraken e che potere ha se non di chiedere alle persone di dire il loro malessere e prenderselo su di sé. L’uomo, simbolicamente, viene dal mare, dall’ l’acqua che sta ad intendere il liquido amniotico di cui siamo stati avvolti sicuri e che non vorremmo mai lasciare, per non cedere alle paure. I dolori di Isidoro non sono altro che le inadeguatezze del proprio essere, uomo e re, non a caso Kraken gli ricorda il ripreso pelo della belva, appena si sente al sicuro, per ritornare, poco dopo nel terrore di essere scoperto dai sudditi, per millantato credito, per non aver compiuto nessun atto eroico, come credono.

Intanto Kraken, in un’atmosfera sognante e con manovre avvolgenti che riprendono l’ondulare del mare, afferra su di sé i dolori del popolo che si affida ciecamente e quelli, con una certa riluttanza, del suo re.

Sarà Cristo, la figura di Kraken, ed il suo sacrificio di sangue per salvare l’umanità?

L’uomo, una figura ieratica, con una lunga veste nera ed un zucchetto in testa dello stesso colore, si muove con sicurezza, agguanta il re e sposta il suo corpo con manovre osteopatiche, lo lava, lo purifica, gli cambia la veste, sicché, in quel momento non è altro che l’adorazione mistico religiosa della manovra osteopatica, allargata anche al trattamento dei disturbi psichici che infestano la nostra esistenza. Isidoro ha gli occhi chiusi, sembra guarito perché consapevole di ciò che è realmente. In lui albergano forze antinomiche, il segreto sta nel non far prevalere una sull’altra, da qui l’uccisione della fedele Basilia che lo spingeva verso una sola direzione, non avendo compreso che il bene ed il male, la vita e la morte sono intimamente connessi.

 I Dioscuri di Campagna hanno interpretato con assoluta bravura il pezzo di Patrick Quintal, scrittore canadese, tradotto e adattato dall’ecclettica Eva Franchi. Sono vincitori del 74 esimo Festival di Pesaro e per la loro interpretazione intensa, hanno ben figurato al  Festival Teatro XS  2022 città di Salerno.

Gran voce, buona raffigurazione del dolore e dell’essere sfrontato, perché detentore di potere: Emiliano Piemonte

Brava nel dialogare in velocità e sovrapponendosi, a volte, con disinvoltura al re: Azzurra Liliano

Recitazione essenziale, scarna, sommessa, con movimenti ondulanti e capacità evocativa: Antonio Caponigro. A lui è affidata anche la regia

Un trio perfetto per tecnica recitativa e sincronia gestuale, tanto dar valore essenziale ad un testo non certo accattivante per l’intrinseca tematica.

Infine le scene, la musica e le luci, un corpo unico atte a creare atmosfere surreali ed oniriche.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 

domenica 30 gennaio 2022

“La risposta di Ofelia” di e con Viola Di Caprio presentata al Teatro Genovesi, nell’ambito della sezione eXtrafeStivalXS 2022

 


Fonte :www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

“La risposta di Ofelia” di e con Viola Di Caprio, voci di Lucas Tavernier, Miha Bezeljak, Yuri Grandone, luci e audio Francesca Marchionni, scene Sabina Lembo, maschere Luca Arcamone, sigla originale Edoardo Pepe è stata presentata al Teatro Genovesi, sabato 22 e domenica 23 gennaio, “nell’ambito della sezione“eXtrafeStivalXS 20222”

Voglia di Teatro c’è e Viola Di Caprio, con la sua originalissima pièce dal titolo “La risposta di Ofelia” ci accontenta. Siamo in pochi, quelli che non si sono rassegnati al digiuno di quasi due anni, simile ad una recita privata, ma è bastata per iniziare, per dimenticare l’astinenza, aiutati, come siamo dalla bravura della giovane autrice-attrice.

Ofelia personaggio, è una fragile fanciulla che vive in una stanza appartata del castello del re di Danimarca, dove suo padre Polonio, svolge la mansione di ciambellano. Tra fiori, coltivazioni di erbe aromatiche e personaggi di pura fantasia trascorre l’esistenza con una bagliore dentro, l’amore per Amleto, il figlio del re.

Ed ecco che appare l’esile figura nell’oscurità del teatro, con una luce di minatore sulla fronte, avanzando lentamente e dialogando con: Polonio, suo padre, che saprà essere ucciso da Amleto, per errore, con Laerte suo fratello, che la mette in guardia dal giovane re e con lo spettro del defunto re di Danimarca. Dialogando con le sole voci dei tre uomini, un parlato registrato, si guadagna la scena e dà vita al personaggio Ofelia, diverso da quello shakespeariano, per aver fatto un percorso di consapevolezza, aiutata dalla madre (Fata). La scelta finale non è accettazione passiva di un fato malvagio ma è semplice volontà, è grazia, è amore.

La recitazione di Viola è accattivante, perfetta quando balbetta i suoi pensieri ad alta voce, quando risponde alla madre che la consiglia, quando si finge Gertrude, la regina di Danimarca, vedova del defunto re e sposa di Claudio suo fratello. I vari personaggi sono di volta in volta maschere, vestiti, fiori intrecciati. Da sola sostiene le varie parti con toni diversi, recitazione spigliata per Gertrude e la sua voglia di vivere ancora, consigliera quella della madre, forse un personaggio frutto della sua stessa fantasia, che vuole liberarla dalle sue bonarie ossessioni e capire fin dove si è spinto Amleto nel dichiararsi. In effetti nessuno l’ascolta, non ha visibilità, non ha marito, figli per cui Laerte, il fratello ed il padre Polonio le vietano di dedicarsi ad Amleto. Ofelia aiutata da Fata, capisce che ha diritto ad essere libera di non essere relegata al silenzio ed all’obbedienza.

Tre sono i momenti lirici di questo pezzo teatrale, quando Ofelia recita il monologo “essere o non essere” senza la virile forza che fa l’eroe ma con femminile grazia che, con amore, si dissocia (Viola Di Caprio), quando prende la decisione di finirla, sottolineata dalla romanza “Vissi d’arte” tratta dal secondo atto della Tosca di Giacomo Puccini, raccogliendo fiori e nastri per deporli in un cesto e nel finale l’apertura alare del suo largo vestito di velo verde trasparente, agitato come volo di farfalla: parabola di libertà raggiunta.

Brava Viola, un pezzo non facile, per seguirlo con la dovuta attenzione ci vogliono alcune conoscenze di base. Indiscussa l’originalità e la capacità di rappresentazione, da sola e per 45 minuti è l’interprete assoluta.

Il pezzo è stato scritto durante il lockdown, provato e montato in casa Di Caprio. Con questa opera, ha partecipato con successo al Festival Fringe di Roma 2021.  Il festival Fringe di Roma è la rassegna di teatro indipendente più importante d’Italia

Ho provato a sfogliare il suo curriculum teatrale, ma è un lungo elenco di lavori creati, tutti di pregio, nei quali, la talentuosa Viola Di Caprio si testa sia come autrice che come attrice, una bella realtà, la sua e tutta salernitana.

Maria Serritiello

 www.lapilli.eu





lunedì 17 gennaio 2022

Il Sole e la Rosa-Cunti e Leggende Salernitane di di Achille Millo. Riscritte e musicate da Guido Cataldo. (Autore)

 



Il 1 gennaio 1996 esce il libro : Il Sole e la Rosa-Cunti e Leggende Salernitane di Achille Millo. Riscritte e musicate da Guido Cataldo. (Autore)    

ll libro si avvalse delle illustrazioni di di Andrea Nelson Cecchini, Livio Ceccarelli ed Enzo Bianco e completato da un  CD incluso. Il numero fu limitato,1000 copie.

In seguito gli stupendi acquerelli  diventarono un cartoon.

Dell' allora  pubblicazione mi è venuta in mente, proprio in questi giorni, all'uscita del libro di Guido Cataldo "Canzoniere d' è piccerille"

Del "O cunto d'o cece" ho un ricordo personale e vivo. Io e Guido, l'autore, così come si ascolta dal CD, l'abbiamo fatto interpretare ai nostri allievi della Scuola Media  di Oliveto Citra. A conferma di quanto detto, ecco la dedica sull'ultimo suo lavoro.

Che bel giorno fu, ricordi Guido ? Tu ai bordi del palco inventato, una pedana ricoperta da un grosso tappeto preso in prestito dalla chiesa, a suonare la chitarra ed io in piedi, vicina ai ragazzi a cantare con loro, ad incitarli ad essere tutti protagonisti. Sì, questa era la nostra mission, tutti interpreti, nessuno escluso

Maria Serritiello

           


























mercoledì 12 gennaio 2022

“Canzoniere d’ ‘e piccerille”, un originale libro musicale di cunti e canti di Guido Cataldo







Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

 Sulla pagina iniziale del libro “Canzoniere d’ ‘e picerille” vi è scritto, a caratteri ben visibile, una massima di Gustav Mahler che dà il senso alla raccolta del Maestro Guido Cataldo, artista, autore, musicista e compositore: “La tradizione è custodia del fuoco, non adorazione delle ceneri”. E fuoco è, quello delle serate d’inverno trascorse da tanti piccoli, vicino al focolare ad ascoltare i cunti, è la bella sensazione che si avverte, nell’aver tra le mani, il libro.

Ed andiamo ad analizzare, pezzo per pezzo, quest’ inestimabile lavoro, del maestro Cataldo, che restituisce alla memoria dei bambini dai capelli grigi e discopre ai nativi digitali, un mondo fantastico, perso nelle pieghe del tempo. Sicché, per la sua fattura è un libro per grandi e piccini, un lavoro interdisciplinare, dice il professore di pedagogia della musica Pasquale Scialò, nella prefazione, che integra canto, testo, disegni, storia culturale, geografie sonore e tradizioni del territorio.

Il libro è accattivante, una mattonellina formato A6, color rosso cremisi, dove lo sguardo si posa volentieri per la giocosità colorata dei disegni del talentuoso Andrea Cecchini, che a me ricordano (N.D.R) quelli del fumettista Benito Franco Giuseppe Iacovitti. L’interno, poi, è uno scrigno, disvelato con cura, per accedere nel mondo fantastico del racconto. 10 tornesi d’oro, per entrare linguisticamente nella ricerca che sta a monte della pubblicazione, infatti il tornese era una grossa moneta d'argento emesso per la prima volta agli inizi dell'XI secolo dall'Abbazia di San Martino a Tours in Francia ed usato per quattro secoli nel regno di Napoli. 10 tornesi, per giunta d’oro, a rafforzare il valore della preferenza, ad indicare i canti selezionatiti, per tessere un canzoniere dedicato ai più piccoli a che non dovessero cantare canzoni il cui significato risulterebbe scurrile. Ed eccoli i 10 tornesi d’oro, cantati magistralmente dalla voce inimitabile di Diana Cortellessa, accompagnata da bambini e giovanissimi interpreti, sostenuti dal quintetto di fiati Alenusa che più di ogni altra orchestrazione riporta indietro il tempo, ma è un’ensemble che diventa orchestra per la quantità di suoni e varianti: flauto, oboe clarinetto, corno, fagotto

I titoli:

Quanno nascette ninno

Lo ciuccio de Cola

La fiera de Mast’Andrea

Cicerenella

Pastorella

Pagliaccio

Michelemmà

Bolero

Lo Cuarracino

Duorme

Ognuno di questi canti ha la sua partitura musicale, per cui il libro diventa musica suonata, ma Guido Cataldo ha pensato a tutto ed anche di più, il suo libro doveva essere materia viva, per cui in fondo al libro, tra le pieghe della copertina, alloggia un cd registrato dove si può ascoltare la magia del canto per i piccerille.

Seguendo la narrazione, pagina dopo pagina, il libro si estende in un piacevole spettacolo, già presentato con successo, nel mese scorso, al Teatro Giuseppe Verdi, il Massimo cittadino.

Che bel lavoro, Maestro Guido Cataldo, pensato amorevolmente per i tuoi cuccioli, così come li indichi, nella dedica iniziale, ma anche per i bambini degli altri, è come se avessi voluto dare, in eredità il tuo mondo poetico, fantastico, musicale. La tua anima! Hai voluto lasciare traccia, ed ecco la ricerca accurata nell’organizzare il lavoro, per dire pedagogicamente ai fanciulli di quest’era di guardare a fondo, non accontentarsi di hic et nunc, tanto di moda, perché la tradizione ci dice da dove siamo partiti, importante per dove si vuole arrivare.

E ce l’hai fatta, Guido, noi adulti che ti leggiamo ci siamo emozionati, siamo tornati indietro nel tempo, e non con melensa nostalgia, ma con la consapevolezza che, barra diritta, abbiamo dato e diamo con l’entusiasmo giovanile, ogni giorno.

PS. In un giorno di fine anno, nel cortile della scuola media di Oliveto Citra, io e te e tutta la scolaresca, di cui eravamo insegnanti, abbiamo rappresentato Cicerenella. Uno dei ricordi più limpidi…






Maria Serritiello
www.lapilli.eu









mercoledì 22 dicembre 2021

Domenica 19 dicembre: Un Ulivo per Antonio di Maria Serritiello

 



A 5 anni dalla sua scomparsa ho voluto fortemente piantare l'albero d'Ulivo, perché ci fosse per sempre, all'esterno, un segno tangibile che lo ricordasse, oltre che nei nostri cuore. Come si sa, l'Ulivo non secca mai, perciò l'arbusto che lo terrà in vita e ci sorpasserà 
 
                                            Antonio Serritiello

                                            7 aprile 1953 + 29 dicembre 2016 


                                                                   .......

                                                                           
                                              Nello spazio verde di Via Panoramica,
piantare un ulivo
è per ricordare Antonio Serritiello



Nello spazio verde di Via Panoramica, piantare un ulivo è per ricordare Antonio Serritiello

 

Questo luogo è stato scelto, a preferenza, per dare radice ai ricordi, fissare immagini e rendere l’assenza meno dolorosa per chi rimane. Cinque anni fa, in una sera d’inverno di fine anno, Antonio Serritiello ci ha lasciati, portandosi con sé il patrimonio della sua vita vissuta. E’ doveroso, per chi l’ha amato, come amorevole madre, raccogliere il testimone e provare a far rivivere la sua figura in questo campetto di verde, messo a nuovo, anni addietro, dall’Amministrazione Comunale,

 Lo spazio non è stato scelto a caso, qui il piccolo Antonio ha giocato, ha socializzato con i compagni del quartiere, ha calciato il pallone ed ha affidato i suoi pensieri al tempo.

E qui, ogni volta, quando crescerà l’ulivo, si materializzeranno gli anni che non hanno visto la vita e si eleveranno, com’è giusto che sia, foglie sempre verdi che tenderanno al cielo e lo celebreranno in terra

L’ulivo piantumato nel terreno e che sorveglierà la luce e la notte, sentinella d’amore, è simbolo di pace, di calore, di forza, di fede, di trionfo, di vittoria, e di onore. Per Antonio sarà fiamma vegetale votiva, accesa per sempre e ad imperituro ricordo.

 Maria Serritiello

 

                                      Antonio Serritiello

                             7 aprile 1953 + 29 dicembre 2016

 

Brevi Cenni sulla storia dell’ulivo

L’olivo è presente nella simbologia e nei miti fin dalla preistoria. La magnificenza dell’olivo è cantata dai poeti dell’Antico Testamento. Nelle loro metafore, l’ulivo simbolizza salvezza e prosperità. Omero nei suoi poemi citò l’olivo: lo assurse a simbolo di pace e di vita. Era d’olivo il gigantesco tronco per mezzo del quale Polifemo venne accecato da Ulisse e dai suoi compagni. Il re di Itaca, poi, costruì per sé e per Penelope il letto nuziale, scavandolo nel tronco stesso di una possente pianta d’olivo, simbolo di un’unione salda e duratura. Nell’antica Grecia era considerato una pianta sacra al punto che chiunque fosse sorpreso a danneggiarlo veniva punito con l’esilio. Alle stesse Olimpiadi ai vincitori venivano offerti una corona di ulivo ed un’ampolla d’olio

Gli antichi Romani, invece, intrecciavano ramoscelli di ulivo per farne corone con le quali premiare i cittadini più valorosi, oltre al fatto che, secondo tradizione, i gemelli divini Romolo e Remo nacquero sotto un albero d’olivo.

 Nella religione cristiana la pianta d'olivo ricopre molte simbologie. Dal ritorno della colomba liberata da Noè all’arca con un ramoscello d’ulivo nel becco, l’olivo assunse un duplice significato: diventò il simbolo della pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini

“E la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.”

(Genesi, Antico Testamento)

Ed ancora, l’Ulivo è la pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo. Pianta arborea da frutto è la più diffuse nel mondo e la più antica di origine. Essa proviene, secondo un’ipotesi accreditata, dall’area geografica compresa tra l’Asia Minore e l’Asia Centrale, dov’era presente più di seimila anni fa. Il terreno ideale per la crescita dell’ulivo è individuato nella “mezzaluna fertile”, cioè quella zona tra il Tigri e l’Eufrate che dispone di una particolare condizione climatica: estati calde e asciutte, ma spesso umide, e inverni miti e piovosi. L’albero di ulivo non richiede terreni profondi e ben si adatta ai terreni sassosi e terrazzati che guardano il mare.

Da Alfredo Cattabiani  “Florario” Miti, leggende e simboli di fiori e piante

 

 L'ULIVO PARLERA'  A QUANTI SI  AVVICINERANNO PER ASCOLTARLO ATTRAVERSO IL QR CODE