LICIA DI STASIO * 14 MAGGIO 1935- + 17 OTTOBRE 2021
Ciao Licia, a dirti addio
non ci penso nemmeno, perciò siediti accanto a me ed ascolta che cosa ho da
dirti.
Madre
Sei stata la madre
amorevole che tutti vorrebbero avere.
Ben lo sanno Piero e
Paola, tuoi adorati figlioli, accuditi affettivamente fino a poco tempo prima
che tu decidessi di andare. Il telefono squillava nelle loro case, abbattendo,
così, l’inevitabile distanza.
Nonna
Licia piccola, puntella
della grande, Osvaldo e Ludovica, teneri nipoti dolcemente cullati dall’amore,
erano per te il futuro.
Moglie
Fedele sposa all’antica,
ma moderna Penelope, nel sostenere in tutto e per tutto, negli anni maritali e
fino alla fine, il proprio uomo, padre dei tuoi figli.
Figlia
Anche come figlia, sei
stata rispettosa, ubbidiente da piccola e riguardosa da grande. Tua madre, ben
fortunata, l’hai accudita fino alla fine e tuo padre amato come l’unico uomo
del quale hai avuto sempre il grosso rimpianto. Ricordo che il violino te lo rammentava, da
bambina, infatti, ti aveva avviata al suono dello strumento, poi la sua morte
prematura e la tua vita che cambia di colpo.
Gli
studi
Sei stata allieva del
liceo Tasso, quando la cultura valeva ed era difficoltosa, ma tu appassionata
degli studi hai mantenuto, fino all’ultimo, il desiderio della conoscenza. All’interno
dell’associazione culturale il “Caffè dell’artista”, presidente Flora
Battiloro, conducevi la rubrica “l’ora della narrativa”, nella quale presentavi
e recensivi libri di autori vari. Non dimenticavi mai di leggere il quotidiano,
che oltre ad informarti ti teneva compagnia fino alla sera.
Amicizia
Tutti ricordiamo, sei
appena andata via e già dobbiamo rammentare che cos’eri con tutti noi. Una vera
amica, mai uno sgarbo, mai il tono di voce alterato, sempre sorridente, sempre
generosa e sempre disponibile ad offrire il tuo contributo per la riuscita di
ogni attività intrapresa. Un bel momento
condiviso, fu quando volesti ricordare tuo padre con un concorso, ricordo la
tua commozione, ma anche la felicità nel ricordare la sua figura presso di noi.
L’amicizia ha riempito spesso la tua vita, ma adesso sai che ha colmato anche
la nostra. Il caffè dell’Artista ha cementato le nostre esistenze in viaggi,
incontri ed esperienze culturali. Ricordi l’ultimo viaggio in Croazia, ad
Opatija? Come stemmo bene.
La
tua persona
L’eleganza, sì, quel
tocco di classe che facevano di te una donna distinta e che si lasciava
ricordare piacevolmente. Manicure, capelli in ordine e rossetto, una costante
per la tua persona. Una vera Signora, nei modi, dunque.
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Ed infine solo qualche
mio ricordo, 30 anni di amicizia non si liquidano così, nemmeno la morte può ed
ecco tornare alla mente le telefonate di sera per raccontarci la giornata, i
consigli materni e l’invito ad essere calma, essendo io irruente, le
raccomandazioni a vestirmi non sempre casual, a calzare scarpe col tacco, mi
dicevi: hai dei bei piedi, perché ti ostini ad usare queste scarpacce,”
S’interessava con premura della mia produzione poetica e m’incoraggiava a che
io riprendessi, la pandemia ha colpito inesorabilmente i miei versi. Il viaggio
in Andalusia, come giovanette alla loro prima uscita, ricordi? Si che lo
rammenti ne abbiamo parlato proprio nella chiusura del covid.
Ora devo chiudere,
l’arrivederci è d’obbligo. Ti ricorderò, come fissa immagine, così: Tu che apri
la borsa, cerchi l’astuccio del rossetto e te lo passi sulle labbra, per
rinnovare il trucco, ma anche per lasciarci uno splendido tuo sorriso, per
sempre.
Ho raccolto dal web, citando le fonti, notizie sul "Ghosting" un fenomeno, sempre più in espansione, per l'uso copioso dei social. Attenzione soprattutto ai ragazzi e alle ragazze, più esposti per il loro stazionare, ormai ininterrottamente, in web.
II ghosting è la pratica di interrompere tutte le comunicazioni e i contatti con un partner, amico o conoscente senza un apparente motivo o alcun tipo di avvertimento, ignorando completamente qualunque tipo di contatto.
Il termine nacque ad inizio anni 2000
Tratto da
HUFFPOST
By Cristiana Mastronicola.
"....Il nome è nuovo ma il concetto è vecchio come il mondo. Partiamo quindi dall'inizio. Avete presente quando iniziate a frequentarvi con qualcuno e poi questo qualcuno all'improvviso sparisce? Magari per voi le cose si stavano addirittura mettendo bene, eravate usciti e vi sembrava che la sintonia ci fosse. E, invece, niente. Puff. Sparito nel nulla. Ecco, a questo fenomeno gli esperti di "relazioni sentimentali ai tempi dei social" danno il nome di "ghosting"... . Da qui si susseguono sensazioni contrastanti ma che genericamente possono essere condensate in una sola parola: ansia. L'ansia della risposta che non arriva, l'ansia di aver frainteso tutto, l'ansia di non riuscire ad ignorare il cellulare, l'ansia di controllare spasmodicamente la conversazione.In alcuni casi iniziamo a raccontarci una storia che non c'è, ad inventarci le giustificazioni più assurde pur di aggrapparci a qualcosa. Ma niente, la verità è che non gli piaci abbastanza".
....Chi fa ghosting fugge e non consente all’altra persona di avere un confronto. Questo comportamento in psicologia viene attribuito principalmente a una personalità narcisista, ma ci sono anche persone che fanno ghosting a causa di problemi affettivi....
Vendicarsi nei riguardi di chi fa ghosting è un inutile spreco di
energie: il modo migliore per liberarsi del ricordo di queste persone è voltare pagina e capire che non facevano per noi.
Chi fa ghosting ritorna a volte e questo comportamento si chiama zombieing. Diffidate di queste persone, perché con ottime probabilità spariranno di nuovo. Esiste, infatti, un profilo psicologico ben preciso in cui far rientrare questo tipo di persone, accomunate prevalentemente da scarsa empatia e inaffidabilità.
Fare ghosting significa smettere di rispondere ai messaggi e alle chiamate, tagliare tutti i ponti con la persona che si vuole “abbandonare”. Può sembrare un processo rapido e indolore – e, sicuramente, nella maggior parte dei casi lo è per chi fa ghosting – ma questo tipo di comportamento è in realtà estremamente doloroso per chi lo subisce.
Chi lo fa si scarica la coscienza, rifiutando ogni responsabilità emotiva ed evitando il confronto, alle volte persino “autoassolvendosi” e convincendosi che lo si fa per il bene dell’altro.
Le principali cause per cui si fa ghosting possono essere così riassunte:
Paura del confronto quando si decide di troncare;
totale disinteresse;
autoconvinzione che si sta facendo la cosa giusta per l'altro.
Fare ghosting (sia in amore che in amicizia) è una pratica estremamente diffusa specialmente i giovani tra i 18 e i 30 anni – hanno avuto questo tipo di comportamento almeno una volta nella vita o l’hanno subito.
Il narcisista, colui che è affetto da egocentrismo patologico (e che spesso è in grado di provare solo amore tossico), è un ottimo candidato: si tratta di persone che ricercano l’ammirazione altrui per alimentare l’ego ma che risultano scarsamente empatiche. Oscillano con facilità dal coinvolgimento totale alla freddezza più assoluta e, cosa preoccupante, passano da un estremo all’altro in tempi repentini. Chi fa ghosting soffre: la risposta è no. Cosa pensa o cosa prova, nella maggior parte dei casi il tutto si traduce con un grande e sonoro niente. Quando si subisce ghosting, sorgono molti dubbi sia sucome reagireche sucome superarlo. Partiamo dal presupposto che se la delusione deriva da una conoscenza “nuova” sarà sicuramente più semplice superarla. La cosa si fa più complessa, invece, per quei rapporti durevoli nel tempo o più profondi.
Alla base c’è la consapevolezza di non avere colpe. Bisogna razionalizzare e capire che chi si comporta in questo modo, sparendo senza cercare un qualsiasi tipo di confronto o dialogo, si dimostra immaturo, inaffidabile e, non secondariamente, completamente privo di empatia. Una persona del genere non merita niente, né attenzione, né amore o affetto.
L’ideale è non chiudersi e fare di tutto per voltare pagina: dedicarsi agli amici, impegnarsi in attività che migliorano l’umore, dallo sport agli altri hobby, evitare in ogni modo di farsi sopraffare dai pensieri negativi.
Attenzione: a volte chi fa ghosting ritorna. In questo caso si parla di zombieing, ossia la persona che è scomparsa nel nulla si manifesta di nuovo, anche dopo mesi, e si comporta come se non fosse mai successo nulla. Se non volete soffrire e volete davvero dimostrare di averla superata, eliminate subito queste persone dalla vostra vita perché con buone probabilmente spariranno di nuovo
Il 2 e 3 ottobre ed il 9
e 10 prossimo, il salone motonautica di Salerno alla 4° adizione, apre le porte, gratis, ai visitatori muniti di green pass
e per tutta la settimana si propone agli interessati del settore.
Il boat show Salerno
è nato nel 2014 con un’edizione in anteprima e con quella del 2021 arriva alla
sua quinta edizione, con “…l’ambizione
di proporsi quale punto di riferimento del mercato nautico e
della sensibilizzazione alla cultura del mare…”
L’evento è organizzato da
Marina d’Arechi-Salerno port village,
uno spazio di di 36.000 mq, di limpida bellezza, tra la costiera
cilentana e quella amalfitana ed a mezz’ora da Capri e Napoli.
Il boat show Salerno si
candida ad essere gemello al salone della Nautica di Genova, alla sua 61esima edizione, meno di un mese fa e ad essere il
più grande evento dell’Italia del sud, con una particolarità propria che è
rivolta non solo alla nautica in sé ma a tutte le attività indotte e cioè
attività commerciali, attività di servizio alla nautica, abbigliamento e
quant’altro. Da non trascurare il luogo e la sua posizione che saranno, con
tutta una serie di servizi (aeroporto Salerno Costa d’Amalfi, alta velocità,
palazzetto dello sport proprio di fronte, metropolitana, alberghi e costruzioni
moderne) di attrattiva turistica invidiabile, se non unica.
La manifestazione ha
fatto registrato 90 espositori, 43 proveniente da aree al di fuori
della provincia di Salerno. e 118
barche.
Marina
d’Arechi-Salerno port village, Presidente Agostino Gallozzi della Gallozzi Group è
statoprogettato dall’ archi star Santiago Calatrava Valls ed è un porto –isola al largo della costa
sud di Salerno.
Ha vinto Lui: la classe,
l’eleganza, la gentilezza, il sorriso, l’eloquio colto e pacato, i toni
sommessi, mai al di sopra delle righe, né mai alcuni contro gli avversari, un
laico porgere l’altra guancia, il suo, alle contumelie rivoltegli con sguaiata
disinvoltura e poi la serenità di chi ha l’onestà del fare, il chiaro progetto
da proporre, la volontà di migliorare lo standard della città e la capacità di
poterlo e saperlo fare. Lui è Vicenzo
Napoli, architetto e Sindaco uscente della città di Salerno.
Cinque anni trascorsi a
seguire passo dopo passo, le linee guide di trasformazione della città, avendo
nelle orecchie i lai dell’opposizione che si appellava al “particulare”, senza avere una visione d’insieme, com’è giusto che
sia, se ci si candida a governare un capoluogo. Si è parlato, allora, della
spazzatura non raccolta, della cacca dei cani, del verde trascurato, del mare
inquinato, dell’invasione delle luci d’artista, la bellezza nostalgica delle chiancarelle e quella della spiaggia di
Santa Teresa, ragionamenti dell’uomo della strada e non da amministratori, meno
che mai rispecchiante un programma di una seria campagna elettorale. I nulla,
per l’appunto, come è stato ribadito, più volte, dal candidato sindaco uscente,
sicché ogni iniziativa veniva bocciata dai signor no che, nella loro nullità
progettuale e pochezze d’idee, opponevano un malinconico immobilismo per
nascondere l’incapacità totale. Ripetuto come un mantra è stato, per tutta la
campagna elettorale, il “come era bella
Salerno” quando non c’era il Crescent e la Piazza della Libertà. Ebbene ha
vinto la politica del fare, portata avanti con gentilezza e fermezza, da un
team di specialisti competenti e professionali, volenterosi di entrare di
diritto nel progetto Salerno, lanciato dal governatore
della Campania, Vincenzo De Luca, un meridionalista di razza, per
trasformare una media città del mezzogiorno a livelli europei. Così nei
prossimi cinque anni avremo continuazione del progetto e conseguente
capovolgimento della città. A scegliere, ciò, sono stati i cittadini di
Salerno, tributando alla persona del Sindaco uscente, il 58 per cento e alla
sua coalizione oltre il 61 per cento. E pensare che gli ultimi anni trascorsi,
non sono stati i più facili, sia per traversie sanitarie mondiali, sia per
beghe comunali all’interno della stessa coalizione. Eppure la figura del
Sindaco si è imposta su tutti e ha distanziato di molti punti i suoi occasionali
avversari. La gente ha preferito lasciarsi guidare da chi, timoniere gentile,
ha dato prova di sapersi districare e rilanciare un modello fattivo di moderna
città.
Il futuro è già iniziato,
non ci resta che vederlo realizzato e goderne al di là di chi non avendo nulla
di consistente da offrire, si prepara ad una opposizione selvaggia ed ottusa, retaggio
di un vecchio infantilismo mai sopito.
Buon lavoro, caro Sindaco, la città con te, come primo cittadino, si avvantaggia
di un modello di amabilità, cortesia, garbo ed educazione.
Ebbene sì, il Miramare di Salerno è la spiaggia
più bella della città e non è partigianeria la mia, essendo di famiglia, ma non
c’è nessun conflitto d’interesse, perché è la verità. Del resto l’arenile è
sotto gli occhi di tutti e la vista si bea nel guardare i 240 metri di lunghezza e i 50
metri di profondità, estensione che ha permesso di dare spazio ai bagnanti
senza essere preoccupati per la vicinanza da covid.
Una distesa di ombrelloni, lettini, sdraio e
sedie color seppia, come la sabbia, che non è più lavica fine e scura da attaccarsi
fastidiosamente alla pelle, ma un macinato chiaro, estratto da cava di pietre.
L’estensione, dunque, appare chiarore abbagliante, tenuto stretto da
inserimenti di bianco legno: ringhiere, spogliatoi, passerelle e spazi sociali.
L’ordine e la pulizia fanno bella mostra di sé, degradando verso la riva
trasparente, più in là l’azzurro del mare si fa più intenso di colore ed invita
alla nuotata. Sulla battigia sono state posizionate le docce per dare
freschezza in più all’arsura continua di questa estate. La musica diffusa non è
stata mai invasiva e la gentilezza dei bagnini, guardiani della nostra
sicurezza, sempre presente. I servizi offerti in spiaggia sono stati destinati a
far trascorrere spensieratamente il tempo estivo e cioè ginnastica per adulti e
piccini, giochi a squadre per intrattenere i più piccoli, gonfiabili a mare,
servizio pizza sotto l’ombrellone, bar in terrazza per l’aperitivo ed a sera
pizza con vista mare. Lungo i 50 metri di larghezza sono state disposte palme
per dare un tocco esotico e creare macchie di un bel colore verde. Da
quest’anno, sulla passerella che introduce a tutta la lunghezza della spiaggia,
sono stati impiantati spogliatoi distanziati, in sostituzione della barriera
delle cabine. Ora il mare è visibile dalla strada e se ne fruisce la
spazialità, grazie al progetto di ripascimento che ha lo scopo, sia di salvare
il litorale risucchiato di anno in anno dalla forza del mare, sia di offrire
larghe spiagge ai salernitani ed ai turisti invogliati dalle novità.
Così, già dal 1 settembre
del 2020, lo storico stabilimento, sorto negli anni trenta, qui durante la
seconda guerra mondiale si stanziarono le truppe inglesi ed americane, si è
iniziato il lavoro di ripascimento. L’intera fabbrica è sotto vincolo
paesaggistico per cui nella ristrutturazione eseguita nel 2012 dovette mantenere
lo stesso impianto originale. E’ un lido storico che ha mantenuto e mantiene la
dignità di uno stabilimento signorile, retto con rigore dal giovane Alfredo Serritiello, figlio di Alberto, presidente
dell’associazione degli operatori del settore, 4 persone sotto ogni
ombrellone e sanificazione giornaliera di tutti gli impianti, un fiore
all’occhiello per la balneazione in città.
Ho scritto del Miramare a fine stagione, per onestà
intellettuale, il mio cognome è Serritiello,
parente non proprietaria, sicchè nessuna accusa di preferenza.
15
anni:
il tempo impiegato, 28 mila metri
quadri: la superficie, 700 posti
auto interrati: la sosta possibile, 100
mila: la capienza delle persone, numeri che si aggiungono a numeri e di contra Lui solo, rimpicciolito nel suo
completo scuro, smarrirsi dinanzi al suo stesso capolavoro. Eppure è attorniato
affettuosamente dal Sindaco della città,
Vincenzo Napoli e da un folto pubblico, quello che lo segue e quello che lo
avversa, ma lui è là, sul palco approntato, col Crescent di Bofill alle spalle, parabola di ciò che è stato e negli
occhi la visione, accarezzata per 15 anni, divenuta realtà solamente e grazie al
il suo credere ideale e alla forza morale nell’andare avanti. Un gladiatore nel
circo massimo, a rilanciare ogni volta, il progetto che avrebbe dato una svolta
alla città di Salerno,
sprovincializzandola per sempre. Un disegno, che a voler pensar bene, se ne
realizza uno ogni 400 anni, venuto dopo polemiche politiche, controversie
giudiziarie, varianti in corso d’opera, rinvii tecnici e per ultimo un
inaspettato crollo, che avrebbe smontato chiunque, ma non il granitico governatore della Campania, Vincenzo De
Luca. E se nel discorso di presentazione, il 20 settembre scorso si
commuove a più riprese il coinvolgimento ci sta “Questa è la piazza sul mare più
grande d’Italia e d’Europa, anni duri, pesanti, per me e i miei figli, Piero e
Roberto.” Una via crucis laica il tempo, sicché nel ricordo la
commozione ferma la sua voce una prima volta e così anche quando ribadisce che “a
quest’opera ho dedicato la mia vita” Per nascondere la sua debolezza è
costretto a girare le spalle al pubblico, a bere un po’ d’acqua, fiele ne ha
bevuto a sufficienza in questi anni passati. Suscita applausi, il re è nudo ed
a tutti fa tenerezza. Via la figura di sceriffo, intransigente e dittatore,
davanti ai suoi occhi si è materializzata la piazza così come l’ha sognata.
Breve cambio di scena ed ecco il De Luca di sempre dire “Non vi montate la testa, sono la
carogna di sempre” lo dice quasi a volersi rafforzare, a credere e ad
essere pronto alle tante battaglie, che dovrà affrontare, finita la
presentazione della piazza. Nessuna tregua, nessuna pausa, queste mete si
raggiungono solo se non ci si lascia distrarre, la fatica non lo spaventa e se
è riuscito a remare per quindici anni, l’allenamento non gli manca. Novello Ftzcarraldo
è riuscito a far fiorire un angolo di città degradato e dedito al malaffare, in
un posto che è più ampio di Piazza San Pietro e che nell’immediato ha già
ospitato il Pontificale di San Matteo,
Amato Patrono della città, celebrato dal cardinale, sua Eccellenza Pietro
Parolin segretario di Stato di Papa Francesco.
I giudizi negativi su
quest’opera faraonica (bene così) hanno tenuto banco per tutti i 15 anni, né si
placheranno nel prosieguo, sta di fatto che un uomo, malgrado tutto e contro
tutte le avversità, sia riuscito a far realizzare un monumento che sarà
l’identificazione per ogni salernitano. Bella o brutta, secondo il proprio
giudizio, la Piazza c’è ed è pronta per scandire momenti, ci si augura lieti,
per il futuro.
E’ innegabile che Vincenzo De Luca ha cambiato il volto
della città, addormentata su se stessa e sui suoi riti ripetuti istintivamente all’infinito,
mancava quel quid che la facesse diventare una città media del sud, di marca
europea, abbandonando la tipologia del poco più di un paese. Ed ecco che da
Sindaco prendere Salerno tra le mani, rivoltarla come un calzino e ridisegnarla
con l’aiuto di Oriol Bohigas, architetto spagnolo.
L’incipit si ha all’inizio
del 1994 quando la giunta guidata da De Luca, appena insediato, conferma
l’incarico allo studio MBM di Barcellona
( Già incaricato dalla precedente amministrazione) e crea le condizioni
perché s’inizi a mettere mano alla questione urbanistica con l’obiettivo di una
ricostruzione della città. Salerno, usciva da alluvione e terremoto, da una
periferia degradata da un traffico ingestibile e da una carenza di spazi
pubblici. Per il salto di qualità e potenziare la vocazione turistica, Salerno
aveva bisogno di spiagge (ed ecco il ripascimento), di un porto turistico, la
splendida stazione marittima di Zaha
Hadid un nuovo centro di città, di alberghi e di una circolazione
funzionante. Il mare, poi, la risorsa principe ha la città di spalle…
Il resto della storia è
sotto gli occhi di ognuno, fino a trovarci tutti insieme, detrattori e fautori,
nella Piazza della Libertà, voluta fortemente da un visionario sognatore che
contro tutti quelli che nell’ordinario vedono l’eccezionalità, ha consegnato a
Salerno il simbolo identitario, come Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano,
Pisa, Genova e così via…